Capitolo 22


Sempre più giù



Morg fece due passi avanti e, con rapidi gesti, comunicò al gruppo di seguirlo. ‹‹Qui ci sono informazioni che cercate, ma dovrete recitare una parte o non le otterrete!›› esclamò mischiando la sua voce con la pletora di rumori che rimbombavano tra le tristi mura del locale. Mister Onion e Not si scambiarono un cenno d'intesa, dando il loro assenso, chiedendo poi alla guida quale fosse il piano, nei dettagli, che aveva elaborato. Morg spiegò che avrebbero dovuto fingere di essere acquirenti di Gold molto facoltosi, non interessati al consumo, bensì alla rivendita all'ingrosso in una zona dell'Hellaway profondo, dove neanche la capillare rete di Mandarine era in grado di operare. Suggerì di scegliere Rodrem, molto a Nord di Draft, un posto veramente squallido e sperduto. La comitiva acconsentì alla scelta ed il piano cominciò.

‹‹Se tutto va bene, entrerete in contatto con un pezzo grosso dell'organizzazione, ma poi io non potrò più aiutarvi.›› precisò Morg prima di girarsi ed intimare gli altri di seguirlo mentre si faceva strada tra i clienti chiassosi ed incontrollabili clienti del posto. Facendosi a fatica strada tra gli ostacoli, umani e non, che affollavano la sala, giunsero al lurido bancone centrale e Morg iniziò a parlare con lo scorbutico ed enorme oste, che, lasciandolo intendere con ampi gesti, comprese immediatamente la situazione e, dopo aver premuto un pulsante posto sotto il banco, invitò il rachitico essere ed il suo seguito a scavalcare il bancone.

Il gigante fece con le grandi mani una rapida pulizia del bancone dalle bottiglie e dai loro proprietari per facilitare il passaggio dei nuovi ospiti, che si fecero avanti, chi più chi meno, senza indugi. Una volta passati dall'altra parte del bancone, l'oste indicò loro, assicurandosi di non essere notato più di tanto dagli altri clienti, una botola.

Morg si chinò e con notevole sforzo la aprì, svelando una rampa di scale discendente avvolta nel buio e nella polvere, talmente tanta che sembrava quasi candida e soffice neve. Come avventurieri in cerca di un tesoro, Elos e compagni si addentrarono nel misterioso e cupo antro capitanati da Morg, che fece da apripista. Il percorso lungo le scale fu molto più lungo di quanto si aspettassero e quando finalmente giunsero alla fine una luce ad accensione automatica illuminò un freddo corridoio in pietra e metallo, spoglio e tetro.

‹‹Da questo momento non posso più accompagnarvi, è troppo rischioso per me, dovrete proseguire da soli.›› disse sottovoce guardandosi in giro Morg.

‹‹Hai proprio l'aria viscida di uno che se la svigna quando le cose si complicano, roditore!›› esclamò Dear fulminando il poveretto con uno sguardo carico di odio e biasimo.

‹‹Lascialo andare, ha fatto quello che gli avevamo chiesto, in fondo›› disse alla compagna Elos, che poi si avvicinò rapido al piccoletto.

‹‹Ti ho difeso, ma vedi di non fare scherzi, non parlare a NESSUNO di tutto questo o te la vedrai con noi, intesi?›› lo minacciò il ragazzo prendendolo per il collo e fattosi improvvisamente nero in volto.

‹‹Mai potrei farlo, mai! Lo giuro!›› sussurrò disperandosi. Elos lo lasciò e Morg sgattaiolò via veloce ripercorrendo la rampa di scale.

‹‹Procediamo, ragazzi›› disse perentorio Mister Onion facendo un passo avanti. Si mossero guardinghi per l'intera lunghezza del corridoio fino a quando non giunsero davanti ad una porta che fermò l'avanzata. Not serrò il pugno della mano destra e, d'accordo con gli altri, diede due leggeri colpi alla porta. Una fessura si aprì rumorosamente, dalla quale sbucarono due occhi lividi e spietati.

‹‹Chi vi manda?›› chiese una voce roca e pastosa, gli occhi diventarono taglienti e sottili come fogli di carta.

‹‹Morg›› rispose il viscido essere.

Un rumore assordante di ferraglia ed ingranaggi logorati riempì l'angusto corridoio. La pesante porta si mosse.

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