#28 "Perché i Bizzarri nel Tempo della Narrativa?"
Di jnbounds
E dopo tutte queste parole scritte e lette, dopo tutte le bislaccherie compiute, dopo essere salpati apparentemente senza una meta, ci sarà pure da chiedersi: ma con questo Bizzarrismo, in fin dei conti, che ce ne facciamo? Del resto, esistono altri libri, altri autori, esiste un intero mondo di letteratura; c'è qualcosa per cui valga la pena sceglierlo?
La mia - evidentemente, altrimenti non starei nemmeno scrivendo -, è una risposta affermativa. Sì, il Bizzarrismo porta con sé qualcosa di innovativo, o meglio, qualcosa di perduto.
Sin da piccolo sono sempre andato in cerca di storie - film, serie tv, libri e persino i racconti dei nonni -, in pratica qualunque cosa mi permettesse di avventurarmi dove fisicamente non sarei potuto andare.
L'uomo è goloso di storie, perché gli permettono di evadere dalla quotidianità, dalla routine che lo stringe. Ognuna di esse è una piccola boccata d'aria, un'esperienza in più che viene interiorizza e fatta propria: è un modo di prolungare la vita e questo lo sappiamo tutti.
Eppure, presto o tardi, arriva il giorno in cui sentiamo che tutto questo non è abbastanza. È come se, così facendo, vivessimo sì tante vite, ma senza realmente comprendere la nostra; come se ci allontanassimo progressivamente dal mondo, quasi in maniera passiva ma pur sempre consapevole.
Un'avventura non ci basta più. Adesso è la nostra l'esistenza che vogliamo, e magari potremo anche allontanarci da questo mondo, se davvero non ci piace, ma prima sarà necessario conoscerlo, anzi conoscerci. Il protagonista di un racconto fantastico può ritagliarsi uno spazio nel nostro cuore, ci sono vicende narrate a cui rimaniamo legati per tutta la vita, ma questo non cambierà noi stessi e il nostro modo di relazionarci con il mondo; un'idea, invece, ci si insinua dentro, facendo emergere tutto ciò che c'è di nascosto. Un'idea ci modella e rimodella, ci fa evolvere svelandoci cose che mai, prima di allora, avremmo notato.
Bisognerebbe quindi evitare, nello scrivere, di appiattirsi sullo storytelling. Bisognerebbe evitare che il romanzo diventi una sceneggiatura fatta di oggetti, personaggi, dialoghi e nient'altro perché, sebbene io sia un amante dell'arte cinematografica, non ve n'è motivo. Anzi sembra come se gli scrittori dicessero: "Ci sottomettiamo al progresso, stiamo diventando inutili".
No! Qualcosa non va. Se la scrittura procede meccanicamente, come regolata da ingegneri che costantemente aggiungono pezzi utili al raggiungimento di un finale inevitabile, il quale spesso si sceglie da solo e sopprime persino l'autore, allora è tempo di ritornare a una semplicità spensierata che però, allo stesso tempo, si fa portavoce di idee da convogliare.
Forse non ce ne rendiamo conto, forse non abbiamo il coraggio di rinnovare - o meglio di azzerare il contachilometri e partire con un nuovo motore, più adatto. Forse, e questo è il caso peggiore, non abbiamo niente di nuovo da inserire, così ci convinciamo inconsapevolmente che la trama sia lo scopo di un romanzo, mentre altro non è che un mezzo.
Il fine ultimo, fosse anche banale, deve essere un'idea, un messaggio. Perfino la migliore trama, sprovvista di questo,non è nient'altro che un vaso, di sicuro un vaso meraviglioso ma pur sempre vuoto, privo di vita al suo interno: un mero contenitore.
Dunque perché i Bizzarri nel tempo della narrativa? Perché al Bizzarro la storia non interessa, l'importante è ciò che c'è dentro al vaso. Dietro a una facciata piena di parole si apre un mondo colmo di significati: ognuno può scegliere quello che più gli piace. L'interpretazione non ha limiti, la libertà è la benvenuta.
Jules (il quale ci tiene a sottolineare che queste è un'interpretazione personale del Bizzarrismo, seppur approvata pienamente da JohnMcDillan)
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