Sabrina
Nonostante le premesse poco simpatiche , i mesi di luglio e di agosto videro un rapporto sereno e anche animato da note divertenti, fra me e Nicola.
Ci vedemmo spesso, facemmo gite nelle località vicine, fui invitata altre volte a casa sua, anche nella villa, in assenza dei suoi genitori, ma con i nonni presenti che si dimostrarono cortesi e alla mano, anche se un certo timore di prendere troppa confidenza nei miei confronti c'era stato da parte loro, ma questo l'avevo superato, insomma, tutto sembrava volgere per il meglio, quando Nicola mi annunciò che nella prima quindicina di settembre avrebbe fatto un viaggio all'estero con la famiglia .
Rimasi sorpresa e anche delusa.
Non mi aspettavo che di punto in bianco se ne andasse per un periodo abbastanza lungo, soprattutto senza avermi avvertita prima, non che avessi aspirato ad essere invitata a far parte della loro comitiva, ma sentivo di essere nella sua vita in modo sempre più presente e con questa novità mi ritrovavo punto e a capo, messa ai margini...
Eppure... eppure quella giornata trascorsa insieme a lui, i suoi nonni, Riccardo, Alessia e Aldo mi aveva creato l'illusione di essere accettata.
Ci ripensavo spesso a quella giornata.
Ero arrivata a casa sua la mattina presto, quando ancora il sole di luglio non era caldissimo, avevo percorso il bel viale alberato che conduceva alla villa, senza essere dirottata nel garage e una volta varcata la porta ero entrata nel cuore della famiglia Gastaldi, almeno questo credevo e non solo in senso figurato.
La nonna Gina mi aveva accolta con aria un po' arcigna, la crocchia di capelli bianchi, gli occhiali rotondi sul naso, un vestito a fiorellini dai colori neutri, ma un sorriso appena accennato che denotava simpatia; il nonno Ignazio pacioso e più alla mano mi aveva messa subito a mio agio.
Nicola mi era venuto incontro con un sorriso luminoso, prendendomi le mani affettuosamente e facendomi ruotare su me stessa come se stessimo ballando, poi mi aveva sollevata da terra ridendo.
"Nicola, che fai? La farai cadere!" aveva borbottato la nonna .
"Niente affatto! Vedi? " Aveva ribattuto lui riportandomi delicatamente con i piedi per terra.
Lei, allora aveva scosso la testa ed era andata in cucina a finire di preparare la colazione. Una cosa che avevo notato è che i Gastaldi nonostante tutta la loro prosopopea non avevano nessuno che li aiutasse in casa, così la signora Gilda e la nonna Gina erano sempre indaffarate, coinvolgendo nelle loro faccende anche Nicola e Riccardo, sembrerà strano, ma i due ragazzi si trovavano spesso alle prese con alcuni lavori domestici, come apparecchiare e sparecchiare la tavola, allestire pranzi, fare la spesa e servire gli ospiti nelle occasioni importanti e non solo.
Di lì a poco la donna era tornata con una teiera fumante, mentre dietro a lei Riccardo spingeva un carrello con biscotti, burro e marmellata.
La tavola del bel soggiorno era già stata apparecchiata di tutto punto, così non ci rimase che sederci e gustare quelle cose semplici ma buone.
Mi sentivo al settimo cielo, io, Anna, ero seduta alla tavola dei Gastaldi! Ce la stavo facendo ad arrivare al loro cuore, a conquistarli!
"Fra poco andremo al mare". Aveva rotto il silenzio Nicola," al ritorno mangeremo qualcosa, ma non ti preoccupare nonna, che ci arrangeremo."
L'anziana signora era rimasta un attimo in silenzio, poi aveva detto: "E' già tutto fatto, non preoccuparti", lui aveva abbozzato un sorriso e mi aveva guardato soddisfatto:" la nonna è sempre la nonna, pensa a tutto."
Io mi ero voltata verso di lei, ma il suo volto era rimasto impassibile, come se non avesse voluto incontrare il mio sguardo, avevo fatto finta di niente, ma la cosa mi aveva dato da pensare, solo per un attimo, la pace che avvertivo era reale e non volevo turbarla con le mie sensazioni, dovevo solo srgirnarle per non permettere loro di prendere il sopravvento
"I miei genitori torneranno molto tardi, questa sera" . La voce di Nicola mi era arrivata da lontano, mentre ero immersa nella lettura di un libro, sotto l'ombrellone.
"Perchè me lo dici con questo tono?" Avevo chiesto curiosa, avvertendo un invito a rimanere oltre il previsto.
"Puoi rimanere a cena, poi ti riaccompagnerà Riccardo con l'auto".Le sue parole mi confermarono quanto avevo immaginato poco prima.
"Non vorrei approfittare". L'idea non mi dispiaceva, ma ero sinceramente preoccupata di non dare fastidio.
"Tu non disturbi mai, Anna, sei la persona più squisita e dolce che io conosca" mi aveva sussurrato guardandomi negli occhi con una luce tenera e affettuosa.
