Oscar
"Ti piace questo braccialetto? Si chiama komboloi". Gli occhi ridenti di Nicola mi osservavano mentre rigiravo fra le dita il braccialetto che mi aveva appena regalato, quale souvenir della Grecia.
"Molto carino", risposi osservando i piccoli grani bianchi e azzurri che lo componevano.
"Si può usare come un rosario oppure come scacciapensieri...serve anche a calmarsi nei momenti no, giocando con le perline si tengono occupate le mani e la mente, soprattutto se si recita contemporaneamente qualche preghiera", specificò senza dare l'idea di riferisi a me nello specifico.
Sorrisi, continuando a farlo scorrere fra le dita.
"Anche utile oltre che bello, grazie!" Risposi contenta di quel piccolo dono .
Nicola mi circondò affewttuasament ele spalle con il braccio e avvertii il suo inconfondibile profumo che non dimenticherò mai, un profumo dal gusto antico, penetrante e dolce, un po' speziato.
"Ti trovo bene, sei carina vestita così". si complimentò dopo avermi stretta a sè.
A dire il vero indossavo un abito color prugna che detestavo, era di una stoffa pesante, di una foggia per me antiquata, ma lo aveva scelto lui un giorno che eravamo usciti insieme, lo aveva visto in una vetrina del centro e aveva esclamato:" Mi piacerebbe vedertelo indosso, penso che faresti un figurone!" e così dopo pochi giorni lo avevo acquistato senza troppa convinzione, spint adal desiderio di farmi bella ai suoi occhi ,poi era venuta la stagione calda e con questa scusa l'avevo chiuso nell'armadio, ora era arrivata l'occasione di indossarlo, anche se loa vevo fatto con un po' di riluttanza, il non sentirsi a proprio agio con un abito er auna sensazione davvero spiacevole,m i ci sentivo goffa, ma tentavo di far finta di niente.
Camminammo per la città , andando a sederci su una panchina del parco, l'aria settembina era frizzante e quell'anno anche un po' più fredda del solito, lui mi ab bracciò stretta appoggiando la gancia sulla mia testa e rimanemmo così in quella posa intima per un po', parlando del più e del meno, mentre le nostre mani erano intrecciate e sis fioravano delicatamente.
"Ti sono mancata?"Domandai d'istinto, senza pensarci troppo.
"Si"
"Ti sono mancata molto?"
"Certo".
"Non mi sembri molto convinto, se ti fossi mancata veramente mi avresti telefonato!" Sbottai manifestando la mia delusione per questa sua mancanza.
"Anna, lo sai che non potevo farlo, non ricominciamo con queste storie, per favore".
Il komboloi ruotava fra le mie dita, cercavo di non farmi prendere dal nervosismo, ma era difficile, era così difficile trovare un equilibrio , trovare un punto di incontro con gli altri, capirsi, parlarsi a cuore aperto, purtroppo stavo di nuovo chiudendomi in me stessa e questa era una cosa che detestavo profondamente.
Nicola tornò a parlarmi della Grecia, di quante cose avesse visto, dei luoghi visitati, di quanto i suoi genitori fossero stati felici di offrire ai figli una vacanza così ricca di spunti e di divertimenti, una cosa era studiare il Partenone sui libri, un'altra era vederlo di persona e poi il mare turchese, le spiagge bianche, la natura selvaggia ed incontaminata di certe isole... cultura e vacanza insieme, ottimo cibo e sole, che potevano desiderare di più?
Mi stavo ingelosendo a dismisura, immaginando che se avessi fatto io una tale vacanza lo avrei invitato sicuramente, e se non fosse potuto venire avrei trovato il modo di sentirlo telefonicamente, stavo per sfogarmi e dirglielo a viso aperto, quando se ne uscì con una frase che mi fece suonare un campanello di allarme,anche se tentai tentai di non sentirlo:
"... e poi ho conosciuto un un cameriere, un ragazzo del luogo, che mi ha aiutato ad ambientarmi..."
"I tuoi lo sanno?" chiesi di getto.
"Sì, perchè?" mi chiese lui stupito.
"Così...ho immaginato che non fossero d'accordo".
