Capitolo 5
https://youtu.be/Pqkqa4KLy38
Stamattina il mal di testa è sopportabile, l'aspirina che mi ha prescritto il medico, e che ho preso ieri sera prima di andare a letto, mi ha aiutato tanto, ma spero di non doverne prendere più, sono un tipo che non sopporta il dolore.
Sono arrivata all'obitorio, è ancora molto presto e non c'è nessuno nei dintorni, sono solo le 8 di un sabato mattina e gli specializzandi non ci sono. Questa è una fortuna per me che voglio assistere all'analisi del corpo con calma, senza doverci soffermare troppo spesso per le troppe ma dovute spiegazioni agli specializzandi.
Il dottor Deira è già nel suo ufficio e sembra essere impaziente di cominciare. «Buongiorno dottoressa, puntualissima come sempre» mi saluta mentre corruga la fronte nel notare la fasciatura alla testa. «Cosa ha combinato, dottoressa?» adesso è in piedi e fa per avvicinarsi a me. «Un piccolo incidente, niente di che» voglio evitare troppe spiegazioni. Il nostro dialogo viene interrotto dalla mia voce preferita di questi giorni. «La dottoressa è stata vittima di un'aggressione al parco ieri, stiamo lavorando per intercettare l'autore di questo atto vile.» Il capitano è appena entrato nella stanza e pronuncia queste parole con un tono molto serio e professionale, mentre porge la mano prima al dottor Deira e poi a me soffermandosi qualche secondo in più per prolungare il contatto delle nostre mani. «Lo spero, capitano, non si può neanche fare una passeggiata in pieno giorno ormai da queste parti?» il medico legale ha quasi un tono di sfida. «Iniziamo» conclude.
La ragazza è distesa sul tavolo autoptico, fredda e nuda, coperta da un velo bianco fino al petto. I capelli sono sciolti e le incorniciano il volto pallido. Il dottor Deira ha già spogliato la ragazza e ha catalogato gli abiti. La borsetta che ho ritrovato nella grotta conteneva solo un rossetto e qualche altro oggetto personale, niente che potesse aiutarci a identificarla. Dopo aver predisposto tutto inizia l'esame scoprendo le gambe, l'addome, il torace e infine gli arti superiori. Da una rapida occhiata al corpo, esamina le ferite esterne, nota numerosi segni di fratture, sicuramente dovuti alla caduta. Le urgenze, comunque, riguardano soprattutto la determinazione dell'ora della morte e la rilevazione di eventuali indizi che possano portare all'identità della ragazza. Partiamo con l'esame di ciò che non abbiamo potuto raccogliere nel parco per timore di contaminazioni esterne. Analizza gli abiti con attenzione e infine notiamo su una manica della maglia una traccia che pare... polvere arancione? Bisogna capire che tipo di polvere sia. Ruggine, forse? Potrebbe essere stata uccisa in un cantiere o avere passato là le ultime ore di vita? Raccoglie il tutto su un vetrino che conserva in un angolo della sua scrivania per mandarlo al laboratorio analisi.
Di tanto in tanto il capitano mi regala qualche sguardo, mi sembra esserci troppa affinità tra noi, due figli di carabinieri super immersi nel lavoro e fianco a fianco per risolvere un omicidio, dove finiremo?
Continuando l'esame sul corpo nudo, ancora solo esternamente, cerca poi altre tracce, ma non emerge altro. Il dottore prosegue nel suo minuzioso lavoro e preleva da sotto le unghie qualcosa che sembra terra, potremmo recuperare importanti indizi dal tipo di terriccio, o eventuale Dna da analizzare. Lo stesso per le unghie dei piedi e raccoglie anche del terriccio presente sotto la suola di una scarpa. Le radiografie evidenziano alcune costole incrinate, ma certamente precedenti alla morte almeno di una settimana, avrà sicuramente provato forti dolori nella respirazione. Rileva inoltre alcune microfratture parzialmente risolte ai polsi e alle caviglie. Questa ragazza avrà avuto un passato turbolento. Apre la bocca con fatica a causa del rigor mortis per prendere calchi dentali che potrebbero servire per dare un nome alla vittima e avvicinandomi al tavolo per osservare meglio, noto qualcosa. Mi alzo e mi avvicino al corpo; mentre guardo in bocca la ragazza vedo qualcosa in gola. Lo faccio notare al dottor Deira che immediatamente prende un paio di pinze cercando di raccoglierlo. Estrae una bustina di plastica e all'interno scopriamo un foglio di carta piegato in quattro parti. Con cautela, mentre scatto immediatamente una foto, estrae il foglio e lo apre delicatamente.
