Epilogo parte prima, capitolo 15: L'Alleanza
«Art, Julius» esordì Ergrauda attraversando a passo svelto il sontuoso atrio del suo palazzo. «Grazie alla Dea state bene. Mira mi ha raccontato ogni cosa. Avete affrontato il Deserto Bianco per sfuggire all'imperatrice. Ho appreso della notizia di vostro padre e ne sono rammaricato. Eravamo in ottimi e proficui rapporti. Un uomo come Daniem non si incontra spesso.» Fu un fiume in piena.
Raggiunse Art e Julius e prese le loro mani. Ergrauda era un nuovo avanti con l'età, di bassa statura e dai tipici tratti daleniani. Indossava una preziosa veste di seta con eleganti inserti ricamati.
«Seguitemi nel mio studio. Avremo parecchio di cui parlare.» Disse loro.
Il palazzo del senatore era suddiviso in due parti, la prima circondava il grande atrio dove era presente un'apertura rettangolare sul tetto che illuminava di luce naturale tutte le stanze adiacenti, mentre la seconda si snodava attorno al grande giardino porticato.
Lo studio di Ergrauda si affacciava davanti al giardino interno, ricco di piante esotiche e fiori. Alcuni uomini armati erano appostati sugli stipiti degli ingressi alle varie stanze.
Art e Julius fecero il loro ingresso in studio, accompagnati dal senatore.
«Lo scioglimento del senato è un atto sovversivo che non possiamo accettare. Tredici dei ventitré senatori della regione daleniana sono stati decapitati in pubblica piazza nel nome di un impero che è ormai tramontato. Elyse vuole instaurare una dittatura, ma noi glielo impediremo.» Pronunciò risoluto Ergrauda Sygrove.
«Mi trovate d'accordo» rispose Julius.
«La dea ha voluto che mi trovassi qui quando al senato è esploso il caos. Ora sono ricercato dall'imperatrice e devo ben guardarmi le spalle.»
«Immaginerai il motivo per cui ho attraversato il deserto in condizioni sfavorevoli per giungere fino a voi.»
Ergrauda annuì. «È obiettivo comune di tutti i congiurati fermare l'operato di Elyse Regan, ma serve un'organizzazione ben strutturata e uomini disposti a sacrificarsi nel nome di un continente libero dal dominio dei Regan. Ciò che dobbiamo costruire è un'alleanza tra casate.»
All'improvviso, una guardia al servizio del senatore irruppe in stanza. «Mio signore, gli uomini dell'imperatrice hanno accerchiato il palazzo. A guidarli, il generale Casimir Garizya.»
«Che cosa?» Tuonò Ergrauda. «Come osano!»
«Dice che se non consegneremo loro i figli di Daniem Gunther non avrà pietà di noi.»
«Mira, la mia unica figlia, si trova qui. Non posso permettere che lei corra alcun pericolo.»
«La proteggeremo con la vita, se sarà necessario.» Rassicurò la guardia.
«Maledizione, come ha capito che eravamo qui» disse Julien.
«Elyse non è stupida. Indagava da tempo sulla corruzione del senato e sicuramente era venuta a conoscenza dei buoni rapporti che legano le nostre famiglie» rispose Art. «Senza contare che le spie dell'imperatrice possono trovarsi ovunque.» Si rivolse poi a Ergrauda: «Datemi arco e frecce. Se ora ci troviamo in questa situazione è anche a causa nostra. Lasciate che vi aiuti a sconfiggere Casimir.»
«Vuoi ingaggiare lo scontro armato?» Chiese sorpreso Ergrauda.
«Non vorrei, ma se le cose si mettono male non avremo altra scelta. Il suo obiettivo principale siamo io e Julius. Non se ne andrà finché non avrà ottenuto ciò che vuole.»
***
Art si appostò insieme ad alcune guardie di Ergrauda dietro il parapetto del terrazzo situato al secondo piano del palazzo. Incoccò una freccia e attese.
«Ergrauda Sygrove. Se mi consegnerai Julius e Arteus Gunther, noi ce ne andremo senza dichiararvi battaglia. L'imperatrice sa essere magnanima con chi le è ubbidiente. È disposta anche a concederti la grazia. A te la scelta.» Disse Casimir alzando la voce affinché tutti nei dintorni potessero sentirlo.
«Non abbiamo garanzie che sarà davvero come tu dici» rispose Art dal suo nascondiglio.
«La garanzia di un generale dell'imperatrice non basta?»
«È con Art che stai parlando e non ho alcuna intenzione di consegnarmi a te.»
«È la tua risposta definitiva?»
«Esatto.»
Un sorriso soddisfatto comparve sul volto di Casimir. Estrasse la spada dal fodero e la alzò al cielo. «Vi ordino di fare terra bruciata!»
