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Paura? No, non è la parola adatta, non definisce appieno ciò che in quel momento provavo. Non intende minimamente nel suo insieme delle cose il dolore. L'impotenza, posso dire che faceva parte di quell'universo, in quel disordine che mi attanagliava. Giù, giù, sempre più i basso, fino alla bocca dello stomaco. Era come se mi avessero cavato il cuore spaccando ed aprendo le costole. Come se di quel vuoto creatosi vi rimanesse solo un buco. Buio, nero e colmo di orrori. Ero disperata. Ero...

Madame Viviane osservò gli aggressori e poi puntò il suo sguardo su di me. Aveva capito. La pioggia cadeva irrompendo su ogni cosa, ogni ombra; cancellando ogni respiro o sussurro. E grazie a questa, Viviane potè parlarmi nonostante l'ostaggio. Loro non potevano sentirla. - Vai dal telefono a muro in cucina. Chiama-... - Si fermò nel vedere un ragazzo notarla. Tenendo le labbra chiuse, continuò a parlarmi. - La Polizia. Chiama la Polizia. - I suoi occhi si abbatterono su di me come mare in burrasca. Io che potevo udirla, dovevo agire. Voltai le spalle a quei pochi ragazzi rimanenti, al cadavere di Maude ed a Mirea. Non dovevo guardare indietro. Øystein al mio fianco, continuava ringhiare. Immediatamente gli assalitori cercarono di seguirmi, ma furono prontamente fermati da Faizah e Gabriele.

Corsi, mentre fuori i tuoni mi facevano tremare. Le mani raggiunsero il vecchio apparecchio prima della coscienza. Le mani fremevano, il terrore assaliva ogni mio minimo movimento. Chiamai girando i numeri. Il vecchio telefono siemens funzionò nonostante i primi intoppi col disco. - Pronto Polizia. - Una voce lontana, ovattata dalle frequenze scarse. - Sì pronto-... - Un infrangere di vetri e stoviglie mi fecero voltare. Il terrore alle stelle, mentre Øystein mordeva agli intrusi. Lo chiamai a me, temevo di perderlo tra le ombre del bosco, trascinato de quei corpi deboli. - Pronto? Pronto? - La voce si sentii netta tra la pioggia battente. Cosa potevo dire per avere dei soccorsi, un aiuto? ' Sono la ragazza scomparsa e dei pazzi mi vogliono rubare l'oso, ah e c'è un cadavere in salotto... ci pensate voi? ' Scossi la testa cercando di cancellare quella opzione folle mentre le labbra formulavano prole a stento. - Dei ladri sono entrati in casa ed hanno ucciso mia madre! - La frase era fluita prorompendo tra le parole confuse della mia mente. Dall'altra parte del cavo il rumore di sedie spostate, sotto, la voce di mio padre. Merda. - Dove sei? Sai il nome della via? - Sussultai. No, potevo ricordare solo pochi attimi prima di svenire, tra febbre e neve. - No, ma sono ai confini della foresta, ai pressi del ponte che porta direttamente alla città. - Strinsi le labbra in un moto di impotenza. Alle mie spalle un altro infrangersi di vetri. - Fate in fretta, vi prego, i miei fratelli sono in pericolo! - Non potevo far altro che sperare nel loro arrivo. Mirea. Il suo volto acceso davanti alla macchina fotografica, mi apparve in mente come in una fotografia. Il sapore metallico del sangue nella bocca mi svegliò dai pensieri, accorgendomi di star mordendo con troppo fervore le labbra. Due mani mi strinsero le spalle. Urlai terrorizzata. Mi ero accucciata contro la parete con la cornetta in mano. I miei occhi spaventati incontrarono lo sguardo dolce di Madame Vivine. - Calmati mia cara. - Mirea? La mia muta domanda sembrava aver raggiunto le sue labbra, rispondendo frettolose. - La sirena della Polizia è vicina, sono fuggiti insieme a Mirea. Viva. - I miei occhi saettarono lungo la stanza. Intorno a me solo cadaveri. Øystein si avvicinò a me, strusciando il muso sul mio collo. Poi Viviane mi sorrise, aiutandomi ad alzarmi. Perché i suoi gesti mi porgono affetto, quando pochi istanti prima mi ripudiavano? - Veloce mia cara, la Polizia non mi risparmierà vedendoti al mio fianco. - Le sua mano destra strinse la mia, iniziando a correre tra i lunghi corridoi rovinati. Il legno ad ogni nostro passo cigolava dolente. Sembrava di sfrecciare tra gli orrori di quel mondo per sopraggiungere in un nuovo universo, una nuova casa.

