Ci sarà una svolta?

Un numero di telefono e nulla più. Quello era il contenuto del biglietto che mi aveva passato Rosa.

Una serie di cifre che si stendeva sulla carta bianca un po' spiegazzata e che forse racchiudeva il lasciapassare per la mia felicità.

Lo strinsi delicatamente nel mio palmo per non rovinare quella preziosa scritta, poi la trascrissi nella mia agenda sotto falso nome: Pinuccio.

 Pinuccio esisteva davvero,  lo conoscevo relativamente,  poteva essere plausibile  avere il suo numero di telefono, se qualcuno,  accidentalmente avesse  ficcato il naso nelle mie cose. Quello che non  sarebbe parso plausibile  era, eventualmente il prefisso estero, ma avrei trovato una scusa, una qualche scusa; non potevo rinunciare ad avere una vita mia,  non potevo rinunciare ai miei sogni!

Pinuccio  era mio coetaneo.  Un bravo ragazzo , di buona famiglia, che abitava  nel centro storico della mia città; studente modello, non nutriva aspirazioni particolari se non quella di eccellere nelle materie scientifiche, era notoriamente misogino nonostante un aspetto gradevole  che gli avrebbe facilitato conquiste amorose  e per un certo periodo ero stata attratta dalla sua personalità  così peculiare e ne avevo parlato a casa come una sorta di genio.

I miei, in definitiva sapevano della sua esistenza e della mia ammirazione per lui.

La scusa per frequentarlo anche sporadicamente quindi  c'era, inoltre  Pinuccio  era molto leale ed onesto, non si sarebbe mai sottratto ad una richiesta di  aiuto, se lo avessi cercato per risolvere un'equazione complicata o avere spiegazioni su una dimostrazione di fisica, si sarebbe fatto in quattro per fornirle.

Forte dei miei convincimenti,  la mattina dopo  dissi ai miei che avevo bisogno di fare una telefonata urgente  per risolvere una complicatissima questione di matematica -materia in cui Nicola non eccelleva-e  fu così che mi recai al più vicino telefono pubblico, non volendo gravare sulla bolletta telefonica dei miei parenti.

Nicola mi accompagnò fino al bar -trattoria dove era situato un telefono a scatti,  e mi attese fuori, per fortuna, altrimenti avrei dovuto rinunciare a quella piccola pazzia.

"Sono Anna"" riuscii a dire con voce calma,  appena sentii sollevare la cornetta dall'altro lato del telefono. Per tutta la notte mi ero arrovellata a pensare cosa avrei detto a Salvatore , avevo costruito mille castelli in aria, preparata discorsi, elaborato frasi adeguate per le varie, possibili  domande, quando:

"Anna chi? Scusi, ma io non conosco nessuna Anna",mi rispose una voce maschile burbera ed annoiata.

"Forse ho un numero sbagliato,  sto cercando Salvatore".

"Salvatore chi?" Continuò indispettito l'uomo, poi :" ""signurì, questo è nu lucale, accà si fatica nun se puo' perde tiempo". Esclamò.

"Cerco Salvatore della Torre. Mi scusi, ma è importante.Chiamo dall'estero." Aggiunsi non so neppure io per quale motivo.

Silenzio. Si creò un silenzio assordante fatto di mille paure, mille domande  e mille perchè, poi una voce di donna:" Dite a me, signurì, io song Lucia,  'a fidanzata di Salvatore..."

Giuro che in quel momento  fu come se il mondo implodesse su di me  inglobandomi. Non vedevo più niente, non riuscivo nè a parlare, nè a respirare, mentre il barista mi stava facendo cenno che il contatore stava macinando scatti su scatti e che quindi il prezzo sarebbe stato salatissimo.

"Ho sbagliato, mi scusi".

"Va buò,  voi avete sbagliato. Scordate questo numero. Salvatore sta bene accà, in Germania, lavora ed è felice cummè...Ha chiuso  con l'Italia. signurì, buona giornata."

Pagai il dovuto  con le lacrime agli occhi e mi diressi verso Nicola che stava osservando delle imbarcazioni lussuose che fendevano la superficie piatta del lago, mentre un sole primaverile scaldava l'aria profumata di fiori. Nonostante il clima mite e l'abbigliamento adeguato per la stagione, iniziai a sentire freddo e mi strinsi nel golfino di mohair rosso,  ultimo regalo di mia zia.

"Hai freddo? Io mi toglieri anche il pullover!" esclamò Nicola distrattamente, sempre preso dall'osservare  ciò che ci circondava.

