Capitolo 28: Il traditore

Quando Art varcò i cancelli di Forte Torrechiara si ritrovò addosso gli sguardi increduli dei veterani, quelli curiosi di chi non conosceva e... Quello sollevato di Julius. In questi anni vide il fratello molto cambiato rispetto il loro ultimo incontro, anche per lui doveva essere così agli occhi di chi non lo vedeva da anni. Qualche ciocca castana e lunga gli ricadeva sul volto scavato e solcato da piccole rughe d'espressione.

Julius gli si avvicinò «Fratello.» Prese tra le mani il capo di Art e poggiò la fronte contro la sua. «Sono passati tre anni da quella battaglia, tutti noi ti avevamo dato per morto. Sono... Così felice che tu sia vivo. L'Alleanza ha bisogno di te. Io ho bisogno di te.»

«Non è stato facile, ma come vedi sono tornato e con me porto rinforzi.»

«Ogni aiuto è il benvenuto. Julius si staccò da lui, gli voltò le spalle facendogli cenno di seguirlo. «Raccontami ogni cosa. Alcuni sopravvissuti di quella battaglia mi hanno riferito di averti visto cadere a terra colpito dal nemico. Che cosa è accaduto dopo?»

«Spero tu mi stia portando dove si può bere qualcosa di forte perché preparati, ho molto da raccontarti e, parte di questa storia, non sarà piacevole.»

«Spero ci sia qualcosa da bere anche per me perché sto morendo di sete.» S'intromise Nice.

«Lui è una buona spalla, Julius. Dategli ciò che chiede.» Aggiunse Art. «Avrò modo di raccontarti anche di lui.» Aveva messo le mani avanti, intuendo i sospetti nutriti dal fratello nei riguardi dell'ex soldato imperiale.

Julius squadrò Nice da capo a piedi e infine si espresse con un lapidario. «Seguici.»

«Art.» Lo chiamò una voce che ricordava molto bene; Mitia affiancò Julius, anche la sua espressione lasciò ben trasparire la contentezza, nonostante non togliesse gli occhi di dosso a Nice. A differenza del fratello, lo stratega poteva dirsi sempre lo stesso. Art gli si avvicinò mollandogli una sonora pacca sulla spalla. «Ti unisci anche tu a noi?»

Da prima sorpreso da quel gesto, Mitia accettò «s-sì.» 

Liberi da armi e armature, si accomodarono nelle stanze di Julius. Al tavolo vennero fatti adagiare quattro coppe e due brocche con della birra scura e schiumosa. Si sarebbe prospettata una serata come ai vecchi tempi. Attorno a quel tavolo, Art raccontò la sua avventura che da Forte del Lupo lo aveva portato all'apice della banda di criminali che tanto stava dando filo da torcere all'imperatrice.

***

Elyse sedeva sullo scranno appartenuto, prima di lei, a suo padre e a tutti i predecessori della dinastia Regan. Tra le mani teneva una pergamena sigillata con della ceralacca nera. Una missiva da Forte Torrescura. A consegnarla, il secondo in capo di Forte Celeste, Fredrian Badessa. Non ci mise molto a intuire l'accaduto; Lance non aveva mantenuto la parola, non solo non era riuscito a sgominare i briganti che infestavano le terre a nord, ma aveva permesso che un altro forte cadesse. Sarebbe dovuto presentarsi lui al suo cospetto e invece aveva mandato un suo sottoposto. Strinse la pergamena tra le mani, stropicciandola. Serrò la mascella e lanciò uno sguardo dardeggiante a Fredrian che, dopo averle consegnato la pergamena, era rimasto inginocchiato e con lo sguardo rivolto a terra per tutto il tempo.

«Non mi interessa sapere cosa contiene la missiva, voglio che tu mi dica cosa è accaduto.»

Fredrian alzò lo sguardo. «I fuorilegge sono riusciti a conquistare Forte Celeste. Crediamo siano stati guidati nell'impresa da Arteus Gunther.»

«Com'è stato possibile che accadesse?»

«Parte delle forze erano partite con me alla ricerca del loro covo. Lo abbiamo trovato, ma siamo stati battuti sul tempo.»

«E questa lettera cosa contiene? Le vostre scuse?»

«Non lo so» rispose Fredrian distogliendo lo sguardo dall'imperatrice. «Non mi è stato concesso di saperlo.»

«Chi l'ha scritta?»

«Non lo so.» Disse nuovamente.

Elyse lanciò la pergamena a Fredrian che la prese al volo. «Leggila tu per me e riassumi il contenuto.»

Il soldato ubbidì. Tolse la ceralacca nera che sigillava la pergamena, la srotolò e lesse in silenzio tra le righe. Infine, sollevò lo sguardo, incredulo. «Il generale Druin Ventili... Lascia il comando di Forte Torrescura per unirsi ai ribelli.» 

