Invito
I mesi trascorsero lentamente, in una sorta di pseudo tranquillità interrotta saltuariamente dai mie dubbi sulla relazione con Nicola.
Ciò che più mi amareggiava era il non essere accettata dai suoi, o meglio, il fatto che Nicola non reagisse a questo loro atteggiamento; non si opponeva, non si ribellava, in poche parole non mi sosteneva, lasciava che i suoi mi considerassero inadatta a rivestire il ruolo di fidanzata del loro figlio, senza che lui si schierasse dalla mia parte, tutto questo mi intristiva e mi toglieva certezze, rendendomi insicura.
Accadde però che a inizio estate venissi invitata nella sua villa al mare. E per di più a pranzo! La cosa mi colpì favorevolmente dando un colpo di spugna alle mie inquetudini, finalmente la madre di Nicola mi apriva la sua casa, cosa che mi era stata negata fino a quel momento.
La sua famiglia aveva una residenza estiva in una località balneare vicina a quella dove avevamo la nostra, pertanto io e Nicola avevamo continuato a vederci anche durante le vacanze senza interruzioni e anche questa cosa stava contribuendo a farmi sentire più sicura, più centrata nel rapporto amoroso che stavo vivendo.
"Allora domani ti aspetto a colazione"mi disse Nicola nel congedarsi , calcando bene sulla parola colazione, secondo il bon ton deve essere usato questo termine per riferisi a quello che comunemente chiamiamo pranzo, riservando quest'ultima parola al pasto serale e il mio fidanzato ci teneva tantissimo che conoscessi le regole del galateo e ne facessi sfoggio soprattutto in presenza dei suoi familiari e delle sue conoscenze.
"Certo, non l'ho dimenticato" cinguettai, cercando di adeguarmi al suo modo di fare.
Lui si allontanò con quella sua camminata quasi femminile, ancheggiando, ma non ci feci molto caso, ormai mi era familiare e non mi disturbava, anche se mia nonna non perdeva occasione di farmelo notare insieme ad altre cose che secondo lei non andavano bene...ma io, presa dalla mia voglia di stabilità affettiva, non le consideravo, ci passavo sopra.
Appena tornata a casa corsi da mia madre:"Mamma, mamma, domani sono invitata a pranzo a casa di Nicola", esordii con gli occhi ridenti e una certa eccitazione nella voce.
"Bene, mi fa piacere, cerca di comportarti a modo", mi rispose senza grossa partecipazione, deludendomi.
"Non è un bel passo avanti? Ti ricordi quando..." ma lei non mi fece neppure finire, interrompendomi subito:
"Ricordo, ricordo perfettamente quello che sua madre mi disse al telefono qualche mese fa e per dirtela tutta, io non credo che abbia cambiato idea..."
"Ma allora,perchè invitarmi?"La mamma mi guardò con occhi di ghiaccio e un accenno di sorriso ironico dipinto sulle labbra: "Il perchè lo scopriremo, ora non lo so, ma so che la signora non ha cambiato idea, non è il tipo..."
Mi allontanai facendo spallucce, non volevo guastarmi quel momento per il pessimismo di mia madre.
Andai in camera e aprii l'armadio osservando criticamente quanto poteva offrirmi. Sapevo che la signora Gilda, la madre di Nicola, amava gli anni sessanta e snobbava la moda del momento, trasmettendo questi gusti ai figli, infatti il mio ragazzo non faceva che criticare l'abbigliamento troppo disinvolto e moderno di molte ragazze che conoscevamo, io mi ero sempre mantenuta sul classico, con qualche richiamo all'attualità , ma sempre senza esagerare, però questa volta volevo lanciarmi nel vintage, indossando un capo dei favolosi sixties, mi piaceva l'idea e soprattutto volevo impressionare favorevolmente la signora Gilda.
Con aria sconsolata chiusi le ante dell'armadio, non conteneva niente che potesse servirmi, ma poi mi venne un'idea: mia madre aveva sicuramente qualcosa di adatto, eravamo fisicamente molto simili e non ci sarebbero stati problemi di taglia, subito tornai da lei per chiederle aiuto.
