Capitolo 4
WAITING FOR MY REAL LIFE TO BEGIN - parte 1
Il sole stava già accarezzando l'idea di nascondersi dietro i monti verdi e marroni dell'Hellaway e la luce che irradiava si faceva sempre più calda e morbida, quando Elos ebbe finito di raccogliere la legna e di sistemare le ultime cose. Stava controllando che la carne dell'orso fosse ancora in buone condizioni quando il suo maestro lo informò che avrebbero viaggiato di notte e che non avrebbe ammesso repliche; ora sì che sembrava davvero una macchina, fredda ed implacabile. "Ma certo, mettiamoci in cammino pure la notte, tanto non sono stanco, cazzo.", pensò il giovane.
Fino a quando il sole non calò del tutto i due non si parlarono, non perché fossero particolarmente adirati l'un con l'altro, ma perché entrambi sapevano che non ce ne era bisogno. Quello non era un viaggio di piacere, non era una vacanza, era un allenamento estremo, una fuga disperata dalla morte ed una corsa per tenere ancora viva la speranza. Elos l'aveva compreso, il primo traguardo del suo addestramento era raggiunto. La notte era di un chiarore insolito, quasi innaturale a tratti, tanto che i due erano in grado di avvistare gli ostacoli a metri di distanza, facilitando, almeno per questo aspetto, il viaggio che li stava portando in cima ad uno dei monti più alti della valle.
"Passeremo qualche tempo lassù", fece Not indicando un edificio di forma piramidale sulla montagna. "Ora non lo puoi vedere bene, ma tra qualche ora il sole sorgerà e la vedrai meglio. Quella è la Piramide. È dove mi sono allenato io, avevo più o meno la tua età, metà del tuo talento e meno della metà della metà del tuo lignaggio. Sai Elos, ero un poveraccio, io, da ragazzo, e non è che ora la situazione sia molto migliorata. Almeno risparmio sul cibo ora che sono una macchina!".
Entrambi risero di gusto, si fecero una di quelle risate distensive, che ti fanno dimenticare i problemi e, una volta finito, ti fanno alzare gli occhi al cielo come per ringraziarlo, perché poi questa vita non è tanto male, basta saperla prendere. Purtroppo l'esperienza da soldato suggeriva che quel momento sarebbe stato tanto breve quanto piacevole. Così fu.
Una grossa nuvola si divertiva ad oscurare la Luna e d'improvviso l'anima oscura della notte si palesò, portando con sé tenebre d'angoscia. Il vento si alzò ed anche la temperatura cambiò, le foglie appese sui rami degli alberi si lasciavano trasportare, indifese e rumorose, dalle raffiche ed il loro suono fece da sottofondo ai passi dei due viaggiatori, riuscendo a tratti a formare una sorta di melodia se unito al rumore delle scarpe dello scudiero che arrancavano tra l'erba e la terra. Mentre stringeva a sé la cappa marrone per proteggersi dal freddo inaspettato, Elos pensò che solo qualche minuto prima l'aria era tiepida, il cielo terso e la luna gli sorrideva e realizzò che quel cambiamento era stato provocato da una sola nuvola. Una nuvola. Un ammasso di gas non bene definiti che errava inerme in preda alle correnti d'aria era riuscita ad oscurare la luna ed a mutare il clima, la foresta e soprattutto il suo stato d'animo. Se una cosa così insignificante può avere un tale impatto su ciò che la circonda, allora forse un uomo può davvero ribaltare le sorti del mondo, disse tra sé e sé. Elos guardò attentamente la sua mano destra, quella forte, quella che sparava e menava fendenti e strinse il pugno più forte che poteva. Il guanto di pelle emise un suono sordo che assomigliava ad un lamento.
