La ginecologa
Il giorno della visita con la ginecologa è finalmente arrivato. Non vedevo l'ora, devo essere certa che sia tutto a posto, che vada tutto bene, che quelle contrazioni non siano una minaccia di aborto. Aborto , che parola terribile, mi sentirei ancora più inadeguata e non all'altezza se mi accadesse.
Marco non mi accompagnerà, ha detto che deve lavorare , "tanto è solo la prima visita, non si vede ancora nulla". Sono delusa, mi aveva detto che mi sarebbe stato sempre accanto, invece mi sta mandando da sola da una ginecologa che non ho mai visto. Ho cambiato dottoressa perché ora che mi sono trasferita da Marco la mia era troppo distante, soprattutto adesso che dovrò farmi controllare regolarmente. Marco si sta perdendo la prima volta che avrebbe potuto vedere nostro figlio, il suo cuoricino battere. Se inizia ad essere un padre assente già da ora non mi aspetta un grande aiuto da parte sua.
Ho paura, che qualcosa non vada.
Nella sala d'attesa c'è odore di disinfettante, è stretta e lunga, le pareti sono bianche, anche le porte sono bianche, solo le sedie danno un tocco di calore con il loro giallo acceso. Mi siedo sulla prima poltroncina libera con le gambe divaricate piegata in avanti per cercare di attenuare il dolore delle contrazioni che mi torturano la pancia, negli ultimi giorni si sono fatte talmente forti che i dolori arrivano fino ai reni.
Esce una donna visibilmente incinta, la guardo e le sorrido, la sua pancia e bella tonda e bassa, deve essere al termine della gravidanza, ci poggia sopra una mano gonfia con gli anelli che le stringono le dita. Promemoria: togliere al più presto gli anelli. Il suo viso è stanco ma ha un sorriso sereno stampato in faccia, chissà cosa prova.
"Signora Melissa si può accomodare." Oddio, eccoci, è il mio turno. Il cuore mi inizia a battere all'impazzata, tossisco nervosamente ed entro nello studio. Come la sala d'attesa lo studio è interamente bianco, per fortuna che almeno le luci hanno un colore caldo. Non è come gli altri studi ginecologici da cui sono andata, è molto luminoso, niente lettino nella stanza in penombra, niente angolo protetto dove spogliarsi. Tolgo i pantaloni e le mutande, riparata da una misera tenda bianca. Cerco di mettere le mie cose con una parvenza di ordine sulla sedia ma le mani mi tremano troppo, non collaborano. Mi sdraio sul lettino poggiando le gambe sugli appositi supporti. La ginecologa è un donnone sulla sessantina, sicura di se, non perde troppo tempo con i convenevoli, mi avevano avvertita che era un tipo diretto ma anche molto brava nel suo lavoro. Mi è stata consigliata dalla vicina di casa, ovviamente non ho accennato nulla riguardo alla gravidanza ma solo ad una normale visita periodica di controllo. La mia vicina è una gentile signora con tre gioiosi figli, so che l'ultima sua gravidanza è stata piuttosto difficile e deve ringraziare la ginecologa se ora ha un vivace bimbetto dai riccioli biondi.
Sullo schermo affianco al lettino appaiono le prime immagini, mi conferma che sono realmente incinta, da 7 settimane circa. "Le misure del tuo bambino sono perfette, ora sentiremo il suo cuore battere", eccolo, lo sento, è incredibile, si sente bello forte battere ritmato. Non resisto più scoppio in un pianto a dirotto, allora c'è davvero, finalmente riesco a rendermene conto. Credo che sia uno dei momenti più emozionanti della mia vita. La ginecologa mi tranquillizza sulle contrazioni, mi dice solo di fare attenzione a non fare troppi sforzi.
Appena apro la porta di casa mi riassale quella sensazione di apatia e angoscia. Marco mi dice che ha iniziato a preparare la cena, ma io non ho proprio fame, gli racconto della visita e delle emozioni che ho provato, lui non sembra essere deluso di essersi perso la visita. Mi trasferisco sul divano, mi avvolgo con la coperta in pile, incrocio le gambe e Mirtillo ci si acciambella. Passo tutto il resto della serata così, finché Marco non mi dice che è ora di andare a dormire. MI sembra tutto surreale come se stessi vedendo la storia da fuori di due estranei, come se non fosse la mia vita.
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