Fine
"Tua madre è rimasta molto calma, è una gran persona". Cloe era davanti a me in attesa di entrare in aula e mi guardava quasi con severità, come se la colpevole del piccolo disastro occorso due giorni prima , fossi io.
" Non si lascia andare facilmente a scenate, soprattutto di fronte a molte persone",commentai .
"La mia si sarebbe risentita ", disse asciutta.
"Bhè, anche la mia" risposi di rimando , con la voce quasi alterata da un filo di rabbia, questo suo modo di fare mi sembrava decisamente fuori luogo e mi stava innervosendo.
Mi osservò aggrottando le sopracciglia ben disegnate:" io intendevo che si sarebbe risentita con i diretti interessati, li avrebbe chiamati in disparte e avrebbe chiarito...anzi, avrebbe preteso un minimo sforzo per rsolvere il guaio fatto".
Conoscevo la madre di Cloe, Veronica, una donna molto all'avanguardia, cos'ìcome il marito, di larghe vedute e di mentalità aperta, ma non avrei mai detto che si sarebbe comportata come la stava descrivendo la mia amica.
"Ma..ma tua madre non è sempre aperta e disponibile?" Chiesi sorpresa.
"Lo è quando è giusto esserlo, però nessuno deve prendersi troppo spazio in casa degli altri, o nella vita degli altri, va bene non fare un dramma per incidenti di questo tipo, però bisogna essere responsabili delle proprie azioni e porre rimedio ad eventuali pecche!" Mi spiegò accalorata ed io in quel momento compresi ancora una volta di più che sia io che i miei genitori ci sentivamo quasi succubi dei Gastaldi, anche se per motivi diversi;
da parte mia prevaleva il desiderio di assecondare Nicola per tenerlo legato a me, mentre i miei genitori subivano l'importanza della sua famiglia, non volendo esporsi a brutte figure.
Mi sentii persa e un po' ridicola, poteva sembrare che stessi attaccatta a Nicola come ad una zattera di salvataggio che invece mi trascinava in mare aperto togliendomi anche un po' di dignità, ma feci finta di niente e lasciai perdere il discorso, liquidandolo con frasi banali.
"Questo pomeriggio vado a studiare da Oscar e mi tratterrò da lui per qualche giorno, dobbiamo suonare la chitarra ed il violino, mi mise al corrente Nicola, durante la pausa per la ricreazione.
Nessun cenno al party nè alla brutta figura fatta. Mi sentii colpita dentro, come se mi stesse relegando in un angolo, mi parve quasi che stesse facendomi capire quanto riteneva più importante Oscar rispetto a me, lo so, può sembrare infantile, ma a me fece quell'effetto, pungendomi sul vivo e provocandomi un rigurgito di gelosia.
"Va bene, vorrà dire che ci incontreremo solo qui, a a scuola" Risposi piccata.
Lui rise, poi si allontanò da me andando verso Cloe, parlottarono un po', infinelei venne a riferirimi:"ma sei gelosa delle amicizie del tuo ragazzo? Ma lo sai quanto lui sia stravagante e quanto ami i personaggi sopra le righe...Oscar lo ha invitato per studiare e suonare, lscialo respirare, mio Dio!"
La ragazza aprì le braccia e alzò gli occhi al cielo in un gesto teatrale che mi provocò un risolino isterico, poi mi abbracciò e facendosi seria continuò:
"Anna, ti volevo dire un'altra cosa, però promettimi di non arrabbiarti...lo sai come sono i Gastaldi..."
Preoccupatissima, la incalzai:" Cloe, che è successo?"
"Come ben saprai fra qualche settimana sarà il compleanno di Nicola e farà un pranzo a casa sua, sai le solite cose formali e un po' noiosette, babbo,mamma, nonni fratello..."
Gli rivolsi uno sguardo interrogativo e nervoso, incitandola con un gesto della mano a continuare , "ebbene, sua madre non ha acconsentito che tu venga".
Quel venga mi fece capire che lei era invitata...
"Bene, divertitevi" esclamai un po' acida.
"Non la devi prendere così...lo sai come è quella donna".
"lo so, va bene, non mi importa niente del pranzo di compleanno, sono contenta per voi" mormorai allontanandomi, mentre le lacrime premevano per uscire.
In poche ore stavo rendendomi conto di troppe cose e non erano cose positive, cercai di concentrarmi sulla lezione di storia , pur avendo mille pensieri che facevano a pugni nella mia testa.
I giorni successivi fui molto impegnata con lo studio ed ebbi davvero poco tempo per lamentarmi, anche se la vista quotidiana di Nicola mi ancorava a quella realtà scomoda, ci parlavamo di sfuggita ed erano per lo più battibecchi, lui stava peggiorando nel comportamento verso di me e probabilmente era solo un venire a galla della sua vera personalità, più che un cambiamento vero e proprio.
