Capitolo 13 - Finale

https://youtu.be/k40qWSU9uPM

Ho passato due settimane immersa completamente nel lavoro. Intere giornate ad archiviare fascicoli e a pulire l'attrezzatura per gli altri. Ha svuotato una scatola di libri abbandonata nell'archivio della sede e li ho tutti impilati sulla mia scrivania per controllarli uno ad uno. Mi sono sottratta alla fotografia sul campo e ho mandato Alessandri al posto mio per ogni chiamata di nuovi casi. Io avevo bisogno di staccare per un po' la spina e lei di fare pratica sul campo. Qualcuno in questi giorni è venuto a svuotare la stanza di Massimo che non veniva aperta da quella sera... e ci siamo ritrovati improvvisamente senza direttore, l'azienda sarebbe stata venduta e avremmo perso tutti il lavoro, magari.


Non sono mai stata così felice di tornare al lavoro in vita mia.


Sono stata accolta con gentilezza da tutti i colleghi che mi incrociavano per i corridoi, mi hanno salutato nel migliore dei modi, abbracciandomi anche più del dovuto. I dolori ormai sono svaniti quasi del tutto, sono praticamente guarita, ma qualche stretta di troppo mi ha ricordato delle corde che mi hanno tenuta incollata a una sedia per giorni. Mi hanno fatto delle domande sulla mia salute e mi hanno motivata a mille. Sono felice di essere tornata da loro. Nessuno di loro, compresa me, poteva ancora credere che quell'incubo fosse finito e nessuno avrebbe pensato di provare tanta gioia grazie al felice epilogo di questa vicenda.


 La mia scrivania stranamente era in ordine come l'avevo lasciata. Ho controllato nei cassetti per vedere se ci fossero ancora tutti i miei fascicoli e mi sono sorpresa vedendo che era tutto al suo posto. I corsi sono andati avanti e le richieste di collaborazioni sono comunque aumentate, nonostante questa spiacevole vicenda e qualcuno mi ha chiesto di prendere il posto del capo.

Mi hanno riservato un grande onore con questa proposta e non ho potuto non accettare alla fine. Ho lavorato duramente e mi sono messa in gioco rischiando la mia stessa vita per questo lavoro. È una grande sfida per me, dovrò rimboccarmi le maniche e ricostruire questa azienda, lottare contro i pregiudizi di chi pensa che qui "facciamo solo foto" senza sapere che noi siamo una squadra a servizio della giustizia.


Ci sono momenti nella vita di ognuno di noi in cui cerchiamo di ottenere qualcosa, di raggiungere un obiettivo che ci siamo prefissati, un qualcosa che desideriamo così ardentemente da sognarla la notte, quella cosa che, a volte, sembra impossibile da raggiungere. Ci proviamo molte volte e dopo miriadi di tentativi ot-tenere quella cosa che hai desiderato così fortemente ci rende finalmente soddisfatti, felici e quella voglia di lottare cresce sempre di più e ci fa prefissare nuovi obiettivi.


Io mi sono sentita così.


Così ho capito che ciò imparerò da questa esperienza, che non potrò mai imparare da nessun libro, è che bisogna avere desiderio di giustizia e renderla a chi non può più lottare per averla. Per questo ho iniziato questa avventura come direttore dell'istituto di foto-grafia forense più prestigioso della regione e come compagna del capitano Tommaso Pellegrini che, dopo qualche giorno dalla notte del mio ritrovamento e qualche uscita, mi ha chiesto di stare insieme come coppia e come collaboratori sulle scene del crimine.


Mio padre aveva ovviamente capito che c'era del tenero tra noi e ci ha dato la sua benedizione con fatica dopo aver raccomandato il capitano di prendersi cura di me. Ho definitivamente chiuso tutti gli scatoloni con le mie cose, alla fine, e ho firmato il contratto di affitto per la casa poco distante da casa dei miei. Adesso è arrivato il momento di iniziare questa avventura da sola. 


Tommaso è venuto con me quando ho firmato il contratto e mentre ci dirigevamo a registrarlo si era lasciato scappare una riflessione ad alta voce in auto del tipo "Anziché venire ad abitare qui da sola potresti trasferirti da me..." ed io avevo accennato un sorriso prendendolo in giro per la sua troppa apprensione nei miei confronti, facendo finta di non capire che mi stava chiedendo di vivere insieme a lui.


Cammino con calma lungo la strada diretta al bar del Corso, il luogo di ritrovo dei carabinieri non in ser-vizio, dove ci siamo dati appuntamento con Tommaso. Indosso dei jeans a palazzo e un maglioncino aderente e corto, rosso, con la scollatura quadrata. I capelli sono sciolti e non avendo la giacca porto, a tracolla, una borsa di pelle morbida che si appoggia sul fianco. Can-ticchio tra me e me una canzone, l'espressione del mio viso è sicuramente serena, anche se non sorrido. Mi fermo qualche istante all'esterno del bar, a osservare la gente che va e che viene. Saluto i colleghi di mio padre che riconosco, qualcuno mi chiede come sto. 