"Figurati, quel cameriere ha semplicemente fatto il suo dovere...mi ha consigliato le spiagge migliori, i piatti più buoni, i negozi più convenienti per acquistare qualche piccolo oggetto...e qualche volta mi ha accompagnato, quando poteva s'intende". La sua voce era quasi eccitata mentre mi raccontava di questa breve frequentazione con il ragazzo greco, tanto da lasciar trasparire un interesse eccessivo, ma lo lasciai continuare.
Ad un tratto tirò fuori dalla giacca che indossava un pacchetto di sigarette alla menta , ne accese una, buttò fuori il fumo cercando di fare delle spire circolari, poi tossicchiò, tamburellò con le dita sul suo ginocchio destro e mi guardò negli occhi:
"Queste sigarette sono un piccolo dono di Markos, il cameriere" specificò senza che io avessi chiesto niente e continuai a stare in silenzio, mentre lui continuava a parlarne.
"Un pomeriggio mi ha seguito per le scale che conducevano alla hall provenendo da camera mia, eravamo soli , mi ha sorriso, poi mi ha chiesto se poteva farmi compagnia, tanto aveva finito il turno di lavoro, era libero,parlavamo in italiano, lingua che conosce piuttosto bene.
Io accettai e andammo fuori, a sederci in una piazzetta di fronte al mare. Parlammo a lungo e mi pareva di conoscerlo da sempre, ordinammo da bere e gustai per la prima volta un bicchiere di ouzo, rmasi stupito dalla forte aromaticità che sprigionava e mi piacque moltissimo.
Markos mi raccontò che amava l'Italia e che uno dei suoi sogni era ed è quello di venire a studiare nel nostro paese e che forse riuscirà a realizzare molto presto".
Gli occhi di Nicola erano lucidi, persi in un sogno vivido che mi sembrava quasi di palpare e che non contemplava la mia presenza.
"Ti piace molto questo Markos" dissi senza doppio senso e il mio ragazzo rispose: "Sì, certo, mi farebbe molto piacere rivederlo, chissà se riuscirà a venire, ma basta parlare di lui..."
La nostra conversazione si spostò sui vari programmi futuri, dallo studio, alla stagione teatrale, all'organizzazione di incontri in parrocchia con Fra' Gustavo e mi faceva piacere vedere un Nicola brioso, felice, anche se quell'amicizia maschile di cui mi aveva parlato mi suonava sospetta e mettendo insieme altre cose ne usciva un'immagine controversa di lui, un po' angelo un po' diavolo...
"Sai che ho avuto una splendida idea?" Se ne uscì con aria furbesca, ho pensato che potremmo festeggiare il mio ritorno e l'inizio dell'anno scolastico con un party...che ne dici?
"Sì, certo, è una splendida idea" risposi io senza troppo entusiasmo, già immaginando dove volesse dare quel party e infatti: "Credi che i tuoi avrebbero qualcosa in contrario a ..."
Rimasi un attimo in silenzio, essendo tentata di dire un bel no, infine cedetti alla sua proposta con un laconico "chiederò", già sapendo che i miei non avrebbero fatto opposizione alla richiesta di un Gastaldi, riservandosi magari, di lamentarsi con me per il disturbo che tale consenso avrebbe comportato.
"Perfetto!", si sfregò le mani in segno di soddisfazione." Faremo una lista delle cose da comprare", poi si soffermò un attimo e disse: "Però, dove potremo trovare l'ouzo? Forse in quel negozio in centro, che ha moltissimi tipi di vini e liquori..."
"Che intenzioni hai?" Domandai un po' in allarme, dato che non volevo spendere una fortuna per i suoi capricci.
"Di dare un party.Oh, di cosa stavamo parlando?"fece lui
"Lo so, però non credevo che tu volessi allargarti fino a volere quel liquore greco..."
"Ma io sono tornato dalla Grecia e con questo ricevimento vorrei proporre qualcosa di inerente al mio viaggio," spiegò con aria trionfante, come se la cosa rivestisse grande importanza.
Inutile dire che i miei genitori acconsentirono alla mia richiesta, pur subissandomi di raccomdandazioni e non risparmiandomi frecciatine varie sui Gastaldi, che ci snobbavano tanto, ma poi alla fine sfruttavano le nostre risorse.
Non posso nascondere che mi divertii tanto ad organizzare questo piccolo grande evento.