"Sei sicura di quello che fai? Ti vuoi trasformare per Nicola e sua madre? Cerca di capire davvero ciò che vuoi nella vita, cara Anna, perchè non sei sulla strada giusta." mi redarguì. "Penso di avere quello che cerchi, di abiti anni 60 ne ho molti, ma non è questo il problema..." aggiunse non troppo bonariamente.
"Fammi vedere questi vestiti, li hai nell'armadio in camera tua?" cercai di sviare il discorso per non entrare in un terreno scivoloso su cui era facile farsi male.
"Sì, sono lì.Puoi cercarli tu, basta che rimetti tutto a posto, non voglio vedere niente in giro e niente cose stropicciate, mi raccomando!"
La camera dei miei genitori era bella, molto luminosa e profumata. L'arredamento era sui toni dell'azzuro, del bianco e del blu, che le conferivano un aspetto elegante e raffinato, in sintonia con l'ambiente marino.
Mia madre era dotata di buon gusto e sfruttata questa sua dote in ogni cosa, sicuramente avrei trovato l'abbigliamento che cercavo.
Aprii l'ampio mobile bianco, dove numerosi vestiti pendevano dalle crucce disposte in perfetto ordine, ne sfiorai alcuni con le dita, poi inizia a scorrerli uno ad uno, fino a che non ne trovai uno che mi sembrò perfetto, un delizioso abitino nero con stampa floreale sui toni del rosa.
Non era troppo lungo nè troppo corto, nè troppo scollato, non era aderente e scivolava sulla mia figura senza rendermi goffa, insomma aveva tutte le caratteristiche per farmi sentire a mio agio valorizzandomi senza cadere nel cattivo gusto.
"Come mi sta?" chiesi alla mamma ruotando su me stessa, mentre la gonna leggera seguiva il mio movimento.
"Ti sta bene Anna, però secondo me non è adatto ad una ragazzina della tua età, dimostri più anni, perchè non indossi quel vestito rosa che ti ho regalato l'altro giorno? E' fresco, semplice, molto più adatto a te che non un vestito importante, da donna".
La sua voce faceva emergera un velo di preoccupazione e mi commosse, perchè avevo sempre avvertito una sorta di ostilità da parte di mia madre nei miei confronti.
"Ma mamma, che dici? Lo sai come sono i genitori di Nicola, così formali, così attenti all'etichetta...ti pare che io possa recarmi a casa loro vestita come una bambina?"
"Fai come vuoi Anna" troncò così il discorso, senza aggiungere altro.
Un poì delusa e impensierita tornai in camera sua, misi a posto gli abiti portando con me quello scelto, ora non restava che abbinarci le scarpe, la borsa e studiare una pettinatura adatta.
Per le scarpe non avevo problemi, avevo già adocchiato un paio di sandali di vernice color confetto nella vetrina del più bel negozio della zona, ma i soldi che avevo a disposizione non sarebbero bastati anche per la borsa, allora decisi che ci avrei abbinato una pochette nera usata pochissime volte, non avrebbe fatto da pendant con la borsa, ma speravo che nessuno se ne accorgesse! Per la pettinatura avrei ripiegato per uno chignon, sacrificando un po' la mia chioma folta e lunga, ma sicuramente avrei ottenuto un effetto più raffinato.
La mattina dopo mi svegliai con una certa ansia addosso, saltai la colazione e passai gran parte del tempo a provare e riprovare acconciatura e trucco, smaltandomi anche le unghie, cosa che non avevo mai fatto.
A mezzogiorno ero pronta per uscire, avrei preso il pullmann alla fermata poco distante.
Faceva piuttosto caldo e pregavo perchè la pettinatura reggesse ed il trucco rimanesse intatto, mentre tentavo di mantenere l'equilibrio sui sandali dal tacco sottile.
Ad attendermi a destinazione c'era Nicola insieme a Riccardo e altri due persone, un ragazzo, Aldo e una ragazza, Alessia.
Quest'ultima era molto carina, capelli lisci, di un caldo castano appena più chiaro in alcune ciocche, il viso acqua e sapone, indossava un abitino fresco molto simile a quello che mi aveva suggerito mia madre e che io avevo snobbato, vedendo lei mi stavo pentendo di questa mia scelta, perchè la trovavo deliziosa nella sua semplicità.
