REGALI

Ancora non avevo avuto notizie precise  su Salvatore e la sua famiglia, anche se  sapevo che non avevano subito danni fisici, poichè non figuravano nell'elenco delle persone colpite   dal terremoto, ma un'angoscia più o meno sottile mi accompagnava di continuo, era un sottofondo su cui scivolava la mia vita quotidiana, qualcosa che tentavo di arginare, ma che invece, penetrava sempre di più nella mia mente,  facendosi spazio dentro me.

Anche la sera  di Natale.

Tornai a casa e mi  infilai sotto le coperte, girandomi e rigirandomi, non riuscendo a trovare pace.

Da un lato ero innervosita per gli atteggiamenti di Nicola, dall'altro ero  angosciata per la situazione in cui poteva trovarsi Sasà e comunque sia ero triste per l'amore che non avevo.

Questa tristezza si allargava a macchia d'olio  quando andavo ad analizzare i miei rapporti con gli altri, eccetto  Fra' Gustavo e pochi  più,non mi sentivo in sintonia con nessuno; mi pareva che fossero tutti più o meno opportunisti, attaccati alle apparenze, tutta forma e poca sostanza, ma la cosa che mi indispettiva  oltre modo era che gli altri avessero sempre la meglio; erano considerati dei vincenti, persone brillanti, di successo, mentre della mia onestà e dei miei sentimenti puliti e profondi nessuno se ne importava, ovvero, c'era una persona capace di apprezzarmi,ma questa persona era terribilmente ed inesorabilmente lontana, inghiottita quasi nel nulla.

Rabbrividii non certo per il freddo, rabbrividii di paura e di sconcerto ,perchè mi sentivo come una foglia tremante portata via dal vento, una marionetta i cui fili venivano mossi dalla mano insensata del destino,Cosa mi avrebbe riservato la vita?Ancora dolore, illusioni, speranze disattese o dei punti fermi su cui contare? Delle giornate serene e dei momenti di gioia da ricordare? Ma la felicità esiste? Alla fine mi chiesi,senza darmi risposta.

Presi sonno  che era quasi l'alba.

In prima mattina sentii già i preparativi per il pranzo di Natale,  che sarebbe stato più ricco e più lungo della "cena di magro" fatta la sera prima.

Per l'occasione sarebbero arrivati anche altri parenti ed amici, la nostra casa si sarebbe riempita di persone, di voci e di chiacchiere, la giornata si stava prospettando tutt'altro che tranquilla, proprio l'opposto di quello che avrei  voluto in quel momento,ma non mi mi rimaneva altro che fare buon viso a cattivo a gioco.

Con somma fatica mi alzai presto,cercando di rendermi presentabile, il malumore e la lunga veglia non avevano certo giovato al mio aspetto fisico. Indossai l'abito che mia madre mi aveva suggerito, un bel vestito in tartan sui toni del rosso,che faceva molto Natale, nel quale, però non mi sentivo a mio agio, avrei preferito indossare dei comodi pantaloni  e un  maglione ampio, che in una giornata del genere non mi era permesso fare.

Anche la sera precedente avevo dovuto mettermi un vestito elegante, che era molto piaciuto a Nicola, ma che non mi aveva reso particolarmente felice, con la vita segnata, le spalle abbondanti, la gonna pesante  mi aveva dato  l'impressione di indossare un'armatura, era stato impossibile  sottrarmi ai  suggerimenti di mia madre,che avevano il tono delicato, portando in sè  l'essenza del comando.

"Buon Natale, cara" mi disse la mamma  abbracciandomi con fare allegro e brioso.In cucina c'era un gran movimento, lei e mia nonna entravano ed uscivano per controllare che tutto procedesse bene, prodigandosi anche nella preparazione di qualche piatto speciale,  mentre mio padre era già nel salone accanto al maestoso albero luccicante, sotto a cui aveva finito di sistemare  i numerosi pacchi colorati; nella nostra famiglia c'era la tradizione di scambiarsi i doni il  venticinque e non la sera del ventiquattro come accadeva in molte famiglie che conoscevo.

Il mio pensiero non andò ai regali che avrei ricevuto, ma a come stesse vivendo quel momento la famiglia della Torre ed  il solito senso di malessere sottile e penetrante mi strinse il cuore, cercai di scacciarlo concentrandomi su ciò che avevo intorno a me. Era una tecnica, questa, che avevo imparato da poco, provare a vivere l'attimo presente e gioire per le cose che avevo, cercando di abbandonare i pensieri negativi, che tanto non avrebbero potuto cambiare la situazione.

Mi resi conto in quel frangente che Nicola non mi aveva fatto sapere   se ci saremmo visti nel pomeriggio per lo scambio dei  regali, io gli avevo comprato un libro che pensavo potesse interessargli, l'Ulisse di Joyce e mi sarebbe piaciuto farglielo avere, anche se dopo la serata precedente il suo comportamento mi convinceva sempre meno, aggiungendo dubbi su dubbi.

