Novembre


Un mese è passato da quel giorno orrendo in cui tutto è andato storto. Ho trovato un lavoretto temporaneo in un bar, con un titolare estremamente attaccato al denaro che non ha nemmeno voluto farmi un contratto vero, così se mi ammalo non dovrà pagarmi. Lavoro principalmente nel week end e qualche sera a settimana. Non voglio lamentarmi sempre ma non mi piace questo lavoro non mi da la minima certezza e soprattutto ho a che fare continuamente con uomini ubriachi che fanno i provoloni. Non riesco proprio a comprenderli, sperano sul serio che con le loro battute volgari otterranno qualcosa da me? Sembro più giovane di quello che sono realmente e sebbene sia sempre stata una maledizione stavolta ho deciso di approfittarne e fingermi minorenne così da tenerli alla larga. Passano tutto il fine settimana a ubriacarsi, a spendere il loro stipendio in cocktail di pessima qualità, se non altro nessuno ha mai provato ad allungare le mani su di me. Il lato positivo è che questo lavoro mi lascia abbastanza tempo libero ed ho incominciato anche ad andare in palestra.

Nonostante il mercoledì sia il mio giorno libero questa sera lavoro perché ce un concerto. Sono felice, ci sarà anche il mio gruppo di ballo, ho convinto il mio titolare a organizzare questa serata con la promessa che gli avrei portato clienti nuovi. Ed infatti il locale si riempie, corro tra i tavoli con il vassoio pieno di birre e patate fritte, il clima è decisamente diverso dal solito. Il dj intrattiene i clienti in attesa che inizi il concerto. Vedere il locale pieno "della mia gente" mi fa lavorare con tutto un altro spirito. Intravedo Marco che parla con gli amici, mi avvicino con le loro birre. Marco mi abbraccia e mi stampa un bacio sulla guancia. Stare tra le sue braccia mi da sempre una sensazione di sicurezza, non sono innamorata e probabilmente nemmeno attratta da lui però la sensazione "di casa" che mi fa provare è quello di cui sento avere più bisogno.

Passano le ore in un lampo, ho i piedi doloranti e puzzo di fritto e sigarette nonostante non fumo. Purtroppo i provoloni non potevano perdersi questa serata alternativa al bar. Decido di tenderli d'occhio, il rischio che combinino qualche malanno è alto. Il peggiore è un uomo sulla 50ina, potrebbe essere mio padre eppure non perde occasione per fare le sue battutine e questa sera non è da meno. Si appoggia al bancone, mi fissa nella scollatura della camicetta. Non mi guarda nemmeno in faccia, sbiascica qualcosa di incomprensibile. Gli chiedo "Può ripetere per favore, con la musica non l'ho sentita " la sua risposta sbiascicata non si fa attendere, con tono alterato dice "*** Porco ti ho detto dammi subito un rosso". Capisco che ha davvero bevuto troppo, prendo tempo, cerco con lo sguardo il mio titolare che si è allontanato un attimo. Non faccio in tempo a rigirare lo sguardo sul provolone e vedo che sta cercando di arrampicarsi sul bancone per raggiungere gli alcolici. Mi afferra per un polso per non cadere a terra, sono terrorizzata. Cerco di sfilare il polso da quelle dita cicciotte ma non riesco a liberarmi dalla presa, nel frattempo è riuscito a mettersi in ginocchio sul bancone, con la mano libera cerca di afferrare una bottiglia. Sono bloccata dalla paura, se cercassi di indietreggiare rischierei di trascinarmelo addosso, è troppo ubriaco per provare a farlo ragionare, la sua faccia è tutta rossa e le vene del collo si sono ingrossate è furibondo perché non gli ho dato immediatamente da bere. All'improvviso lascia la presa dal mio polso, alle sue spalle è arrivato Marco l'ha prima colpito e poi trascinato giù dal bancone. Nel frattempo ci hanno raggiunto i due giganti che lavorano per una ditta che si occupa di security che fortunatamente avevano deciso di passare ad ascoltare il concerto, lo sollevano di peso e lo portano fuori dal bar. Marco mi guarda preoccupato "stai bene?", "Si grazie, ho solo preso paura" gli dico, "Stasera ti riaccompagno a casa io, non mi fido a lasciarti sola." Accetto annuendo con la testa.

Sono seduta affianco a Marco nella sua auto sgangherata, domani mi farò accompagnare dai miei a riprendere la mia macchina. La paura mi è passata ma in effetti non mi sentivo tranquilla a rientrare da sola. Chiacchieriamo del più e del meno, Marco ferma la macchina in un parcheggio vicino casa mia. Inizia a fare un discorso strano sulla famiglia, sul matrimonio, sui doveri, "Non capisco" gli dico. "Tu mi piaci molto, so che abbiamo parecchi anni di differenza, ma non voglio che questo possa essere un limite. So che ancora non hai superato la fine della tua precedente relazione, e sono disposto a lasciarti i tuoi tempi" io resto ammutolita, non so cosa dire, ma lui incalza "Ho sempre desiderato sposarmi e avere dei figli, quindi se tu non li desideri è meglio che smettiamo di frequentarci." Non so cosa dire, una famiglia io la vorrei, ma non ora.

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