Mi sbizzarrii nel comporre il menu, nell'andare ad acquistare i prodotti che sarebbero serviti a preparare cocktails, tartine, stuzzichini, nello scegliere i bicchieri adatti, le stoviglie adeguate e nel far questo mi attenni rigorosamente al galateo, consultando anche un simpatico libro intitolato "Si fa, non si fa".
Mia madre e mia nonna scuotevano la testa in segno di disapprovazione quando mi vedevano occupare parte del mio tempo in questa impresa, non tanto perchè la cosa fosse sbagliata in sè per sè, quanto perchè la vedevano una cosa vana, che serviva solo a Nicola al fine di pavoneggiarsi con gli amici.
"Anna, non l'hai capito che Nicola ti sta sfruttando?" cercò di aprirmi gli occhi la nonna, " I Gastaldi saranno anche più su di noi in una ipotetica scala sociale, suo padre è un famoso cattedratico, un professore universitario famosissimo, mentre tu appartieni solo ad una famiglia di agiati e stimati costruttori, ma noi abbiamo più risorse disponibili e questo piace al tuo Nicola..." si fermò troncando il discorso ma lanciandomi una eloquente occhiata che non aveva bisogno di altro per farsi capire.
Abbassai la testa, non in segno di resa, volevo essere fiera di Nicola e mi aggrappavo disperatamente all'idea che lui fosse innamorato di me e che solo la sua personalità così sopra alle righe gli impedisse di comportarsi in maniera più chiara e lineare.
La testa bassa voleva nascondere il mio disappunto alla nonna, a cui volevo un gran bene e che stimavo tantissimo, ma che reputavo troppo antiquata per capire la mia realtà, il contesto sociale in cui mi muovevo, i mie sentimenti, i miei affetti.
"Non mi rispondi, ma tanto so che hai capito". Detto questo si allontanò senza mostrare rabbia, ma solo la pacatezza di chi è convnto di essere nel giusto.
Dopo qualche attimo di perplessità da parte mia, mi diressi verso la scrivania, allora usava fare gli inviti scritti anche per ritrovi abbastanza semplici, così tirai fuori dei bigliettini comprati per l'occasione, dove vergai con grafia chiara l'ora ed il luogo del party, completando le relative buste sempre con la stessa grafia elegante, scrivendo i nomi dei destinatari.
Avevo fatto una lista degli invitati a cui aggiunsi qualcuno, ad esempio invitai Cloe con cui non avevo quasi più rapporti mio malgrado e anche Ester, quest'ultima avrei preferito lasciarla stare, ma ancora una volta mia madre aveva vinto, imponendomi quell'invito a me poco gradito.
Non inserii nella lista Fra' Gustavo e altri ragazzi della parrocchia, perchè non mi sembrava il caso, avrei sicuramente fatto una bella merenda -cena informale e allegra per loro, con i quali mi sarei sentita molto più a mio agio.
Nicola aveva scelto l'abito che avrei indossato per il party, un tubino in maglina argentata non troppo aderente, nè troppo vistoso, ma carino, mi era piaciuto e l'avevo comprato convinta.
Non aveva riscosso successo nè in mia madre nè in mia nonna."Troppo importante", "eccessivo", "troppo corto" queste erano state le loro proteste quando l'avevo provato, ma questa volta non avevo ceduto, l'importante era che piacesse a Nicola.
Arrivò il pomeriggio della festicciola, mi sentivo elettrizzata, felice come non lo ero da tempo, mi sembrava quasi di fare le prove da futura padrona di csa, infatti ero in procinto di dare un ricevimento per il mio ragazzo e speravo che questo, in qualche modo, avrebbe dato una svolta positiva alla mia storia con lui.
Forse, i suoi genitori sapendo della buona riuscita di questo party mi avrebbero considerato di più, soprattutto sua madre avrebbe compreso che ero all'altezza della situazione, seppure non potessi vantare un titolo nobiliare; era ipotizzabile che gli invitati avrebbero poi riportato nei salotti bene, quelli frequentati dai Gastaldi, che io ero capace di organizzare perfettamente ritrovi ed eventi.
Finii di truccarmi con cura, mi sistemai i capelli , lisciai il mio bel vestito di maglina e trattenendo il fiato mi diressi nel grande salone che avrebbe accolto gli ospiti, mancava davvero poco all'inizio della festa.
