Capitolo 20

Sudicio scorcio



Elos, con nuova consapevolezza, raggiunse Morg e si piegò verso di lui, ancora accartocciato tra lo sporco, sussurrandogli :"Scommetto che ora ci puoi portare da qualcuno che ci dia una mano a rintracciare tu sai chi, vero? Ti chiediamo scusa se siamo un po' in ritardo, ma come hai visto abbiamo dovuto sbrigare qualche faccenda privata." Il poveretto fece ripetutamente su e giù con la testa e provò a mettersi in piedi. Elos lo aiutò a compire l'impresa afferrandolo con forza al braccio.

"Per di qua", rantolò Morg indicando con la mano tremante il fondo del vicolo e si incamminò a fatica verso l'ignota meta. Il gruppo lo seguì solo dopo che, con uno sguardo d'assenso, Mister Onion diede segnale affermativo. Percorsero la strada indicata fino a quando giunsero alla sua fine, allora guardarono Morg, che prese la destra. Il vicolo si faceva ancora più stretto, costringendoli a camminare in fila indiana, quasi rasenti al muro mentre evitavano corpi inermi appartenenti a menti fugaci, probabilmente prede degli effetti del Gold. Lo scenario si ripetè fino a quando la strada, sempre più claustrofobica, non finì davanti ad una porta di metallo sporco, deteriorato e pieno di scritte. "Lo specchio perfetto di questa città", pensò Not. Morg battè tre volte sulla porta e questa si aprì con un movimento meccanico che doveva essere vecchio di anni, a giudicare dal rumore che fece e dalla lentezza con cui mosse il pannello metallico. Oltre la porta si sviluppava quello che sembrava un locale, o meglio, un luogo di ritrovo pieno di gente, ma non sovraffollato, non appariva, insomma, come uno di quei bar della capitale dove a stento si riusciva a bere qualcosa senza che quasi metà del contenuto del bicchiere finisse per terra, o, peggio, sulle scarpe, a causa di una gomitata, spesso involontaria, di uno sconosciuto in cerca dell'uscita.

L'interno era non tradiva lo stile cittadino, anzi, ne esaltava lo squallore e l'amore per il degrado. Se ci fosse stato un cartello di benvenuto all'entrata di Draft City, probabilmente avrebbe recitato qualcosa del tipo "Welcome to Draft City, la città che nel degrado ci sguazza", però al grande portone d'ingresso non era affisso alcun cartello rivolto a chi osava valicarlo, un po' perché sarebbe stato rubato in poche ore, un po' perché, ed era cosa risaputa, nessuno era davvero benvenuto a Draft City. La struttura del locale era quadrata, della grandezza di circa trecento metri quadrati, con al centro uno squallido bancone rettangolare, in mezzo al quale, un losco energumeno mesceva ogni tipo di liquore ai gentili ospiti che glielo chiedevano gridando risate.

L'illuminazione era scarsa, tanto da non riuscire a vedere gli angoli più estremi della stanza, il cui arredamento consisteva in divani e sedie sparsi qui e là senza alcun ordine, se non quello casuale. Non erano quasi presenti tavoli, la cui funzione di mobilio per riporre piatti e bicchieri, era svolta dal pavimento, immancabilmente lercio. Sul soffitto erano posti diversi schermi, anch'essi disposti senza ordine logico, alcuni erano addirittura sottosopra, che proiettavano immagini di paesaggi fantastici i cui colori erano stati mutati; le foglie degli alberi erano blu, la sabbia viola ed il cielo giallo.

Ai video stranianti descritti si univa una musica sintetica, in realtà piuttosto apprezzabile, nonostante fosse coerente con il disagio che le mura di quel posto trasudavano. In tutta quella confusione, una cozzaglia di umanità si ritrovava a bere, urlare e, soprattutto a consumare Gold in tutte le maniere, chi lo fumava, chi lo diluiva nell'acqua o nel liquore o chi addirittura lo mangiava di gusto, nonostante il sapore inizialmente dolcissimo e subito dopo amarissimo che lo contraddistingueva.

Mister Onion si guardò intorno, circondato da un mondo a lui nuovo e che di sicuro non gli apparteneva ed esclamò con un briciolo di soddisfazione: "Però, mi aspettavo, peggio!". Il suo sguardo quasi si illuminò quando notò il bar al centro della sala, mentre Elos, Not, Near ed anche Morg, lo fissarono stupiti.



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