Ci voleva questa pandemia...
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La settimana appena trascorsa non fu delle migliori...
ALT! Seminare panico non è mai stato fra i miei hobby più fruttuosi né tra i miei premurosi intenti. Per quello è l'addetto il mio migliore amico, Mister ansia Dalla nascita e rubargli il lavoro non è nemmeno tra gli obbiettivi irraggiungibili della mia vita! Diversamente che razza di amica sarei?
In un gruppo Whatsapp, che condivido con una stretta cerchia di compagni di classe, è conosciuto con il soprannome di "SCATENATORE SERIALE DI PANICO"...E credo di aver detto tutto!
Come si dovrebbe fare con una torta, ma con una di quelle da leccarsi i baffi e tutto il resto, a scuola mi avevano farcita e ancora una volta riempita di...Crema no? Pasticcera o al pistacchio? Forse chantilly? Oppure di banale crema, ma pur sempre una delizia per ogni palato, insomma scontata ma mai troppo, crema al cioccolato?
Beh, magari. Ma magari!!! - continuo disperata a ripetermi. E invece no!
Purtroppo per me, non sono una torta né a due né a tre di piani. Neanche ad uno. E pillola ancora più difficile da mandare giù: mai lo sarò! Ma tanto avrei trovato un'altra scusa per lamentarmi ugualmente perché lamentarsi va da sempre di moda, si sa...Ha come un certo fascino velato capace di ipnotizzare grandi masse.
Premessa: il seguente discorso, che vede come "oggetto" i professori che assegnano troppo, non vuole essere assolutissimamente un modo per puntare il dito contro di loro. Non sia mai eh!
Dunque nell'eventualità qualche insegnante, alla lettura delle parole a seguire, dovesse (solo) per caso sentirsi toccato, controlli il proprio carbone e tasti se è effettivamente bagnato grazie:)
Un saluto
Non frequento l'alberghiero e non era perciò di crema che ne avevo sino alle orecchie e pure alla radice dei miei capelli, bensì di compiti, compiti all'ennesima potenza!
Come del resto si può comprendere dagli infiniti riferimenti matematici che faccio parlando del più e del meno, tipo ogni 2x3, frequento il secondo anno del liceo scientifico S.A. (diminuitivo che sta per "scienze applicate").
-1388333 verifiche scritte
-1833818 interrogazioni orali
-un 2 in fisica da recuperare quanto più urgentemente
-ciliegina sulla torta, la prova comune di biologia
Piccola parentesi: la mia spiccata intelligenza evidentemente è davvero così arguta da non essere mai arrivata a capire a cosa servissero concretamente le invalsi, figuriamoci il fine di queste prove! Ma per favore! Come se il sistema scolastico non farcisse gli studenti, oltre che di compiti, di una dose del tutto rispettabile di ansia...Nooo e senza che divertimento ci sarebbe!? Ma sì dai! Infiliamoci pure le importantissime prove comuni.
Il test del 31, che prevedeva un'accurata focalizzazione sulle biomolecole e vale a dire lo studio dei carboidrati (definiti pure "zuccheri"), dei lipidi (o anche conosciuti come "grassi"), delle proteine e degli acidi nucleici, ad essere sincera, non mi spaventava. Solo qualche giorno prima avevo sostenuto un'interrogazione su questa parte di programma a dir poco brillante! La professoressa aveva premiato la mia bravura digitando sul registro il massimo dei voti. Si trattava del mio primo dieci nella nuova scuola. Beh "nuova" non esattamente; diciamo che quelle mura rappresentavano la mia casa già per il secondo anno di fila. Però sarebbe potuta andare pure diversamente, dato che al peggio non c'è mai fine.
La gioia che ricolmava gli occhi di mia madre non riesco a descriverla perché non esistono parole talmente profonde e così adatte per farlo. I dizionari italiani dovrebbero essere aggiornati.
Ogni volta che prendevo un voto superiore all'8, era più felice lei che la sottoscritta...A me non faceva né caldo né freddo.
Per quanto possa appassionarmi studiare, io non tengo ai voti. E forse è proprio perché studio con piacere. Sono solo un numeretto che non rivelerà mai chi sei veramente, che non svelerà né la tua essenza, né l'impegno che c'hai messo, né il tuo essere. Solo io so quanto valgo.
Lasciando il passato al suo posto e cioè alle spalle ( = mettendo da parte la settimana già trascorsa) e chiusa parentesi quadra "modi di dire"...
