Capitolo 9
DISORIENTAMENTO
I primi raggi del sole si posarono sui corpi senza vita degli Up Specials e sul viso di Trafalgar, svegliandolo dolcemente. Il capitano si guardò attorno, vide i suoi due compagni sdraiati per terra e decise di svegliarli. La morbida luce del mattino disegnò attorno ai tre superstiti uno scenario che la sera precedente forse non erano stati in grado di cogliere: l'aeronave, completamente sventrata, ospitava decine di cadaveri ed all'esterno del veivolo la situazione non cambiava. – Come abbiamo potuto dormire in un posto del genere?- si chiese Trafalgar.
- Coraggio svegliatevi, è un ordine. Dobbiamo onorare con una degna sepoltura la morte dei nostri compagni.-
Costantine aprì gli occhi e si mise seduto. Con un colpo leggero della mano svegliò Seph, che si destò di soprassalto. Il giovane fermò le lacrime a stento e, davanti a quell'atroce spettacolo, si mise in piedi ed esclamò: - Comandi, capitano.-
- Avanti, cominciamo a cercare in giro qualcosa per scavare.-
Seph e Trafalgar si diressero all'interno dell'aeronave, dove trovarono un kit d'emergenza che conteneva bende, medicinali di primo soccorso, dei coltelli ed un badile assemblabile. Webb cominciò invece a cercare attorno all'area dello schianto nella speranza di trovare dei pezzi di ferraglia utili allo scopo. Passata una mezzora, le ricerche terminarono ed il gruppo si riunì dove avevano passato la notte.
- Cosa hai trovato?- chiese Trafalgar al compagno
- Un tubo bello grosso ed un paio di legni robusti! Anche voi roba buona, vedo.-, rispose Webb, visibilmente soddisfatto del suo operato.
- Un tubo... un tubo e dei legni... benissimo... Noi abbiamo trovato un badile.-
Costantine, irritato dalla reazione di Trafalgar, allargò le braccia . – Scusa tanto se nel mezzo del nulla non ho trovato un cazzo di badile come voi! Fanculo!-.
- Ok, ok! Senti, a pensarci bene i legni vanno bene, sai? E anche il tubo può farci comodo.-
- Va bene, va bene! Ho capito, ti scuso capitano. Quante buche dobbiamo scavare, li avete contati i corpi, vero?.-
- Sì. Purtroppo sì.-
- Sono 43.-, intervenne Seph.
- 43?! Beh certo, ci sono anche i piloti, quelli non li avevo contati.-
- Beh, il fatto è che con i piloti saremmo dovuti essere 44, Constantine.-, la voce del capitano era dura e cupa.
- Un infiltrato?-
- Potrebbe essere, non possiamo averne la certezza. Questo però spiegherebbe l'organizzazione dell'attentato-, spiegò Trafalgar.- Comunque sia, ora abbiamo il dovere di congedare col massimo onore possibile i nostri compagni caduti, forza.-
I tre si diressero circa duecento metri a Nord dal relitto e cominciarono a scavare. Data la scarsa attrezzatura a loro disposizione si organizzarono nel seguente modo: a turni, due segnavano il perimetro delle varie fosse incidendo la terra umida dell'Hellaway con il tubo ed i legni di Costantine, mentre il rimanente, nel primo ordine dei turni Trafalgar, scavava con il badile. L'operazione durò diverse ore ed i superstiti furono d'accordo nel decidere che prima avrebbero creato tutte le fosse e solo dopo le avrebbero riempite con i cadaveri.
Quando cominciarono a prelevare i corpi dal relitto, uno per uno, calò il silenzio. Il più impressionato era Seph; ogni volta che guardava uno di quei corpi, anche se mutilati e sfigurati, poteva riconoscerli dai più piccoli particolari. Erano i suoi compagni, i suoi amici. Il primo ad essere preso fu Clide, gigante gentile dai capelli biondi, poi Fever e ancora Tom, detto Puffing e Bee. Uno ad uno furono prelevati, trasportati, calati dolcemente in una fossa e seppelliti. Gli ultimi a completare tale rito, che a furia di essere compiuto assumeva sempre di più un'aura di sacralità che sembrava coinvolgere l'intera foresta dell'Hellaway, furono i piloti. Seppellito l'ultimo cadavere, tutti rimasero in silenzio, ognuno con i propri dolori. Dopo qualche minuto passato in piedi davanti a quelle 43 tombe, un lampo balenò nella mente di Seph. – Rellik! Dove è Rellik?!-.
