Capitolo 2

I giorni passavano veloci.
Mi autocomiseravo,
triste trascinavo I piedi per le stanze della mia casa...


La mia vita infinita continuava, passavo tranquilla nelle anime umane a volte a dar sollievo a chi aveva sofferto.
In fondo il tempo cura ogni ferita,cosi dicono.

A dar speranza;
Con il tempo le questioni si risolvono.
Ero nata per questo.
Sono nata per aiutare gli umani nel loro cammino di vita su questa terra.

Ma, non riuscivo più a essere felice.
Troppe domande si moltiplicavano, proprio con il passare del tempo.

Il mio mutare forma, era di grande aiuto nel convivere con le persone.

Il mio lavoro mi aiutava a sentirmi un po' come loro.

Recensione di libri online, facile, pratico, mandavo per email i lavori, lo stipendio nel conto in banca.
Nessun contatto.
Non dovevo relazionarmi con nessuno.
La tecnologia in questo contesto era di grande aiuto.

Nei tempi passati, era un po' più complicato celare la mia persona, ma era passato.

In paese l'indomani vi era la festa dell'autunno, fra  le tante attività , vi era il lancio delle lanterne.
Sarebbe stato sicuramente uno spettacolo suggestivo.

Non ne avevo mai visto uno dal vivo.
Questa volta, non sarebbe stata come l'estate scorsa, niente farmi notare, niente sperare in amicizie, solo godermi lo spettacolo.

Per questo la mia forma umana scelta fu, di una giovanissima ragazza.

Non avevo lanterne, ma scelsi la terrazza dell'oratorio, la festa  era all' aperto.

"Come è bello quassù"
Pensavo, ecco lo spettacolo ha inizio!
Rapita guardavo  il  cielo, scuro, che si riempiva di bellissime lanterne di carta.

Ero sola, ma dopo tanto tempo mi sentivo felice, libera come quelle lanterne, potevo volare, sognare...

Ad un tratto mi  sentii abbracciare da dietro...


"Cosa..."
Esclamai spaventata.
Volsi  il capo, ma dovetti sollevare il viso per vedere chi fosse a tenermi stretta così.
Fra la paura e la rabbia, vidi un giovane che mi fissava.

Anche se diverso, ero sicurissima che era il ragazzo della festa dell'estate.

Con uno strattone mi divincolai, parandomi davanti a lui.

"Tuuuuu, essere ignobile, perché mi segui che vuoi da meee"

Il ragazzo, si raddrizzo', notai  che era parecchio alto, lo guardai, aspettando la  sua risposta.

"Celeste, Celeste, dovresti portarmi più rispetto."
"Ti dò il rispetto che meriti, farabutto, visto che stai sempre a mettermi le mani addosso"
Gli risposi interrompendolo.
Perplesso con uno sguardo fra l'incredulo e chi deve tenere una santa pazienza, riprese a parlare.

"OK, ok, forse hai ragione, scusami.
Mi presento, sono Gabriele..."

Hiiii
Cacciai un urlo sorpresa...
"Oh mamma!
Sei Gabriele?
L'Arcangelo Gabriele? "

Con gli occhi spalancati lo guardai, un sorriso grande, le mie preghiere erano state ascoltate, un Angelo era venuto in mio soccorso..

Mi avvicinai, con trepida gioia nel cuore, pronta ad ascoltare le sue prodigiose parole.

" Veramente io, sono Gabriele, il figlio del Vento"
Mi disse, lo sguardo puntato in basso, in apparenza sembrava un po' imbarazzato.
"È che hai detto?
Mmm, sei mio fratello?"

Chiesi, guardandolo.
Sinceramente cominciava a farmi male il collo, dovevo alzare il viso per guardarlo, anche perché lui era alto, e la forma mia umana di ragazza era alquanto bassina.
"No, non il figlio del Tempo, ma il figlio del Vento, ai presente..."
Si manifestò un'immagine di lui, fra il mare e in lontananza un faro, un paese..


Ok, si molto bello.
Molto suggestivo !
Bel potere, si, far apparire luoghi e vento.
Buttai fuori il fiato trattenuto per tutto il tempo, che delusione, non era un Angelo.

"OK, capito, ciao" gli dissi.
Mi voltai, e iniziai a scendere dal terrazzo, con Gabriele appresso.
Che voleva poi da me!

'Forse se lo ignoro se ne va.'
Pensai.
Finalmente arrivata fuori dall'oratorio, decisi di andare a casa, ormai la festa non mi interessava più, guardai il cielo vedendo ancora in lontananza alcune lanterne.
Era davvero uno spettacolo bellissimo.
Sul mio cammino di ritorno incrociai due anziane signore che probabilmente anche loro tornavano a casa, ci salutammo, con un cordiale sorriso.
Ero serena.
Se non fosse che Gabriele scelse proprio quel momento per fermarmi in modo brusco.
Mi trattenne dal braccio,fermandomi, per farsi ascoltare, cercai di liberarmi, ma senza successo...
"Che faiiii, lasciami, mi fai male!"
Gli urlai con enfasi.
"Senti, dobbiamo parlare, andiamo a casa tua"
"Cheeee, ma sei fuori!!!
Non ti conosco, lasciami andare, mi fai davvero male, sei un bruto, villano"
Iniziai a urlare, ora davvero spaventata.
Perché lo vedevo determinato a non lasciarmi.

La scena non passò inosservata dalle due anziane signore, che mi avevano incontrato e che erano poco più avanti di me sulla strada, sentendo le mie urla, mi vennero in soccorso.
Con un passo un poco zoppicante, vidi la signora un po' più cicciottella, avanzare verso di noi, con la borsetta a mo ' di arma, e poi calarla pesantemente addosso a Gabriele  che gli colpi' la schiena, più volte.
"Lasciala andare, maniaco... Aiutatemi, aiuto," gridava forte, continuando a picchiare con la borsetta Gabriele, il che lui stanco si voltò, sempre senza lasciarmi, e con l'altra mano libera prese la borsetta.
"La smetta, finirà per romperla ste borsa"
Gli disse, spazzientito.
La vecchietta, strabuzzo' gli occhi vedendo la sua borsetta trattenuta e urlò ancora più forte.
"Haaaaa al ladroooo aiuto"
Nel frattempo ci raggiunse la sua amica, che si unì alle grida della amica.
Così che alcuni della festa, che stavano prendendo la stessa nostra via per rincasare, udirono le grida e accorsero in aiuto.

Finalmente Gabriele mi lasciò andare, intento a fermare le persone che gli si fecero intorno.
Scoppiò una rissa, fra Gabriele che cercava di ridare la borsetta alla donna, l'amica che gli tirava piccoli calci alla caviglia e due omoni che cercavano di prenderlo a pugni, che lui cercava di parare, arrivò perfino il parroco a sedare la baruffa.
Io, piano, piano mi tirai fuori, da tutto quel casino e tornai verso casa.

Sghignazzando per la scena.
Mi veniva davvero da ridere, troppo forte la vecchietta.

Tutto ad un tratto, sentii nell'aria uno strano presentimento, tutto si fermò.
Le persone che discutevano, i suoni...
Tutto si fece silenzioso e fermo.

Udii una voce.
"Celeste, che combini?

Spaventata, guardai credendo fosse Gabriele, ma non era vicino a me.

" Chi sei? "
Urlai forte.

" Celeste, sono tuo padre, il Tempo"

Fine secondo capitolo

Wulkoff

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