C'è scritto qualcosa, un messaggio dell'assassino, forse? È stampato digitalmente, non è scritto di pugno.
"Questa non è l'unica e la prossima sei tu."
Siamo scioccati, forse abbiamo a che fare con un serial killer! «Il nostro capitano dovrà spiegarci molte cose» afferma il dottor Deira mentre legge ad alta voce e tiene tra le mani il foglietto. «Non abbiamo alcun segreto, sono sorpreso quanto voi» confessa il capitano con tono seriamente preoccupato. «Per il momento proseguiamo nel nostro compito» intervengo placando lo scontro che si sta per accendere in quella gelida stanza. «Se è come sembra è ancora più importante fermare l'omicida il prima possibile, tutto quello che potremo scoprire sarà fondamentale per bloccare questo omicida.»
Sono sotto shock come non lo sono mai stata, ma non lo do a vedere, questo è un caso molto difficile e pericoloso, non si tratta di un banale omicidio per gelosia o droga... questo è un omicidio per il gusto di uccidere o per una strana follia, roba da serie tv.
"La prossima sei tu. "Con chi stai parlando, pazzo omicida?
«Potrebbe avere a che fare con l'aggressione alla dottoressa De Lancia?» Il medico legale rivolge questa domanda al capitano ignorando la mia presenza nella stanza e instaurando in me un dubbio infernale: e se avesse ragione? Potrei essere io la prossima? Il capitano pensa, non risponde alla sua domanda emi rivolge un'occhiata preoccupata. Il silenzio in quella stanza è assordante adesso. Se lo scoprisse mio padre andrebbe fuori di testa.
Torno all'osservazione del corpo alla ricerca di elementi che possano aiutare nella sua identificazione, cicatrici, segni particolari ma niente. Resta da raccogliere un campione di sangue, per le analisi tossicologiche e per le comparazioni Dna. Il dottor Deira poi preleva anche un campione di urina per lo stesso motivo e per non trascurare proprio nulla. A questo punto passa alla ricerca di eventuali tracce di violenza sessuale, anche in questo caso niente, ma facciamo una scoperta che ci lascia basiti, e che, però, potrebbe essere una svolta per l'identificazione della giovane. Non solo non è stata violentata, non ha proprio mai avuto rapporti sessuali. Adesso quindi cade l'ipotesi che sia una prostituta, e il mistero si infittisce. Se non è una prostituta potrebbe esserci una denuncia di persona scomparsa, speriamo che questa povera ragazza si possa identificare più rapidamente.
L'esame esterno è terminato e il medico legale iniziala dissezione. Usando un bisturi pratica una grande incisione sul centro del torace e prosegue verso il basso fino al pube. Ho un leggero mal di testa adesso e l'aria nella stanza è diventata più pesante, è la mia prima autopsia, sarà normale. Ispeziona ogni organo e lo pesa, prelevando per ognuno di essi campioni di tessuto per eventuali ulteriori controlli. Non nota anomalie, non beveva e non fumava, seguiva una dieta equilibrata, milza e fegato sono in perfetto stato e prosegue così con l'esame del cranio. Cerca possibili segni di traumi, ematomi o fratture. Non nota niente, tranne quei lividi sul viso vecchi di ormai una settimana che fanno pensare a percosse a mani nude. I segni sul collo ci sembrano troppo leggeri per fare pensare a uno strangolamento con mani nude ma non abbiamo nemmeno indicazioni di segni di oggetti atti a strangolare quindi corde, lacci o cavi. Ma continua a guardare perplesso. Osserva anche all'interno delle labbra superiori, solitamente se l'asfissia è provocata da qualcosa premuto sul viso restano i segni dei denti sulla mucosa interna... niente di niente. Viene comunque confermata l'ora del decesso intorno alle 23:30 di due sere fa, il che porta all'incirca a sette ore l'intervallo tra la morte e il ritrovamento.