- Dove diavolo è Rellik?- urlò contro il cielo improvvisamente il ragazzo.
- Chi è Rellik?- gli ringhiò addosso Webb, afferrandogli il braccio destro.
- Era un mio compagno, uno di noi. Anche lui era a bordo, ma tra i cadaveri non c'è.-
- Eccolo, il nostro infiltrato.- disse Trafalgar scuro in volto. –Lo conoscevi bene, Seph?.-
- Non ci posso credere... Si capitano, lo conoscevo bene, abbiamo frequentato l'accademia preparatoria per Up Specials. Con lui avevo un rapporto più stretto che con gli altri cadetti perché anche lui è originario di Knukle City.- rispose il giovane con lo sguardo perso nel vuoto, lo stesso vuoto che gli aveva lasciato dentro la scomparsa dei suoi compagni.
- Deduco che saresti in grado di fornire un identikit di questo Rellik, no?- fece Costantine.
- Si certo signore. È un giovane di 22 anni, di media corporatura, il suo volto è tondeggiante circondato da una folta barba incolta, nera come i suoi capelli. Appena riusciremo a contattare la base fornirò le sue specifiche agli addetti.-
- Certo che lo farai ragazzo.-
- Una cosa, però, non mi torna proprio di questa faccenda.- continuò Seph
- Solo una?- incalzò Webb con il solito tono sarcastico che non veniva mai meno, neanche nelle situazioni più drammatiche.
- Si, una delle tante, ma forse la più eclatante.-
- Sputa il rospo.-
- Tutti, all'accademia, avevano un motivo, anche piccolo ed insignificante, per odiare almeno un po' la Nazione. Chi ha avuto parenti imprigionati per futili motivi in passato, chi ha vissuto nella povertà delle periferie o ancora chi le è avverso per andare contro corrente. Felix Rellik, però, no. Lui non ha mai mostrato il minimo disprezzo per la Nazione, neanche una volta la sua fiducia in Stardust è stata scalfita. Lo ripeteva spesso in camerata, andava fiero della sua dedizione alla causa militare più di ogni altra cosa. Come può proprio Rellik averci traditi e venduti a questa fantomatica H.O.P.E.?-.
Le parole uscirono dalla bocca del soldato come un fiume, rabbiose e colme di risentimento. Si sentiva tradito due volte; come amico e come Up Special.
- Non lo so cosa gli sia successo, ma tutti gli indizi portano a lui. Quelli dell'H.O.P.E. sono dei bastardi senza onore, chissà cosa gli hanno detto o promesso per convincerlo. Una cosa è certa, però: troviamo questo verme e troviamo l'artefice di tutto questo casino.-.
Dopo che Trafalgar ebbe finito di parlare, tutti e tre rivolsero un ultimo sguardo al relitto dell'aeronave ed alle tombe prima di mettersi un cammino. Secondo il capitano, che conosceva abbastanza bene la geografia dell'Hellaway, si sarebbero dovuti mettere in marcia verso Ovest nella speranza di raggiungere Draft City, città tipica di quella regione, vale a dire povera, pericolosa ed in balia del gioco d'azzardo.
La mattina scivolò rapida come sabbia tra le dita del tempo e passò presto il testimone al pomeriggio, che vide i tre soldati immersi in un bosco umido e buio. Trafalgar cercava tracce del passaggio di bestie feroci esaminando la corteccia di ogni albero, eventuali impronte impresse nel terreno fangoso e volgendo lo sguardo verso i rami alti. Webb e Seph seguivano il capitano guardandosi attorno in modo distratto; si sentivano spaesati. In poche ore il paesaggio che li circondava era cambiato molto: la zona del relitto, così come la chiamavano tra di loro, era perlopiù desertica, di conseguenza arida ed inospitale, mentre la terra su cui stavano poggiando i piedi adesso era assai umida, quasi della consistenza del fango, piena di natura e verde. Anche la luce era diversa, accecante nel deserto, filtrata ed a tratti assente ai piedi dei giganteschi alberi. Disorientamento. Questa era la sensazione che provava chi per la prima volta respirava l'aria dell'Hellaway, un disagio al quale Seph ed il vice capitano sembravano essere in preda. Trafalgar, invece, pareva essere a suo agio, forse perché non era la prima volta in quella regione per lui. Il capitano si muoveva cauto, senza paura ed esitazione.
Almeno per ora.
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