Missiva

Trovai una carta da lettere che con gli occhi di oggi mi sarebbe apparsa stucchevole,mentre all'epoca andava di moda tra noi ragazze, era color avorio,piuttosto spessa, con impressa un'immagine di un mare al tramonto,la busta rossa.

Mi sedetti alla piccola scrivania che avevo in camera da letto,cercai di fare il vuoto nella mia testa e di far parlare il cuore.

Scrissi un fiume di parole,parole che si rincorrevano le une dietro alle altre e scivolavano sulla carta ,componendo lunghe frasi.

Alla fine mi chiesi se Salvatore avrebbe mai avuto la pazienza di leggere tutto quello scritto e se lo avesse fatto cosa ne avrebbe pensato;d'altronde anche lui avrebbe potuto cercarmi,forse era a conoscenza che Sergio sarebbe venuto nella stessa località dove sarei stata anche io,ma non aveva fatto nulla, non aveva mosso un dito per avvicinarsi a me,per ritrovarsi.

Accartocciai i fogli e guardai con tristezza quei mucchietti informi di carta straccia,che fino a a poco prima avevano contenuto tutti i miei sentimenti,le mie speranze,i miei desideri.

Le lacrime mi spuntarono agli occhi, decisi di non farne di niente,che era meglio lasciare le cose come stavano,tenni però l'indirizzo datomi da Paolo, forse mi sarebbe potuto servire,se avessi trovato un motivo di rivedere le mie decisioni.

Mi sentivo strana, diversa, dopo aver atteso un anno per avere quella informazione giudicata tanto preziosa, ora che l'avevo mi sembrava inutile.

Salvatore era come tutti gli altri,un ragazzo come tutti gli altri e probabilmente non mi ricordava neppure più.

Sospirai, ripulii la scrivania, riposi carta e penna e decisi che quel pomeriggio mi sarei goduta il mare, era un pomeriggio ventoso, assolato,dai mille intensi profumi nell'aria, stare sugli scogli sarebbe stata una panacea, avrei scordato le mie dolorose riflessioni immergendomi nella natura.

Scesi sul mare ed in breve arrivai sugli scogli,ne scelsi uno piatto su cui sedermi, mi arrivava sul viso e sui capelli una brezza piacevole, mentre guardavo intorno a me le onde spumeggiare senza essere violente, la risacca era un bel sottofondo,mi lasciai cullare da questa melodia.

"ehi,ragazza!" riconobbi subito la voce di Paolo,mi voltai e lo vidi che stava salendo sugli scogli. I begl'occhi azzurri scintillanti.

"Paolo,conosci questo posto?" chiesi sorpresa.Mi sembrava strano che un ragazzino appena arrivato scoprisse una zona poco accessibile.

"no, è la prima volta che ci vengo" rispose"ti ho vista da lontano e ti ho seguita.Mi stai simpatica."Aggiunse con un sorriso fanciullesco.

"Sai nuotare bene"dissi un po'preoccupata per il fatto che il mare fosse mosso .
"Song'é Napule" mi rispose ridendo,risi anche io,pensando che i napoletani avessero una marcia in più rispetto agli altri e anche Paolo lo stava dimostrando.
L'ingegno,il sapersi adattare alle situazioni ,il riuscire a trovare soluzioni é parte della loro natura. Paolo voleva seguirmi e lo aveva fatto a dispetto del mare mosso,della scarsa conoscenza del luogo,contando su se stesso ed il momento presente.
Poi riflettei che pure Salvatore era napoletano, ma non aveva messo a frutto "l'arte di arrangiarsi" per riunirsi a me.
Scacciai ancora una volta quel pensiero e mi concentrai sul momento che stavo vivendo.
Paolo iniziò a parlare,raccontandoci particolari della sua vita e arrivò anche a toccare l'argomento che tanto mi stava a cuore.
"Sasa'abita vicino a me.Sono in tanti in quella casa .Sono sette fratelli."Disse questo senza malizia, capii che lo faceva per parlare e Sasa'rappresentava un argomento comune.
"Si,ricordo"dissi asciutta.

"Ma tu hai il fidanzato?"
"No"
"Allora aspetti "a Salvatore".

Questa semplicità di vedere le cose mi strappò un attimo di ilarità.
"La vita non è facile.Non ci siamo più  visti".

"Ma tu vorresti rivederlo,vero?a Altrimenti non mi avresti chiesto l'indirizzo".
"Beh,sì "risposi di getto.
"Gli hai scritto?"
"No,non l'ho fatto".

Paolo mi guardò  con curiosità.
"Ma,allora non ti va di risentirlo"
"Mi va,ma penso che se anche lui mi avesse voluto rivedere,avrebbe potuto farlo e invece..."

Mi stupidi della mia loquacità
Non ero solita lasciarmi andare a simili confidenze,con un bambino,poi.

"Sient'a me,signurì,scrivi quella lettera che hai in mente".
Risi,perché  era troppo simpatico.
Poi aggiunse:"probabilmente non ti risponderà per lettera,ma ti telefonerà.
Noi non abbiamo studiato tanto,come te"aggiunse.
Mi si strinse il cuore al pensiero del loro modo di vivere e di doversi guadagnare la vita.
In questo mio pensiero era compreso anche Salvatore,me lo immaginavo così  giovane, ma piegato dal peso delle esigenze a cui doveva far fronte.

Il sole stava calando sul mare, la brezza era più fresca,il mare leggermente più  mosso,decisi di portarmi verso casa.
Io e Paolo ci allontanano insieme dagli scogli,nuotando fianco a fianco.
Arrivata a casa decisi che avrei dato ascolto al ragazzino,presi la carta da lettere e scrissi di nuovo.






Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top