Capitolo 6
SOGNO LIVIDO - parte 1
Tutti i soldati erano disposti ordinatamente uno di fronte all'altro sulle panche, scomode come solo quelle di un mezzo militare possono essere, che percorrevano per il lungo tutta la struttura dell'aeronave. Le cinture erano ben allacciate e gli sguardi tesi si posavano o sul soffitto o sul pavimento, che grazie alla loro trasparenza, permettevano di osservare l'esterno. Il mezzo volava ad una quota considerevole per non essere notato e ciò influì sulla bellezza del paesaggio godibile dall'interno, che si limitava a descrivere le pallide sfumature di bianco e grigio delle nuvole; sia alzando gli occhi che abbassandoli, la sensazione era quella di essere all'interno di una enorme, soffice nuvola. La leggerezza dello spettacolo offerto dalle nubi si scontrava con la tensione che si respirava all'interno del veicolo. Tutti i militari erano agitati e preoccupati, anche i più navigati, data l'importanza, il significato e la segretezza della missione. Gli unici a non esserlo, o meglio a non darlo a vedere, erano il capitano degli Up Specials ed il suo vice, entrambi molto concentrati. Trafalgar cercava di seguire con gli occhi lo scorrere delle nuvole, mentre Webb, gli occhi chiusi e la testa appoggiata su un panno arrotolato a mo' di cuscino, tentava di dormire nonostante le insistenti turbolenze che si susseguivano con intervalli di due o tre minuti. Una particolarmente forte lo svegliò. Dopo essersi stropicciato il viso si accorse che la sirena rossa, quella che usano dalla cabina di comando per chiedere colloquio al capitano, stava lampeggiando. Trafalgar si slacciò la cintura e fece per alzarsi quando un'altra scossa, ancora più poderosa della precedente, lo sbilanciò e per poco non lo fece cadere addosso a Webb. – Qualcosa non convince anche te, eh Trafalgar?-, pensò Constantine leggendo alla perfezione l'espressione tracciata sul volto del capitano mentre lo reggeva ai fianchi. Trafalgar si diresse verso la cabina di pilotaggio barcollando per le scosse, non aveva un buon presentimento.
-Signore-, disse il comandante dell'aeronave eseguendo meccanicamente il saluto militare della nazione, che comportava l'alzarsi in piedi e portare il pugno chiuso al centro del petto.
- Comodo comandante, comodo. Mi illustri la situazione, perché mi ha convocato?- fece Trafalgar, la fronte aggrottata.
- Il vento è troppo forte, dobbiamo scendere di quota, anche a costo di essere individuabili.-
- Capisco-, asserì Trafalgar grattandosi la fulva barba incolta che aveva ormai colonizzato il suo mento, - Non è possibile abbassarsi senza uscire dalle nubi?-
- Proprio no signore, per questo l'ho convocata. Devo avere il suo consenso per effettuare una manovra del genere, ma una cosa è certa: a questa altitudine non possiamo rimanere.-
Dopo qualche secondo di riflessione, volta alla disperata e vana ricerca di un'alternativa, Trafalgar diede l'ordine al comandante di procedere con la discesa.
- Appena sarà tornato al suo posto completeremo la manovra. Non si preoccupi, non ci localizzerà nessuno, siamo già nell'Hellaway dopotutto.-, concluse positivo il comandante di bordo.
- Coglione! -, pensò Trafalgar stizzito – Proprio perché siamo nell'Hellaway siamo in grave pericolo. Questa terra non ha mai digerito la presenza della Nazione.-.
Riaccomodatosi sulla panca, il comandate informò Webb sul contenuto della chiaccherata nella cabina dei piloti. Costantine per un breve attimo fu colto da un misto di sorpresa e rabbia, ma si tranquillizzò subito , - Sei tu il capo. -, disse sistemando con qualche colpo ben assestato il suo cuscino raffazzonato. Si girò dall'altra parte e con gli occhi già chiusi si rivolse a Trafalgar – Non c'è bisogno che ti dica che stiamo facendo una cazzata, vero?-.
- No, non è necessario- rispose il comandate, abbozzando un sorriso, la testa bassa a guardare le nuvole.
- Bene, svegliami quando stanno per ammazzarci, allora.-.