Tutto mi pareva perfetto, l'angolo bar fornitissimo, i vari stuzzichini e salatini disposti in bell'ordine in contenitori adatti ed eleganti, i vassoi d'argento scintillanti su cui facevano bella mostra di sè le varie tartine colorate dai gusti più disparati, i dolci ancora in disparte, ben coperti, se ne stavano in un angolo attendendo di essere presentati.
Nicola arrivò vestito di tutto punto, in giacca e cravatta, lasciando una scia profumata al suo passaggio, si guardò intorno soddisfatto e sorridente.
"Aspettiamo l'arrivo dei nostri amici" mi disse con voce dolce, speluzzicando qualche oliva .
"Non sai proprio aspettare!"Lo redargui scherzando,mentre dondolavo sui tacchi alti delle mie scarpe nuove .
"Sono in fibrillazione...sai quanto ci tengo a eventi del genere e poi con tutti queste buone cose a disposizione..." lasciò in sospeso il discorso perchè i primi ospiti suonarono il campanello, ma non potei fare a meno di pensare che mia nonna e mia madre tutti i torti non li avevano quando asserivano che Nicola si approfittava un po' di quello che potevamo offrirgli.
"Che bella casa! Che splendore di arredamento e che buffet imbandito!" Oscar non smetteva più di complimentarsi con me, mentre cercavo di minimizzare, sentendomi in lieve imbarazzo.
"Vieni, vieni" lo invitò NIcola prendendolo sottobraccio e guidandolo verso il divano, come se fosse lui il padrone di casa, procurandomi un leggero fastidio, perchè mi sentivo messa in disparte, quase depauperata dal ruolo di "padrona di casa", che mi ero cucita addosso.
Oscar era un nuovo compagno di classe di Nicola, avevo avuto modo di incontrarlo un paio di volte, ma non mi aveva procurato nessuna sensazione particolare, non mi era nè simpatico nè antipatico, direi indifferente, ma in quel preciso momento la sua presenza mi disturbava e non ne conoscevo il motivo.
Si accomodarono entrambi sul bel divano foderato con una stoffa preziosa, dai colori sobri, su cui predominavano il turchese ed il rosso cupo, in tinta con la tappezzeria che ricopriva le pareti e con le tende, frutto di ricerche accorate di mia madre che aveva il pallino dell'ordine e dell'arredamento.
Nicola dopo un po' si alzò per andare a prendere due cocktail, uno per sè l'altro per Oscar, ignorandomi sfacciatamente.
Sorseggiò il liquido colorato che intuii essere un Negroni, poi invitò Oscar a fare altrettanto,ma vidi il ragazzo dagli occhi grandi e vacui resistere, schermendosi con un sorriso leggermente imbarazzato.
Mi avvicinai a loro tossicchiando per marcare la mia presenza, poi rivolgendomi ad Oscar:
"Se preferisci abbiamo anche qualcosa di analcolico". Lui mi guardò grata, avevo fatto centro, intuendo la sua reticenza nell'assaggiare il Negroni.
Nicola mi fulminò con lo sguardo, come se avessi disturbato, ma feci finta di niente, andando a prendere una semplice, meravigliosa spremuta all'arancia , aromatizzata con angostura e allungata con succo di limone.
"Ottimo".La voce di Oscar era neutra, appena velata da una nota di gentilezza, da cui trapelava una certa gratitudine per il mio contributo.
"Si chiama Anita, questo cocktail" puntualizzò Nicola, "ma io preferisco il Garibaldi!"
Il suo amico lo guardò sorpreso, non sapendo se stesse scherzando o esistesse davvero un cocktail con tale nome, io li lasciai alle loro dissertazioni in merito, andando ad accogliere altri ospiti che si stavano riversando nell'ampio salone.
Fra questi c'era anche Cloe, bella più di sempre, vestita con un abitino dai colori neutri, che le rendeva, però, giustizia, mettendo in evidenza il bel colore ramato dei suoi capelli e la luminosità degli occhi, che aveva leggermente truccato, al suo fianco un ragazzo dallo sguardo incredibilmente azzurro , bellissimo e dal sorriso quasi beffardo: "ecco Dario" , disse semplicemnte presentadolo con nochalance, ma lasciando ad intendere che non aveva mai detto bugie, il fantomatico ragazzo esisteva davvero.
Chissà perchè immaginai che quella fosse una messa in scena, dato che avvertico nella ragazza un qualcosa di inafferrabile, di non chiaro, mi piaceva come persona, ma nello stesso tempo comprendevo che non era come io desideravo che fosse una vera amica, era sfuggente, ermetica, un mistero per me che desideravo rapporti chiari e lineari con tutti.
