Capitolo 2: Esercitazione
«Dovevate vedere che scena divertente. Il giovane rampollo di casa Gunther schiacciato dalla bravura della futura imperatrice Elyse Regan» raccontò gesticolando animatamente Eribert a un gruppo di ragazzi del secondo anno che risero insieme a lui sguaiatamente alle disavventure di Art.
Eribert Farre era il figlio del nobile benicassiano Gils Farre, anch'egli senatore dell'impero. Si vociferava che la sua fosse una famiglia molto vicina all'imperatore. Eribert aveva capelli biondo cenere che teneva pettinati all'indietro, occhi cerulei e alto quasi due spanne in più di Art. Nonostante quel ghignò sprezzante che riservava ogni volta che vedeva Art, si poteva dire che fosse di bell'aspetto e che riscontrasse molto successo con le ragazze dell'accademia.
Art lo ignorò e passò oltre, la lezione di Gilda stava per cominciare e, da voci di corridoio, sarebbe stato presente anche Adalrico. Questo avrebbe significato soltanto una cosa: esercitazione.
Gli allievi dell'accademia, oltre alla preparazione teorica, svolgevano attività pratiche dove mettevano in campo quanto appreso tra i banchi dell'accademia. Gilda era la loro insegnante di strategia militare e con oggi avrebbero messo in pratica quanto da lei insegnato.
Art entrò in aula e andò a sedersi, come al solito, accanto a Sinisa che lo saluto con un cenno di mano, sorridendogli. Sinisa Olara era una ragazza dai capelli biondi e dagli occhi smeraldini. Teneva i capelli acconciati in una treccia che le arrivava fino a metà schiena e una frangetta a coprirle la fronte. Suo padre era il senatore Elvezio, arcadiano come lui e amico di suo padre. Essendo gli unici due arcadiani della sezione, avevano fatto squadra fin da subito.
«Buongiorno Sinisa.» Ricambiò Art.
Tutti gli studenti presero posto e poco dopo fece il suo ingresso Gilda seguita da Adalrico. Gilda era giovane donna, aveva capelli color paglierino lunghi fino alle spalle e occhi grigi. Quel giorno Indossava una giubba marrone e bianca, delle calze nere e stivali da sopra le ginocchia.
«Come avrete intuito dalla presenza di Adalrico, oggi la lezione di strategie militari sarà pratica. Vi dividerete in due squadre e l'obiettivo sarà l'applicazione dell'Arte della Guerra fino ad oggi studiata. Nello specifico, la gestione dei movimenti di un esercito. Il primo gruppo seguirà in campo aperto Adalrico e sarà composto da Levance, Raluca, Fredrian, Lothar, Kjetil e Onara. Il secondo gruppo sarà sotto la mia supervisione e sarà composto da Arteus, Sinisa, Eribert, Nice e Mitia.
Per Art, mancò solo avere tra i piedi Eribert. Detestava l'erede di casa Farre. Si vantava un po' troppo per i suoi gusti. Un giorno di questi, gli avrebbe fatto abbassare la cresta.
Fortuna volle che fosse capitato nello stesso gruppo di Mitia, un ragazzo minuto con corti capelli neri, pelle perennemente abbronzata e occhi castani. Non si sapeva molto su di lui se non che proveniva dalla regione daleniana, all'estremo ovest del continente. Mitia Fais non era forte fisicamente, ma era molto intelligente. La sua bravura avrebbe certamente fatto la differenza durante la prova.
La squadra che avrebbe portato a casa la vittoria gli avrebbe valso una valutazione positiva nella materia di Gilda. Le due squadre uscirono dall'aula e seguirono Adalrico per recuperare le armi. La prova si sarebbe svolta nella radura presente all'interno del parco dell'accademia.
Una volta giunti sul posto, le due squadre presero forma a debita distanza l'una dall'altra per discutere la strategia. Il terreno di gioco era un misto tra campo aperto e alberi, Qualche roccia era disseminata qua e là, utile per nascondersi. Gilda assegnò una banderuola per ogni squadra: rossa alla squadra di Art, blu alla squadra di Lance.
«L'obiettivo è rubare la bandiera della squadra avversaria e portarla alla propria base.» Spiegò Gilda. «È ammesso l'uso delle armi da allenamento, ma solo per difendervi. Per eliminare dai giochi il vostro avversario è sufficiente toccarlo. Non è necessario dare prova delle vostre abilità con la spada.»
Art e compagni annuirono e si misero in cerchio.
Gilda diede le ultime indicazioni alla squadra da lei supervisionata. «Avrete a disposizione mezz'ora per formulare una strategia che vi porti alla vittoria e ricordate: la difficoltà principale sta nell'utilizzare gli ostacoli a proprio vantaggio.»