La strada per raggiungere la piramide era impervia, tortuosa e circondata da grandi alberi che non permettevano alla luce di passare, rendendo il percorso buio e tetro. L'unica fonte di illuminazione erano dei grandi sciami di lucciole che brillavano nell'oscurità e che, danzando, indicavano ai viaggiatori la fisionomia del sentiero. Gli occhi brillanti di chissà quali animali seguivano attenti ogni movimento di Elos, ma non sembravano curarsi di Not - lo chiamano l'Invisibile non a caso-, pensò l'allievo. Elos inciampò in una radice e l'androide ne evitò la caduta afferrandolo per la veste – Non ti fermare mai, non cadere a terra. Non ti alzeresti più. – sussurrò all'orecchio di Elos facendo un cenno col capo verso gli scrutatori tra gli alberi. Il ragazzo si diede qualche pacca sul mantello per pulirlo dalla polvere ed in un attimo si trovarono circondati da strani essere simili a lupi per ferocia, a cani per la stazza ed a volpi per la fisionomia del muso e per il colore del pelo, di un rosso brillante anche nella quasi totale oscurità che regnava in quel momento. Sembravano famelici. Bava copiosa circondava la bocca, spalancata a mostrare i denti affilati come pugnali e gli occhi gialli, come fari puntati sull'obiettivo, sembravano non dare scampo; non se ne sarebbero andati via con la coda tra le gambe con tanta facilità. Elos sul momento fu colto di sorpresa, Not invece stava già arrotolando le maniche della veste con l'intenzione di scoprire le sue lame. Passato l'attimo di timore, il ragazzo sguainò la sua spada ad impulsi e un fascio luminoso abbagliante accese notte, nonostante l'arma fosse impostata sull'intensità minima. Sulle prime gli animali fecero un passo indietro ringhiando spaventati da quella luce di un bianco candido ed innaturale, ma poi si decisero ad attaccare. Not scivolò alle spalle del ragazzo per occuparsi dei nemici che gli stavano dietro, c'era già una certa intesa tra i due in battaglia. Il ragazzo fu attaccato da tre di quegli strani cani, uno puntava alle sue gambe, gli altri due, in salto, alla gola. Elos indietreggiò portando il braccio destro dietro il busto per caricare un fendente e vibrò il colpo prima che gli animali in aria lo raggiunsero. La lama lucente trafisse col suo fascio all'addome gli avversari. Il ragazzo era sbilanciato, ma riuscì comunque a sferrare un calcio sul muso al lupo che stava per morderlo alla caviglia e poi lo finì mentre era a terra tramortito con la pistola che portava nel fodero dietro alla schiena.
Not era in difficoltà. Una decina di animali lo stavano attaccando e ad ogni tentativo si avvicinavano sempre di più all'obiettivo. Era strano, non era da lui essere in difficoltà con dei nemici così deboli, pensò Elos, che rapido corse in aiuto del maestro. Eliminati con facilità gli animali, Not si mise in ginocchio; la pancia era inondata di sangue.
- Non è niente, non devi preoccuparti, dobbiamo continuare a procedere verso la Piramide.– , disse l'androide tentando di alzarsi.
- Col cazzo che stai bene! Perdi un sacco di sangue e guarda, non ti reggi neanche in piedi. Dobbiamo cercare aiuto!- esclamò Elos preoccupato indicando la ferita.
- Ok è vero, non ti tratterò più da stupido. Non sto bene, questi non erano semplici lupi, sono volpi contaminate dagli eventi passati. Non possiamo chiedere aiuto. – disse con fatica il maestro al suo allievo.
- Sono velenose, vero?-
- A... Affermativo- confermò Not con le poche forze che gli rimanevano.
Elos non ebbe neanche il tempo di alzare gli occhi al cielo, cosa che faceva spesso quando qualcuno combinava qualcosa che lo faceva arrabbiare, che sentì un forte colpo alla nuca e tutto davanti a lui diventò di un blu intenso.
LA SECONDA PARTE sarà disponibile Venerdì o al raggiungimento di 130 views. Grazie a tutti e buona lettura!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top