2. Occhi rosso sangue

Esco di casa circa alle sei, stando attenta a non svegliare Alexia che ancora dorme indisturbata. A quest'ora solitamente non c'è nessuno fuori, ma io noto un ragazzo sotto un lampione che guarda nella mia direzione. Un brivido mi percorre tutta la schiena. È lì, immobile, e mi fissa con un'espressione del viso indecifrabile. Lo ignoro e infilo gli auricolari nelle orecchie, andando per la mia strada. Sento ancora i suoi occhi puntati addosso e mi trattengo dal chiedergli che cosa voglia.
Accendo l' MP3 e alzo la musica fino a quando non mi iniziano a pulsare le orecchie. Inizio a correre per le stradine della città, sapendo che qualcuno mi sta seguendo. Mi libero degli auricolari e li infilo in tasca assieme all'MP3, mi giro con calma a metà di una via della periferia. Infatti, appena mi volto vedo il ragazzo dai capelli rossi che era sotto il lampione. In un attimo muove la mano, e qualcosa mi sfiora la guancia. Il rumore metallico dietro di me mi lascia intuire che è un pugnale. Mi tocco la guancia e mi osservo per qualche istante la mano sporca di sangue fresco. Non capisco che cosa voglia, ma decido di giocare al suo stesso gioco. So benissimo che non mi ha uccisa di proposito, probabilmente voleva vedere come avrei reagito se mi avesse colpito. Mi avvicino a lui, regalandogli uno dei miei migliori sorrisi. Abbasso lo sguardo sui suoi pantaloni neri e mi concentro il più possibile. Dopo qualche istante, prendono fuoco. Pare non accorgersene. Lo guardo, ovvia.
- Vai a fuoco. - gli faccio notare, indicando il punto in cui sono divampate le fiamme. Lui abbassa lo sguardo e spalanca gli occhi. Inizia a cercare di spegnerlo con le mani, ma io aumento la quantità e lui, disperato, inizia a strisciare contro il muro. Scoppio a ridere e mi godo lo spettacolo. Dopo una manciata di minuti lo spengo ma ormai metà dei suoi pantaloni e una gamba sono completamente bruciati.
- Così impari - gli dico, con un largo sorriso soddisfatto sulle labbra. Il ragazzo dai capelli rossi non si scompone e continua a fissarmi. - Allora? - domando, seccata. - Non dici nulla? - mi osserva sempre più serio.
- Credevo fossi più matura. - mi dice, con mia grande sorpresa.
- Come scusa? - domando, irritata.
- Hanno parlato di te quasi come se fossi il Diavolo in persona. Invece sei solo un'immatura ragazzina. - Cioè... cosa? Lo fulmino con lo sguardo (non tanto per dire: gli brucio il viso per un attimo) ed inizio a camminare nella sua direzione.

Immatura ragazzina, dici? Bene, a modo tuo. Ti mostro quanto è immatura, la ragazzina qui presente.

Le mie mani diventano di fuoco, presto seguite da tutto il resto del corpo. Ogni passo che faccio è accompagnato dalle fiamme, solo i miei occhi mantengono il loro colore naturale.
- Chi sei? - domando - Che cosa vuoi? - alza un sopracciglio.
- Ha importanza? - ormai ci separa solo un metro di distanza.
- Per me ne ha. - mi viene voglia di strozzarlo con le mie mani di fuoco.
- Sono venuto per conoscerti, metterti alla prova. Sinceramente, mi aspettavo di più. - lo guardo, immobilizzata dalle sue parole. Avevo già sentito quella frase, tanto tempo prima. L'unica volta che avevo visto mio padre in tutta la vita.

Avevo nove anni, quando mi hanno portata da lui. Eravamo in una sala sfarzosa ed elegante, lui era su un trono e io tre gradini più sotto. Mi aveva chiesto di mostrarmi quello che sapevo fare con il mio potere, ed io avevo incendiato parecchi mobili e mi ero data fuoco. Lui mi aveva guardata impassibile (o così mi era sembrato nella penombra) e mi aveva detto: "Sinceramente, mi aspettavo di più." e poi aveva ordinato alle guardie di portarmi via, ed io, rabbiosa, le avevo uccise entrambe. Mio padre ha applaudito. Applaudito perché avevo ucciso qualcuno.

Mi viene da piangere di fronte a quel ricordo sbiadito, ma non voglio darlo a vedere.
- Vorrei ucciderti - dico, rigida. - Ma tu sai qualcosa che io dovrei sapere.
- Mh, ti credevo meno sveglia.
- Dovrebbe essere un complimento? - non faccio in tempo a sentire la sua risposta, che qualcosa dall'alto cade subito dietro il ragazzo dai capelli rossi. La figura alza la mano e lo colpisce sul collo, facendolo cadere a terra svenuto.
- Devo sempre fare tutto io? - domanda la voce di Luke, nella penombra. Vorrei chiedergli per l'ennesima volta che cosa ci faccia qui, ma riesce ancora una volta a sorprendermi. In un secondo (o molto meno) si trova alle mie spalle. Sento le sue braccia intorno al collo e il suo resp iro. Sa di bosco ed erba fresca.
- Luke - sussurro, decisa. - che cosa vuoi? - la sua presenza dietro di me è pericolosa, il mio sangue scorre più veloce del normale, ed il mio cuore è impazzito, sembra volermi uscire dal petto.
- Guardarti ancora negli occhi - sussurra, accarezzandomi i lunghi capelli neri. - quanto li invidio... possono dare fuoco a qualunque cosa, e hanno un colore meraviglioso... - ha ragione, i miei occhi sono particolari: tutti
i demoni hanno gli occhi grigi oppure neri, solo io sono un'eccezione. I miei occhi sono rossi. Di un rosso acceso, della stessa tonalità del sangue. - Hai notato - continua, stringendo di più le braccia intorno a me e io sento il fiato mancare. - che quel ragazzo aveva i tuoi stessi occhi? Rossi - sussurra poi, piano - rossi come il sangue.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top