Si procede con la rimozione della calotta cranica e del cervello, trattati esattamente come gli altri organi interni. Mentre lo pesa nota qualcosa di strano e tornando al tavolo prende una lente di ingrandimento ed esclama: «Ti ho trovato!» Il capitano ed io ci alziamo di scatto e ci avviciniamo a lui impazienti di capire, mentre i nostri visi adesso sono a pochi centimetri di distanza. «Non si nota bene a occhio nudo ma c'era un versamento di sangue» annuncia soddisfatto della scoperta. «Forse dovuto a un colpo che non ha lasciato segni esterni, anche se lo vedo improbabile, o forse a un difetto congenito.» Sono stupefatta di come un versamento della dimensione di un filo di capello possa causare tutto questo. «Non è morta soffocata» affermo abbandonandomi alla sedia di fianco al tavolo. «No» mi risponde di getto e convinto della sua risposta, «l'emorragia è la vera causa della morte. Il tentativo di strangolamento ha soltanto aumentato la pressione sanguigna, causando la rottura dell'angioma e l'emorragia, da cui la morte.»
Questo è ciò che scriverà nella relazione finale. La fine della nostra autopsia arriva dopo quasi cinque interminabili ore insieme agli esami che attendevamo con ansia. Il sangue è pulito, la ragazza non aveva assunto droghe. Il dottor Deira sta ripulendo il corpo e inizia la sua chiusura definitiva, mentre un suo collaboratore, appena arrivato, si dedica alla stesura della relazione.
«Ho bisogno di andare a casa» annuncio riponendo il mio bloc notes e la macchina fotografica in borsa. «La accompagno» si appresta a rispondere il capitano prima che sia il medico legale a farlo. «Ho l'auto» rispondo mentre ricerco nella mia borsa il mazzo di chiavi. Mi sento di rispondere in maniera sempre troppo fredda a quell'uomo gentile e premuroso, ma oggi non sono in vena di dialogo.
Ho condiviso la stanza col cadavere di una donna poco più giovane di me e scoperto la brutale morte a cui è stata sottoposta, non posso essere cordiale e gentile.
«Mi lasci il suo numero di cellulare, così possiamo aggiornarci» mi chiede imbarazzato e non oppongo resistenza se si parla di lavoro. Gli detto le cifre del mio numero facendo attenzione a non farmi sentire dal medico legale che potrebbe captarlo e scrivermi anche lui. Lascio la stanza, dopo aver ringraziato il dottor Deira per la cortesia, e mi dirigo verso l'auto.
Guido distratta dai mille pensieri e compongo il numero di papà. «Amore» il suo tono è preoccupato. «Papà, sto rientrando a casa. Abbiamo terminato l'autopsia della ragazza del campo, un leggero soffocamento ha fatto esplodere un ematoma preesistente.» La mia voce è quasi tremante ma sicura. «Era piena di fratture e lividi sparsi, era costantemente picchiata» continuo. «Ne parliamo a casa» risponde chiudendo la comunicazione. Papà è notevolmente preoccupato ed è strano se penso che per lui non è il primo caso di omicidio. Dev'essere preoccupato per qualcos'altro.
Dopo una doccia per togliermi di dosso l'odore di morte che mi aveva avvolta in quelle ore presso l'istituto di medicina legale, mi siedo al computer e apro la mia casella di posta, scrocchio le dita come per iniziare un incontro di pugilato e inizio a scrivere una nuova email.
