23. False lettere, falsi destinatari

- Il tempo? Che cosa intendi? – David ride di gusto, per poi avvicinarsi al frigorifero e cercare qualcosa da mangiare. Ogni volta che lo guardo, mi viene difficile pensare a lui come a qualcuno che non sia Demon.

- Non hai ricevuto la lettera? Mi sembra sia stata proprio lei a portarti qua... - per un attimo penso di stare per ridere istericamente, invece mi blocco e lo fisso negli occhi. Lo afferro per entrambe le braccia, inchiodandolo al muro. Mi fissa divertito, finché non inizio a bruciargli i bicipiti.

- Mi stai prendendo in giro, vero? Una lettera? Stiamo parlando della stessa lettera? – non risponde, ma inizia a dimenarsi per il dolore, finché non lo lascio andare ed inizio a camminare avanti e indietro con nervosismo. – Vuoi dire che non ho ricevuto una lettera? Oppure che la lettera che ho ricevuto non è stata invita dal Circolo? Ascoltami! – urlo in modo isterico, mentre mi passo nervosamente una mano nei capelli. Sembra anche lui preoccupato, ma cerca ugualmente di mascherare la sua preoccupazione con un ghigno di scherno.

- La lettere che hai ricevuto non è stata inviata dalle tue amiche streghe, bensì da tuo padre, Carry. Non sei arrivata in tempo. Sarai la causa di una guerra senza precedenti. – gli lancio un'occhiataccia, arrestando la mia camminata furiosa e mettendomi di fronte a lui.

- E cosa dovrei fare, ora? Che cosa vuole che faccia? Se ormai ho sbagliato tutto, che cosa sei venuto a fare qui? Solo per dirmi cordialmente che sto per morire? Ma grazie mille! – inizio a dirigermi furiosamente verso le scale che portano al piano di sopra, ma lui mi segue e mi raggiunge, afferrandomi per il polso.

- Vuole che ti porti da lui. Il tempo è scaduto, è vero, ma questo non vuol dire che ucciderà te. Non è nel suo stile. Prima ucciderà tua madre, poi tuo fratello, e così via, immagino. E se non mi seguirai... il mio alterego morirà. – mi fermo, mi volto, e lo colpisco in pieno viso con uno schiaffo. Dal piano di sopra vedo scendere Alexia e Ron mano nella mano, che smettono di scambiarsi effusioni solo quando notano la nostra presenza. Alexia ci fissa entrambi inviperita, squadrando David da capo a piedi, probabilmente scambiandolo per Demon.

- Ancora tu? Credevo che la mia sorellastra ti avesse ricacciato a calci in culo negli Inferi! – David a queste parole scoppia a ridere, cosa che fa innervosire maggiormente Alexia. Sbuffo. Mi verrebbe voglia di urlare e staccare entrambi gli occhi di David con le mani. E farne un frullato.

- In breve: lui non è Demon, ed io torno da mio padre che mi vuole ammazzare, inoltre la lettera che abbiamo trovato non è da parte del Circolo ma da parte di quello stronzo di Satana. Contenti? Io vado a bermi qualcosa. – Ron spalanca la bocca, mentre Alexia non smette di fissarmi accigliata finché non svolto l'angolo e mi ritrovo, nuovamente, in cucina. Apro il frigorifero con una tale rabbia, che a momenti fondo la maniglia. Prendo dell'acqua e finisco la bottiglia in pochi secondi, senza disturbarmi di prendere un bicchiere. Credo che se c'è un momento nel quale devo prendere una decisione in tutta questa storia, quel momento è arrivato.

Punto numero uno: non aggrapparsi mai alle promesse degli altri, soprattutto di Demon.

Punto numero due: incontrerò il Diavolo e, ormai, non posso che affidarmi a me stessa ed affrontarlo. Lo dovrei fare comunque, prima o poi.

Punto numero tre: quando David mi avrà portata da mio padre, devo ricordarmi di farlo fuori.

Punto numero quattro: devo assicurarmi di far uscire indenni tutti gli altri da questa faccenda, tranne Rhon, che deve venire anche (e solamente lui) con me.

Punto numero cinque: questa volta deve essere solo l'odio a guidarmi negli inferi.

Soddisfatta della mia lista delle cose da fare, esco dalla cucina ed a momenti non mi scontro con David.

- Hai intenzione di farlo aspettare ancora molto, il tuo paparino? – mi schernisce ancora una volta lui, ed io gli rispondo con un veloce pugno che lo colpisce dritto in faccia. Io, con un sorriso freddo ed impercettibile sulle labbra, mi inginocchio davanti a lui.

- Oh, no. Non sia mai. – mentre mi avvio verso la porta di ingresso, Rhon mi raggiunge e mi ferma, afferrandomi con forza il gomito. Io me lo scrollo via e i volto verso di lui, con le braccia incrociate ed un sopracciglio alzato.

- Che cosa hai intenzione di fare, una volta arrivata là, eh? Il fatto che la lettera sia sbagliata non cambia nulla e...

- Cambia tutto, invece! – lo blocco io, lasciandomi sfuggire un sorriso isterico sulle labbra – Non ti rendi conto che tutto quello che abbiamo fatto, e che facciamo qui ancora adesso, è inutile? Tanto vale affrontare il problema principale: nostro padre! – mi avvicino a lui e lo afferro per le spalle. – Senti, Rhon, io ti voglio bene, sei mio fratello. Il tuo problema è che sei anche un gran fifone. La sento ogni volta, la tua paura. Capirò, se non vorrai venire con me. Però non mi farai cambiare idea. – ovviamente, non lo penso veramente. Credo proprio che ucciderei Rhon se mi lasciasse da sola ad affrontare nostro padre, venendo meno al suo dovere di fratello maggiore. E, per un istante, credo proprio di stare per ucciderlo anche solo per l'incertezza. Eppure, non penso si talmente idiota da fare la figura del fifone davanti alla sua ragazza, che ci ha fissati corrucciata insieme a David, ripresosi dal mio colpo in faccia.

- Vengo, ovviamente. – sospira Rhon, passandosi una mano tra i capelli rossi ribelli. – Andiamo a togliere il trono a quello stronzo di nostro padre.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top