Mirtillo

Le settimane passano con la solita routine, le solite litigate con il mio ragazzo ed il maggior tempo che ritaglio per me. Ormai ho preso l'abitudine di andare a ballare quasi tutti i fine settimana. Marco mi ha insegnato un sacco di nuovi passi che al corso ancora non stiamo imparando e balliamo spesso assieme.

Questa mattina il mio umore non è dei migliori, il cielo è grigio e mi viene la nausea all'idea di passare tutta la giornata con la mia titolare, una donna di quarantani, acida come poche. I suoi capelli hanno un colore giallo paglia, si veste come una vecchia e mi rimprovera di essere troppo casual. Ho 23 anni e mi indosso Jeans e felpe come tutti i miei coetanei.  Ultimamente è sempre nervosa e mi tratta perennemente con sufficienza. Oggi ci sono anche pochi clienti, probabilmente le nuvole minacciose hanno scoraggiato le persone dal muoversi da casa. 

In tarda mattinata la signora Marcella, la classica pettegola del paese, si presenta con un pacchettino incartato con carta regalo bianca con dei tenui disegnini a forma scarpette rosa e azzurre. La mia titolare la accoglie con un grosso sorriso, si scambiano un abbraccio, Marcella si congratula per il lieto evento, la mia titolare strappa la carta del pacchetto e all'interno spunta una tutina da neonato. La situazione mi è subito chiara, sento una secchiata di acqua gelata lungo la schiena. Non sapevo nulla e non lo sospettavo nonostante mi fossi accorta di alcune strane manie e che fosse ingrassata, non mi immaginavo che la motivazione fosse una gravidanza. Appena la pettegola esce dal negozio guardo con un espressione tesa la titolare aspettando spiegazioni, lei con il solito fare superiore mi dice "Prima o poi te lo avrei detto, in fondo sono solo in quattro mesi e mezzo" con tono neutro cerco di essere più esplicita possibile nel farle capire come mi sento ora. " Avrei preferito saperlo prima della signora Marcella. Come ben sai con lei il segreto non era al sicuro ed era ovvio che qualcuno me ne avrebbe parlato prima o poi. Come farai con il negozio quando partorirai?" le chiedo, dato che io sono solo un apprendista non potrò mandarlo avanti da sola , " Ho cercato di vendere l'attività in queste ultime settimane , ma nessuno sembra interessato, così ho deciso di chiudere a fine anno". Sento il pavimento mancarmi sotto i piedi, il mio contratto sarebbe dovuto scadere tra un anno, non avevo previsto di restare senza lavoro. Questa è l'ennesima dimostrazione di quanto poco importi a questa donna di me, avrebbe almeno potuto dirmi che aveva intenzione di vendere l'attività, magari avrei potuto cercare di salvare il mio futuro lavorativo in qualche modo.

Appena entro a casa scoppio in un pianto a dirotto. Mirtillo, il mio gatto mi corre incontro, inizia a strofinarsi sulle gambe e pretende di essere preso in braccio, da quando l'ho salvato un paio di anni fa è diventato la mia ombra. L'ho trovato mentre ero in ferie al mare con Andrea, avevamo deciso di fare una passeggiata nonostante piovesse, era l'ultimo giorno prima della partenza e non volevo passarlo in una camera d'albergo. Dietro un angolo è sbucato un micio tutto bagnato, era visibilmente sottopeso e miagolava disperatamente nel tentativo di farsi notare dai passanti. Mi sono abbassata chiamandolo e dopo essersi fatto fare una carezza mi si è letteralmente arrampicato addosso. Ho chiesto informazioni ad un albergo lì vicino e mi hanno detto che deve essere stato abbandonato perché è da un mese che girovaga nella zona importunando i loro clienti. Senza pensarci due volte ho deciso di portarlo a casa con me, Andrea fortunatamente era d'accordo. Il giorno dopo l'ho portato dal veterinario, ho scoperto che era un gatto adulto di circa 3 anni, castrato e in salute, solo un po' denutrito. Ho fatto vari appelli sui social per vedere se qualcuno lo stesse cercando, ho contattato canili, vigili e mi sono recata all'info point della zona balneare dove l'ho ritrovato ed ho affisso volantini. Nessuno si è fatto vivo ne ha saputo darmi informazioni in merito ai proprietari del micio, così ho deciso di adottarlo. Con mia grande sorpresa la mia famiglia me lo ha permesso senza farmi troppe difficoltà, forse hanno notato quanto impegno ci avessi messo nel cercare i proprietari e e nell'accudirlo. Ho scelto di chiamarlo Mirtillo perché quando l'ho trovato i suoi lamenti mi ricordavano quelli di Mirtilla Malcontenta un personaggio del film di Harry Potter.

Il mio morale è distrutto, quel lavoro mi serviva, avevo grandi progetti, stavo risparmiando perché volevo andare a vivere da sola. Cerco di calmarmi, mi butto sul letto, Mirtillo mi salta addosso facendo le fusa, ha capito che ho bisogno di lui. Prendo il telefono e cerco in rubrica il numero del mio ragazzo, dopo un paio di squilli risponde "ciao come stai?" gli racconto tutto d'un fiato l'accaduto, devo sfogarmi. La sua risposta è: "Tanto non ti piaceva lavorare lì. Invece sai che mi è arrivata poco fa la nuova sella per la moto?". Serro le mandibole, stringo i pugni le unghie mi si conficcano nella carne ed esplodo, pensa sempre a quella dannata moto, inizio a gridare, Mirtillo scappa subito, sa che si sta mettendo male la situazione. Lo sto sopportando da troppo tempo, lui e la sua moto. Salto in auto e vado a casa sua, so che non è saggio guidare in quello stato ma devo dirgli quello che penso e devo farlo guardandolo in faccia.

Mentre torno verso casa ho la vista appannata a causa di tutte le lacrime che ho versato. Il telefono squilla, un messaggio è arrivato, accosto pensando sia il mio ormai ex ragazzo che cerca di convincermi a cambiare idea, invece è Marco che mi invita ad andare domenica a fare una passeggiata nel bosco alla ricerca di funghi. "Molto volentieri" rispondo senza nemmeno pensarci, ho proprio bisogno di distrarmi e fare qualcosa di diverso.

 Ed eccoci arrivati al terzo capitolo, ho voluto dedicarlo a qualcuno che mi è stato accanto per molti anni e mi ha amato come solo gli animali sanno fare. Aver lacciato quel posto di lavoro invece è stata un'enorme liberazione anche se non è stato facile accettare di aver perso il lavoro.

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