Il dopo

Lì per lì non mi rassegnai all'addio di Nicola, facendo di tutto per tentare di parlargli, ma lui mi sfuggiva, appoggiato in questo suo atteggiamento, dall' ala protettiva  dei familiari, in particolare di sua madre.
Se gli telefonavo si negava, se provavo a parlargli a scuola, si eclissava; tentai anche dichiedere la mediazione tramite Cloe, ma come era  immaginabile fallì anche questo espediente. Alla fine capii che era meglio lasciar perdere e con il passare dei mesi mi misi l'animo in pace, le sensazioni di malessere che dapprima erano acute si stemperarono in una placida indifferenza, mi sentivo per questo più forte, quasi invulnerabile.

Il pensiero di Salvatore era sempre presente, chiaro e vivido, ma le speranze di rivederlo minime, anzi, quasi nulle e pur amandolo sempre, avevo iniziato a relegarlo nel mondo dei desideri sospesi, quelli per cui non si demorde del tutto, ma che si considerano quasi irrealizzabili.

Mi lasciai andare ad una sorta di limbo affettivo, buttandomi nello studio, dopo la maturità mi iscrissi a giurisprudenza con l'intenzione di  fare della giustizia la mia bandiera, dopo aver visto tante cose inique, volevo affermare i valori in cui credevo, volevo farmi paladina dei diritti negati a molti e quindi la  scelta della facoltà era stata una conseguenza indiscutibile.
Come previsto, le redini dell'impresa della mia famiglia sarebbero passate a mio cugino che nel frattempo si era laureato in ingegneria civile.

Sul finire di ottobre ebbi una sorpresa, una cosa che  avrebbe potuto turbare il mio  equilibrio emotivo, ma che non smosse nulla , segno evidente che  mi stavo allontanando dalla mia "vecchia" vita.

Era una bella mattina autunnale, quando già si sentiva nell'aria il soave profumo dei dolci natalizi che si sprigionava dalle pasticcerie artigianali della mia città, mi stavo beando di quel delizioso regalo mattutino, quando mi sentii chiamare da una voce che mi suonò familiare, mi voltai di scatto ritrovandomi quasi fra le braccia di Nicola, un Nicola stranamente sorridente, quasi commosso, entusuasta di vedermi.

"Sono felice di vederti, Anna," mi salutò  affettuosamente, domandandomi: "Come stai?" Poi senza lasciarmi il tempo di rispondere, continuò: " sei molto bella, più..più raffinata, bella..non so...mi emoziono a guardarti..."

Le sue parole mi stupirono e basta, se le avesse dette mesi prima avrei sicuramente provato una gioia immensa, mentre in quel momento non mi sortirono nessun particolare effetto, solo stupore, appunto.

Lo guardai con un mezzo sorriso stirato e lo ringraziai asciutta.

Mi sfiorò una spalla e mi chiese se volessi un caffè al bar lì vicino e io accettai più per curiosità che per altro.

Ci avviammo verso il piccolo locale piuttosto affollato , in cui  spiccava  l'aroma di caffè misto a quello piuù delicato della vaniglia, per fortuna riuscimmo a trovare posto presso un piccolo tavolino , Nicola mi prese le mani e se le portò al viso, in una carezza  cercata ,io lo lasciai fare  per qualche secondo, poi le ritrassi gentilmente.

"Non mi vuoi più, vero?" Quasi balbettò .

"Ti dirò la verità, mi sembra tutto molto strano..." proferii queste parole con  franchezza e lui,deluso :"Ma perchè dici così? Io..io sono stato un po' pressato dalle circostanze, pensavo che avessi capito ".

"Mi hai lasciata praticamente senza spiegazioni, dopo un periodo in cui avevi preferito altre compagnie...e ti sei negato alle mie richieste di comunicazione  e ora te ne torni  con queste frasi, all'improvviso, dimmi tu cosa devo pensare!" Conclusi  con una certa veemenza appena mascherata dal self control che mi stava venendo a mancare.

Nicola abbassò la testa, rimestando con il cucchiaino dentro la tazzina di caffè, che nel frattempo un veloce cameriere aveva portato. Notai che le sue mani tremavano leggermente e questo mi intenerì, chiedendomi chi davvero fosse quel personaggio così complesso che stava di fronte a me. Mi aveva mai amato? Era sincero in quel momento? Preferii non darmi una risposta, lasciando che le cose accadessero spontaneamente.

