Noi

Le mie due amiche acconsentirono di buon grado a coprirmi le spalle e io quella sera potei incontrarmi con Salvatore.
I miei sapevano che sarei tornata più tardi del solito,probabilmente dopo di loro, così  ero tranquilla su questo fronte,mentre ero agitatissima sull'altro,quello che riguardava l'appuntamento.
Non so quante volte mi cambiai di abito in preda a mille dubbi,prima  decisi per la gonna,poi i peri pantaloni, poi per  il vestito...un turbillon di abiti ,sentimenti e paure si agito'nella mia stanza e nel mio cuore,fino a che non decisi di calmarmi e di indossare,un abito bianco di media lunghezza con il corpino non troppo aderente,la gonna  svasata con inserti  discreti di sangallo,calzai scarpe leggere di tela, con la zeppa ,allacciate alle caviglie,uno scialle leggerissimo di seta per ripararmi dall'umidità della notte.
Arrivai come convenuto ,fino al retrobottega del ristorante,poi mi nascosi dietro un pino e aspettai che lui arrivasse.
Non si fece attendere, appena mi scorse mi venne incontro  con passi felpati,aveva una camicia azzurra con le maniche arrotolate sulle braccia , jeans chiari    e un pullover di cotone sottile con lo scollo a V  appoggiato sulle spalle;stava molto bene,era bellissimo.
Mi si avvicinò con cautela,poi,quando si accorse che nessuno ci stava osservando,mi sfiorò il viso con una carezza ,mi prese per mano e ci dirigemmo verso il mare.
La Luna era grande quella sera,ci guardava misteriosa dal cielo ,mentre spandeva il suo bagliore argenteo sulla distesa d'acqua scura,riflettendosi.
Ci sedemmo sulla sabbia ancora tiepida,io coprendomi le ginocchia con la gonna,lui più disinvolto stendendosi accanto a me,con al testa appoggiata ad un tronco liscio e bianco,uno di quei tronchi trasportati dal mare che hanno conservata in sè la storia infinita di mille percorsi e di mille giorni.

Amavo quei tronchi che soprattutto a fine estate ed in inverno si potevano osservare lungo la spiaggia,sprigionavano un fascino particolare e dopo quella sera ogni tronco lavorato dal mare e reso alla  terraferma dai sui flutti ,mi avrebbe riportato a lui  e  a quella sera dalla luna d'argento.

Stava in silenzio,gli occhi fissi  nel buio,osservavo il ritmico sollevarsi del suo petto ad ogni respiro,  anche io senza parlare,mentre le note di Napule è  riempivano l'aria provenienti da un locale vicino .

Questa canzone l'ho sempre considerata un portafortuna e la colonna sonora della storia mia e di Salvatore.

Nei momenti cupi, cupissimi,quando non vedevo via di scampo alla mia disperazione,al desiderio di lui, dove non mi sembrava possibile poter raggiungere un briciolo di serenità,ascoltavo la voce di PIno Daniele e come per magia ritrovavo quella fiammella di speranza che mi convinceva ad andare avanti,passo dopo passo .

Ritornando a quella sera,Salvatore si fece  più vicino a me mi abbracciò,affondando il viso fra i miei capelli, li avevo lasciati sciolti,si muovevano appena mossi da una brezza leggera  e lui me li bloccò con una mano ,raccogliendoli nel suo pugno e portandoli dietro ,poi dal lato opposto.

Scesero dolcemente sulla spalla,lasciandomi scoperto il collo,mi sentivo vulnerabile,indifesa di fronte a lui, senza difese,ma fu un attimo,quando le sue labbra si posarono sulla mia pelle capii che non c'era altro posto in cui sarei voluta essere in quel momento.

I suoi baci dolci e piccoli, struggenti e delicati si diffusero sul mio collo, sulle spalle appena scoperte,il suo respiro da lento si fece più veloce,sentii le sue mani fremere in prossimità dei bottoni della mio vestitino, poi arrestarsi.

"no" disse "vorrei ma...non ora.Non voglio correre,anche se il tempo a disposizione è poco".

Non trovavo le parole, non sapevo che dire,probabilmente perchè non c'era bisogno di parlare, fu allora che le nostre labbra si trovarono nel bacio più vero,più sensuale e più sentito che io abbia mai provato prima di ritrovarmi  nuovamente con lui.

Sensazioni indescrivibili si impadronirono di me...

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