Tempesta...

La pioggia cadeva incessante sul viale alberato che portava alla mia abitazione, la osservavo senza un motivo preciso, come fossi in trance,scollegata dal mondo esterno. Ero così dalla famosa giornata in cui ebbi lo scontro con mia madre, niente sembrava toccarmi veramente, stavo scivolando in una sorta di abulia, che mi era sconosciuta.Non avevo interesse a niente, mi lasciavo trasportare dagli eventi, ero pervasa da una sorta di momentanea rassegnazione, una quiete dolorosa ,malinconica,interrotta soltanto dal pensiero di Salvatore ,che purtroppo mi sembrava come un miraggio lontano,non lo avevo più sentito ed ero convinta che mio padre avesse  davvero "sistemato la cosa" come  già anticipato in precedenza.

Era troppo doloroso per me pensare cosa ci fosse realmente dietro quella frase,ma in cuor mio sapevo che probabilmente aveva contattato la famiglia del ragazzo di cui ero innamorata ,probabilmente facendo minacce e questo mi faceva sentire  in colpa.

Io che avevo pensato a vendere il mio anello per procurare una boccata di ossigeno a Salvatore,quasi sicuramente  lo avevo affossato in una situazione peggiore di quella che aveva vissuto fino allora,tuttavia cercavo di seppellire questo senso di colpa che continuava a scavarmi dentro, quasi silenziosamente.Mi crogiolavo nel mio dolore, nei miei pensieri tristi.Non riuscivo a riprendere in mano la mia vita di ragazza.Studiavo per inerzia, ero sempre stata una studentessa ben voluta dagli insegnati e ora vivevo di rendita,ma sapevo che ben presto le mie riserve sarebbero terminate,avrei dovuto trovare la forza di riappropriarmi di me stessa.

Un lampo illuminò il cielo, seguito da un fragoroso tuono e la violenza del temporale si abbattè sugli alberi che iniziarono ad oscillare, sui vetri delle finestre che tremarono leggermente, invece a me non fece nulla,abituata a ben altre tempeste,anzi,mi lasciò nell'indifferenza,senza crearmi nessuna emozione,nessuna paura.

Continuai ad osservare il viale, fino all'arrivo del buio, quando i lampioncini iniziarono ad illuminare flebilmente l'oscurità che via via si era creata, la pioggia era cessata,lasciando un senso di pace apparente, quasi innaturale, che percepivo come pericoloso ed i miei sensi ancora una volta non mi ingannarono.

 Di lì a breve sentii provenire dalla televisione accesa nella stanza adiacente alla mia una terribile notizia, più terribile di ogni nera aspettativa, l'Irpinia era stata colpita dal  terremoto,ancora non si  conosceva  l'entità del danno,la situazione sembrava grave,una scossa della durata di 90 secondi aveva seminato terrore e distruzione,ma data la scarsità dei mezzi di comunicazione fruibili all'epoca  e l'interruzione delle linee telefoniche dovuta al sisma, molte cose giacevano all'oscuro, occorreva aspettare per sapere...

Le  emozioni nascoste per lunghi giorni esplosero dentro me, mi misi a piangere in silenzio per non essere sentita e istintivamente andai a prendere il cofanetto di velluto rosso  dove custodivo gelosamente l'anello di smeraldi, sicuramente mi sarebbe servito,lo avrei impegnato o venduto e con il ricavato,questa volta, avrei dato un piccolo aiuto a Salvatore, lo immaginavo in una situazione difficilissima, ne avrebbe avuto bisgno.

Con le dita tremanti per l'emozione e per la paura, sollevai il coperchio, non lo chiudevo a chiave perchè ero sicura che nessuno conoscesse il nascondiglio dove lo avevo occultato, in un doppio fondo della scrivania, una scrivania regalatami da una prozia di mio padre tanti anni prima, la quale mi aveva svelato quel trucchetto, assicurandomi che nessuno ne fosse a cionoscenza.

Con mio grande rammarico  trovai il cofanetto vuoto, provai a rovesciarlo scuotendolo senza successo e alla fine dovetti arrendermi,qualcuno lo aveva trovato e quel qualcuno lo aveva trovato grazie alla spiata di Ester,che era l'unica a cui avessi incautamente confidato  il mio piccolo grande segreto.

Mi sentii tradita due volte, una dalla persona che reputavo amica,l'altra da mia madre che aveva preso  di nascosto una cosa non sua, avrei sicuramente trovato il modo di dirglielo, anche se  non subito, non volevo affrontare un altro dramma.







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