«Gilda ha voluto darci un avvertimento: studiare bene il terreno» disse Art.
«Allora non sei uno sprovveduto.» Lo incalzò Eribert ridacchiando.
«Ehi, vuoi metterti contro di me?»
«Siamo nel mezzo di una prova se non lo avete ancora capito capito. Smettetela subito.» Li ammonì impettita Sinisa.
«Sinisa ha ragione. Abbiamo solo mezz'ora di tempo per formulare un piano e su questo verremo valutati.» Aggiunse Mitia. «Io ho un'idea. Eribert, Nice. Voi sarete i miei difensori.»
«Guarda che dobbiamo proteggere la banderuola, non te.» Replicò infastidito Nice.
«Non se sarò io a portarla. Gilda non ha dato indicazioni in merito al fatto che dovesse stare in un punto preciso. Io sarò l'esca.»
«Il nemico penserà che tu sia una preda facile e cercherà di prenderti!» Disse entusiasta Art.
Mitia annuì. «Mentre tu e Sinisa, vi occuperete ci accerchiare il nemico e di attaccarlo ai fianchi.»
Imperscrutabile come la nebbia, subitaneo come il tuono. Questa prova stava esaltando Art sempre più.
«Siamo in svantaggio numerico, non ci resta che giocare in difesa e mettere fuori gioco l'avversario.» Concluse Mitia.
L'intero gruppo approvò il piano del giovane daleniano.
Trascorsa la mezz'ora, Gilda richiamò all'attenzione. «Il tempo è scaduto. Mettetevi ai vostri posti.»
Gli studenti del primo anno si schierarono nella radura. Mitia afferrò la banderuola e se la lego attorno alla fronte. Il gruppo di Lance aveva invece adottato una strategia diversa; la bandiera era rimasta a terra.
Quando Gilda constatò che tutti fossero pronti diede il segnale: «potete iniziare!»
D'impeto, Art e Sinise corsero a nascondersi nel bosco. Anche dal lato nemico, Onara, Raluca, Fredrian e Kjetil, imitarono il loro gesto. A supervisionare la bandiera, soltanto Lance e Lothar.
Art si nascose dietro una roccia e attese. Tuttavia, il tempo iniziò a scorrere e i dubbi assalirono il giovane; che avessero adottato la loro stessa strategia difensiva?
Lo stallo in una battaglia porta al nervosismo diffuso fino a compiere passi falsi. Evita quindi di farti prendere all'amo, citava il manuale dell'Arte della Guerra, ma era vero anche che una guerra non non sarebbe dovuta durare troppo a lungo. Tentennò fino a quando decise di agire. Uscì allo scoperto e cominciò a correre in direzione della banderuola. All'improvviso, Oana gli si parò di fronte, pronta a fermarlo. «Proprio come aveva previsto Lance. Non riesci a stare al tuo posto e attendere il momento propizio. Preparati a soccombere!» Spada d'allenamento in pugno, Onara scattò verso di lui.
Chi conosce l'arte di colpire di fronte e ai fianchi, avrà la vittoria. Questo è il fondamento dello scontro armato. Onara gli era davanti, mentre di lato, si palesò Fredrian. Art maledisse la sua impazienza, ma non era ancora detta l'ultima parola.
Si finse un'esca per attirarli e tornò sui suoi passi. Onars e Fredrian abboccarono e presero a rincorrerlo.
Art uscì allo scoperto nella radura inseguito dai suoi due avversari. Nice fece per andare in suo soccorso, ma Mitia lo bloccò. «Art sta creando un diversivo. La speranza è che Sinisa si faccia avanti. Aprite bene gli occhi, nascosti ci sono ancora Raluca e Kjetil. Mitia guardò al centro della radura e notò che ora a sorvegliare la bandieruola era rimasto sono Lance. «Dov'è finito, Lothar?»
«Dietro di te!» La mano di Lothar fu quasi dal prendere la banderuola di Mitia, ma il ragazzo si scansò appena in tempo. A intervenire in suo soccorso fu Eribert che ingaggiò uno scontro con il benicassiano. Le spade d'addestramento cozzarono più volte delineando uno scontro alla pari. Un passo falso di Eribert e Lothar gli fu appresso, pronto a metterlo fuori dai giochi, ma Nice lo aggirò e lo colpì alla schiena. Con Lothar fuori dai giochi, le squadre divennero equilibrate. Nel frattempo, Art ebbe la meglio su Fredrian. Con un avversario in meno, Art si sbilanciò in avanti, diretto verso Lance. L'amico impugnò con entrambe le mani la spada di legno e attese il rivale. Tuttavia, alle sue spalle accadde l'inaspettato; Sinisa sbucò dagli alberi e afferrò la banderuola sotto gli occhi increduli di Lance. La ragazza cominciò a correre verso gli alleati. Alle costole, Lance. Il ragazzo si dimostrò da subito più veloce di Sinise, e, consapevole di non avere speranze, lanciò la banderuola ad Art.
