Capitolo 6.1: La missione
L'intera spedizione guidata da Gilda giunse a Forte Pietraguzza al calar dell'imbrunire. Il forte era abbarbicato in un costone di roccia che sporgeva dal monte Tairee, a più di mille metri di altezza sul livello del mare. Dal forte avevi visibilità sull'intera valle sottostante tra cui il monte Baluca, dove, sul versante opposto, era situato Forte Niblen. Al suo interno, invece, si districava la via dei contrabbandieri. Ad attenderli all'ingresso del forte alcune guardie del generale dell'imperatore Casimir Garzya. Sarebbero stati suoi ospiti per la notte, mentre il giorno seguente sarebbero ripartiti verso il quartier generale situato a valle, nei dintorni del monte Baluca.
Gilda invitò i suoi studenti al riposo e a rimanere concentrati in previsione della missione di domani, ma Art faticava a chiudere occhio. Quella sera, sgattaiolò fuori dalla camera che condivideva con Mitia, Lothar e Fredrian e si aggirò per i corridoi del forte fiocamente illuminati da alcune torce poste all'ingresso delle varie stanze. Udì delle voci familiari lungo il cammino e si avvicinò a una porta lasciata socchiusa. Vi buttò l'occhio e vide Elyse e Lance intenti a chiacchierare. La figlia dell'imperatore se ne stava in piedi, braccia conserte, mentre Lance era seduto di spalle su una poltrona. Stupito da ciò che aveva appena visto, origliò i loro discorsi.
«Ciltus Itri è l'uomo che sto cercando» disse Elyse. «Una spia di Casimir sostiene che la famiglia aristocratica Itri supporta il contrabbando di tessuti e spezie racimolando ingenti ricchezze alle spalle di mio padre. Ricchezze che andrebbero all'impero. Non appena avrò le prove che mi servono, lo schiaccerò con le mie stesse mani.»
«La nostra missione dunque non è altro che la raccolta di prove su ciò che già sapete» proferì Lance.
«Ho chiesto di indagare personalmente. Per questo motivo ho sfruttato la classe del secondo anno dell'accademia. Non sappiamo fino a dove arrivi la loro rete di traffici illeciti.»
«Non credo tu stia cercando solo l'aiuto da un branco di quindicenni alle prime armi.»
Elyse sorrise. «Perspicace come sempre, Levance Ayne.»
«Vi prego, chiamatemi solo Lance.»
Elyse si mise davanti a Lance. D'impeto, mise un piede tra le gambe del giovane e avvicinò il viso al suo. «Sto sfidando mio padre. Egli è convinto di essere circondato da sudditi fedeli. Voglio dimostrargli che si sta sbagliando e che nel senato si nascondono più mele marce di quanto possa immaginare, a cominciare dal senatore Ciltus. Una volta che avrà vuotato il sacco e gli avrò fatto tagliare la testa, sicuramente ci saranno altri nomi su cui varrà la pena indagare.»
Elyse alzò lo sguardo in direzione di Art che indietreggiò. Che l'avesse notato? Si allontanò di tutta fretta fino a raggiungere un terrazzamento esterno. Dietro di lui, si stagliava imponente la torre più alta del forte. Faceva freddo lassù e la notte non permetteva di avere visibilità oltre le fiaccole che erano state accese fuori dalle mura per evitare attacchi a sorpresa di briganti e animali selvatici. Passarono due soldati di ronda e si scostò per lasciarli passare. Si affacciò poi al parapetto. L'aria fredda della montagna sferzava senza pietà sul suo viso, ma non se ne curò. Un unico pensiero lo turbava, strinse i pugni. Non erano altro che pedine nelle sue mani e, con molta probabilità, Gilda e Adalrico non sospettavano di nulla.
Con queste prove, sarebbe potuto andare dritto dalla loro insegnante di strategia militare a spifferarle quanto aveva appreso da quella conversazione.
Considerando che si sarebbero messi contro la volontà di Elyse Regan, avrebbero comunque annullato la missione? Dopotutto, se fossero stati prudenti non avrebbero corso alcun pericolo. Quella missione era stata confezionata apposta per loro. Elyse Regan aveva pensato proprio a tutto. Fuori di sé, fece ritorno al dormitorio dove s'impose di chiudere occhio quando un'idea prese forma nella sua mente.