" E verrà il momento in cui mia madre ti conoscerà e non potrà fare a meno di apprezzarti" aveva continuato, concludendo :"poi io chiederò la mano ufficialmente a tuo padre". Avevamo riso insieme a questa ultima battuta, anche se io speravo che le sue intenzioni fossero queste e che non mi stesse frequentando solo a tempo, come stava facendo Riccardo con Alessia.
La giornata era scorsa al meglio ed era finita con una piccola grande sorpresa che mi aveva intenerito molto: il nonno Ignazio mi aveva regalato un pupazzo, un Pierrot "Non ho altro da regalare a questa deliziosa fanciulla per ringraziarla della compagnia," aveva esclamato nel salutarmi, mettendomi fra le mani un pacchettino che io scartai velocemente, mentre dalla bella confezione trasparente si intravvedeva Pierrot.
Ringraziai con sincera gratitudine, anche se il volto pallido e la lacrima dipinta sul viso del pupazzo mi inquietarono, era un personaggio malinconico e triste, simbolo dell'amore non corrisposto, irreale e illusorio...ma ancora una volta scacciai le sensazioni tristi e mi concentrai su quello che l'uomo aveva voluto trasmettermi: un pensiero gentile, un gesto amichevole se non affettuoso...e questo mi bastava.
"Quello che ti ha regalato mio nonno è una bomboniera ricevuta in dono qualche giorno fa, avrai notato che il pacchetto era molto artigianale e non aveva neppure il nastrino", esordì Nicola senza acredine, quasi a voler scusare il gesto.
"Non ci avevo fatto caso, comunque ho apprezzato molto e devo dirti che Pierrot mi piace", mentii in quest'ultima affermazione.
Nicola rise come era solito fare, poi mi prese il pupazzo e me lo cacciò malamente nella borsa;"Nascondilo e non farlo vedere a nessuno,altrimenti ci passerai male...girare con questo bamboccio in bella vista non mi sembra il massimo dell'eleganza!"
Poi mi spiegò che Ignazio e Gina , nonni materni, erano di umili origini e che sua madre li redarguiva spesso per i loro comportamenti troppo grossolani, questa cosa me li rese ancora più simpatici,, anche se lo sguardo sfuggente della donna mi era rimasto dentro...
Il mio ragazzo quasi intuendo i miei pensieri, mi spiegò:" La nonna teme sempre di fare qualcosa di sbagliato nei confronti di mia madre, in fondo la teme, teme il suo giudizio e se pensa che una cosa non le piaccia, non piace neppure a lei."
"Pensi che io non le vada a genio, allora!" La cosa mi stava disturbando, rendendomi nervosa.
"Bhè', no, si, cioè...a mia nonna sei simpatica, ma ha il timore che la mamma non gradisca una tua presenza assidua..."
"Assidua!" sbottai, "sono venuta solo questa volta in casa vostra!"
"Anna, non volevo dire questo, sai come è fatta mia madre...ha tutte quelle idee sulla nobiltà, sul galateo, su cosa dirà la gente... e se si venisse a sapere che tu vieni regolarmente a pranzo da noi potrebbe sembrare che...che ci siamo fidanzati e questo...questo non è proprio così, non siamo fidanzati ufficialmente! Però io e te lo sappiamo che siamo fidanzati...
Io ti amo,Anna! Al bando tutto il resto, ma io mi preoccupo di cosa pensano i tuoi di me? NO! allora devi farlo anche tu, se no prendi una strada sbagliata, non devi piacere ai miei ,ma a ME e solo a ME" concluse con tale enfasi da farmi dimenticare tutto il resto.
Questa parentesi felice si stava rivelando solo una parentesi,appunto e non l'alba di una qualcosa di nuovo, il viaggio in Grecia proprio non ci voleva a turbare il mio equilibrio già faticosamente conquistato.
"Mi telefonerai?" Avevo chiesto ansiosa ad un Nicola strafelice per l'imminente partenza. Subito lui aveva cambiato espressione, diventando più serio.
"Non credo di poterlo fare, Anna".
"Io starò male" sussurrai più a me stessa che a lui.
"Ma dai, tornerò presto, quindici giorni passeranno un lampo". Tagliò corto con aria leggermente contrariata.
Eravamo seduti al tavolino di un bar, io con una coppa di gelato davanti, lui con l'immancabile birra a cui non sapeva rinunciare.
Girai il cucchiaino nella coppa, osservando senza interesse il gelato ormai quasi del tutto sciolto, mentre sentivo salire in gola una ben nota amarezza. Mi rimproverai per aver ceduto ancora una volta alle mie vane aspettative e due lacrime silenziose iniziarono a bucarmi gli occhi, chiusi le palpebre,mi sentivo come il piccolo Pierrot che custodivo gelosamente in camera mia.