A Elyse sfuggì un sorriso. Appoggiò le mani sui poggioli dello scranno e si levò in piedi. «Fredrian, se ti punissi non ne trarrei alcun beneficio. Il tuo compito come mio servitore è terminato. Ora resta buono a osservare l'avvento di una nuova era.» Sciolse i lacci del lungo mantello blu che le ricadeva sulla schiena e lo lasciò scivolare a terra. 

Erano trascorsi sei anni dall'ultima volta in cui aveva deciso di assumere la forma del demonio. Fu liberatorio. Finalmente poteva essere se stessa e dare sfogo a tutto il suo potere. Conosceva le conseguenze, avrebbe potuto perdere coscienza o di non poter più tornare indietro, ma la sua ascesa era diventata necessaria per la risoluzione della guerra. Lo aveva sempre disgustato, ma le lunghe riflessioni negli anni l'avevano portata alla conclusione che era parte del suo modo di essere. In fondo, sapeva fin dall'inizio che poteva contare solo sulle sue forze. Nemmeno Lance si era rivelato all'altezza del compito. Per lui era giunto il momento di tener fede alla promessa che le aveva fatto: pagare con la vita.

La bestia prese il controllo su Elyse. Le vesti si strapparono, una folta peluria crebbe sul suo corpo che divenne sempre più grande. All'altezza delle scapole percepì qualcosa di pesante spuntare e crescere sempre di più. La sua coscienza venne meno e il ruggito animalesco fu l'ultima cosa che sentì.

***

Un raggio puntò dritto contro il volto di Art. Infastidito, aprì gli occhi. Il sole aveva scelto di puntare contro la feritoia e centrandolo in pieno. Contrariato, si rimise seduto sul pagliericcio che aveva usato come giaciglio improvvisato durante l'ultima notte. La gamba era bloccata dal peso di Mitia che si era addormentato accanto a lui. Scostò con delicatezza il suo corpo e si rialzò. Suo fratello Julius era rimasto sulla sedia, col capo chino sul tavolo e nascosto dal braccio. Nice invece era caduto a terra e russava rumorosamente a pancia all'insù.

Sul tavolo, ancora i bicchieri e boccali della sera precedente. C'era puzza di sudore e chiuso in quella stanza. La lasciò e si diresse verso il suo alloggio.

Non c'era ancora il consueto movimento al forte. Doveva essere mattina presto. Prese arco e frecce e raggiunse il cortile. Notò che era rimasto tutto invariato negli anni, scuderie, magazzino, armeria. Raggiunse i bersagli utilizzati dagli arcieri come allenamento, si mise a debita distanza, e incoccò una freccia. Scoccò colpendo il centro del bersaglio.

«Non hai smesso con le buone abitudini vedo.»

Art sussultò. «Mitia, da quando in qua sei diventato così furtivo?»

Lo stratega era seduto sopra alcuni sacchi di juta, gambe incrociate e mano a sorreggerli il mento. «Mi avevi svegliato e nemmeno te ne eri accorto.»

«Ti sei addormentato in una posizione fraintendibile però.»

 Mitia sorrise e gli ammiccò «l'importante è che Nice non se ne sia accorto.» 

Era stato più facile del previsto chiedere l'approvazione per l'ingresso di Nice nell'Alleanza. Un ex soldato dell'impero del suo calibro avrebbe potuto instillare dubbi sulla sua lealtà, ma a quanto pareva Nice non era intenzionato a tradirli, ma piuttosto aveva preso il tutto come un gioco dove la parte del ribelle lo stava divertendo di più dell'altra. Un grattacapo in meno, concluse. inoltre, era un guerriero davvero eccezionale e l'Alleanza ne aveva un estremo bisogno.

«Con il tuo ritorno possiamo tornare al contrattacco» Disse Mitia.

Art fissò mesto il bersaglio. Avrebbero potuto farlo anche senza di lui. Lui non era che un volto dell'Alleanza. La sua presenza era così indispensabile per Julius? No... Era stata chiaramente la schiacciante sconfitta subita a Forte del Lupo a renderlo così. Julius era dunque così fragile e volubile? «Ti ringrazio per esserti preso cura di mio fratello.»

«Non è stato facile. La tentazione di strozzarlo è stata molto forte.»

«Ti chiedo scusa a nome suo. Un tempo non era così.» Art incoccò una nuova freccia e prese la mira.

«Sei incredibile.»

Sorpreso, Art abbassò l'arco. «Non sarò mai al tuo livello, Mitia. Ma mi hai insegnato molto e l'ho messo in pratica al meglio delle mie capacità.»

«Grazie al tuo contributo si stanno levando numerose proteste contro l'operato dell'impero. La scontentezza dilaga, i banditi costringono i contadini per paura ad abbandonare i borghi più produttivi o a darsi a loro volta alla malavita.»

«Manca un ultimo tassello...» Lo interruppe Art. «È ora che io me la veda con Lance. Ho sempre voluto evitarlo, nel nome dell'amicizia che ci univa, ma dopo aver visto con i miei occhi cos'ha fatto alla sua famiglia, voglio che la paghi.» Strinse l'impugnatura dell'arma, frustrato.