Non ne conosco le ragioni, ma i detti mi sono sempre stati a cuore.
Sarà perché nella loro banalità hanno puntualmente qualcosa di nuovo da insegnarti?
Potrebbe darsi!
Dopo una tempesta, ma anche se si dovesse trattare della più violenta e burrascosa, uscirà sempre il sole.
Peccato, però, non tutte le ciambelle riescano con il buco. Non tutte le volte si possa sentire sul finale della propria vita il vissero felici e contenti che continua a rendere unica e travolgente la fine delle favole...
Capita che pure a seguito di una pioggia interminabile rimangano le nuvole ad offuscare il sereno al posto di un allegro arcobaleno a colorarlo, o del caloroso sole a rischiarirlo, a riscaldarlo. Ma, non tutti i mali vengono per nuocere, a volte sono proprio quelle nuvole che lo illuminano.
Mentre il proprio cammino è sotto lo sguardo pietoso di un cielo malinconico, allo stesso tempo c'è chi si ritroverà a condividere il sentiero con fulmini e saette, grandine sotto ai calzanti se non gli sarà andata poi così male!
Anche se si tratta di una magra consolazione, ci sarà sempre qualcuno che sta peggio di te.
Fai caso alle piccole cose che hai, che tanto minuscole evidentemente non sono, non si rivelano mai. Apprezzale. Siine grato. E fallo con dignità.
La speranza è l'ultima a morire. E non avendo assolutamente nulla da perdere bensì un proficuo bottino in caso di vittoria, fa' in modo d'arrenderti con lei.
Perché ho parlato proprio di tempeste?
Beh, se solo avessi osato provare a dire dopo una stressante settimana di studio matto e disperatissimo, stai tranquilla Clara che i prossimi giorni verranno tutti di discesa! o sbagliavo qualcosa nel ripetere la formula o altrimenti...Comunque con me non funzionava! Il cielo continuava a colorarsi; sì, sempre di più grigio.
Ecco di seguito riportata la settimana che mi avrebbe reso un'eroina.
Se non ne fossi uscita da quei giorni coi super poteri, allora gli eroi non dovevano esistere. No, non esistevano.
•Mercoledì 12 febbraio: 8.15-9.15 prova comune d'inglese. E fin qui, per quanto poco mi piaccia e nonostante covi un odio profondo per questa lingua, non mi lamento.
•Martedì 18 febbraio: 8.15-9.15 prova comune di matematica e sempre lo stesso giorno...Ma che dico! Solo L'ORA DOPO (non so se ci rendiamo conto di quanto possa essere traumatico passare da una materia all'altra senza nemmeno quei 60s per cercare di riprendersi dal primo shock), ebbene sì, la tanto temuta "prova comune di fisica".
Tutte le volte che mi uscivano queste ultime parole di bocca, ammetto che la mia testa le sentiva perennemente accompagnate dall'orripilante quanto raccapricciante, abominevole suono dei tuoni...Non so se mi spiego.
Che settimana coi 2! Altro che sole dopo la tempesta...A momenti se ne sarebbe venuto giù il cielo o il diluvio universale! Qualcosa mi suggeriva che non avrebbe smesso di piovere così presto.
Ahimè niente libro per un altro bel pochino! - non facevo che ulteriormente stressarmi.
Inutile parlare del fervore che avevo dentro in giorni come quelli lì. I miei stati d'animo, le emozioni che mi aggredivano con una ferocia inaudita.
La figura retorica di un uccellino rinchiuso in una gabbia mi faceva da specchio; un tesoro agli occhi degli altri indubbiamente gioiosi di tenere un animale in casa loro, ma imprigionata fra quelle quattro sbarre, che nel mio caso erano rappresentate dal carico eccessivo di roba da studiare, in cuor mio. Ce l'avevo a morte col tempo che avrebbe rubato alla voglia smisurata di scrivere. Dannati compiti che non finivano più, che non facevano altro che strappare attimi preziosi al mio bambino!
Fu tutt'un tratto, però, che lo studio sembrò ahimè cessare.
Già, ahimè. Non un errore di battitura, né d'ortografia e neppure di distrazione.
"Ahimè" perché avrei preferito indubbiamente meno esercizi, pagine e quindi capitoli, ma continuare ad andare a scuola. A casa, durante le vacanze, oltre ad alzarmi un po' più tardi per recuperare qualche ora di sonno, la giornata la trascorrevo annoiandomi, annoiandomi e, tanto per cambiare, annoiandomi ancora; e questa non vuole essere mica un'esagerazione! Chiamasi realtà dei fatti che in quanto tale, non tardò a fare il suo ingresso, anzi...