"Sbrigati a finire, altrimenti sarà immangiabile".La sua voce era velata da una certa asprezza e la cosa mi irritò ancora di più, appoggiai il tovagliolo accanto al piattino e mi alzai in piedi.
"Possiamo andare, ho già finito" . Dissi in preda aalla tristezza,mentre nell'aria suona la canzone "Luna" di Gianni Togni, molto intonata con il mio stato attuale.
Eravamo nei pressi di casa sua al mare, da qualche tempo Nicola non si preoccupava più di tenermi a debita distanza, non mi faceva entrare in casa, ma neppure mi teneva alla larga dalla sua zona, anche con il rischio di incontrare i suoi genitori, penso che anche lui si stesse stancando dell'ostracismo che soprattutto sua madre operava nei miei confronti, pur non avendo la forza di opporvisi apertamente.
"In casa c'è solo Riccardo, gli altri sono sul mare, i miei nonni riposano nella dependance, ti va di andare un po' lì?" Mi chiese all'improvviso e il mio malumore si azzerò d'un tratto.
"Va bene" acconsentii sorridendo .
La casa era silenziosa, vi regnava oltre alla calma anche una piacevole frescura, un buon odore di lavanda misto a quello della salsedine rendeva ancora più piacevole l'ambiente già di per sè molto confortevole.
"Alessia non c'è?" chiesi curiosa.
"No, è andata con suo fratello a fare shopping, partiranno presto " aggiunse asciutto e io mi immaginai che Riccardo fosse dispiaciuto per questo, mi sembravano affiatati nonostanti le brutte previsioni che Alessia aveva fatto sul loro rapporto, invece Riccardo era beatamente seduto in soggiorno a guardare un vecchio film, sorseggiando del the freddo.
"Ah, siete voi!Meglio così, spero che i due restino fuori ancora per molto" disse con fare un po' troppo disinvolto per i miei gusti, dando ad intendere che non gradiva più la presenza della sua ragazza e del fratello di lei, poi :"Nicola, ricordati che il babbo e la mamma arriveranno prima di cena".
"Si, lo so!" Sbottò Nicola "Rimarremo giusto il tempo di sorseggiare qualcosa in tutta calma, di riprenderci dal caldo e poi accompagnerò Anna alla fermata dell'autobus" spiegò, prendendomi per mano e portandomi verso la cucina, poi mi baciò appassionatamente, cosa che non faceva da tempo,ma lo fermai per la presenza del fratello, sarebbe potuto entrare da un momento al'ltro e la cosa mi avrebbe creato un certo imbarazzo.
Nicola si allontanò da me e si diresse verso il frigorifero, lo aprì e tirò fuori una brocca dal liquido ambrato."E' the freddo, ne gradisci un po'?" Mi chiese, mentre lui se ne versava nel bicchiere allungandolo con il wisky.
Dopo mezz'ora eravamo di nuovo in strada, lui aveva bevuto the e liquore più volte ed era diventato molto loquace e troppo ridanciano, ormai ero abituata a queste sue abitudini e non ci facevo più tanto caso, ma a causa della sua ebbrezza alcolica non si accorse di un uomo che stava dirigendosi verso di noi con aria sopresa, solo quando fu a pochissimi metri di distanza si rese conto di chi fosse e sussurrò: "Mio padre!", con aria quasi melodrammatica e mi venne quasi da ridere, ma stupita, non trovai niente di meglio che osservarlo in silenzio, attendendo che accadesse qualcosa.
IL Professor Gastaldi era davanti a me e mi stava guardando con aria interrogativa. Visto così in abbigliamento balneare sembrava un uomo qualunque e non mi incuteva timore, altezza media, un po' sovrappeso, con il doppio mento, la pancia tonda e una certa calvizie poteva essere confuso tra i tanti bagnanti che popolavano quel luogo.
Portava calzoni al ginocchio di tela blu, una canottiera gialla, sandali da spiaggia e spingeva una bicicletta, insomma, era tutto l'opposto di quello che mi ero immaginata fino a quel momento, non ebbi modo di pensare ad altro perchè Nicola aprì bocca:
"Ciao babbo, ti presento Sabrina, una mia amica".Un colpo al cuore, ecco quello che provai udendo quelle parole; rimasi in silenzio, non sapendo cosa dire, sapevo che non ci si doveva nè presentare nè rivolgere per primi ad una persona più grande di noi.
Il Professore salutò frettolosamente sia me che il figlio, passando oltre e accennando quello che voleva essere un sorriso di circostanza, neppure venuto troppo bene, Nicola ridacchiò rivolgendosi verso di me:
"Non volevo crearti imbarazzo o problemi...è per questo che ti ho presentata come Sabrina".
"Ti ringrazio, ma tuo padre poteva perlomeno fermarsi, oh no?"
"Non voleva creare imbarazzi anche lui, forse ha intuito che tu non fossi Sabrina, disse tentando di buttarla sul ridere, io troncai lì il discorso,sapendo che non avrebbe portato a niente e mi feci riaccomapgnare alla fermata dell'autobus.
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