Preparativi

"Ecco,così va bene". Cloe era intenta  a sistemarsi i capelli davanti allo specchio e si complimentava con se stessa per il risultato ottenuto, io le stavo a fianco,osservandola e ascoltando le sue chiacchiere che sembravano non finire mai.

Si era presentata a casa mia nel primo pomeriggio, con la scusa di volersi preparare insieme a me per la serata ed intanto mi stava inondando con i suo racconti, sciorinando le sue storie d'amore passate, ma accennando, solo su mia richiesta, a quella con Dario e la cosa mi incuriosì parecchio,facendomi anche dubitare  che questo fantomatico Dario esistesse davvero.

Me ne parlava poco, non si era mai visto neppure in foto, contrariamente alle altre  sue conquiste di cui dava notizie e particolari, mostrava istantanee ,  mentre di  Dario niente, se non il dire che "presto lo avrei conosciuto".

 Per la serata a cui avremmo partecipato di lì a poco, Cloe aveva indossato un abitino delizioso, appena sopra il ginocchio, formato da due pezzi sovrapposti nei toni del nero e  del grigio, con dei tenui ricami in tinta, non era aderente, anzi,leggermente svasato  dalla vita in giù ed aveva una scollatura a barca che metteva in evidenza la perfezione del suo collo;  l'ovale del viso era  ben evidenziato dai capelli vaporosi e mossi  che lo incorniciavano e le donavano un'aria  molto naturale, enfatizzata da un trucco  che "c'è ma non si vede,"; una leggera passata di cipria e un tocco di mascara sottolineavano la carnagione quasi diafana  e gli occhi da cerbiatta; non potei fare a meno di pensare che era molto bella, bella senza nessun artificio,mentre io mi sentivo goffa, rigida, innaturale.

Vinta dalla curiosità non potei far a meno di chiederle se quella sera  avrei avuto l'onore di conoscere Dario,  dato che quella poteva essere l'occasione giusta,ma la mia curiosità non fu messa a tacere,infatti Cloe si girò verso di me  e sorrise in maniera enigmatica ,socchiudendo gli occhi :"Chissà" sussurrò per poi tornare di nuovo a spazzolarsi la capigliatura folta e lucente.

Avrei preferito che mi dicesse che sì, sarebbe venuto, almeno Nicola avrebbe potuto dedicarsi a me a lei e  avrei avuto modo di parlare con lui anche a lungo, ma con questa incertezza mi sentivo sulle spine, avvertivo la presenza ingombrante di Cloe, lo sapevo già,avrebbe catalizzato le attenzioni dei più, primo fra tutti Nicola e questo mi dispiaceva.

"Tu non ti prepari? " mi chiese con noncuranza e io mi sentii raggelare, ero già pronta!

"Veramente vengo così" risposi atona "non mi pare di essere vestita come se dovessi restare a casa",non volevo

Cloe si girò sullo sgabello  e mi piantò gli occhi sgranati in faccia trattenendosi dal proferire parola, tanto la sua mimica era eloquente.

"Ho una gonna nera, un maglioncino elegante, cosa dovrei mettermi di diverso?"La mia voce uscì stridula questa volta, mi stavo spazientendo, perchè mi sentivo elegante a tutti gli effetti,almeno esternamente, pur provando un senso di impaccio che probabilmente traspariva  all'esterno.

"Non dico tanto dei vestiti,mia cara, ma non hai un filo di trucco, la pettinatura da educanda e quelle scarpe basse..."

"Non sono basse, sono a mezzo tacco" puntualizzai guardandole e alzando il piede per mostrarle meglio.

"Sembrano quelle di mia nonna" sbuffò quasi "se sapevo che ti saresti conciata così ti avrei portato un paio delle mie, almeno una linea più moderna ci sarebbe stata meglio con questo insiemino".

"Che insiemino ed insiemino" sbuffai questa volta io "mi pare adatto a me e all'occasione".

"Come vuoi, Anna" tagliò corto, per poi aggiungere:" almeno un po' di fard e un minimo di lucidalabbra...e sciogli i capelli, dài" suggerì.

Accolsi i suoi consigli tanto per fare qualcosa e riuscii anche a scovare nell'armadio di mia madre un paio di scarpe più eleganti, lei non le metteva da tempo e a me calzano a pennello.

"Sicuramente stai meglio così" disse quando mi vide,poi con aria perplessa:"Stasera c'è qualcuno che ti interessa? Non pensavo saresti venuta, ti vedo sempre appartata".

Arrossii leggermente, ma il fard che avevo usato coprì questa piccola pecca ed evitai di rispondere grazie a mia madre che ci venne a chiamare, ci avrebbe accompagnate lei con l'auto, evitandoci di prendere l'autobus .

"Se vuoi puoi tenere le scarpe" disse con dolcezza quando me le vide ai piedi, io non le metto più,ma non credevo che ti piacessero".

Ultimamente i rapporti con lei erano migliorati, la storia di Salvatore  non era più venuta a galla e lei l' aveva archiviata,p ensando che per me fosse stata solo un capriccio, magari un po' lungo,ma solo un capriccio. Dal canto mio cullavo quel sentimento fortissimo, sperando che un giorno o l'altro avrei avuto l'opportunità di risentirlo, però non potevo far niente al momento e questo mi faceva sentire come un uccellino in gabbia, che sapeva di non poter volare negli spazi celesti e che doveva accontentarsi  di pochi centimetri  quadrati.

Ecco,io mi stavo accontentando della mia ristrettezza,mi stavo adattando alla  mia realtà, una gabbia dorata dove non potevo dispiegare le mie ali.


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