***
I battenti del grande cancello di forte Pietraguzza si aprirono quando il sole aveva appena fatto la sua comparsa all'orizzonte di un nuovo giorno. L'intera classe guidata da Gilda lo oltrepassò riprendendo il sentiero percorso soltanto il giorno prima. L'umidità e il freddo che contraddistingueva quel luogo erano una novità per Art e gran parte dei suoi compagni, ma non per Lance. Per il ragazzo della regione alesiana era come sentirsi a casa. Inspirava a pieni polmoni l'aria montana del mattino, per nulla infastidito dal freddo pungente che avvertiva nelle narici. Avevano indossato degli abiti pesanti e scuri, delle calde mantelle di montone nero e delle vere spade d'acciaio, il tutto fornito dalla guarnigione del forte. S'inoltrarono nel bosco di conifere e ben presto vennero circondati dalla nebbia. Uno spettacolo cupo quanto affascinante che sorprese i giovani, al solito, tutti tranne Lance.
«Sono solo alcune nubi basse. Quando giungeremo al campo base, saranno già svanite.»
L'idea di affrontare la missione nel bel mezzo della bruma non avrebbe giocato loro a favore. Certamente i contrabbandieri sapevo sfruttare anche quella singolare condizione atmosferica per agire indisturbati.
«Se non si conosce il territorio è facile perdersi. Restate uniti.» Ammonì Gilda.
Giunti al campo base, due uomini della guarnigione di Casimir li attendevano. Avevano montato una piccola tenda di stoffa grezza e giallastra dove era stato posto un piccolo baule di legno e ferro contente il necessario per una breve sosta sul luogo e un tavolo di fortuna costruito con alcuni tronchi e rami verdi di pino tenuti insieme da alcune corde. Sopra di esso era stata srotolata una mappa di cartapecora raffigurante la regione glarissiana con tanto di nomi di monti, città e forti presenti. Elyse, seguita da Raluca e Mitia presero posto all'interno della tenda mentre Gilda e i due soldati avrebbero tenuto alta la guardia. Il resto dei presenti si suddivise nelle due squadre come preventivato e si appostarono davanti all'ingresso della tenda. Come aveva previsto Lance, la nebbia si era diradata sulla valle, soffermandosi parecchi metri sopra le loro teste.
Il trio analizzò la mappa confrontandosi sui dettagli finali. Dopo qualche minuto, fu Elyse a esporre la prima parte: «sarò breve per permettere alla squadra composta da Onara, Fredrian, Eribert, Nice e Lothar di raggiungere la cima del monte Baluca prima del calar delle tenebre. Assicuratevi di avere con coi scorte di cibo e acqua sufficienti per almeno due giorni. Gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo. Inoltre, sulla cima del monte il freddo non vi risparmierà. Siamo in autunno inoltrato e non ci troviamo più immersi nel clima ancora mite della capitale dell'impero. Percorrerete il sentiero che inizia dal retro di questo accampamento. Dentro il baule alle mie spalle troverete una fila di cinque sacche per il viaggio. Una di queste conterrà la mappa per aiutarvi a orientarvi. Chi troverà la sacca con all'interno la mappa sarà automaticamente designato capitano della squadra e i suoi ordini sono indiscutibili. Se vi ordinerà di ritirarvi, voi ubbidirete. Se vi ordinerà di proseguire, voi non batterete ciglio e farete ciò che vi viene ordinato. È tutto, potete andare.» Li liquidò Elyse.
Il quintetto si diresse nel baule dove ognuno di essi prese la propria sacca. Fu Onara a trovare la mappa tra le scorte di carne essiccata, pane raffermo e una borraccia. Fece così cenno ai suoi compagni di seguirla e insieme partirono per la missione a loro assegnata. Restò così l'ultimo quartetto e fu Mitia a dare loro indicazioni: «Anche per voi le modalità sono le stesse. Chi troverà la mappa sarà designato caposquadra. Non ci saranno sentieri a guidarvi, ma il Generale Casimir è riuscito a disegnare sulla mappa il luogo esatto dell'ingresso alla cavità naturale che attraversa il Monte Baluca. Vi recherete lì e attenderete l'arrivo dei contrabbandieri. Quando giungeranno, vi limiterete a seguirli e a raccogliere più informazioni possibili. Fatto questo, vi ritirerete. Ora raccogliere le vostre sacche, sono quattro e sono state disposte in fila.»