"Ciao, io sono Alessia" si presentò porgendomi la mano che prontamente strinsi mormorando qualche parola di circostanza; il ragazzo accanto a lei, alto e bruno mi sorrise :
" E io sono suo fratello Aldo, siamo ospiti dei Gastaldi " aggiunse con una punta di titubanza, vedendo Riccardo e Nicola che se ne stavano in silenzio, poi il primo sembrò ritrovare l'uso della parola:
"sì, Alessia è la mia ragazza, abita in un'altra città al nord e sta trascorrendo con suo fratello le vacanze da noi."
A me non importava nulla della vita privata di Riccardo, ma rimasi sorpresa perchè Nicola non mi aveva accennato minimamente a questa novità...e ci rimasi male per esserne stata tenuta all'oscuro, il piacere dell'invito stava passando in secondo piano, mentre mi stava bruciando il fatto di essere poco considerata, mi sentivo ancora una volta tagliata fuori dalla famiglia Gastaldi.
Ci dirigemmo verso l 'abitazione, situata in una zona molto bella di quella località balneare, per fortuna era piuttosto vicina alla fermata degli autobus, tanto da essere raggiunta a piedi velocemente e la scomodità delle mie calzature si stava facendo sentire!
Nicola camminava spedito, quasi volesse evitarmi, solo Alessia sembrava apprezzare davvero la mia compagnia, elogiando anche il mio outfit, passato inosservato ai due fratelli.
Mi sentii rincuorata dalla sua presenza, mentre già mi prefiguravo l'incontro con il Professore e consorte, avevo ripassato mentalmente cosa avrei dovuto dire nel presentarmi, quali argomenti evitare e quali complimenti fare, non che a casa mia si passasse sopra l'etichetta, anzi, ma da quanto mi aveva raccontato Nicola nella sua famiglia la cosa era di primaria importanza, quasi un'ossessione.
Non davano peso solo all'educazione, ma anche a tutta una serie di piccole cerimonie ormai passate di moda, per cui cercavo disperatamente di avere tutto sotto controllo, comprese le mie parole e i miei gesti più semplici.
Invece di dirigerci verso il portone della villa, scendemmo in una stradina che la costeggiava e che conduceva a quello che sembrava un garage, forse riadattato a tavernetta?, ma non mi sorpresi più di tanto pensando che la formalità dipinta da Nicola fosse stata eccessiva e che magari i suoi genitori avevano pensato ad offrire un semplice pranzo, anzi colazione, molto semplice e disinvolta.
Nell'entrare dalla saracinesca mi resi conto che si trattava proprio di un garage con tanto di biciclette accostate al muro, fiaschi di vino vuoti , scaffali colmi di provviste a lunga scadenza e qualche salame appeso al soffitto che ciondolava sulle nostre teste, nell'aria un vago odore di cantina misto a quello di olio per motori e gomma, insomma, non il massimo per un invito serioso, come mi era stato presentato, ma qualcosa di molto simile ad un allegro ritrovo di vecchi amici o... O un incontro arrabattato tanto per contentare qualcuno? mi trovai a pensare!
In un angolo, al posto dell'auto che avrebbe dovuto occupare quello spazio, c'era un tavolino da pic nic, ricoperto da una tovaglietta dai colori un po' sbiaditi, le stoviglie erano quelle dozzinali, normalmente usate per i pranzi in famiglia, ma non mi stupii più di tanto, ormai la cosa mi stava diventando sempre più chiara: saremmo stati solo noi ragazzi a pranzare insieme, mentre i genitori sarebbero rimasti nella villa, tanto per ribadire che mi volevano tenere a distanza, ingoiai il rospo e sorrisi sedendomi a tavola.
Riccardo,che si era allontanato poco dopo il nostro arrivo, tornò di lì a breve con un vassoio di salumi e formaggi, qualche sottaceto, bruschette miste, al quale seguì una pasta fredda e un arrosto in insalata, poi gelato e frutta, alla fine caffè.
Assaggiai tutto ma senza appetito, ormai la giornata aveva preso una piega poco piacevole e io mi sentivo ridicola nel mio vestito di Ungaro, la mia pettinatura anni 60 e i miei sandali rosa per cui avevo dato fondo ai miei sudati risparmi, desiderando solo trovarmi a casa, con i capelli sciolti e la faccia senza trucco, un semplice prendisole ed infradito.