Qualche attimo dopo il veivolo cominciò a perdere quota e si portò all'altitudine ottimale per proseguire il volo. Adesso le leggere nuvole erano visibili solo alzando lo sguardo, abbassandolo invece ciò che si parava davanti agli occhi dei passeggeri era una distesa di verde, alternata da macchie rocciose marroni e da sporadici fiumi e laghi. In molti erano stupiti alla vista di un simile paesaggio; erano entrati in una delle pochissime zone del pianeta ancora non contaminate dai fatti legati alla Grande Crisi, non in tanti avevano questo privilegio. All'improvviso, mentre tutti si stavano saziando del panorama che la natura offriva loro, tranne Webb che dormiva profondamente, una forte esplosione deflagrò all'altezza dei motori di destra. Il colpo fu talmente forte che sembrava che l'aeronave devesse precipitare da un momento all'altro; e così fu. Neanche il tempo di realizzare cosa fosse successo che il mezzo aveva già perso significativamente quota, i piloti comunicarono tramite l'interfono a tutti i passeggeri che non rimaneva altro che tentare un disperato atterraggio di emergenza. Nella zona passeggeri pareva che il diavolo fosse venuto a fare una visita a Trafalgar e soci, portando con sé tutto il suo circo infernale. Fiamme minacciose stavano letteralmente divorando la scocca del mezzo, ma per fortuna non avevano raggiunto l'interno della cabina passeggeri. Alcuni militari avevano ferite alla testa e perdevano sangue, altri erano in preda al panico ed erano sul punto di vomitare. L'atmosfera era talmente pesante da essere insostenibile, il caldo, l'intermittenza irregolare delle luci e le forti scosse erano tutti indicatori di una cosa sola: stavano precipitando. Come se non bastasse, mentre i piloti stavano tentando di stabilizzare l'aeronave per eseguire la manovra d'atterraggio, un pezzo di metallo si staccò dalla parte anteriore destra e colpì violentemente il pannello di lega vetro temperato, creando in esso preoccupanti crepe. Se si fosse rotto, data l'altezza a cui si trovavano, sarebbero morti tutti.
- Non riusciremo mai a compiere la manovra, qui ci sono solo foreste!- , esclamò disperato il copilota.
- Dobbiamo provarci, non abbiamo alternative! Tieniti forte!-, ringhiò il comandante mentre la parte più bassa del veivolo già sfiorava le fronde degli alberi più alti di una foresta sconosciuta, in una parte sconosciuta dell'Hellaway.
Entrambi i conducenti chiusero gli occhi, afferrarono saldamente i comandi e azionarono i propulsori verticali necessari per l'atterraggio. I loro volti, così come quelli di tutti i militari a bordo, erano il ritratto dell'angoscia e della disperazione, di quella sensazione scomoda di voler essere dall'altra parte del mondo mista alla consapevolezza che ciò non era possibile. Tutti si stavano tenendo forte ai fragili appigli che avevano trovato, quando il primo albero impattò con l'aeronave. Ne colpì il muso, creando però meno danni di quanto ci potesse aspettare. Si seguito, una grande quercia si parò davanti ad i componenti del corpo scelto degli Up Specials. Lo scontro fu violentissimo. La cabina di pilotaggio fu colpita e distrutta quasi completamente, uccidendo entrambi i piloti.
L'impatto si fece sentire anche nella cabina occupata da Trafalgar ed i suoi, determinando la totale distruzione del pannello trasparente già danneggiato in precedenza. Ora i rami gli alberi, che parevano affilati come lance, riuscivano a penetrare all'interno dell'abitacolo. La parte sinistra fu quella più colpita, vedendo la maggior parte dei propri occupanti venire feriti, o peggio uccisi, in un turbinio di legno, lamiere e sangue. Lo scontro con gli alberi fece totalmente perdere stabilità la mezzo che cominciò a roteare sul proprio asse a velocità folle, sbattendo contro qualsiasi cosa gli si parasse contro, fino a quando non toccò il terreno e si fermò contro una roccia, dopo essersi ribaltata.
Trafalgar aprì faticosamente gli occhi e lo scenario che si trovò di fronte era un angolo di inferno. L'aeronave era in preda alle fiamme ed a un fumo nero e denso. Il capitano si guardò attorno e realizzò che la erano quasi tutti morti, doveva essersi salvato per miracolo. Stranamente era fuori dal veivolo, doveva essere stato portato all'esterno dalla potenza dell'impatto. Faticosamente si eresse in piedi e si mosse in direzione del mezzo, qualcosa si stava muovendo in mezzo alle macerie. Barcollando raggiunse quello che si rivelò essere il corpo di Occhi di Ghiaccio, era vivo. Non sembrava in cattive condizioni, tuttosommato. Un rivolo di sangue gli scorreva lungo la tempia, ma per il resto si poteva dire che fosse uscito dall'incidente quasi illeso. Tarfalgar lo aiutò ad alzarsi porgendogli la mano.
- Cazzo, non ti avevo chiesto di svegliarmi?-, esclamò con la voce roca per lo sforzo Webb alzandosi.
- Hai ragione, colpa mia, mi sono distratto un attimo.-, rispose divertito il capitano, in cuor suo felice di vedere il suo amico sano e salvo.
Eccoci alla prima parte del capitolo 6, preludio al cuore della storia. Per sapere che ne sarà del capitano Trafalgar e dei suoi basta che raggiungiate le 190 views, oppure attendete Mercoledì!
Lo so, i tempi di uscita dei capitoli si sta dilatando sempre più, ma il tempo per scrivere è sempre meno ;)
Grazie a tutti e mi raccomando, leggete votate e commentate!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top