Prologo

Nere erano le tenebre tra cui era nato e aveva trascorso la propria esistenza, come altrettanto nero era l'interno della bolla in cui era cresciuto; spessa corazza rivestita del medesimo colore dei grandi massi, la cui superficie esterna si mostrava tanto liscia quanto vulnerabile. Avrebbe potuto, a sua volta, confondersi tra le rocce e rimanere celata: nessuno avrebbe mai sospettato che, invece, si trattasse di un nucleo – la manifestazione concreta di un cuore e dei suoi sentimenti che, formatosi come una bolla trasparente nel momento della nascita del suo padrone, nel tempo aveva assunto una scura tonalità grigiastra e fornito a questi da scudo.

Colui che risiedeva al suo interno, tuttavia, non aveva identità. Il giovane rinchiuso tra le tonde mura sedeva, nudo, con le gambe strette contro il petto e la fronte poggiata sulle ginocchia. Non si sarebbe distinto alcun tratto del suo volto nella calda oscurità, eppure erano le sue iridi, di una intensa sfumatura d'argento, a brillare, di una luce incerta, nel buio interno della bolla. Timore; tale era l'unica emozione che trasmettevano i suoi occhi nei quali, crescendo di istante in istante, si riflettevano le punte acuminate di enormi e letali spine. Aggrovingliandosi intorno alla sua figura in un intricato cespuglio di rovi, lasciando sulla sua pelle i segni di affilate estremità, ruotavano costantemente in un unico ma desincronizzato moto che, privo di una direzione, apriva nuove e sottili ferite sulla cute ormai striata di rossi, contorti disegni.

Troppo tempo era passato dall'ultima volta in cui si era esposto alla luce. Le spine che fino ad allora si erano erette in sua difesa, lo avevano infine intrappolato in una sentenza fatale. Nonostante l'evidente pericolo, tuttavia, lui chiuse gli occhi; chiudendosi su se stesso, domandando al silenzio intorno a sé un ultimo favore. I respiri, coordinati col battito del suo cuore, erano irregolari, tesi e colmi di affanno. Eppure, vincendo a fatica la paura che scuoteva il suo essere, tornò di nuovo ad aprire le palpebre, volgendo uno sguardo supplichevole alla sottile crepa attraverso la quale, come una delicata brezza, aveva ascoltato la voce del destino che a lui riservava due sole opzioni. Un tremito scosse, violento, il fragile cuore del giovane; un debole singhiozzo percosse interamente le sue membra mentre, ignorando l'acuto dolore che attraversava il suo corpo, tendeva una mano verso la minuta apertura. Un soffio d'aria, dolce e amorevole, scivolò teneramente lungo il teso arto. Il fresco suono di un sussurro emerse, in una ennesima volta, nelle stesse confortevoli parole. Rabbrividendo, il giovane ritrasse con un sospiro la mano. Tornò a stringere le gambe al petto, posando di nuovo il capo sulle ginocchia; unica posizione che manteneva ormai da tempo immemore. Tremava, aveva freddo. Piangeva. 

È una vita che manco da wattpad, ragazzi miei. Purtroppo non posso promettervi aggiornamenti costanti, ma come minimo vi dico per certo che non solo andrò avanti col Ciclo delle Essenze, ma inizierò e porterò a termine anche altri progetti che ho in mente... La Fortezza del Cuore è uno di questi. Voi che dite? Che ve ne pare di questo prologo? Vi ho incuriosito? Avete qualche teoria in proposito di ciò che sta succedendo? 

Fatemi sapere :) 

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