«Art, prendila!» Disse poco prima di essere raggiunta da Lance.
Art la afferrò al volo, ma quando si voltò gli si parò davanti Onara. «Spostati!» Le ringhiò.
«Scordatelo, da qui non passi!»
Nel frattempo, giunse anche Lance. «Dove diavolo sono finiti Raluca e Kjetil?» Disse infastidito. Di Kjetil non c'era proprio da fidarsi, ma da Raluca non se lo aspettava proprio.
Se fossero sopraggiunti gli altri membri del gruppo di Lance per Art non ci sarebbe stato scampo. Il fatto che ci fosse solo Lance e Onara semplificò le cose. Art tentò di aggirarla, ma con scarso risultato. Non restava altro che lanciare la banderuola. Lance intuì il gesto di Art e gli si scagliò contro, atterrandolo. Onara prese la banderuola e indietreggiò. Lance si rialzò; davanti a lui Nice, Eribert e Mitia. Al diavolo tutte le strategie. Lance fu pronto a gettarsi nella mischia, ma ricordò un passo che aveva letto nel manuale di strategia militare.
Sciolse la guardia.
Se sei inferiore in tutto al nemico, ritirati. Lance indietreggiò, abbandonando lo scontro.
Un applauso si levò in direzione di Gilda. «Complimenti Lance, hai completato con successo la prova.» Lo stupore dei presenti fu assoluto.
«Di grazia, posso sapere perché Lance ha superato la prova? Eravamo noi in netto vantaggio!» Protestò Nice.
«Se ti ostini a cercare il combattimento sarai fatto prigioniero, perché, per una forza più potente, una forza esigua diventa preda desiderata.» Citò Gilda. «Lance ha compreso lo spirito dell'esercitazione e il suo gruppo supera la prova. Alla squadra perdente sappiate che vi attende una prova scritta supplementare. Ora, per favore, cercate Raluca e Kjetil. La parte finale della lezione si svolgerà in aula.»
Art si rialzò da terra. Eppure era arrivato vicinissimo alla vittoria. Strinse i pugni, deluso.
«Ragazzi, vi devo delle scuse» disse Mitia al suo gruppo.
«Mitia, tra tutti noi sei stato quello più formidabile.» Lo rassicurò Sinisa.
«Sinisa, ha ragione. La tua strategia era davvero interessante.» Aggiunse Nice.
Eribert sputò. «Siete solo un branco di inutili pivelli, per colpa vostra devo mettermi a studiare.
Nel frattempo, Onara si mise a cercare i restanti componenti della classe.
«Kjetil! Raluca!» Gridò. «Vuoi vedere che quello scemo si è appisolato da qualche parte?» Onara Acardia era una ragazzina di bassa statura, dai lunghi capelli corvini e dalla carnagione olivastra. Proveniva da una famiglia arricchita di mercanti della regione istariana, a sud del continente.
«S-sono qui!» Disse una voce in mezzo al bosco. Onara la raggiunse. Raluca era seduta a fianco di Kjetil che, come prevedibile, si era addormentato. «Raluca, dovevi dirlo a Gilda, non dovevi stargli accanto sperando si svegliasse!» La rimproverò Onara. Raluca aveva lunghi capelli azzurri, raccolti in una coda morbida e occhi castani. Era una ragazza davvero minuta per la sua età ed era la figlia cadetta del senatore Aric Gray della regione laveniana. Raluca era molto timida ed eccelleva soprattutto nelle materie intellettuali, come Mitia. Kjetil, invece, aveva disordinati capelli bianchi e occhi ambrati ed era un istariano come Onara, anche se vantava origini nobili. Il padre, Serse Olara, era anch'egli senatore dell'impero.
Infastidita, Onara gli mollò un calcio nel costato. «Maledetto, svegliati!»
Kjetil aprì gli occhi tastandosi il fianco dove Onara lo aveva colpito. «È già ora di andare?» Bofonchiò infastidito.
«Ingrato! Mentre Lance vinceva anche per te, tu te ne stavi qui a non far nulla. Mi fai davvero infuriare.» Impettita girò i tacchi e se ne andò.
«A-aspettami!» Raluca la seguì a ruota.
Anche Kjetil si rimise in piedi grattandosi la nuca. Sorrise e raggiunse i compagni. «Arrivo, arrivo.»
Kjetil iniziava ad apprezzare il clima che si stava creando nella sua classe. Una quotidianità che si augurò durasse il più a lungo possibile.
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