Indubbiamente Cloe era una bella ragazza, dall'aspetto acqua e sapone con un misto di sensuale e di "selvaggio", che le conferiva uno charme tutto particolare, ben lungi dall'aspetto che Nicola decantava in una donna, eppure lei era stata nel suo cuore.
Spostai istintivamente lo sguardo su Oscar.
Anche lui non rispondeva alle caratteristiche che il mio ragazzo andava elogiando per un uomo, non era la classica persona "vincente", brillante, dall'aspetto disinvolto e dai modi impeccabili, questo no, era un ragazzo enigmatico, alternativo, se vogliamo, dall'abbigliamento stravagante che ricordava i figli dei fiori, così come la mia amica Cloe, erano due personaggi che stonavano nell'ipotetica perfezione predicata dal giovane Gastaldi.
Osservai anche Riccardo che era appena arrivato, lui sì che incarnava la persona idealizzata da Nicola, elegante, sorridente, sicuro, vestito in modo classico e mi chiesi ancora una volta chi veramente fosse il mio fidanzato.
Mi sentii toccare una spalla e voltandomi mi trovai faccia a faccia con Erika.
Era sorridente, sembrava anche un po' intimidita dalla situazione, mi porse una scatola di deliziosi cioccolatini, che trovai un po' fuori luogo, ma che accettai con un sorriso, poi chiese di salutare Nicola, così la accompagnai verso di lui, ma...ma rimasi di sasso, per ciò che si stava presentando ai miei occhi.
Nel voler far assaggiare quasi forzatamente il Garibaldi a Oscar, il cocktail si era rovesciato sul prezioso divano e sulla soffice moquette avorio, nel maldestro tentativo di limitare il danno, Nicola aveva anche fatto cadere la sigaretta che aveva fra le dita , con le conseguenze facilmente immaginabili.
Nessuno, tranne noi quattro , si rese conto del guaio combinato e anche della scenetta poco edificante, in cui i due ragazzi si erano scambiati i cocktail intrecciando l'uno il braccio dell'altro.
Nicola invece di scusarsi come mi sarei aspettata, si mise a ridere, coprendo con il piede la bruciatura che si era formata sulla moquette, mentre con un fazzoletto aveva coperto la macchia color rosso arancio che si stava allarganso sul divano.
Oscar rimase in silenzio, con gli occhi vitrei e il volto pallido.
Come evocata dal nulla, mia madre arrivò per salutare Erika e per controllare che tutto stesse procedendo senza intoppi, quando si accorse del danno fatto.
Il suo volto diventò livido di rabbia, ma si trattenne dall'esplodere, io ero al limite del collasso nervoso sapendo quanto teneva a quel divano e alla moquette, e paventavo un scenata, la quale per fortuna non venne, ma sapevo che prima o poi sarebbe esplosa.
Erika dopo un primo momento di incredulità, mi dette una pacca sulla spalla come a dire buona fortuna cara, ora te lo dovrai vedere con tua madre... come se la colpa fosse mia. fra l'altro!
Di lì a cinque minuti arrivò la donna di servizio che armata di spazzola e smacchiatore tentò di limitare il danno sul divano, mentre per la moquette non rimaneva che aspettare...
Non ricordo altro di quella sera , tranne che la mia delusione e la mia rabbia nei confronti sia di Nicola, che di Erika e di mia madre e in un certo senso anche di Cloe, in quanto ognuno per proprio conto aveva contribuito a farmi sentire a disagio.
Il giorno dopo una corbeille di fiori bianchi accompagnata da un bigliettino di scuse fu recapitata a casa mia, era da parte di Nicola per mia madre, io ero ancora una volta relegata in disparte, quasi come se non esistessi, amareggiata anche per il fatto che Cloe se ne era andata salutandomi appena, abbracciata a Dario.
Il pensiero corse a Salvatore, più forte e più doloroso, tanto da provocarmi un malessere fisico che mi attangliò per alcuni giorni,per poi lasciarmi ne solito stato di semi torpore in cui tutto mi pareva poco interessante ed il futuro una grossa incognita da raggiungere con un pesante fardello sulle spalle, fatto di illusioni, amarezze e sconfitte.
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