«Il quartier generale di Lance è Forte Torrescura. Se lo conquistassimo renderemo vulnerabile l'imperatrice, ma Forte Torrescura è anche la roccaforte meglio difesa dell'impero. Fare breccia al nostro stato attuale è impossibile. Non avremmo alcuna possibilità.»

«Dobbiamo trovare un modo per attirarlo fuori di lì, senza sottovalutare il generale del forte.»

«Cavalieri imperiali in vista!» il grido di un soldato distolse Art e Mitia dalle loro riflessioni.

I due amici si guardarono negli occhi sorpresi da tale richiamo.

«Andiamo a svegliare mio fratello.» Concluse Art.

***

Art attese, al centro del cortile, che il ponte levatoio venisse abbassato e la grata di ferro sollevata, insieme a Julius, Mitia e Nice. Quando il passaggio fu accessibile raggiunsero la piccola guarnigione che stava sostando in prossimità del canale. Non portavano vessilli imperiali nonostante le loro armature fossero riconoscibili. Che cosa stava accadendo?

Il cavaliere in testa alla spedizione scese da cavallo e fece scivolare una mano all'interno della bisaccia che portava legata alla cintola ed estrasse una pergamena. Si affrettò a consegnarla e fu Julius e prenderla tra le mani. La ceralacca che sigillava le due estremità era nera riportante il simbolo di una torre. 

«Proviene da Forte Torrescura.» Constatò Julius. La srotolò e lesse tra le righe. L'espressione del fratello mutò da incerta a pieno stupore «Non è possibile.»

Art fremette dal voler conoscere il contenuto «Che cosa dice?»

«Forte Torrescura si ribella alla volontà dell'Imperatrice autoproclamata Elyse Regan e offre la sua forza all'Alleanza. Vi offriamo in dono la testa di Eribert Farre, tra i principali fautori della strage di Forte del Lupo ai danni dell'Alleanza e con la solenne promessa che presto vi consegneremo anche quella di Levance Ayne e dell'imperatrice Elyse Regan. Il mio desiderio è quello di aprire un tavolo per le trattative per il mio ingresso e quello dei miei uomini tra le fila dell'Alleanza, per questo attenderemo l'invio di una vostra risposta all'ingresso della città di Arcadia. Firmato: Generale Druin Ventili

Art si voltò verso lo stratega. «Mitia, che cosa ne pensi?»

«Penso che dovremmo mostrare molta prudenza. Druin Ventili è uno dei nove generali dell'imperatrice. Il fatto che abbia deciso di schierarsi contro di lei non mi convince. Che tipo di vantaggio ne trarrebbe?»

«Credi dunque che sia una trappola?»

Mitia annuì.

All'improvviso, il soldato che aveva consegnato loro la pergamena srotolò a terra un involucro di stoffa da cui comparì un capo mozzato. Un odore acre e pungente investì Art che sgranò gli occhi, incredulo; quella era davvero il volto di Eribert.

«Druin fa sul serio.» Disse Julius fissando i resti a terra. «Sarebbe stato imprudente se ci avesse invitato nella sua fortezza, ma ci sta chiedendo di incontrarci in campo aperto e a casa nostra. Forse dovremmo considerare valida l'ipotesi che voglia davvero unirsi a noi.»

«La testa di Eribert Farre è senza dubbio un gesto simbolico di grande rilevanza, ma non possiamo fidarci di un uomo che conosciamo appena. Dobbiamo adottare la massima prudenza.» Disse Mitia tappandosi il naso con due dita.

«Andrò io.» Asserì Art. «Nice, raduna tutti quanti.»

L'ex soldato imperiale ghignò. «Dalla vecchia guardia ci si può aspettare di tutto. Sta attento, Art.»

Che le parole di Nice fossero un monito? In fondo, chi più di lui poteva avere un opinione su Druin Ventili? «Temi anche tu che sia una trappola?»

Nice fece spallucce. «E chi lo sa? Dico solo che scontrarsi in campo aperto non gioverebbe a nessuno. Se lo fa è perché ha qualcosa da dire. Ascoltiamolo e facciamo le nostre valutazioni. Piantargli una spada nel ventre sarà facile, ha più anni di me e te messi assieme e in vita sua si è trovato coinvolto in ben pochi campi di battaglia.» 

Art concordò con le sue parole. Non avrebbero corso rischi. «E sia. Partiremo non appena la guarnigione sarà pronta.» Alzò lo sguardo al cielo. Sarebbe stato un viaggio condotto per buona parte sotto la pioggia.

Dopo l'arrivo della guarnigione di Druin Ventili, a Forte Torrebianca fremettero i preparativi per la partenza. Art caricò in spalla il suo arco, dopo aver indossato una nuova armatura di cuoio e una maglia di ferro sotto gli abiti e si preparò a lasciare le sue stanze quando all'uscio comparve Julius. Senza esitare, gli mise una mano sulla spalla. «Abbiamo iniziato questo viaggio insieme.»

Art lo guardò negli occhi e replicò il suo gesto. «E insieme finirà.»

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