LIndau...nei sogni
Lindau era una bella città. Il caratteristico ingresso al porto, con la statua del leone e il faro svettante nel cielo colpirono inizialmente la mia attenzione,per la loro maestosità e per la scenografia molto suggestiva, ma il cuore pulsante della città catturò la mia fantasia, cercavo di immaginare la presenza di Salvatore in quei luoghi, cercavo di trasporre l'immagine che conservavo di lui fra quelle costruzioni, sulla riva del lago, nelle strade che riuscivo ad osservare e che mi parevano ordinate ma festose, fra gli edifici in stile bavarese che creavano una atmsofera accattivante; mi sentivo proiettata in quella realtà che fino ad allora non conoscevo,ma che si presentava estremamente affascinante.
Mi sembrava di vederlo lì, il mio Sasà, ridente, vestito di bianco come l'ultima volta che avevo potuto godere della sua presenza fisica, lo vedevo muoversi con disinvoltura, servire una birra in modo tale che la schiuma non fosse eccessiva, come ricordavo che faccese, tenendo il bicchiere inclinato; lo vedevo destreggiarsi fra i tavoli trasportando pizze fumanti e profumate con aria scanzonata e allegra, lo sentivo cantare le struggenti canzoni napoletane che tanto mi piacevano ; il mio era era un sogno ad occhi aperti in cui trasferivo i ricordi del passato in un presente che non conoscevo ,ma che stavo immaginando in maniera fervida, tanto da vederlo sovrapporsi al momento attuale.
Lo vedevo anche starsene in silenzio, con il viso contratto e lo sguardo perso mentre mi pensava la sera nel buio della sua piccola stanza di periferia, dove alloggiava e questo mi stringev ail cuore, allor alo cancellavo con un battito di ciglia e ci vedevo insieme correre sulla riva del lago, tenendoci per mano e poi fermarci per prendere fiato e correre di nuovo come in un fantastico sogno... che speravo potesse avverarsi.
Facevo tutto questo osservando Lindau sulle pagine di un libro, un bellissimo libro illustrato che avevo preso nella biblioteca fornitissima di mio zio, ma solo su un libro e quella sera ancora non sapevo che non avrei visto la città bavarese dal vero, non in quell'occasione, perlomeno.
Chiusi il volume con un sospiro, stropicciandomi gli occhi, iniziavo ad avere sonno anche se avrei voluto continuare a leggere e immaginarmi la nuova vita di Salvatore, che si incastrava con la mia, ma il sonno incalzava e non potei fare a meno di spengere la luce e raggomitolarmi sotto le coperte, sperando di rifugiarmi in una dimensione onirica felice, piena di belle sensazioni.
Dopo circa un paio di ore, quando il sonno si era già fatto pesante, udii dei rumori , come dei passi lievi che provenivano dal corridoio, poi delle voci sommesse che parlottavano e mi allarmai.
Balzai fuori dal letto e accostai l'orecchio alla porta, riuscii ad individuare le voci: erano di mia zia e mia madre, ma dal punto in cui ero carpirne le parole era impossibile.
Avrei voluto socchiudere la porta della mia camera e ascoltare, ma la paura di essere scoperta mi trattenne, così rimasi per un tempo indefinito a tentare di decifrare la situazione.
Passò una buona mezz'ora ma niente, tutto taceva, così decisi di ritornare nel letto, ma ormai il sonno era compromesso.
Che diavolo stava succedendo? Perchè mia zia e mia madre si erano messe a parlare nel cuore della notte?
Alla fine, presa dal panico decisi di avventurarmi nel corridoio, sarei scesa in cucina con la scusa di prendere qualcosa da bere, ma appena messo il naso fuori dalla porta notai la figura di un uomo che stava entrando nella camera dei miei zii. Rimasi di sasso,mi fermai rigida e immobile come una statua, trattenendo anche il respiro.
"Venga dottore", stava dicendo mia zia: "mio marito è qua".
Compresi che si trattava di mio zio. Aveva bisogno di un medico, quindi stava male.
Non riuscivo a mettere in ordine i miei pensieri, Lindau, il Lago di Costanza, Salvatore, la gita , i miei zii, la malattia, tutto si stava confondendo come in un puzzle da riordinare e io mi sentivo girare la testa, incapace di afferrare il senso di ciò che stava accadendo davanti ai miei occhi.,ma una cosa sola mi pareva chiara: Non saremmo andati in gita!
Per fortuna mio zio non aveva nulla di grave, una banale colica che fu subito sedata, ma quel piccolo inconveniente buttò all'aria tutti i miei piani, ovviamente il tour sul lago non avrebbe potuto essere fatto, mio zio doveva riposare e sarebbe stato impensabile lasciare lui a casa e procedere noi verso la meta prefissa, dovevamo rimanere tutti a Lugano!
Quando Nicola lo venne a sapere divenne livido dalla rabbia, ma riuscì a dissipare quasi subito il suo malcontento, era un ragazzo ben educato e sapeva quando non era il caso di protestare, anche se con me si sfogò riversandomi addosso il suo malcontento, tanto che dovetti seguirlo in giro per Lugano dove decise di andare a vedere tutto quello che c'era di interessante, così saltò anche l'appuntamento telefonico con Salvatore, a casa di Rosa.
Riuscii a comunicare con lei e a dirle di spiegare tutto a Sasà, che lo avrei cercato appena possibile, ma le cose andarono un pochino diversamente dal previsto e quel pochino compromise il mio rapporto con lui, infatti alla sua chiamata rispose Martin, il quale non sapeva niente di tutta la storia e...:
"Anna non è qui da noi.Alloggia alla villa,chi devo dire che l'ha cercata?"
"Salvatore",ma sa se verrà più tardi?"
"Non credo, so che è impegnata in un giro turistico con il fidanzato..." In quel preciso attimo Rosa si rese conto della situazione e strappò letteralmente la cornetta del telefono dalle mani del marito.
"Salvatore, sono Rosa, sient'ammè guagliò, Anna non è potuta venire all'appuntamento telefonico e non potrà venire a Lindau, suo zio sta poco bene, ma non ha nessun fidanzato, hai capito?Nessun fidanzato" Ripetè con enfasi,ma Salvatore interruppe la comunicazione e alla donna non rimase altro che ascoltare il tu-tu-tu del telefono.
Quando lo seppi capii che la sorte ce l'aveva davvero con me e con Salvatore, che era finita davvero, tutto si era messo contro, quindi, con un grandissimo dolore esagerato per la mia capacità di sostenerlo, compresi che era veramente finita, che non avrei potuto far altro che chinare la testa e andare avanti.
Decisi con uno sforzo eroico, che dovevo prendermi cura di me stessa e della mia vita guardando al futuro, non c'era altra soluzione. Soffrivo enormentemente ma percepivo che quella sofferenza era inutile, non mi avrebbe restituito Salvatore, e poi c'erano la distanza, le famiglie contro, la mia dipendenza economica (e forse anche la sua, perchè lavorava,sì, ma non poteva disporre di tutto il denaro che guadagnava, di questo ne ero certa.)
In un certo senso mi attaccai ancora di più a Nicola, ne feci il fulcro delle mie relazioni sociali, era nei miei pensieri, mi sentivo attratta da lui anche se intuivo che la nostra sarebbe stata una storia a tempo, sapevo che sarebbe finita,anche se non volevo crederci.
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