Guarigione

"Ahh" un sospiro di piacere raggiunge le mie orecchie mentre sono chinata ad occhi chiusi, le lacrime che mi scorrono sulle guance, sul corpo del semidio più potente mai esistito. Apro gli occhi di scatto, rendendomi conto che è stato Percy a sospirare, e rimango a bocca aperta: la pelle su cui sono cadute e mie lacrime sta guarendo! Dopo lo stupore mi assale un dubbio: come mai sta guarendo? Evidentemente il figlio di Poseidone capisce la mia muta domanda, perché risponde, con un filo di voce: "Ac-Acqua..." Ma certo! Le lacrime sono pur sempre acqua! Ora che ho scoperto che Percy può guarire, però, le lacrime smettono di scendere e, nonostante io faccia di tutto per piangere ancora, non ci riesco. Mi alzo in piedi frustrata "Cavolo!" Urlo calciando via una lattina. E ora come faccio?! Questa zona è disabitata e non ci sono tubature qua! Inoltre, non vedo da nessuna parte un cartello con scritto: - Volete salvare un figlio del Mare? Venite! Di qua potete trovare un fiume a vostra disposizione! -. Mi fermo di botto, il piede alzato per colpire un sasso davanti a me. Figlia del Fiume... è così che mi hanno chiamato i nosoi... questo significa che, forse, posso controllare l'acqua... Beh, tentar non nuoce! Allungo le braccia e cerco di concentrarmi sulla piccola pozza d'acqua che hanno creato le mie lacrime e sento la stessa forza di prima, questa volta più calma, scorrere in me. É difficile, in questo momento mi rendo conto di quanta energia ho usato prima e di quanta muovere l'acqua me ne stia portando via ora, ma non posso arrendermi: io ho causato questo, io rimedierò, anche a costo della vita! Mi focalizzo sul mio compito e, stando attenta a non sprecare nemmeno una goccia di liquido, modello le mie lacrime in una spirale, che va piano piano ad avvolgere Percy. Mantengo la concentrazione per qualche minuto, finché non vedo il taglio rimarginarsi, poi le braccia mi ricadono lungo i fianchi, senza che io possa farci nulla. Guardo il figlio di Poseidone, che ora si è seduto, muovere le labbra, ma a me non arriva alcun suono. Le gambe mi cedono e io mi accascio a terra. L'unica cosa che penso, prima di perdere i sensi, è che il proverbio ha ragione: tentar non nuoce, certo, ma stanca, e pure tanto! Poi mi avvolge il buio, come una soffice coperta.

ANGOLO AUTRICE

scusatemi tantissimo se il capitolo è corto, ma non ho proprio ispirazione.

Buona Pasqua a tutti

Rachele

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