Capitolo 5


WAITING FOR MY REAL LIFE TO BEGIN - parte 2


- Non ti chiederò se stai bene perché so già la risposta. Sarebbe un problema se colui da cui dipendono le sorti di molti accusasse troppo una carezza del genere!- , ringhiò qualcuno avvicinandosi ad Elos. Lo scudiero, che giaceva immobile a letto, si era appena destato e non riusciva ancora a schiudere gli occhi; non sapeva dove fosse e forse non sapeva neanche più chi era. Le palpebre erano rese terribilmente pesanti da un lancinante dolore alla testa, che aumentava al solo tentativo di aprirle. Il problema era la luce, gli provocava forti fitte alle tempie; alzarsi da letto, almeno per ora, era da escludersi nella maniera più assoluta. Riuscito ad analizzare al volo la situazione, Elos si portò istintivamente la mano destra alla testa e la sua mano percepì la setosa presenza delle garze, doveva essere stato fasciato.

- Ma cosa diavol..-, neanche il tempo di finire il pensiero, il primo del giorno, che subito la voce di prima lo interruppe.

- Sveglia bimba!- esclamò il misterioso personaggio, dandogli una pacca sulla gamba.

Elos non diede importanza al fatto che uno sconosciuto gli avesse appena dato della feminuccia, un'onta per ogni soldato, scudiero o ufficiale che fosse, forse perché la voce di quella persona non era spessa e roca come se l'aspettava, ma era soave e delicata. Era confuso, ma non aveva dubbi: si trattava di una ragazza. Il dolore ormai era passato in secondo piano, lui ora doveva vedere e voleva capire. Nell'istante esatto in cui il primo fascio di luce gli invase la vista centinaia di chiodi appuntiti sembravano fare a gara a chi penetrava più in profondità il suo cervello, ma il giovane riuscì ad ignorare il male e davanti gli si parò uno strano panorama. A mano a mano che le fattezze della ragazza andavo a delinearsi, il suo dolore scemava. Si fosse trattato di un libro di fantascienza, questa misteriosa bellezza avrebbe avuto le sembianze di un angelo, una meravigliosa donna alta, bionda e dagli occhi celesti. Questa, però, non è la solita storia.

La donna era piegata in avanti e fissava Elos con una strana aria tra il preoccupato ed il curioso. Non era certamente una figura angelica. Non era molto alta, portava i capelli, castani chiari, disordinatamente sciolti, scelta che la faceva apparire come una ragazza che non tiene molto all'immagine, non tanto perché non le interessasse ma perché era ben conscia della propria bellezza. Era una di quelle ragazze enigmatiche di cui non si riesce a definire nulla a prima vista, dall'età all'estrazione sociale, tutto ciò che la riguardava era un mistero. Stava guardando il giovane talmente da vicino, che pareva quasi volesse verificare se quello che aveva sullo zigomo destro era un piccolo neo od una solitaria lentiggine. Elos a quel punto capì; non era solo uno sguardo strano, lo stava fissando come i cani fissano un estraneo. Sembrava quasi che di lì a poco avrebbe iniziato annusarlo a fondo per meglio comprendere se fosse una persona di cui potersi fidare o meno. Era vestita con una pesante tuta blu da lavoro, ma di tutti questi particolari, quello che attirò di più l'attenzione del soldato era il viso della ragazza. Il naso era piccolo e proporzionato, così come la bocca che, carnosa al punto giusto, riusciva anch'essa a rispettare perfettamente l'armonia del corpo. Poi c'erano i suoi occhi. Erano di un colore che andava dal verde al blu acceso con sporadiche pagliuzze d'oro. Lucenti e preziosi come smeraldi, erano incorniciati da sopracciglia lunghe e leggermente più folte del normale, che conferivano al suo sguardo una forza ed un taglio tanto affilato da far sembrare che, quando quegli occhi ti fissavano, si facessero strada dentro di te a suon di fendenti, riducendo in brandelli ogni tua convinzione e portando allo scoperto quell'oscuro segreto che ognuno di noi porta chiuso dentro di sé. Occhi particolari, che lasciano in chi li guarda un piacevole senso di disagio.

- Sei stupido per caso?- fece lei mutando leggermente espressione.

- Sono cinque minuti che mi fissi in modo idiota. Sai parlare, vero?-

- Io... sì certo che so parlare, che discorsi! Tu piuttosto hai cominciato a fissarmi come fossi una tigre in gabbia.- esclamò Elos di soprassalto, come svegliato da un bel sogno.

