Speranze disilluse

"Dove stai andando con quella roba?" Mia madre mi intercettò mentre scendevo furtivamente le scale portandomi appresso due borse gonfie di abiti smessi. Mi fermai un attimo per riprendere fiato, quella intrusione  inaspettata mi aveva sorpresa fin troppo, turbando il mio già precario equilibrio interiore.

Respirai a fondo, cercando di tranquillizzarmi, un'ansia pericolosa si stava  impadronendo di me, se le avessi ceduto non sarei più stata padrona delle mie azioni. Recuperai un minimo contegno e risposi con voce incolore :"  porto questi abiti vecchi  al negozietto di roba usata,faccio un po' di spazio nel mio armadio,ci sono troppe cose che non indosso più da tempo..."

" Ho capito" rispose senza troppa convinzione, certamente non aveva compreso quanto stavo per fare,anche se avvertiva nell'aria un qualcosa di insolito,aveva un fiuto incredibile mia madre,ma quella volta non la stava aiutando. "spero tu abbia preso veramente le cose da buttare...sei così distratta" aggiunse  tanto per dire qualcosa.

"sì.stai tranquilla che le cose migliori le ho lasciate nell'armadio". Fece una smorfia che non voleva dire niente,se non mostrare una certa noncuranza, per poi congedarmi con un "vedremo..." che un po' mi mise in ulteriore ansia.

Avevo messo nelle borse capi un po' datati ma non certo usurati, nè  brutti, qualche golfino di cachemire, pantaloni di vigogna, cardigan di un certo pregio, maglioncini caldi,non  mi pareva cosa buona  donare capi sfilacciati o lisi,oppure veramente passati di moda,non mi piaceva aiutare il prossimo con gli scarti!

Respirai dello scampato pericolo, se mia madre avesse guardato ciò che trasportavo fuori casa si sarebbe innervosita ed insospettita, non volevo che sapesse delle mie idee,non per il momento, avrebbe potuto mettere in atto delle contromisure come quella del prendermi l'anello,ero  convinta che fosse stata lei.

Senza fretta terminai di scendere i gradini, imboccai la porta di casa e mi diressi verso la fermata dell'autobus. I due  fagotti erano piuttosto ingombranti e dovetti pagare un biglietto supplementare, mia madre aveva bevuta la scusa che le avevo propinato,cioè che andassi  in un negozietto vicino che si occupava di raccogliere  cose vecchie, dalle pentole ai libri agli abiti,pagandole un'inezia o offrendo uno scambio; capitava che ci barattassi qualcosa,ogni tanto,pur per sfizio che per reale necessità, ma quel pomeriggio ero diretta da tutt'altra parte, ero diretta alla Caritas, dove reclutavano abiti,coperte e anche  volontari per aiutare le zone terremotate.

Arrivata a destinazione cercai di Lucia, la madre di una mia amica delle elementari,che sapevo lavorasse lì, la donna appena mi vide si illuminò in volto e con fare materno mi abbracciò e baciò sulle guance.

"Quanto tempo!" esclamò con enfasi, scostandomi da sè e guardandomi dritta negli occhi "Qual buon vento ti porta da queste parti, Anna?" Poi,scorgendo le mie borse che lasciavano intravvedere indumenti "ma...ma hai portato queste cose per noi?" chiese mostrando una certa felicità mista a sorpresa.

In effetti non avevo mai frequentato la Caritas,non avevo mai  partecipato alle loro iniziative,non per mancanza di volontà,ma perchè non ci avevo mai pensato e mi accorgevo solo ora di quanto un piccolo aiuto del singolo potesse diventare un grande aiuto se accumulato agli altri,portando sollievo a persone bisognose.

Dissi a Lucia queste cose con semplicità e lei ne rimase colpita,le vidi brillare una luce negli occhi che prima non aveva,una luce di commozione.

Mi tolse dalle mani le buste e le portò in un'altra stanza, dove le svuotò  e dette una rapida occhiata a ciò che avevano contenuto,poi affidò il tutto ad altre donne che avrebbero vagliato i capi  e mi chiese di seguirla nel suo ufficio.

"Apprezzo molto quello che hai fatto,ma non vorrei che tua madre avesse da ridire qualcosa...Ho dato un'occhiata a quei bei capi di cui ti sei privata, sono di marca,roba fine, materiali preziosi..."

"Stai tranquilla,non c'è nulla di cui preoccuparsi" La rassicurai  "anzi,vorrei dirti una cosa, avrei deciso di  partire con i volontari che andranno nelle zone terremotate."

La madre della mia amica  rimase a bocca aperta, ancora una volta l'avevo stupita,ne ero sicura.Probabilmente mi reputava,come molti  a torto facevano, una ragazzina viziata che poteva avere ciò che voleva.

Lì per lì non seppe cosa dire tanta era la sorpresa,poi annaspò cercando le parole per esprimereil suo pensiero: "Anna cara, non sai quanto mi fa piaere ciò che hai appena detto e tutto questo ti rende speciale,però non posso accettare la tua offerta, sei molto giovane, devi andare a scuola, devi studiare ,non lo potrei accettare neppure se venissi qui con i tuoi genitori.Mi dispiace " terminò la frase con aria contrita.

Rimasi in silenzio,tutto il mio entusiasmo alimentato dal desiderio di rendermi utile per il popolo campano si stava sfaldando,sciogliendo come neve al sole.

Per porre fine al dolore di non poter frequentare in qualche modo Salvatore,mi ero avvinghiata all'idea di poter far qualcosa nella sua terra,aiutando i suoi conterranei mi pareva di essere vicina a lui e poi,chissaà...in qualche modo avrei potuto vederlo!

Nel frattempo mi ero assicurata che nè lui nei suoi familiari fossero rimasti vittime del sisma, era stato messo a disposizione un numero di telefono a cui chiamare per sapere i nomi delle persone colpite dalla disgrazia  e questo mi aveva acceso un'assurda speranza di poterlo riabbracciare,non sapevo quando,ma sapevo che esisteva questa possibilità.

"Va bene Lucia, non importa." Rimasi lì impalata,come se non riuscissi a muovermi.Sentivo una sensazione di freddo pervadermi in ogni singolo centimetro del mio corpo e una quasi totale assenza di forze.temetti di svenire o di scoppiare a piangere.

Perchè il mondo non capiva che io amavo?Che volevo il bene degli altri? che volevo  aiutare  gli altri? Perchè di fronte ai miei buoni sentimenti mi si ritorceva contro tutto?

Le mie domande non potevano trovare risposta e lo sapevo  e più me ne rendevo conto e più soffrivo e mi dibattevo nei miei dubbi.

Non trovavo via di uscita.

"ci sei rimasta male?" mi domandò dolcemente la donna,mettendomi una mano sulla spalla

Scossi la testa,non aveva senso star a parlare di quello che provavo,trovai la forza di sringraziare e salutare,poi mi  unii alla folla che a quell'ora brulicava per le strade della città,i negozi  erano già addobbati a festa per le imminenti  feste natalizie,ma a me comunicavano solo tristezza, avevo il cuore  infranto.





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