Ci inoltrammo nella foresta quando la polizia era già entrata nella vecchia casa. La sirena che squillava fastidiosa alle mie orecchie, ma non ci fermammo mai. Alle nostre spalle era rimasto solo un rudere pieno di ricordi. Nessuna Madame Maude ci avrebbe più aspettati all'entrata.

***

- Treno 6 in partenza tra cinque minuti. Ripeto. Treno 6 in part-... - La voce fastidiosa di un altoparlante ci sopraggiunse sulla testa. Le carrozze aperte. Ancora per poco. Eravamo sfuggiti dalle intemperie del cielo, ma rischiavamo di sfuggire al treno che ci avrebbe condotti in salvo, in Francia. - Presto, correte ragazzi! - Madame Viviane correva al nostro fianco tenendo per mano i due più piccoli dei pochi rimasti. Da una dozzina eravamo rimasti in sette. Alcuni erano tornati alla loro vecchia vita, dopo anni che si nascondevano ai genitori con le Madame. Come me. Ma io non avevo seguito quella scelta. La paura, sì era proprio la paura che mi aveva convinta a fuggire nuovamente dai miei genitori.

No, dalla mia vecchia vita.

Michele era poco più avanti rispetto a me, un pesciolino dorato nella bottiglia d'acqua. Dan ed io avevamo nascosto gli animali totem in delle casse. Mi veniva da piangere ad immaginare Øystein in una fredda stiva insieme al corvo di Mirea. Potevo percepire il freddo che provava, come lui poteva percepire la paura che sentivo attanagliarmi lo stomaco. Entrammo nella carrozza poco prima che si chiudesse. Michele non mi aveva ancora rivolto la parola, o solo guardata. Al contrario di Madame Viviane, che non smetteva di consolarmi ed incoraggiarmi. Ci sedemmo su morbidi sedili color panna. Erano leggermente usurati sul bordo. Mi ritrovai ad osservare fuori dal vetro, il treno che iniziava a partire piano per poi mostrarmi un paesaggio sfuocato. - Agata. - Madame Viviane si era seduta davanti a me. I suoi occhi erano leggermente opachi, come trattenendosi dal piangere. - Scusa. Avevo visto-... - Parlava di sua sorella Maude. Parlava del suo cadavere. - Non era mia intenzione incolparti... - Continuò. Faceva fatica a parlare nella mia lingua. Quando le emozioni prendevano il sopravvento iniziava a farfugliare in francese. Le sorrisi, cercando di calmarla e rincuorata, sapendo che avevo ancora la sua fiducia.

Chi avrebbe mai pensato che in sei mesi la mia vita sarebbe diventata una fuga. Ma sapevo che era solo l'inizio, l'inizio di uno di quei film thriller pieni di storie d'amore e di dolore.
Resisti Mirea.
Sperai, mentre fuori gli alberi diventavano verdi macchie informi.

Fine.

~~~~~Parte me=~~~~~
Allora ragassuoli♥️,
questo libro avrà mai un sequel?

Lascio a voi il mistero (😂 con la signora in giallo e la sua amica Agatha Christie 😂) , con la scelta che potete lasciare proprio qui... sì lì sotto da quel disegnino arancione, per lasciare un commento.

Ciauu😘♥️📚👋🏻

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