Catturo lo sguardo serio di Tommaso tra i clienti del bar e i suoi occhi che controllano la zona, le persone che passano, le luci dei lampioni. Il passo è calmo e l'atteggiamento vago, quello che si conviene a chi non ha un appuntamento o un orario da rispettare, ma che si limita a vivere la zona e le sue atmosfere. Si avvicina a me e sento le sue mani cingermi le spalle. Deglutisce nervoso e chiude gli occhi d'istinto, anche se lentamente, quando sfioro le sue labbra e lui ricambia baciandomi, con delicatezza, senza cercare più ardore di quello che ha dato finora. Con una mano percorre la mia schiena, dalla scapola fino al collo, e su fino ai miei capelli, mettendo una leggera forza in più nelle dita. 

Espira lentamente: di fronte ai gesti altrui il controllo crolla, pezzo dopo pezzo, e questo rumore che fa il controllo quando si sgretola, fa paura. Una paura che diventa un brivido, un singulto corporeo, unito indissolubilmente con le sensazioni fisiche che gli faccio provare. L'amore e il terrore, così dannatamente simili.

Quando si parla d'amore, si pensa subito e quasi sicuramente a qualcosa di bello. E ciò non è sbagliato: amare qualcuno ed essere amati è, forse, una delle sensazioni più belle. Perché è vero, l'amore ti salva, arriva in un giorno in cui tutto va male, quando hai toccato il fondo e ti mette le ali per arrivare di nuovo su, anzi, forse ti porta ancora più su, a provare sensazioni di cui non sapevi nemmeno l'esistenza. Ricominci a vivere, perché l'amore ti fa sentire vivo, sia nel bene che nel male. Ti riempie il cuore e ti aiuta a crescere. L'amore è un arcobaleno dalle mille sfumature, tutto ciò che ci circonda, è amore: dal sorriso di un passante all'abbraccio di un amico, dalle raccomandazioni di tua madre prima d'uscire allo sguardo geloso di tuo padre prima di un appuntamento, dal grazie di un mendicante alle parole profonde del tuo educatore. Perché non è detto che l'amore sia solo quello dei fi-danzati, l'amore è qualcosa di più. È impegno, sacrifici, paure, insicurezze, ma anche sorrisi, sguardi, ab-bracci e carezze. L'amore è lottare, cadere e rialzarsi. L'amore è fiducia, è guardarsi attorno e voler fermare il tempo ancora per qualche istante per essere ancora un po' felici.


«Buongiorno Adele» mi saluta ancora incollato a me, respirando a fatica, sembrerebbe, ma si mantiene controllato, almeno in apparenza. «Pronta per un nuovo caso su cui lavorare, insieme?» mi chiede con la stessa passione di quando un uomo chiede a una donna di sposarlo e attende il fati-dico sì. E mi ritrovo ad annuire alla sua proposta co-me se stessi accettando, appunto, una proposta di matrimonio. Non vedo già l'ora di scoprire cosa si cela dietro al nuovo caso che affronteremo insieme, sono super eccitata all'idea di recuperare la mia fedelissima macchina fotografica e fiondarmi sulla scena del crimine insieme al mio compagno e risolvere un nuovo mistero: adesso sono pronta a ricominciare.


Così non rispondo ma lo abbraccio, e lui mi circonda in modo molto protettivo e rassicurante perché sembra capire questo bisogno dal mio atteggiamento. Mi stringe ancora a sé con affetto, un braccio si solleva fino a far arrivare la mano sulla mia testa, delicatamente. Mi dà un bacio rapido sui capelli, posandoci giusto le labbra, col capo chino. Stringe la mia mano, di cui comprende il tremolio per l'emozione e lo guardo togliersi la corazza pezzo dopo pezzo e lasciar venir fuori quello che si cela in fondo ai suoi occhi.


Le insicurezze che abbiamo superato e le avventure che abbiamo affrontato insieme mi passano davanti come un film e mi fanno ben sperare per il futuro. Sono sorpresa di quanto io sia spontanea quando sono insieme a lui. È un momento molto intenso quello che stiamo vivendo. Nessun gesto eclatante, soltanto noi, i nostri respiri, i nostri colori. Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi. Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole. Probabilmente incominciare a condividere qualcosa in più, a parlare un po' di sé, a scoprire pian piano quel che il cuore cela. Imparare a volersi bene. O forse accade perché doveva accadere. 


Perché le anime sono destinate a trovarsi, prima o poi. E noi ci siamo incontrati.


Le nostre anime si sono trovate nel momento in cui entrambi ne avevamo bisogno, e hanno dato vita a una vera e propria storia d'amore d'altri tempi, fatta di alti e bassi e innumerevoli ostacoli da superare già dal principio ma stiamo imparando a lottare e a sopravvivere a tutto questo grazie all'amore che ci lega alla passione per il nostro lavoro che condividiamo, giorno dopo giorno. Perché l'amore è proprio questo.


È una continua avventura alla scoperta dell'altro, in cui non conta né il passato né il futuro perché l'importante è godersi il presente, insieme.

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