Nicola
Si era alzato un vento freddo e pungente che aumentò il mio disagio mentre percorrevo le strade illuminate.
Stavo rientrando a casa dopo quel pomeriggio deludente e infruttuoso,con la mente ingombra di pensieri che si accavallavano gli uni sugli altri come onde scure e possenti.
"Ciao " una voce conosciuta mi raggiunse alle spalle, seguita da un abbraccio fugace quanto caloroso, una stretta amica, delicata e forte nello stesso tempo.
Mi voltai piacevolmente sorpresa e mi trovai faccia a faccia con Nicola, un ragazzo che frequentava il mio stesso liceo,ma in altra sezione.Ci conoscevamo poco io e Nicola, non appartenevamo alla stessa compagnia,anche se ultimamente lo avevo visto spesso insieme a Cloe,la mia nuova compagna di banco.
Cloe si era trasferita nella nostra città all'inizio dell'anno scolastico da Torino e non aveva fatto fatica ad accattivarsi molte simpatie, era solare,estroversa, sempre sorridente e disponibile a parlare.Si può dire che conoscesse tutti e intavolava conversazioni chilometriche con quello e quell'altro senza che l'interlocutore si annoiasse, pur senza cattiveria le invidiavo questo carattere aperto che la portava ad avere relazioni sociali soddisfacenti e ad essere la beniamina di molti.
Avevo "invidiato" anche il suo rapporto con Nicola,perchè lo avevo sempre considerato un ragazzo di bell'aspetto e dai modi gentili, una persona piacevole da frequentare,ma non ne avevo mai avuto l'opportunità,così quel pomeriggio di fine novembre mi sentii felice del suo gesto inaspettato e cordiale.
"Ciao" lo salutai con un sorriso che credevo non si potesse più stampare sulla mia faccia.
" Ciao, che brutto tempo" fece lui sfregandosi le mani "sono dovuto uscire per forza,alttrimenti avrei preferito rimanere a casa ". Si capiva che era in vena di attaccare bottone e io mi chiesi quale fosse il reale motivo di questo suo desiderio, dopo anni che ci incrociavamo per i corridoi e ci salutavamo una volta su cento mi fermava per strada parlando del tempo! Qualche altro motivo dietro doveva esserci, mi dissi.
"Sì, tempo brutto, anche io sono dovuta uscire per cose importanti,non ne potevo fare a meno".
Avevamo rallentato il passo procedendo fianco a fianco e quando passammo davanti alla pasticceria più famosa della città lui si fermò e propose una cioccolata calda, poi mi prese sotto braccio ed entrammo.
L'odore del caffè misto alla vaniglia e cioccolato ci avvolse piacevolmente ,ma ancora di più gradii la sensazione di tepore e allegria che quell'ambiente emanava, era un locale molto grande, elegantissimo, con vetrine scintillanti, camerieri in uniforme perfetta,dai modi compiti e professionali. I numerosi avventori erano ben distribuiti fra le casse, i banconi e i tavolini, non c'era confusione,tutto si svolgeva in maniera ordinata e un clima di festa aleggiava lì dentro, mi sentii improvvisamente "felice", più leggera,sollevata,la morsa che mi attanagliava in quei giorni si stava lentamente allentando,almeno un po'.Riuscivo a respirare,a guardarmi intono a partecipare anche se indirettamente alle piacevolezze che mi si presentavano .
Io e Nicola ci sedemmo in disparte per consumare quanto ordinato.
Lui si stava dimostrando un vero gentleman, dai modi garbati, fuori dal tempo, niente a che vedere con il comportamento di molti ragazzi dell'epoca, un po' sguaiati, incuranti del bon ton,cosa che io,invece apprezzavo tantissimo.
Mi raccontò che suonava il violino ed il pianforte,che dopo il liceo avrebbe voluto andare per un anno all'estero, in giro e poi iscriversi all'università, gli interessava storia e filosofia,ma i suoi genitori non gli avrebbero mai permesso tutto questo,lui lo spaeva e se ne rammaricava non poco,ma non aveva la forza di imporsi. In questo lo paragonai un po' a me anche se probabilmente io mi consideravo più decisa di lui.
Sapevo che suo padre era un cattedratico molto noto nell'ambiente universitario e che sua madre era una vera e propia manager della vita dei propri figli (Nicola aveva un fratello,Riccardo, che mieteva successi in ogni campo),non avrebbero mai permesso che Nicola si prendesse un anno sabbatico nè che si iscrivesse a filosofia, ormai la sua strada era tracciata, si sarebbe laureato in chimica e avrebbe intrapreso la carriera universitaria, questa era la strada che sua madre e suo padre avevano deciso a priori.
Dopo aver amabilmente conversato di fronte ad una cioccolata calda con panna,Nicola mi confessò il vero motivo del suo invito: era perdutamente innamorato di Cloe e voleva sapere tutto di lei, se avesse un ragazzo,se mi avesse mai parlato di lui ,se lo ocnsiderasse simpatico.
Devo dire che rimasi leggermente delusa, avrei preferito che mi avesse fermato perchè gli ispiravo simpatia, ma apprezzai la sua franchezza e risposi con sincerità, non ero così amica con Cloe da sapere quello che lui mi stava domandando,ma se avessi saputo di più glielo avrei detto senza dubbio, con naturalezza mi dette il suo numero di telefono e mi chiese il mio, "in caso di notizie importanti".
"Grazie Anna per la tua disponibilità e la tua compagnia gradevolissima" mi salutò quando ci congedammo "spero di poterti rioffrire presto una cioccolata " aggiunse prima di andarsene.
Lo seguii con lo sguardo, non so perchè,ma mi soffermai a guardarlo,fino a che non lo vidi trasformato in un puntino, in fondo alla strada.
Aveva un modo di camminare particolare, sciolto, elegante come del resto erano tutti i suoi movimenti, aveva un certo non so che di regale, senza essere altezzoso e questa cosa l'ho sempre apprezzata nel cosro degli anni che ci hanno visti assieme,ma di questo parlerò in seguito.
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