#23: Ma le bolle di vetro dentro?

Buonsalve a tutti, vi parla/scrive un colore non vivo, non troppo morto. Lo trovi spesso nei fiori, nelle cose un po' vecchie che nessuno vuole.
É rosantico

Era da un bel po' di tempo che rimuginavo e fantasticavo su come, ad un certo punto della nostra vita, ci sentiamo incompleti e vuoti.

Così sono arrivata alla conclusione che forse cadiamo in questo buco nero temporale perché una parte di noi si stanca e ci abbandona.

I bambini e la loro innata purezza primordiale, quando arriva il momento, all'improvviso scompaiono. Ma non come si vede fare nei circhi o in qualche spettacolo di magia, no.
Loro, fisicamente, restano lì dove sono, ma il loro 'io', i loro interessi, tutto ciò che li rende, appunto, "loro" se ne va.

Dove se ne vanno ancora non lo sappiamo, no, non io.
Ci sarà un posto come L'isola Che Non C'è di Peter Pan dove le purezze dei bambini vanno?
Un viaggio simile a quello che potrebbe essere compiuto dalle anime che lasciano i corpi con cui hanno trascorso una vita intera per andarsene all'aldilà.

Non c'è, comunque sia, una data prestabilita per questo saluto, anzi, probabilmente il viaggiatore curioso che si sdoppia non é neppure al cosciente del suo mutamento interiore.
Si ritrova così, da un giorno all'altro (ma quanto sarebbe lungo questo viaggio? Magari anche da un momento uno ad un momento due, o anche duemilioniesei) diverso, improprio.
Vuoto! Ecco, vuoto!
Ci rendiamo conto di provare un vuoto in qualche parte inesplorata del nostro corpo, una volta maturi ('volevi dire "soli"?') per colpa della nostra innocenza-passato che ci ha abbandonato.

Certo, non tutti lo sentono perché ci sono alcuni passati nostalgici ed affettuosi che fanno fatica a staccarsi dalle loro vite. Quando arriva il momento, infatti, si aggrappano ad esse, non vogliono assolutamente essere portate via dal tornado Tempo.
Ma quest'ultimo le strappa con la forza, le ruba, anche se gli artigli del passato restano appesi alla vita, e poi questa li nasconde gelosamente.
Così alcuni vuoti non vengano percepiti pesantemente, perché, come alcuni di voi sanno, questi vuoti hanno un peso.

Tornando all'innocenza che fugge dai bambini, come un tuono in un temporale mi appare alla mente Jeffrey Dahmer. Noto serial killer, il cannibale di Milwaukee, il temuto mostro avente alle spalle un'infanzia, a mio parere, dolorosamente e tristemente affascinante.
Come la maggior parte dei serial killer, i suoi istinti fuoriuscirono dalle sua interiora durante l' infanzia, esattamente quando il piccolo Jeffrey aveva sei anni, periodo in cui iniziò a collezionare resti di animali da lui torturati, che a volte usava per scherzi a scuola.

Quando iniziò a sperimentare sugli animali aveva da poco trasferito con la sua famiglia.
Seppelliva gli "scarti" delle sue prime vittime nel giardino dietro casa.
In età preadolescienziale cominciò a bere, tanto da essere etichettato come "alcolizzato" dagli insegnanti e dai compagni di scuola.

Era lui la vittima, ora, di quest'ultimi. Vittima di bullismo per i suoi problemi con l'alcol e la sua omosessualità, della quale non aveva nessuno con cui poter parlare.
A seguire dovette subire la separazione dei genitori, sempre troppo impegnati per notare le sue difficoltà con l'alcol e con gli spazi sociali.
Questo é stato l'impasto per la pazzia, la base. Il campanello che ha fatto fuggire l'innocenza, nonostante essa abbia provato a restare.

Ovvio é che nel suo caso, le cause della fuga dell'innocenza furono suo padre, chimico dal quale, probabilmente, Jeffrey voleva farsi notare, la madre e la scuola.
Ma hanno tutte le innocenze una causa di fuga? Probabilmente ad alcune vittime di abbandono e solitudine succede e basta, senza motivo.
Ad altre, contrariamente, succede per assurde e inspiegabili ragioni, ma ciò che credo sia importante è conoscerle. Cercarle per poi affrontarle.

Abbandono le metafore e le domande per lasciarvi partire.

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