Gli uomini a cavallo spronarono le loro cavalcature al galoppo, mentre gli arcieri nelle retrovie incoccarono le loro frecce e le scagliarono a pioggia sul palazzo. Art, insieme agli uomini di Ergrauda, risposero a loro volta all'attacco colpendo alcuni soldati.
Art scoccò altre tre frecce che andarono tutte a segno. Si sporse per individuare Casimir e un pugnale per poco non lo centro in pieno voltò; si scansò in tempo procurandosi solo una ferita lieve alla guancia. Di contro, due arcieri erano stati atterrati e non davano più segni di vita.
«Deve averli lanciati lui, ha una mira incredibile.» Si sporse di nuovo; fece solo in tempo a individuare Casimir che il generale scaglio altri due pugnali che atterrarono gli ultimi due arcieri che si trovavano con lui. Alle sue spalle, alcuni soldati dell'imperatrice si erano introdotti a palazzo scontrandosi con le guardie di Ergrauda. Scagliò altre frecce fermando la loro avanzata, ma altri uomini si fecero avanti puntando verso di lui. La disparità numerica tra gli uomini dell'imperatrice e le guardie del senatore era evidente. Prese un'altra freccia e si accorse che era l'ultima.
Non poteva affrontare Casimir in duello, non avrebbe avuto alcuna possibilità. Si sarebbe giocato tutto con la freccia che gli era rimasta.
Voltò le spalle ai soldati che lo stavano per raggiungere e salì sul parapetto, incoccò la freccia, tese il suo arco e fece un balzo nel vuoto. In pochi attimi, Art riuscì a scoccare contro Casimir.
La freccia lo centrò in gola, l'unica zona del corpo priva della protezione dell'armatura e dove poteva uccidere con un sol colpo. Art finì a terra facendo alcune capovolte per attutire la caduta. Si rialzò e sguainò la spada. Di contro, Casimir cadde da cavallo e non si rialzò più.
«Il generale è morto! Arrendetevi e non vi sarà fatto alcun male!» Gridò Art. Ce l'aveva fatta, era riuscito a sconfiggere uno dei nove generali dell'imperatrice.
Gli uomini di Casimir indietreggiarono e abbandonarono lo scontro. Il loro generale era morto e non avevano più una guida. Gettarono le armi a terra in segno di resa.
«L'impero non ha futuro.» Esordì infine Art verso gli uomini di Casimir. «Unitevi alla resistenza e liberiamo la Valesia dall'oppressione dell'impero.»
Un'alleanza senza soldati non avrebbe fatto molta strada. Arruolando la guarnigione di Casimir, Ergrauda avrebbe potuto contare su una nutrita schiera di uomini che gli avrebbero garantito protezione.
«Se disubbidiamo all'imperatrice, moriremo tutti!» Gridò un soldato. Le sue parole trovarono riscontro anche in altri uomini della guarnigione.
«Morirete comunque di stenti perché vi abbandonerò nel deserto.» Rincarò la dose Ergrauda mostrandosi dal terrazzo. «Io posso arruolarvi tutti e garantirvi cibo e acqua. Se rifiuterete il mio invito, beh, sapete cosa vi attende.»
Gli uomini del defunto generale si guardarono negli occhi, consci di non avere possibilità di scelta. Uno dopo l'altro, i soldati si tolsero l'elmo e chinarono il capo a Ergrauda in cenno di sottomissione.
Art sospirò, sollevato. Gli uomini di Casimir erano stati ragionevoli. Ora il senatore poteva contare su un centinaio di uomini in più. Senz'altro un buon inizio, ma era necessario non perdere il ritmo.
***
Anno 4248 dell'impero di Valesia, regione di Dalen
Nella sala dei ricevimenti della dimora dell'ormai ex senatore Ergrauda Sygrove vennero fatti rimuovere tutti i riferimenti all'impero. Alcune guardie erano appostate all'ingresso e ai quattro angoli della sala. Ergrauda fu il primo a entrare, seguito da Julius. Al centro della sala era posizionato un piccolo tavolo rotondo. Anche i tredici senatori superstiti che rappresentavano la regione entrarono in sala. L'ultimo fu Art.
Ergrauda prese dalla manica della sua veste un pugnale, lo estrasse dal fodero e lo mise tra le mani. Strinse la lama tra le dita, ferendosi. Il sangue cominciò a fuoriuscire dal taglio finendo a terra. Incurante, Ergrauda posò il pugnale sul tavolino.
Senza indugio, Julius lo afferrò e imitò il gesto del vecchio. Gli porse poi la mano ed Ergrauda la strinse. Il patto di sangue era stato suggellato. L'alleanza era realtà.
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