"Andiamo a farci un bagno?" propose Aldo dopo il caffè.
"Si, dài," rispose Riccardo con enfasi a cui si aggiunse Nicola e senza attendere la mia opinione, si alzarono tutti da tavola afferrando le loro borse già pronte per il mare, solo io non ci avevo pensato e fui costretta a presentarmi in spiaggia vestita di tutto punto, tolsi i sandali e camminai a piedi nudi sulla sabbia ancora molto calda, poi mi sedetti sotto l'ombrellone che avevamo affittato ad un lido lontano da quello frequentato dai Gastaldi ( tanto per evitare incontri indesiderati, pensai).
Alessia,dopo aver fatto il bagno, venne a sedersi accanto a me.
"Non hai il costume?"
"No, non sapevo di questo programma", risposi cercando di mantenermi calma.
"Potevi dirmelo, ne ho un paio nuovi di zecca, hanno ancora il cartellino." continuò gentilmente.
"Grazie, ma non ci ho pensato".
"La madre di Riccardo e Nicola non si è fatta viva." Commentò ad un tratto come se stesse seguendo un pensiero inespresso.
"Già, probabilmente non voleva conoscermi".
"Non conosci La signora Gilda?"si sorprese lei.
"L'ho vista da lontano solo un paio di volte, ma so che non vuole avere niente da spartire con me."
"Perchè, scusa?" chiese con sincero interesse.
"In buona sostanza non mi accetta come fidanzata del figlio. Ha per lui altre mire, una donna nobile", spiegai.
Lei mi guardò con stupore, poi fece spallucce e si mise a giocare con la sabbia, le sue mani erano delicate e sottili, come del resto lei.
"Io sto con Riccardo dalla scorsa estate,ma ci vediamo solo in vacanza, in realtà la nostra è solo una storia estiva, per questo i suoi mi ospitano. Abitiamo a cinquecento chilometri di distanza e sicuramente il nostro rapporto finirà...mi considerano solo un'amicizia temporanea", confidò.
"Non vi vedevate dalla scorsa estate, quindi."
"Riccardo è venuto da me in autunno, per un fine settimana, ma niente più."
"Però ti accettano...voglio dire, stai a casa loro, li vedi, li frequenti, sarà una cosa temporanea ,la vostra, ma intanto ..."
"Lascia stare, gente così non merita le tue attenzioni. Fossi in te cercherei di vivere serenamente la tua storia con Nicola, in fondo è con lui che devi stare, non con i suoi..." Cercò di rincuorarmi Alessia.
"Hai ragione, ma ...ho dei dubbi anche su di lui." Mi confidai impulsivamente.
"Su Nicola?Perchè?"
"Non so" tergiversai colta da un certo pudore, mi stavo accorgendo di aver parlato troppo, ma ormai era troppo tardi per rimediare "C'è qualcosa in lui che mi sfugge..."
"lo conosco poco, ma è diverso da Riccardo, lo vedo, come posso dire, immaturo!"Esclamò alla fine.
"E' immaturo" ripetei più a me tessa che a lei.
"Un bambino che cerca la comprensione dei suoi, il loro appoggio, Nicola vede Riccardo come un antagonista e vorrebbe emularlo senza riuscirci, pensa che i suoi considerino il figlio maggiore più capace...è vissuto nell'ombra del fratello." Disse tutto di un fiato.
"Conosci Rebecca?" Le chiesi a bruciapelo ormai presa dal discorso.
"Si, l 'ho conosciuta lo scorso anno...ecco, Rebecca è un altro mito di Nicola".
" Da qualche tempo non la vedo più...è come se fosse scomparsa" aggiunsi asciutta, rendendomi conto allora che della cugina non avevo più avuto notizie dopo la fine dell'anno scolastico .
"Non sai nulla? Rebecca è stata costretta dalla signora Gilda a tornare al suo paese ..."
"Perchè?" chiesi incuriosita.
"Per il rapporto morboso che aveva con Nicola."
"Morboso?"