Era piuttosto in anticipo, ma di quell'anticipo che non ci piace, non vorremmo vedere la sua ombra neanche in lontananza!
Quell'anticipo che non dovrebbe esistere nemmeno, ma che dannatamente si trovava ad esserci.
4 marzo 2020, l'inizio della fine
Tornavo da scuola tutta felice ed affamata (come era mio solito) ma di pranzare non se ne discuteva; era piuttosto prestino e con "presto" intendo che non si erano ancora fatte le tre, orario approssimativo in cui, con la mia famiglia, ci ritroviamo per consumare il pasto che gli altri hanno digerito da circa due ore.
Stavamo aspettando il ritorno da scuola di mia sorella così da condividere la tavola. Mi pareva pure giusto almeno che a cena ognuno aveva il suo orario (io nei casi più disperati di fame improvvisa cenavo anche alle sette). Per ingannare l'attesa e la pancia brontolante più del nano, decisi di far catturare la mia attenzione dalla lucina bianca che il telefono a pochi centimetri di distanza da me emetteva a intermittenza. Tutto sotto controllo, seppur ancora per poco.
Il tele non mi stava per abbandonare. Si trattava di un'impostazione che avevo inserito io: lampeggiava ogniqualvolta arrivasse un messaggio. Non avevo la batteria scarica.
Trasferita in camera mia, distesa a letto e con niente di meglio da fare, mi convinsi che era giunto il momento di leggere quella sfilza.
2^Dt 859 nuovi messaggi
Ah i boys della mia classe! Ma dico io, a parte spammare stickers...Non saprei, un passatempo meno futile e più concreto?!
E invece!
Mi sbagliavo.
Magari si fosse trattato della solita serie chilometrica di stickers no-sense come sempre!
Magari.
Una volta entrata sulla chat di gruppo lessi esultanze del tipo "da domani siamo a casa seee" e varie ordinanze che testimoniavano che, evento più unico che raro, quegli stupidi avevano imballato il mio cellulare per un motivo valido, con una notizia alquanto importante e shockante: l'epidemia scoppiata in Cina, il Corona virus, non aveva tardato ad arrivare anche in Italia e chi di dovere si era messo già in allerta imponendo, per al massimo qualche giorno, la chiusura delle scuole.
Non avevo un buon presentimento. E stavolta non mi sbagliavo. Proprio quell'unica volta che avrei voluto farlo con tutta me stessa...
Non si trattò di qualche giorno soltanto. Tutta la nazione entrò in un ferrato lockdown senza nemmeno rendersene conto. Ai telegiornali non si parlava d'altro, non esistevano più le "prime notizie". In men che non si dica "DAD", "casa", "mascherina", "tampone", "amuchina", "morti", divennero le parole del giorno, di ogni giorno.
Fra i tanti articoli a riguardo che mi capitò di leggere, uno in modo distintivo superò il limite della lettura superficiale, costringendomi ad una profonda riflessione. L'articolo in questione è il qui riportato:
In ordine anagrafico. I bambini sono al centro dell'attenzione: tutti si preoccupano per loro, con asili ed elementari chiuse. I maturandi hanno i riflettori mediatici puntati addosso. I "grandi", per questioni di lavoro, saranno i primi a poter uscire. E gli anziani protestano pubblicamente perché non accettano di essere gli ultimi a farlo.
Si parla di tutti, tranne di loro: i ragazzi, fascia d'età 12-18 anni. Dimenticati e silenziosi. Eppure esemplari proprio perché silenziosi.
La generazione che soffre di più, ma quella che sta mostrando il meglio. Altro che "sdraiati".
Hanno rinunciato a tutto, più di tutti. Diligentissimi, continuano a studiare nonostante il "tutti promossi". Per più di due mesi sono stati immobilizzati, proprio nell'età in cui è più importante muoversi.
Niente compagni a scuola, niente sport, niente palestra, niente amori dei sedici anni, che sono i più belli, niente motorini, niente feste. Mille impedimenti, zero lamentele. Eroici senza esserlo, maturi senza maturità.
