52. Ballare sotto la pioggia

Ci sono momenti in cui la vita ci mette a dura prova e la tempesta sembra non cessare mai. Come non possiamo governare una tempesta, allo stesso modo non possiamo controllare la malattia, la morte.

Questa è una delle tanti frasi facilmente leggibili su Internet.
Fin da bambina odiavo la pioggia, mi incuteva tristezza e mi toglieva la voglia di uscire.
Mi dava quell'impressione di star sprecando attimi che non sarebbero più tornati.

Crescendo, un po' come tanto altro, ho imparato ad amarla.
Ho imparato ad accettare il cambio di stagione e clima, i vestiti, a scordarmi delle Hawaii.
Londra d'altronde era prevalentemente piovigginosa, anche nelle stagioni più calde.

Erano appena scattate le sette del mattino, coprendo mio padre, mi venne l'idea di azzardare un'azione che da tanto non facevo.

Uscii senza coprirmi di nuovo, per il semplice gusto di "ribellarmi" ogni tanto.
Poteva essere da stupidi, ma non mi importava.

Diluviava forte quel mattino;
Le poche piante gocciolavano di continuo, le tubature perdevano.
Non c'era nessuno nei dintorni, ciò ampliava il mio coraggio di fregarmene maggiormente del pensiero dei passanti.

Mi sciolsi la lunga treccia che avevo fatto e sorrisi sotto lo scrociare insistente d'acqua piovana.
Batteva forte da bucarmi quasi la pelle, mentre i miei abiti si inzuppavano.
Sentivo bagnati scarpe e calze, ma non mi curavo del vecchio ombrello appoggiato al muro accanto alla porta.

Volteggiai spalancando le braccia e guardando verso il cielo.
Una piccola goccia si posò sul mio naso, aprendomi in un sorriso sincero.

Baby, I'm dancing in the dark...

La canzone Perfect di Ed Sheeran mi risuonò familiare, non ero al buio nè tra le braccia di qualcuno, ma stavo bene.
Stavo stanamente bene con così poco.

La pioggia si stava assorbendo il mio dolore e da lì a breve, con il sole opaco, sarei stata più leggera di esser stata me stessa.

Finché non vidi lui.

Quel certo diavolo sorridente e beffardo scrutarmi dal basso verso l'alto.
Ero fradicia dai capelli fino ai piedi, il suo essere asciutto mi fece innalzare un sopracciglio.
Con quell'ombrello appoggiato alla spalla, ebbe il potere di ammutolirmi di nuovo.
Lo tolse permettendo al diluvio universale di investirlo in pieno, ma non fiatò nemmeno lui.

Passò la mano delicata sulla mia chioma divenuta nera e ne fece un gesto romantico.
Cauto nel suo modo di fare, scese fino a strecciare ogni nodo.

Posò poi il palmo sui miei fianchi, scendendo poi sempre più in basso.

Non riuscivo a incombere su di lui.
Qualunque pensiero veniva annebbiato, i foglietti preparati si rivelavano un insulso tentativo.

Vestito da bravo ragazzo, si celava un anima diabolica pronta a schiacciarmi.
Io però non riuscivo a sfuggirgli.
Non era una fan-fiction, un romanzo di Jane Austen, non si trattava del cattivo ragazzo con l'anima buona ma ferita dal passato.
Non c'era niente di buono in lui.

Mi sentivo un idiota con ogni potere dalla mia parte di dire "no", ma allo stesso tempo un invincibile donna che stava mandando avanti - e a volte sbagliando - la costruzione del suo castello di nuovi "se".

Un tuono non mi fece sobbalzare, non ci feci caso.
Un lampo si interpose nella distanza che c'era fra noi, mentre lui assottigliava quegli occhi alla nocciola.

In quel momento, in quel preciso momento, non desideravo altro che il suo corpo si congiungesse al mio.

Una prospera lotta tra due lati di me era in corso, eppure tutto si annientava quando mi specchiavo nel mio riflesso tramite il suo sguardo.

Non volevo, ma non riuscivo a trovare motivazioni del perché in realtà lo volessi con tutta me stessa.

Chiusi gli occhi per contemplare e risucchiare le mie voglie, finché lui non riprese il suo essere spudoratamente uomo con tanta di quella esperienza.
Con quegli abiti più grandi di me che mi provocano solo freddo sotto quel fresco umido, andavo a fuoco appena mi toccava.

Obbedivo ai suoi ordini perché mi faceva sentire viva, viva sul serio.

Bruciavo davanti a lui, ma se era il prezzo da pagare, potevo morire e rinascere ogni qual volta volessi.

Azzardai un passo in aggiunta, dimenticandomi che si trattasse proprio di Ash.

E sbagliai.

«Ti sto facendo impazzire. Hai visto, Hayra? Non puoi resistermi, come non puoi avermi».

L'eco di un altro tuono fece muovere la terra, io rimanevo stuccata da quel che avevo udito.

Osservai il modo in cui mi sorrise bastardo e mi maledii.

Mi maledii perché mi ero fatta sottrarre la parte che aveva costruito un muro che ci divideva.

Lui era stato il mio fulmine a cielo sereno.
Il peggiore era stato che io gli avessi dato il permesso.

Capii, di non aver capito niente.
Capii, di non capire cosa mi stesse succedendo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top