Oggetto: ricerca notizie casi similari
È indispensabile che tutti collaborino e diano, per quanto possibile, una mano agli investigatori. Chiediamo ai nostri collaboratori di cercare tutte le notizie possibili su altri casi di strangolamento che possano avere similitudini con questo caso. Grazie per la collaborazione. Dott.ssa Adele De Lancia
Inoltro l'email a tutti i contatti dell'ufficio, compreso Massimo, nella speranza che prendano il caso sul serio come me. Sento bussare alla porta. È mio padre. «Sono stanca, stanca e preoccupata» gli confesso mentre si avvicina al mio letto e si siede incrociando le braccia e le gambe. «È un caso tremendo, non avrei mai pensato di lavorare su un caso di un serial killer» confesso mentre riduco a icona la pagina della posta elettronica. «Non essere precipitosa, non sappiamo ancora di cosa si tratta» cerca di rassicurarmi invano. «Hai letto la relazione dell'autopsia?» gli chiedo diretta. «Vorrei sapere cosa ne pensi e se mi stai nascondendo qualcosa.» È il momento di sputare il rospo. «Voglio essere onesto con te perché abbiamo sempre condiviso tutto, anche sul lavoro.» La sua espressione adesso è tesa e preoccupata.
«Credo che la vittima del parco sia la terza uccisa con questa modalità, l'angioma è stato un "contrattempo" per il killer che non aveva previsto questo danno collaterale, infatti a questa vittima mancano i dettagli di riconoscimento del caso precedente.» Lo ascolto attentamente cercando di scandire le parole e capire come sia arrivato a questa deduzione e insieme a chi. «Torno subito» mi annuncia mentre lascia la stanza per pochi minuti e rientra con la famosa carpetta gialla che era intento a leggere l'altra sera.
«Sono i fascicoli dei casi di cui ti parlavo prima» mi annuncia consegnandomeli e invitandomi ad aprirli. La carpetta contiene tutto, relazioni delle autopsie, immagini, denuncia dei carabinieri, verbali. Le immagini che ho davanti sono di donne giovani, abbandonate in un campo come quello della ragazza del mio caso, non hanno segni di violenza o percosse visibili ma sono morte abbandonate senza umanità, sole in fredde notti invernali. Sì, perché ognuna di loro è stata uccisa a distanza di un mese l'una dall'altra. La prima, Katia De Angelis, 22 anni, studentessa di economia a Roma, è stata ritrovata a trenta chilometri da qui il 6 marzo, si trovava qui in occasione del compleanno della madre e sarebbe ripartita l'indomani per Roma. Aveva segni di strangolamento, varie ecchimosi e segni di percosse risalenti alla notte stessa dell'omicidio, vergine e in perfetta forma fisica come la ragazza del parco. Per la seconda ragazza, Alice Cona, 20 anni, studentessa di lettere e ginnasta professionista, il modus operandi è lo stesso. Segni di strangolamento, lividi sparsi anche sul volto, vergine e quindi senza segni di violenza carnale. L'hanno ritrovata vicino casa dei genitori aventi chilometri dal luogo del ritrovamento della ragazza del mio caso il 6 aprile. Continuo a leggere i fascicoli, la mia gola inizia a diventare secca e faccio fatica a deglutire, ma devo continuare con la mia lettura. La terza ragazza, la "mia" ragazza, è stata ritrovata due giorni fa, il 6 maggio nel campo vicino a Seletino. Era un sabato notte e faceva rientro da una serata in un locale del centro dove è stata ripresa da qualche telecamera di videosorveglianza là vicino. Finalmente apprendo il suo nome. Mary Bellini. 23 anni, studentessa di scienze motorie. I dettagli dell'omicidio li conosco già, troppo bene.
