24. Parli del Diavolo e...

Non lo sopporto. Quel David, dico. Non lo sopporto proprio. Più di una volta mi hanno dato della scontrosa, dell'attaccabrighe. Ma con uno come lui, come si fa a non farsi salire l'istinto omicida? Spero proprio che questo assurdo viaggio duri poco. Dentro ad un taxi, io, Rhon e David non so bene dove stiamo andando. Ovviamente, è David a dirigere tutta l'operazione "Ritorno negli Inferi". Io e Rhon cerchiamo disperatamente di mantenere le distanze da lui, per quanto la stretta vettura ci consenta. La prima volta che ho passato il passaggio per gli Inferi avevo perso i sensi, ma questa volta voglio vedere per dove devono passare le anime dannate prima di essere condannate. Più la macchina va avanti, più sento il sangue scaldarsi e le ossa tremare, facendomi salire dentro un senso d'ansia particolare, misto a rabbia.

Mi dispiace aver lasciato mia mamma, Luke e Bethany senza dire nulla, ma mamma avrebbe cercato di impedircelo, mentre Luke e Beth ci avrebbero comunque seguiti, in un modo o nell'altro. I miei pensieri, però, stanno costantemente a Demon. Mi chiedo come mai, se non è stato lui a portarmi tra le mura del Campo, non mi abbia cercata per tutti questi anni. Mi chiedo anche come sarebbero andate le cose, se lo avesse fatto, o se anche solo avessi saputo prima che non era stato lui. Forse lo avrei cercato io. Forse tutto sarebbe andato diversamente.

- Carry – sussurra Rhon ad un certo punto, avvicinandosi ancora di più per non rischiare di essere sentito da David. – sei sicura che ci porterà a destinazione senza secondi fini? Sei sicura che non ti abbia mentito su tutto? – fisso fuori dal finestrino con sguardo perso, osservando i passanti ed immaginandomi le loro vite, le loro destinazioni.

- Sono sicura. – gli rispondo, anche se non lo sono affatto. Non voglio che fermi tutto solo perché non è sicuro. Voglio correre il rischio, per chiarire le cose con Demon. Voglio correre il rischio, per tirare un pugno in faccia a mio padre.

- Ma che cosa succederà, dopo? Ci sarà di sicuro una guerra con un secondo fine, e noi siamo solo un pretesto. – faccio per tornare al finestrino senza guardarlo, ma poi mi colpisco forte la fronte e torno a guardarlo!

- Ramon! – dico, più forte di quanto in realtà non voglia. Vedo David sbirciare dalla nostra parte, fingendosi disinteressato. – Solo lui potrebbe trarre vantaggio da tutta questa storia, se ci pensi bene: è il più forte di tutti noi figli del Diavolo, Rhon. Se il Diavolo finisse morto in una brutta guerra contro angeli, streghe, nephilim, noi, e chi più ne ha più ne metta, sarebbe lui a fare il trattato di pace per poi governare gli Inferi e, poi, far scoppiare una guerra meglio organizzata per avere sotto controllo tutto quanto. – sussurro con un filo di voce per non essere sentita da nessuno a parte mio fratello, anche se lui mi guarda come se fossi uscita fuori di testa.

- Ma è la cosa più malata che abbia mai sentito!

- Anche Ramon lo è!

- Ma Ramon è morto! – intanto, senza rendercene conto, abbiamo alzato la voce fino ad urlare, ricevendo così un'occhiataccia dall'autista e anche da David. Li faccio voltare con un gesto della mano, per poi tornare a Rhon (con voce dovutamente abbassata).

- Io... non credo sia morto. Cioè, certo che è morto, ma sappiamo tutti che è anche vivo. Vive come un parassita nei corpi degli altri demoni. Dobbiamo scoprire come distruggerlo completamente. Oh, santo cielo, in realtà non so proprio nulla di quello che dobbiamo fare. A parte... - mi fermo un attimo per guardare la strada oltre il finestrino, e lancio un grido che agghiaccia tutte le persone in auto. Un'ombra passa davanti al vetro e lo rompe, più veloce di un fulmine. Mi afferra con forza per la gola e fa fermare, con un sussulto, il taxista. Intanto vengo trascinata fuori dall'auto, tenendomi con forza la gola per non venire soffocata dalle mani decisamente non umane che cercano di uccidermi. Rhon si precipita fuori dalla macchina per raggiungermi e aiutarmi, ma rimane impietrito per un motivo che io ignoro, non riuscendo, nella confusione, a vedere il viso del mio assalitore. Le mani che mi tengono hanno una forza decisamente maschile, ma sono di colore violaceo e le unghie (sempre viola) sono molto più lunghe di quelle che gli uomini portano usualmente. Sento di non riuscire più a respirare e la forza delle braccia inizia ad abbandonarmi. Provo a fare qualcosa con il fuoco, ma sono troppo debole. Vedo la figura sfuocata di Rhon che mi si avvicina correndo. Poi, tutto intorno a me diventa una massa di macchie colorate indistinte. Credo di stare per morire, quando cado a terra, finalmente libera da quella morsa assassina, ed inizio a respirare affannosamente, alla disperata ricerca di ossigeno. Non riesco a spiccicare parola per diversi minuti, mentre i sensi cominciano a riprendersi. Le macchie cominciano tornare ad essere figure distinte, ed i suoni otturati ritornano amplificati lentamente. Sono in mezzo ad un marciapiede inginocchiata, di fronte a Rhon ed un ragazzo dai capelli abbastanza chiari e gli occhi così enigmatici da non riuscire a definirne nemmeno il colore. Ha un tatuaggio sul collo, che raffigura delle ali. Una d'angelo, l'altra di un demone. Gli guardo le mani, ma non sono viola e le unghie sono al loro posto. Per mia sfortuna, lo riconosco.

- Carry! – urla Rhon, ma nonostante lui gridi io lo sento a malapena. Provo a dire qualcosa, ma mi gira la testa e sono costretta a stare in silenzio. Mio fratello mi aiuta lentamente a tirarmi su e mi sostiene passandomi un braccio sotto le ascelle. Io continuo a chiedermi, intanto, a chi appartengano quelle mani viola che stavano quasi per uccidermi.

- Perdonatemi. – dice la voce fredda, calma e composta di Ramon. – Ma devo uccidervi tutti quanti. Non prendetela come una cosa personale, svolgo solo il mio lavoro.

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