"Anna, aiuta anche tu a controllare che la tavola sia a posto e che non manchi niente", mi sollecitò mia madre; "Vai con la nonna,che ti sta spettando di là", cinguettò.

Nella sala da pranzo troneggiava il grande tavolo  già  apparecchiato in maniera impeccabile, le stoviglie in finissima porcellana , le posate in argento ed i bicchieri di puro cristallo facevano bella mostra di sè, disposti alla perfezione in geometrie ineccepibili.

Osservai senza troppa attenzione il tutto, sapevo che il mio "controllo" era prettamente inutile e che mia madre me lo aveva chiesto giusto per tenermi occupata , comunque feci finta di interessarmi alla disposizione dei tovaglioli, delle varie posate, dei vari piatti, piattini, coppette e bicchieri,mentre mia nonna lo faceva davvero, con occhio critico controllava tutto ed in tanto parlava.

"Tua zia Virginia non è potuta venire, ma ti ha mandato un bel regalo,sai? L'ho messo sotto l'albero, al momento opportuno potrai scartarlo." Sembrò fermarsi nel discorso, poi riprese: "Ti ha inviato anche un  pacchetto da parte di Rosa, te la ricordi?"

Il cuore mi si allargò al ricordo di quella dolce  signora napoletana che lavorava a casa di mia zia a Lugano. Sorrisi e risposi:" Certo che me lo ricordo,come no!" Esclamai.

"Non dimenticare di ringraziare anche lei quando chiamerai la zia" mi consigliò la nonna,quasi pensasse che non avrei considerato più di tanto il dono di Rosa,che immaginava di poco valore.

"Naturalmente!"

"Ma adesso dobbiamo concentrarci sui preparativi, quindi vai a controllare l'altro lato" disse sbrigativa.

Finii  velocemente il mio compito per poter andare a sbirciare la montagna dei pacchi sotto l'albero,cercando di individuare quello di Rosa, da quando la nonna mi aveva anticipato la sorpresa,sentivo che c'era una novità piacevole in arrivo , il mio sesto senso era in allerta, stava captando qualcosa.

Mi chiesi cosa ci potesse essere di tanto entusiasmante in un regalo proveniente da Lugano, quindi molto lontano da Napoli, città in cui risiedeva il mio vero interesse,ma la sottile magia che percepivo mi rendeva fremente,non vedevo l'ora di entrarne in possesso.

Vagai per casa, facendo finta di essere attenta a tutto quello che accadeva, andai anche in cucina a sbirciare fra i fornelli in funzione dalla mattina presto, detti un'occhiata al tavolo dove erano stati sistemati i dolci, guardai le etichette dei vari vini e liquori pregiati, fino a che arrivò l'ora di pranzo, gli ospiti si erano riversati nel salone dove scoppiettava un bel fuoco nel grande camino  e chiacchieravano amabilmente mentre i camerieri passavano con i vassoi carichi di tartine, piccole delizie salate e champagne, servendo chi ne volesse; questi assaggi erano il preludio di portate ben più corpose, nell'attesa che fossero pronte.

Mia madre, soprattutto per volontà di mio padre,pensava in grande. Amava stupire i suoi ospiti e studiava ricette e accostamenti  particolari, tali da destare meraviglia  ed ammirazione in chi li poteva assaporare.

Di lì a breve ci sedemmo a tavola, ci fu un altro discorso di mio padre a cui seguirono quelli di altri ospiti  e finalmente il pranzò  ebbe inizio.

"Allora, tesoro, che te ne pare?" Mia nonna mi sorrise con aria piena di soddisfazione, mentre assaggiavo il sublime soufflè al formaggio, di una delicatezza assoluta ,  si scioglieva letteralmente in bocca,rilasciando aromi e sapori ben calibrati fra loro, si distingueva la sapidità del parmigiano, l'inconfondibile sentore della moce moscata, la cremosità delle uova.

"Direi perfetto".

"Ecco, brava, sai apprezzare la buona cucina" mi rispose contenta. "E' una delle mie ricette, di quelle segrete, che non do a nessuno, l'ho preparato io, aiutata dalla cuoca, ma senza svelarle più di tanto. A tempo debito lo svelerò solo a te, se dimostrerai di esserne all'altezza," aggiunse con un sorriso enigmatico.

L'osservai bene. Nonna Celestina era ancora una bella donna, portava i bene i suoi anni, li portava con grazia, senza essere frivola, senza voler rincorrere il tempo ormai andato.

L'avevo sempre considerata severa ed in effetti lo era. Non era molto indulgente con i nipoti, come invece spesso lo sono i nonni, ci trattava con fermezza,ma sapeva lodarci ed era generosa,la consideravo una donna molto equilibrata ed anche molto giusta.