«Papà» alzo gli occhi dal fascicolo «quando hai scoperto tutto questo?» chiedo con gli occhi lucidi. «Stamattina ho definito i fascicoli, abbiamo convocato i genitori di Mary che hanno fatto il riconoscimento del cadavere. Non avevano denunciato la scomparsa perché la sera dell'omicidio sarebbe partita insieme alle sue amiche per un viaggio prima dell'inizio delle lezioni la prossima settimana.» Le sue labbra si muovono e compongono le frasi in maniera precisa e dettagliata mentre mi racconta tutti i particolari. «Soffriva di crisi epilettiche fin da bambina» continua mentre realizzo l'immagine del suo cranio aperto davanti ai miei occhi e Deira che analizza l'emorragia celebrale. «Forse un incidente a cui non ha dato molto peso le ha causato quell'ematoma e da lì i genitori hanno realizzato dei suoi ultimamente frequenti episodi di perdita di coordinazione ed equilibrio, confusione, diminuzione della vigilanza e letargia.» Il killer questo non lo aveva previsto e la sua uccisione è stata leggermente diversa da quella delle precedenti due ragazze. Abbiamo tre corpi identificati adesso, non abbiamo un volto dell'uccisore. «Non abbiamo indizi sul killer?» chiedo mentre ripongo i fascicoli nelle carpette. «Non ancora, solo qualche immagine sfocata ripresa dalle telecamere di zona. Il capitano Pellegrini ha intensificato i controlli e i posti di blocco e io sto lavorando insieme a lui giorno e notte.» È visibilmente in ansia e credo sia per la storia della mia aggressione al parco. «Crediamo che il 6 giugno farà un'altra vittima ma non abbiamo nulla da cui partire, chi dobbiamo tutelare? Cosa e dove dobbiamo vigilare?» Annuisco e ingenuamente gli chiedo del bigliettino nella gola di Mary; rabbrividisco mentre pronuncio quelle parole.
«Questa non è l'unica e la prossima sei tu.» A chi potrebbe rivolgersi?
Il killer sapeva chi avrebbe ritrovato il corpo? Si riferisce a una donna quindi non può essere il massaro che ha trovato Mary quella mattina. «Vorrei che facessi attenzione in questi giorni e ti chiedo di non camminare sola in luoghi isolati» mi dice trattenendo le lacrime e prendendomi le mani. «Sta' tranquillo» provo a rassicurarlo quando avrei bisogno di essere rassicurata io. Mi bacia sulla testa e lascia la mia stanza quando il mio telefono vibra, è un messaggio.
"Spero di non disturbarla, sono Tommaso Pellegrini. Come si sente?" Sblocco lo schermo e apro la chat col capitano, salvando il suo numero e provando a rispondere in maniera gentile. "Buonasera Capitano, sto bene grazie e spero anche lei. Ho appena visto il fascicolo delle ragazze uccise." Vado subito al sodo. "Suo padre mi ha mandato una copia completa per conoscenza e ho finito da poco di leggerla. Ci abbiamo lavorato intensamente in questi due giorni e siamo a un vicolo cieco." Mi confida il suo segreto. Anche io sono dentro una stanza senza uscite e non so come uscirne. Mi invia un altro messaggio. "Se è d'accordo diamoci del tu, queste formalità per messaggini mi disturbano molto, Adele." Posso chiamarlo Tommaso ma per me resta il capitano. "Certo, Tommaso. Speriamo di scoprire qualche indizio importante nei prossimi giorni, buonanotte." Taglio la discussione, le mie tempie iniziano a pulsare e ho un forte mal di testa adesso." Possiamo parlarne a cena, se ti va. Domani, magari. Buonanotte." Non mi sorprende molto il suo invito a cena dato l'interesse che ha coltivato in questi giorni per me, mami sorprende per la tempestività. "A domani."
Accetto freddamente emozionata, senza darlo a vedere né a lui né a me, con la speranza che domani arrivi il più presto possibile. Butto giù il primo sorso di un liquido scuro in una boccia di vetro: lo sento scendere lento nell'esofago, lasciandomi un retrogusto dolce e forte in bocca. Guardo nel bicchiere perplessa. Pazza, rifilarmi del whisky a quest'ora...Meglio mettersi a dormire, penso e mi lascio cullare dalle braccia di Morfeo.
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Carissimi lettori,
la prima autopsia di Adele ha dei risvolti preoccupanti! Abbiamo a che fare con un serial killer. Il papà di Adele ha scoperto nuovi indizi sui casi precedenti e sembra proprio che ci sia una scia di sangue dietro il nostro assassino.
Il nostro capitano continua a rivolgere attenzioni importanti alla protagonista e la nostra Adele sembra non voler cedere tanto facilmente. Non è pronta, forse, ad aprirsi a nuove emozioni?
A presto
Margherita
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