Si svegliano, fanno lezioni online, poi addirittura i compiti, esagerano con la Playstation, e chissenefrega, si trovano tra di loro in chat (senza parlare ai genitori, e giustamente: cos'hanno da dirgli?) e riempiono il tempo di film, musica e serie tv. Cogli l'Instagram. Qualcuno addirittura legge. Hanno persino accettato le regole folli della nuova didattica, qualcosa che contrasta la natura, il buon senso e la pedagogia.
Se agli insegnanti va fatto un monumento, ai ragazzi ne vanno fatti due. Per avere rispettato il lockdown senza essere di peso e perché - oltre ad aver perso un'intera stagione della loro vita - quando usciranno troveranno macerie.
Noi genitori piangiamo per le vacanze che non faremo. Loro non fiatano. Qualcuno dirà: lo fanno perché sono apatici, abituati a subire passivamente.
Ok, Boomer.
Un ragazzo tra i 12 e i 18 anni è un alieno rispetto alla famiglia e alla casa. La vita è fuori, dove ci sono i confini da infrangere, gli errori da fare, le esagerazioni da provare. Eppure rispettano un quotidiano assurdo ma giusto, stando dentro in nome della salute là fuori. Accettano la sottrazione di libertà non per indifferenza, ma perché sanno quanto vale e la rivogliono indietro, appena possibile, intatta. Altro che "non sarà più come prima". La libertà, dopo gli deve essere restituita identica.
I ragazzi hanno compreso l'emergenza e hanno tirato fuori le risorse migliori per affrontarla: pazienza, responsabilità, silenzio. Hanno già vinto.
Speriamo che gli altri - i piccoli, i grandi, gli anziani - se ne ricordino, dopo tutto questo.
Ma che razza di cosa assurda, crudele, egoista, pensare che ci volesse...Mmm, un virus?
Nah! Troppo piccolo e indifeso per svolgere correttamente il suo ruolo. Nessuno gli avrebbe dato la giusta importanza. Nessuno.
Allora forse una rigidissima quarantena?
Nemmeno.
Dai che la terza volta è quella buona ma non c'è due senza tre!, un po' come gli opposti si attraggono però chi si somiglia si piglia.
Ho capito. Riavvolgiamo il nastro!
Quindi assurdo, crudele ed egoista pensare che...Pensare che ci volesse una pandemia mondia...Ehhh addirittura! Che paroloni! Oggi la verità scatena una paura che, mammamia! Una bugia a confronto diventa quasi un complimento.
Ci voleva una pandemia mondiale per rimpiangere gesti che delle volte mi facevan piangere; situazioni e contesti che "ero abituata", forse un po' troppo, a dare per scontati. Tipo respirare aria che non fosse quella delle quattro mura di casa.
Sembrerà banale, ma se c'è una cosa che ho imparato sulla mia pelle, è che nulla nella vita lo è. Tranne pensare che quest'ultima lo sia. Questo non è che da idioti, solo un pensiero da ignoranti.
Eppure riflettendoci il covid-19 non è stato così spietato o perlomeno sotto certi aspetti. Per altri, nessuno mai dimenticherà i miliardi di morti protagonisti dell'agghiacciante scenario di cui si è fatto carico. Di cui è l'unico responsabile.
Però qualcuno ha finalmente compreso l'autenticità della vita, il suo valore. Ha cominciato a saperla apprezzare, a gustarne il sapore. Ha iniziato ad accudirla giorno dopo giorno riversandoci tutte le forze che il cielo gli aveva donato. L'ha protetta come meglio poteva, dato che di scudi non godeva. Adesso ne cura ogni singolo aspetto, dettaglio di quest'ultima. Ha cominciato ad amarla. Nessuno ci ha giocato più con serietà.
Mi è mancato alzarmi sei giorni su sette alle sei e mezza del mattino per poi recarmi in quel posto dagli studenti tanto odia...Emh, apprezzato volevo sicuramente dire, chiamatosi "scuola". Persino il suono squillante della campanella all'entrata, all'uscita e ogni 60m. Soprattutto quello che segnava l'inizio della ricreazione. Mi è mancato scambiare giusto due parole con i collaboratori scolastici tra un cambio dell'ora e l'altro.
Mi sono mancati i professori. Tutti. Dal più simpatico al più insopportabile, dal più severo ed esigente al meno. Il loro attento sguardo a momenti (rarissimi ma giuro che esistevano) anche comprensivo. Mi sono mancati tutti quei rimproveri, nonostante non venissi richiamata mai o quasi mai. I rimproveri ai miei compagni ma credo richiamare faccia parte del loro mestiere quanto l'istruirci. Oramai me ne son fatta una ragione!