L'obiettivo di Elyse era Ciltus Itri, se gli avesse fornito una descrizione dell'individuo sarebbe più facile per loro raccogliere le prove. Perché non l'aveva menzionato? Art scrutò dubbioso la figura di Elyse che se ne stava a braccia conserte dietro il tavolo.
Anche il quartetto si avvicinò al baule, Lance vi si sporse per primo e raccolse deciso la sacca più a destra.
Un'occhiata fugace a Elyse e il giovane uscì dalla tenda per scrutarne il contenuto. Art osservò la scena mentre raccoglieva una delle sacche rimaste. Inutile dire che fu Lance a trovare la mappa.
Ogni cosa era già stata predisposta fin dall'inizio, nulla sarebbe stato lasciato al caso. La questione delle sacche era mera formalità.
Elyse era decisa a portare a termine con successo la missione, a scapito dell'esercitazione e dei suoi compagni di classe.
Lance chiamò a raccolta la sua squadra, Art si fece scuro in volto, limitandosi a seguirlo. Percepì dentro di sé un rifiuto insistente verso quella missione e agli ordini che gli erano stati impartiti. Decise che si sarebbe ritirato. Così facendo, avrebbe mandato all'aria il piano perfetto di Elyse. Gli sarebbe costata l'espulsione dall'accademia, ma avrebbe avuto la sua vendetta. Si voltò e aprì bocca in procinto di spiattellare ogni cosa, ma si sentì afferrare per un braccio. Art venne strattonato con forza da Lance e i due si allontanarono nel bosco seguiti dai titubanti Kjetil e Sinisa.
***
«Che cosa stavi per fare, dannato idiota!» Lance spinse con violenza Art addosso al tronco di un albero.
«Non si era capito? Volevo ritirarmi.» Sorrise beffardo Art.
Le guance di Lance si arrossarono per la collera. «Tu non farai un bel niente. Non finché sarò io a guidare questa squadra.»
Intervenne Sinisa frapponendosi tra Art e Lance. «Ragazzi, smettetela di dare spettacolo, siamo nel mezzo di una vera missi-»
«Fatti da parte, Sinisa!» Con un gesto secco, spinse la ragazza che perse l'equilibrio e cadde a terra.
Kjetil le andò in soccorso. «Ehi, Lance. Ti è andato a male il cervello? Siamo una squadra, farò rapporto a Gilda riguardo la tua condotta. Non mi importa se sei il capo. Non tollero questa presa di posizione autoritaria nei nostri confronti.»
«Fa ciò che devi, ma la colpa è solo di questo idiota.» Fece qualche passo indietro. «Il successo di questa missione è importante per...» Si bloccò come se volesse dare una spiegazione sensata alla sua reazione, ma al contempo, non poteva perché aveva promesso di non farne parola.
Lance si passò una mano sui capelli biondi. «Scusatemi. Mi sono lasciato prendere la mano. Non è da me. Ma vi chiedo di non fare domande. Presto avrete una spiegazione dai diretti interessati. Vi chiedo di seguire i miei ordini sulla fiducia.»
Art sputò a terra. «Non è facile dopo quanto è appena accaduto. Sai bene che non corre buon sangue tra me ed Elyse e ciò che mi infastidisce di più è essere trattato come una pedina a suo piacimento.»
«Non è come pensi.» Tagliò corto Lance. All'improvviso, il volto del giovane fissò sorpreso quello di Art. «Aspetta. Tu come lo sapevi?»
«Ho ascoltato i vostri discorsi la scorsa notte.»
Lance sospirò, sconfitto. «Va bene. Vi dirò ciò che so. Se questo vi sarà di aiuto per comprendere il perché ci troviamo qui a svolgere una missione per Elyse Regan.»
Art non aveva mai visto Lance perdere le staffe in quel modo. Non poteva dire di aver origliato tutto il discorso quella notte, ma quanto bastava per essersi fatto un'idea sulla mente calcolatrice e arguta di Elyse. Lance aveva comunque deciso di appoggiarla, convinto che il successo della missione sarebbe stato un piccolo passo per il miglioramento delle sorti dell'impero.
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