"Ti prego, ho avuto un periodo molto difficile...tu non hai capito...ma non fa niente, amici come prima", concluse mesto.

Mi sentii quasi in colpa per i miei sentimenti tiepidi nei suoi confronti, ma non potevo fare altro, non ero più succube della sua personalità.

Bevvi lentamente il mio caffè, cercando le parole per non offenderlo, quando sentii posarsi su di me uno sguardo intenso, mi voltai di scatto e vidi un giovane dagli occhi chiari  in cui si leggeva chiaramente un moto di rabbia, risposi interrogativamente a quel muto rimprovero, inarcando le sopracciglia, pensando che  la persona in questione mi stesse confondendo con un'altra, invece mi disse in un italiano quasi perfetto , con un lieve accento che tradiva la sua origine slava :"signorina, lei qui è di troppo".

Rimasi di sasso, non sapendo cosa rispondere, poi mi accorsi che fra lo sconosciuto ed il mio accompagnatore stavano saettando sguardi carichi di rabbia, in quel momento compresi.

Compresi che ero di troppo e che Nicola  aveva le idee molto confuse, o forse no, le idee le aveva ben chiare , ma era sommerso dai sensi di colpa e  non accettava completamente  la realtà , non avendone tutto il coraggio.

Mi alzai compostamente in piedi, accostando la sedia al bordo del tavolo, poi salutai garbatamente senza  voltarmi indietro.

Con la coda dell'occhio vidi il mio ex fidanzato  far cenno allo sconosciuto di sedersi, poi più niente, la strada brulicante di persone indaffarate mi accolse di nuovo, inghiottendomi.

Vagai per un po', indugiando ad osservare le vetrine dei vari negozi che si affacciavano sulla via, un senso di libertà e di leggerezza mi stava invadendo, sentivo che ero sulla strada giusta per trovare la serenità che tanto desideravo, dopo un intenso periodo di   situazioni spiacevoli.

Sorridendo quasi mi dissi che  mia nonna aveva visto giusto su Nicola e  mi sentii graziata  per essermi liberata da quella relazione  anomala , dolorosa e inappagante.

Quella sera, dopo cena mi sarei incontrata con il gruppo della parrocchia, Fra Gustavo mi aveva aperto gli occhi su vari aspetti della mia personalità,  con delicatezza e senza paternalismo mi era stato e mi stava molto vicino, facendomi sentire forte; non eravamo entrati mai nel vivo del mio rapporto con Nicola, ma lui aveva compreso che non era il ragazzo adatto a me, aveva spostato il discorso su di me, sulle mie qualità e i miei difetti, facendo però leva sulle note positive e sorridendo bonariamente  su quelle meno esaltanti.

Il religioso si comportava come pensavo si sarebbe dovuto comportare mio padre con me e questa era una nota dolente di cui ne avevo direttamente parlato con il frate.

"Ognuno ha il proprio modo di essere e di comportarsi, Anna.Non devi pensare che tuo padre non ti ami, ma ha un modo di esprimere i sentimenti nei tuoi confronti  diverso da come ti aspetti tu. Devi capirlo e amarlo, non criticarlo", mi aveva detto con occhi dolci e   voce profonda.

Mi soffermai a pensare alle sue parole, in effetti  fra me e mio padre non c'eramai stata intesa e con le vicende degli ultimi anni la situazione era peggiorata; non riuscivo a perdonargli quel suo modo  asettico e talvolta  aspro che mi riservava; anche mia madre non era da meno, ma sapevo che  in un certo senso era plagiata da mio padre,  ma era più forte di me, non mi pareva possibile poter costruire con loro un rapporto d'amore.

Gustavo mi esortava  a superare queste incomprensioni , cosa molto molto difficile, fatto sta che mi sentivo sempre meno a mio agio con i miei familiari e più a mio agio da sola o con  qualche persona selezionata, come Fra Gustavo,appunto.

Cloe,  e molte altre ragazze che in un primo momento  avevo considerato amiche si stavano allontanando da me, ma non ne soffrivo , capivo che fra me e loro si era aperto un divario enorme che non sarebbe mai stato possibile colmare.

Sarei stata io la mia forza e il mio dovere era quello di costruire il mio futuro, chiudendo con il passato.

Salvatore sarebbe rimasto una parte di me, sarebbe rimasto nei ricordi, nel cuore e nella mente, ma non era il nostro tempo.





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