<<Arcidiacono>>
<<Presente prof!>>
<<No no...Alla lavagna interrogata!!>>
Confesso che mi sono mancate pure perle come la seguente. A casa, non essendo preparati ad una catastrofe del genere, nessuno disponeva di una lavagnetta, anche piccola, e le interrogazioni erano tutt'altra storia...Mi è mancato un po' tutto, anche di loro.
Poi mi sono mancati i miei compagni. Pure quello con il quale non avevo un rapporto così rose e fiori.
È "facile", o lo è relativamente, provare nostalgia di un qualcuno a cui si è particolarmente legati; trovo molto da persone mature, ma difficile, quando a mancarti è quel compagno che e come se avesse potuto fare a meno di te! E tu la stessa cosa. In casi come questi comprendi l'importanza di una persona, dei rapporti sociali, anche col tuo acerrimo nemico. Quella che supera qualsiasi forma di incomprensione e quell'effettiva persona. La vera importanza, che contro corrente va oltre tutto perché si dimentica di tutto.
Mi è mancato sbaciucchiarli. Aspettare insieme l'arrivo dell'insegnante fuori dalla classe. Studiare circa quindici minuti prima di un compito. Preparare i bigliettini. Rubare le cose al compagno vicino. Spettegolare nei corridori invece di andare in bagno come avevamo chiesto al docente. Strapazzarli, manco fossero uova, di coccole. Morire dalle risate perché semplicemente ci andava. Scambiarci la merenda, rubarci la merenda. Gli scleri prima di un compito ma soprattutto quelli post. "Importunarli" uno ad uno. Anche solo osservarli senza dire nulla, senza dirci nulla.
Mi domando come se la siano passati senza le mie squallidissime battute, lontani da me, senza la mia ingenuità così pura e sincera da far tenerezza a tratti! Privi del mio sorriso contagioso, io mi chiedo se si saranno preoccupati di brillare o meno. Perché quando il sorriso è uno di quelli radiosi, leali, lieti, si splende. Si brilla di una luce che nemmeno le stelle!
Un sorriso a trentadue denti non potrà mai essere a trecentosessanta gradi se privato d'anche solo un fotone proveniente da questa luminosità. Una luce totalmente impossibile da spegnere.
E mi sono mancate le uscite per una passeggiata qualunque o per trascorrere una serata alternativa con degli amici. Le mangiate al Mc Donald, nonostante odi con tutta me stessa quel cibo spazzatura. Le entrate nei negozi tanto per. Noi che sfoggiamo il nostro meglio così da essere puntualmente richiamati dai commessi. E tutte le risate.
Mi è mancato fare visita alla "zia Concettina" che poverina era caduta e si era rotta il femore. E quelle 123456 rituali riunioni di famiglia, anche i pranzi domenicali a casa della nonna paterna che, come una semiretta, c'avevano un inizio ma non una fine!
Mi è mancata tutta quell'adrenalina prima di un'esibizione di ballo. La danza e con lei la maestra ed il mio gruppo: Latin Flores. Mi è mancato fare nuove conoscenze. E andare in Chiesa, ascoltare le "brevi e coincise" omelie del caro parroco stando seduta in mezzo ai bambini del catechismo.
Mi è mancato andare a fare la spesa quando prima era palesemente la parte più noiosa dell'uscita al centro commerciale.
Il sapore della libertà, che avevo scordato. Tanto, troppo. Ma soprattutto mi sono mancate le piccole cose...Due sguardi che sono destinati ad intraprendere la stessa strada e così ad incrociarsi, un sorriso scambiato per caso, un festoso "batti il cinque", ascoltare la musica alla radio cantandoci di sopra a squarciagola, un abbraccio dentro al quale puoi farci di tutto, pure morire per uscirne più forte di prima, l'odore del mare...
Ci voleva una cosa così gigantesca per comprendere a pieno la bellezza e la grandezza ancora prima delle piccole cose. Quando invece dovrebbe essere l'esatto opposto...Quando è dalle piccole cose che comprendi l'immensità delle medesime.
Ci voleva questa distruttiva pandemia mondiale...
Ciao ragazzi, rieccomi❤️mi raccomando se vi è piaciuto anche questo secondo capitolo riempitemi di stelline e di commenti, adoro leggervi!!!
P.S. Accetto anche critiche costruttive! Non fatevi alcun tipo di problema a scrivermi.
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