- Certo che ti scrutavo, dovevo capire se potevo fidarmi di te.-

- Fidarti? Sono io che dovrei fare certe considerazioni, non tu! Dove sono, cosa mi è successo alla testa?- parlare gli aumentava l'emicrania e, nel vano tentativo di placarla, Elos si toccò la fasciatura all'altezza della tempia. Quel gesto gli fece ricordare una cosa molto importante, forse il motivo per cui era lì.

- Dov'è Not?! È il mio maestro, è ferito... perde molto sangue ed è avvelenato! Eravamo sul sentiero diretti alla Piramide quando...- la ragazza lo interruppe posandogli l'indice sulle labbra secche.

- So tutto, vi ho salvati io. Il tuo maestro sta bene, riposa in un'altra stanza. A dire il vero anche tu dovresti dormire ancora, non ti sei ancora ripreso del tutto.-

Finita la frase, la giovane donna zittì nuovamente Elos, sempre più agitato dalla situazione e bramoso di risposte, e appoggiò una mano sulla sua spalla e con il pollice ed il medio, non senza una certa dolcezza, impresse una notevole pressione in un punto preciso. Il soldato improvvisamente si bloccò, il suo sguardo si posò su quello di lei per un attimo e poi cadde in un sonno profondo come un buco nero. La donna spense la luce e uscì dalla stanza.

Quando Elos si svegliò la luce che penetrava dalla finestra aveva invaso la stanza. Era una camera assai spoglia, le pareti erano di freddo acciaio, così come la struttura del letto, il pavimento era invece composto da grandi tavole di legno quadrate incastrate tra loro. Il soffitto era molto alto e, solo dopo aver osservato la finestra, Elos si accorse che la parete che gli stava di fronte non era dritta, bensì inclinata verso l'interno della struttura. Dalla luminosità e dal calore dei raggi solari che si posavano sul suo viso, dedusse che doveva essere mattino, quindi scese dal letto e si diresse verso la porta. Aperto l'uscio, si trovò davanti un lungo corridoio molto più basso della camera dove aveva alloggiato ed illuminato da potenti fari posti sul soffitto. Fece qualche passo ed avvertì dietro di sé la presenza di qualcuno. Elos si girò di scatto e la vide. Era lei. Era esattamente come la ricordava.

- Già in piedi?- gli chiese la ragazza inclinando la testa di lato. Appariva un po' sorpresa, ma Elos non riusciva ad immaginare il perché.

- Però, ti sei ripreso in fretta! Di solito ci vuole almeno un giorno intero per riprendersi da quello che ti ho fatto, tu invece dopo una sola notte sei già in grado di camminare.- disse la donna.

- Quello che mi hai fatto? Cosa mi hai fatto scusa, come ti sei permessa, mi hai drogato, vero? Ammettilo!- la accusò Elos portando la mano al fianco destro dove teneva la spada.

- Lo sai che non hai con te la tua spada, non te ne eri accorto?- fece lei in tono provocatorio.

La sconosciuta andò incontro ad Elos e gli passò un asciugamano e dei vestiti simili a quelli che indossava lei e tirò dritto. Dopo che lo ebbe superato fece un cenno con la mano e, senza neanche girarsi, esclamò – il bagno è quella porta alla tua sinistra, quando hai finito ti aspetto nella stanza in fondo al corridoio. È ora di colazione, il momento migliore per fare due chiacchere. E mi raccomando, la divisa!-.

Elos rimase per qualche secondo immobile in mezzo al corridoio quasi incredulo, poi posò lo sguardo su ciò che inconsapevolmente teneva in mano; un asciugamano bianco con un triangolo blu ricamato al centro, un paio di pantaloni vaporosi in tessuto tecnico, una maglietta ed una felpa dello stesso materiale dei calzoni. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e, sbuffando, entrò nel bagno. Anche qui l'acciaio la faceva da padrone, solo il piano della doccia era di un materiale diverso, più precisamente si trattava di ceramica, o almeno qualcosa che la ricordava molto. Elos per prima cosa si sciacquò la faccia con l'acqua fredda, poi si spogliò, appese l'asciugamano vicino al lavandino e fece correre l'acqua della doccia. Una volta che questa raggiunse la temperatura ideale, il giovane ci si buttò sotto cominciando a strofinarsi con vigore. Asciugatosi, indossò i vestiti che la ragazza gli aveva dato. Erano comodi e davano la sensazione di essere freschi d'estate e caldi d'inverno. – almeno una buona notizia.-, pensò davanti allo specchio. Protese la mano verso la porta, premette il comando d'apertura e si ritrovò nel corridoio. Lo percorse tutto e giunse in una grande stanza con tre tavoli che davano su dei fuochi simili a quelli che vengono usati negli accampamenti dell'esercito. La ragazza stava preparando qualcosa da mangiare ed indicò con il cucchiaio con cui stava cucinando il posto dove Elos si doveva sedere. Il soldato per riflesso condizionato, abituato come era ad essere trattato in quel modo nell'esercito, eseguì quanto ordinatogli.

