Sala operatoria
Sto ancora pensando alla visita di poco fa quando vedo entrare l'infermiera di prima, mi consegna una specie i supposta. Mi spiega che è un ovulo che dovrò infilare in vagina e che mi provocherà la dilatazione dell'collo dell'utero.
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Non so quanto tempo sia passato, ma sembra un eternità, quando finalmente tornano le due infermiere di prima, mi dicono che sono venute per portarmi in sala operatoria. Spingono il letto lungo i corridoi, in ascensore e lungo altri corridoi.
Mi è salita la nausea, non so se è per l'agitazione o per la guida spericolata di queste due allegre infermiere.
Parcheggiano il letto in una sala gelida, dalla mia posizione riesco a vedere solo una coppia, la donna tiene in braccio un bimbo che avrà circa un anno ed indossa un pigiamino con i dinosauri. Credo gli abbiano fatto una preanestesia perché stanno cercando di farlo addormentare.
Sarà la tensione saranno gli ormoni ma scoppio in un pianto a dirotto quando vedo arrivare un infermiere che prende in braccio il bimbo e congeda i genitori. L'uomo mette un braccio attorno alle spalle della moglie che tiene stretto tra le braccia un pupazzo, entrambi hanno un espressione preoccupata e gli occhi lucidi.
Mi sento terribilmente in colpa, loro sono qui che soffrono per il loro bimbo e io sto buttando via una vita.
Una donna in divisa si accorge di me, mi allunga un pacchetto di fazzoletti e si siede sul bordo del mio letto, cerca di tranquillizzarmi. Mi dice che sono ancora in tempo per cambiare idea, io le dico che sono sicura ma che sono terrorizzata. Così inizia a raccontarmi un aneddoto divertente del suo cagnolino. Mi scappa una risata, e le racconto del mio Mirtillo.
Sono sorpresa, oggi ho trovato tutto il personale ospedaliero "umano", vista la quantità di scortesia in cui mi ero imbattuta fino a qui credevo sarebbe stata un esperienza peggiore. La donna in divisa si congeda ed io la ringrazio per essersi fermata qualche minuto con me.
Sto letteralmente congelando, mi hanno fatto aspettare per un tempo che mi è sembrato interminabile quando è arrivata un infermiera che ancora non avevo visto. Lavora un sacco di gente qui.
Mi fa fare qualche passo fino ad un tavolo in metallo dove mi fa stendere, è stretto e scomodo oltre che congelato. Sto tremando, non capisco se è per la paura o per il freddo.
Mi spostano fino a quella che credo sia la sala operatoria, iniziano a farmi qualche domanda per accertarsi che la paziente sia davvero io. Un sacco di gente mi sta girando attorno, c'è chi mi infila degli strani calzari su piedi e gambe, chi monta i supporti per le gambe, chi mi attacca degli elettrodi, sono piuttosto confusa, sembrano tante formiche attorno a me. Non riesco nemmeno più a comprendere cosa mi stiano facendo, so solo che ho paura.
Guardo negli occhi quella che credo sia l'anestesista, sono di uno splendido azzurro, non riesco a trattenermi e le dico "Sei bella come un angelo". Ma cosa mi sta succedendo? Solitamente non dico questo genere di cose. Ci starò mica provando con l'anestesista, donna oltretutto.
Continuo a fissarla, siamo rimaste solo io e lei, sono tutti scomparsi , quando inizia a girare tutto, preoccupata le dico "Mi gira la testa, o forse è la stanza che sta girando", la sento trattenere una risata e mi dice " Tranquilla, è colpa mia, ti ho fatto un tranquillante, tra pochi secondi ti addormenterai."
"Melissa, Melissa svegliati... Melissa..."
Sento una mano che mi accarezza il viso, a fatica riapro gli occhi, "Si?" dico con un tono di voce appena percettibile.
"Abbiamo finto, tra poco ti riportiamo in camera".
Ma come finito? se mi sono appena addormentata, al momento mi sento terribilmente assonnata e confusa.
"Ma quindi avete fatto tutto?" riesco a dire.
"Si, è andato tutto bene, ora ti riportiamo in camera."
In effetti il letto si sta muovendo, non sono più in quella fredda lastra di metallo, chissà quando mi hanno spostata, non mi sono accorta di nulla.
Con il suono dell'ascensore che raggiunge i vari piani mi riaddormento.
Le solite due infermiere allegre entrano in camera. La loro allegria mi contagia, non ricordo da quanto non mi sentivo così felice. Inizio a ridere, sono viva e sono libera! Provo nuovamente emozioni e non sento più quel peso che mi attanagliava il petto da settimane, riesco a respirare senza fatica.
Le infermiere sono venute a controllare che io non abbia un emorragia in corso. Mi vengono a farmi cambiare i mutandoni che mi hanno infilato in sala operatoria e che non mi ero accorta di indossare.
"Voglio un paio di queste mutande da portare a casa, al mio prossimo primo appuntamento con queste indosso sicuramente farei colpo" scherzo per sdrammatizzare il fatto che delle estranee mi stiano cambiando gli slip.
Mi prendono la temperatura, mi misurano la pressione e altri parametri, il tutto continuando a ridere e scherzare. "Non sembra nemmeno che tu sia appena stata operata" mi dice una delle due.
Ha ragione mi sento allegra e piena di energie, "Non so cosa mi abbiano dato in sala operatoria ma lo voglio tutti i giorni" le rispondo.
Passo le successive ore ad annoiarmi, facendo parole incrociate, e scrivendo riflessioni sul mio diario.
Un infermiera con una folta chioma di riccioli neri mi porta la cena annunciandomi che dopo cena mi posso preparare per tornare a casa.
Sembrerò strana ai vostri occhi, ma io adoro il cibo dell'ospedale, oltretutto ho una gran fame dato che è da ieri sera che non mangio, oggi pomeriggio mi hanno portato solo del the caldo con due biscotti. Per primo c'è una minestrina, nonostante sia un cibo che non amo la divoro, per secondo c'è stracchino e purè di patate, ed io li adoro. Finisco anche la mela cotta e il pacchettino di crackers. Solo la bottiglia d'acqua resta quasi intatta, la metto in borsa ripromettendomi di berla più tardi, per smaltire l'anestesia mi hanno detto di bere molto.
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