"Sì, lui era troppo dipendente dalla sua figura e ..."
"E..." la sollecitai
"Sì,insomma, pensavo che tu lo sapessi, ma forse mi sbagliavo, sembra che Nicola avesse preso una sbandata per lei, tempo fa e che la cosa fosse trapelata... e che anche lei non lo disdegnasse..."
Ripensai a quella domenica in cui avevo avuto modo di parlare di Nicola con Gianni e le cose parevano coincidere, ma chi era Nicola? Il rampollo di buona famiglia un po' complessato, un ragazzo con tendenze omosessuali o un innamorato della propria cugina? O era tutto questo? E io che ruolo avevo?
Nei miei confronti si comportava in modo un po' ondivago, oggi mi desiderava, domani mi considerava appena, un giorno mi elogiava, il giorno dopo mi guardava con distacco e superiorità, oltretutto quell'invito a pranzo si era rivelato una sorta di presa in giro, lui appartenente ad una famiglia estremamente attenta all'etichetta e al decoro, mi aveva invitata a pranzare nel garage di casa sua, riservandomi un trattamento molto al di sotto di ciò che andava predicando...
"Saprai mai apparecchiare a regola d'arte la tavola?" MI aveva chiesto una volta.
"Penso di sì" avevo risposto quasi offesa.
"Lo sai che esistono delle regole rigidissime e che una tavola apparecchiata in modo approssimativo e quasi un'offesa per gli ospiti?" Mi aveva incalzata.
"Sono d'accordo con te...ma perchè mi dici questo?" Avevo ribattuto piccata.
Lui aveva riso scuotendo la testa e rovesciandola all'indietro in una mossa esagerata, plateale.
"Così... " aveva detto fra le risate e a quel punto avevo riso anche io, senza capirne il senso .
"Se un giorno ci sposeremo dovrai conoscere alla perfezione le regole del ricevere".
"Scusa Nicola, ma io le conosco!" Aveva sorriso in modo enigmatico lasciando cadere il discorso, che ora mi tornava alla mente e quelle parole dette in altro contesto mi ferivano, quindi,s tando alle sue idee io ero considerata un ospite da poco...
"Ricordo di aver sentito dire qualcosa, ma non ci ho dato peso." Tagliai corto con Alessia, mi ero stufata di tutta quella situazione e volevo tornarmene fra le mie quattro mura.
"Torno in acqua per un tuffo" disse Alessia ritrovando un'aria spensierata e felice, si tolse la sabbia che le si era appiccicata addosso, poi corse verso il mare, l'acqua era trasparente, invitante, ma anche se avessi avuto il costume non l'avrei seguita, non avrei approfittato di quella meraviglia, ero troppo presa dai miei pensieri e soprattutto dai miei malumori.
Mi alzai in piedi anche io e feci un cenno di richiamo a Nicola, il quale arrivò di lì a breve :
"Ti annoi?" mi domandò un po' sulle sue, totalmente privo di empatia.
"No,ma è ora che torni a casa, abbiamo ospiti a cena" Inventai per trovare una scusa plausibile , volevo andarmene via da lì il prima possibile.
Nicola uscì dall'acqua mostrando un fisico asciutto e abbastanza tonico, eccetto per i fianchi un po' troppo pronunciati, quasi femminei, ci stavo facendo caso solo in quel momento e quel particolare mi infastidì, pensai ,di contro a Salvatore ,ben fatto, con quell'eleganza innata che lo contraddistingueva dai più, lui volevo, volevo lui e solo lui!
"Non mi avevi detto degli ospiti".
"Mi sono scordata, scusami".
"Vabbene, ci sentiamo più tardi.Se non disturbo ti chiamerò prima di andare a dormire."
Solo in quel momento mi ricordai che avevo con me un piccolo pensiero per lui e uno per sua madre, provai l'istinto di riportarmeli indietro, ma accantonai la rabbia ed eslcamai:
"Oggi sono proprio sbadata, ho con me un piccolo presente per te e uno per tua madre, li vado a prendere nella borsa".
Mi allontanai in fretta ritornando poco dopo con due pacchettini in mano, li consegnai a lui :"Aprili con calma, e salutami il resto della compagnia", poi me ne andai senza attendere risposta.
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