La donna arrivò al tavolo portando due tazze di tè con latte e delle uova strapazzate dall'aspetto invitante. Si sedette di fronte ad Elos e cominciò a bere il suo infuso, incurante del fatto che stesse vistosamente fumando per il calore.

- Cosa diavolo ci faccio qui?!- , gridò il ragazzo battendo con forza i pugni sul tavolo e facendo usicre un po' di liquido dalla tazza.

- Non dovevi recarti alla Piramide?-, fece lei alzando le sopracciglia – Ecco, questa è la Piramide. Dovresti ringraziarmi al posto di lamentarti e di sbraitare come un pazzo.-

Elos si guardò intorno. – Ecco perchè le pareti della stanza erano inclinate, forse questa è davvero la Piramide che cercavamo -, pensò.

- Ok, ammettiamo che lo sia. Ci sono cose che devi spiegarmi, a cominciare da chi sei e come sono arrivato qui-

- Bene- disse lei facendo un cenno con la tazza, - il mio nome è Dear, sono l'apprendista di Mister Onion. Tu ed il tuo maestro siete arrivati qui grazie a me, ho sentito delle grida provenire dal sentiero e sono andata a controllare, vi ho caricati sulla navetta e vi ho messi a riposare. Sono stata gentile, quindi rivolgiti a me con un tono più adeguato, soldato.-

- E chi sarebbe questo Mister Onion?-, chiese Elos in tono provocatorio

Dear prima lo squadrò, poi scoppiò a ridere – Scusami tu vieni alla Piramide e non sai chi è Mister Onion?-

- Sì, è così di vitale importanza saperlo?- chiese con tono altezzoso.

- Beh direi di sì, vedi lui è...-

Il rumore della porta che si stava aprendo interruppe Dear, - Lui è un Gran Maestro dell'arte di combattimento. Non ho fatto in tempo a parlartene, ma è per lui che siamo venuti fino a qui. Elos, ora comincia il tuo vero allenamento e lui sarà il tuo maestro.- disse Not, appoggiando la schiena al muro. Finito di parlare, camminò verso Dear, la salutò affettuosamente e le accarezzò una guancia, come se si conoscessero da molto tempo.

- Ciao zio Not, era un po' che aspettavamo tornassi.-

- Un momento, posso capire tutto, ma voi due vi conoscete?!- esclamò Elos totalmente in preda all'incredulità.

- Ebbene sì, suo padre era un caro amico ed una grande persona. Siamo cresciuti insieme e da quando non c'è più ho cercato di occuparmi di lei come potevo. Non capisco cosa ti sorprenda tanto, a dire il vero.-, intervenne Not mentre si sedeva al tavolo con i ragazzi.

- In effetti non c'è niente di strano, anzi scusate per come ho reagito. Mi spiace per tuo padre, Dear.- disse il ragazzo con il maggior tatto possibile girandosi verso di lei.

- Oh, che donnetta! Ma è sempre così?- sbottò Dear girandosi verso l'androide in cerca di assenso, - Mah, più che una donnetta a volte sembra un po' ritardato, ma per il resto è a posto.-, rispose Not.

- Che bella coppia che formate, davvero simpatici!-

- È pure permaloso, ma con chi vai in giro zio?-.

Dear e Not scoppiarono a ridere, Elos invece non commentò più, si limitò ad alzare gli occhi al cielo cominciando a mangiare le sue uova. Non erano poi tanto male.



Dato che l'obiettivo delle 130 views è stato raggiunto molto prima di Venerdì, ecco la seconda parte di quello che in origine era il capitolo 4. Vi sfido, per leggere il prossimo capitolo vi chiedo 160 views entro Sabato ;)

ps: commentate e votate!

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