Non si intrometteva mai nella nostra educazione,lasciava fare ai nostri genitori,ma sapevo cosa disapprovava e sicuramente era venuta a conoscenza della mia storia con Salvatore,  pur non avendomene mai  parlato direttamente, ogni tanto faceva qualche allusione,che io non avevo mai raccolto ed il discorso era finito lì.

Ora, con quell'ultima frase, aveva voluto ricordarmi che stava soppesando il mio comportamento e che  questo avrebbe avuto avuto delle conseguenze, lo sapevo, ma la cosa mi  portò a fare ulterioriflessioni.

"Nonna, ancora non penso proprio a diventare una donna di casa " le dissi con falsa allegria, perchè in realtà avrei voluto poterlo fare con chi amavo davvero, o almeno, avere la possibilità di pensarlo, invece...

Mi guardò sempre con quel suo sguardo enigmatico, senza  aggiungere altro, poi si dedicò a terminare quel che restava del  soufflè.

Dopo il dessert, mio padre dette il via allo scambio dei doni:

" E' arrivato il momento  di aprire i regali!"  esclamò posando sul  piatto il cucchiaino con cui aveva gustato l'ottima panna cotta al ribes, uno dei tanti dolci che avevano chiuso il lungo pranzo.

"Vedrai che bel regalo ti ha fatto la zia", mi sussurrò nonna Celestina , ma in realtà pensavo più a quello di Rosa che ad altro, "un cadeau con i fiocchi!" Mia nonna amava infilare qualche parola francese nei suoi discorsi, aveva vissuto in Francia da ragazza  e non perdeva occasione per rcordarlo, la considerava una cosa molto chic!

"Non vedo l'ora" mentii mentre osservavo con impazienza  il pacchetto della signora napoletana, che avevo individuato subito, appena la nonna me lo aveva accennato con un gesto della mano.

Era avvolto in una carta colorata, a piccoli disegni che ritraevano giochi infantili  vintage, era molto carina ed anche molto diversa dalle altre , quasi a distinguersi dal gruppo, sentivo  che rappresentava  un vero regalo, una cosa scelta e pensata con il cuore, un cadeau tutto per me.

Prima di poterlo aprire mi dovetti sorbire tutta la cerimoniasità dell'evento, i miei genitori che chiamavano  e consegnavano i regali, la loro apertura, i gridolini e i sorrisi di entusiasmo (vero o finto non importa), i baci sulle guance ed i ringraziamenti, tutte cose che  io odiavo perchè facevano parte di un copione, scene gia viste e riviste come un monotono deja vu, in cui l'apparenza regnava sovrana.

Sollecitata da mia nonna, aprii il regalo di zia Virginia, era un bellissimo set  da scrivania in pelle, corredato da una penna stilografica molto preziosa, perchè rifinita in oro e ambra, guardai meravigliata la sorpresa ricevuta,non mi sarei aspettata tanto e sorrisi emozionata.

"Ti piace, n'est pas?"

"Sono rimasta veramente colpita da questo dono" risposi.

"lo sapevo, cara, che ti saresti innamorata di questo set. La zia ha voluto farti un bel dono per scusarsi..sai a cosa mi riferisco" aggiunse con un velo di severità nella voce e negli occhi grigio azzurri.

Chinai la testa e arrossi un po', ricambiando lo sguardo :"Forse ho capito,ma meglio dimenticare", risposi asciutta.

"Ora apri anche il mio"mi ordinò.La mia curiosità,ancora una volta era tutta per il pacchetto di Rosa che  avevo accanto a me, però dovetti ubbidire e aprii il cadeau,che lei mi porgeva.

Aprii lentamente la carta, senza lacerarla e sotto le dita sentii qualcosa di morbidissimo, che sollevai delicatamente, ammirando un prezioso golf di puro cachemire. La nonna  lo prese fra le sue mani  e me lo accostò al viso mormorando :

"Ti dona, ti dona molto questo colore, ha la stessa nuance dei tuoi occhi".

"Chi di verde si veste, di sua beltà si fida" recitai , pensando che io della mia beltà mi fidavo veramente poco, ma lo dissi in tono scherzoso,facendo divertire la nonna.

"Sciocchina" mi apostrofò, poi con un cenno della mano mi  indicò il regalo di Rosa:"Non lo apri?"

"Preferisco aprirlo in camera mia" sussurrai suscitando la sua perplessità, che si stemperò subito, la nonna, infatti si battè una mano sulla fronte e con fare complice mi disse all'orecchio:" temi che sia così brutto da farti sentire a disagio?" Annuii vergognandomi un po' di quella affermazione, ma dovevo assolutamente essere sola, sentivo che quel regalo era foriero di novità, di notizie importanti.


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