Arrivarono le vacanze di Natale e fra noi le cose non erano riprese in modo fluido, lui sempre sfuggente, sempre pieno di impegni che vedevano coinvolti sia Oscar che Cloe, ma non me, io sempre più amareggiata e delusa ma speranzosa di far rifiorire quel rapporto a cui tenevo, fermo restando la consapevolezza che amare davvero era un'altra cosa...
"Che facciamo quest'anno per la Vigilia?" Mi chiese Nicola un pomeriggio che eravamo riusciti ad incontrarci fuori dal liceo e camminavamo abbracciati come ai vecchi tempi.
Io rimasi sorpresa, non ero più abituata ad essere coinvolta nei suoi progetti.
"Non ci ho pensato" risposi di getto.
"Come l'anno scorso....?" suggerì lui sfoderando uno dei suoi sorrisi irresistibili.
" A casa mia?" chiesi più a me stessa che a lui.
"E dove, sennò? Tua madre è un'ottima organizzatrice di eventi e poi ricordo quel salmone delizioso..."
Avrei voluto dirgli di no, ma acconsentii sperando che fosse un nuovo inizio fra noi, lui mi strinse forte , poi aspirò avidamente la sigaretta che aveva appena accesa.Notai che era della stessa marca della sigaretta fumata al rientro dalla Grecia, ma tacqui, non volevo sapere, non volevo immaginare che avesse rapporti segreti con Markos, anche se quella particolare sigaretta in Italia non si trovava facilmente.
Lui sembrò intuire il mio pensiero.
"Markos mi ha spedito un pacco per le feste Natalizie, verrà in Aprile a trovarmi, sai, ha proprio deciso di venire a studiare qua", spiego con fare falsamente distaccato.
" Bene, è stato molto gentile", furono le uniche parole che trovai per rispondergli, mi sentivo tagliata fuori dalla sua vita per l'ennesima volta.
Poi si mise a parlare come faceva un tempo, quando eravamo più complici e uniti e io tentai di cancellare quelle bruttissime sensazioni provate.
La Vigilia trascorse serenamente, così come il Natale, che a grandi linee ricalcarono quanto accaduto l'anno prima, eccetto la presenza di Rebecca e la nevicata intensa.
I miei ormai avevano accettato supinamente il rapporto fra me e Nicola senza entrare più in polemiche sterili e anche mia nonna aveva smesso di lanciarmi frecciatine, sembrava che la cosa si stesse appianando e stesse percorrendo i binari della routine, quando poco prima del Capodanno, mentre stavamo percorrendo le vie cittadine addobbate a festa il giovane Gastaldi mi guardò con occhi assenti e con voce incolore:
"Non provo più niente per te, la nostra storia finisce qui".
Io vacillai, sperando di non aver sentito bene, mi voltai verso di lui smarrita, senza avere idea su cosa dire.
"Sì, Anna, non ti amo più. Il nostro rapporto poi mi stava diventando troppo stretto, noi siamo molto giovani e abbiamo tutta la vita davanti a noi, tu sei bella e non ci metterai molto a trovare un altro ragazzo, io se continuo così mi spengo dentro..."
Nonostante stessi vivendo un momento difficilissimo, riuscii a comprendere che i suoi discorsi erano artefatti e probabilmente imboccati da qualcuno, quindi tentai disperatamente di riportarlo alla realtà, di farlo ragionare.
"Stai distruggendo tutto quello che abbiamo costruito insieme",eclamai accorata.
Nicola mi piantò in faccia uno sguardo che intuivo beffardo dietro le lenti scure degli occhiali da sole, emettendo una risatina stridula che mi colpì più di uno schiaffo in piena faccia.
"Non ti amo più, non voglio più stare con te. Non credo sia difficile da capire".Rispose acido, poi continuò: "ora vado, stammi bene" e girandomi le spalle se ne andò ancheggiando.
Mi sentii come se fossi schiacciata da un peso enorme, da un macigno che mi impediva quasi di respirare , lasciandomi annichilita. Non so come feci a trovare la forza di tornare a casa.
Trattenevo le lacrime con sforzo estremo, mentre procedevo come un automa verso la mia abitazione.
Arrivata a destinazione trovai mia nonna che stava stilando con mia madre il menu per il cenone di Capodanno.
"Oh, eccoti, cara, volevo proprio te, Nicola sarà dei nostri per il 31, vero? Porterà con sè il fratello?".
Fu allora che scoppiai a piangere e dopo pochi secondi, senza dare spiegazioni, corsi a chiudermi in camera mia, nonostante mia nonna mi fosse corsa dietro.
"Lasciamola stare", sentii che diceva alla mamma venuta a cercare di parlarmi,evidentemente aveva intuito che era accaduto qualcosa di veramente spiacevole.
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