"Non vorrai ammalarti, spero". Continuò "Non vorrei essere costretto a rinunciare a questa promettente vacanza". Il suo cinismo mi dette più fastidio del solito, ma tenni tutto per me, pur di evitare un conflitto che non sarei stata capace di sostenere.

"Signorina italiana, signorinaaa"" il barista era uscito   in strada e mi stava chiamando facendomi cenno di tornare indietro.

NIcola mi guardò aggrottando le sopracciglia marcatamente più scure del  suo ciuffo biondo:"non hai pagato?" mi chiese.

"Certo che ho pagato, forse ho lasciato parte del resto", dissi mentre una flebile speranza mi  stava sorreggendo. Tornai verso  l'uomo :""Mi scusi, ma ha richiamato la persona con cui stava parlando. Ha rintracciato il numero, ha chiesto se può  telefonargli di nuovo.Subito."

Con grande sorpresa corsi verso il bar e mi precipitai nella cabina telefonica. Era grigia, anonima, quasi squallida, eppure mi parve uno dei posti più belli che avessi mai visto.

Attesi che l'addetto mi desse la linea, poi composi il numero con dita tremanti e attesi  in preda ad una agitazione quasi incontrollsbile, avvertivo le gambe tremare e il cuore pulsare disordinatamente.

"Anna! Anna, non dare ascolto a quella ragazza che ti ha parlato al telefono. Io non ho nessuna fidanzata, io sto aspettando te." Era Salvatore, il mio Salvatore che quasi stava urlando.

"Non so che dire...non lo so proprio, ma sono davvero felice di risentirti!"Urlai a mia volta, tanto che alcuni avventori del bar si girarono a guardarmi, sicuramente avranno pensato che fossi la solita italiana confusionaria e caciarona..., ma sinceramente non mi importava nulla, ero felice nonostante  Lucia...ma cosa era allora, se non la fidanzata di Salvatore? Perchè mi aveva detto quelle frasi , sapendo che che poteva essere smentita?

"Da dove mi chiami Anna?""

""sono a Lugano, da mia zia""

"Posso chiamarti  più tardi da Rosa? Ora i padroni mi stanno alle costole, non posso proprio continuare a parlare".

"Sì, certo!"

"Allora ti chiamerò .Ho il  numero della mia compaesana. Con una scusa vai da lei verso le tre, ciao, Anna, a dopo", ora devo chiudere,  un bacio..."

Non mi dette neppure il tempo di capire, di chiedere, di domandare, ma quella voce era la sua, l'avevo riconosciuta, l'avrei riconosciuta tra mille.

Pazza di gioia e con il viso arrossato e rigato di lacrime , questa volta lacrime di felicità, mi ritrovai  davanti a Nicola , spazientito e sbuffante per l'attesa.

"Avevo dimenticato il resto". Spiegai.

"Certo che  la matematica deve farti uno strano effetto"" sentenziò ""sembri sconvolta"".

"Avevo sbagliato tutto il problema, non ci avevo capito un'acca"" farfugliai.

"Spero tu abbia risolto, perchè non ho intenzione di rovinarmi le vacanze  per i tuoi disastri scolastici. Tua zia questa mattina mi ha addirittura proposto un  tour sul lago di Costanza. Volevamo farti una sorpresa, ma  non vorrei che la facessi tu a noi!" Squittì.

"E quando dovremo andare a fare questo tour? " chiesi presagendo di dover  partire quel pomeriggio.

"Il lunedì dell'Angelo, cioè fra tre giorni"" chiarì con mia grande gioia. Il pensiero di dover affrontare quel viaggio piuttosto lungo non mi entusiasmava, ma ora lo avrei affrontato con altro spirito. ""partiremo lunedì  molto presto per Costanza,  faremo il giro del lago in barca, poi ci fermeremo in albergo  e martedi torneremo qua a Lugano. Mercoledi saremo a casa e giovedì ahimè a scuola" . Nicola aveva la capacità di condensare in poche  frasi ciò che voleva dire, passando da toni allegri a toni meno piacevoli, smorzando l'entusiasmo suscitato inizialmente all'interlocutore.

I miei pensieri erano rivolti  da un'altra parte, ma il tour al lago di Costanza mi parve senz'altro migliore che  la proposta precedente, cioè il giro del lago di Ginevra, Costanza era in Germania, mi sarei sentita più vicina a Salvatore.

Forte delle novità,  seguii docilmente Nicola, senza far troppo caso ai suoi discorsi sempre più fatui.

La mia prossima mossa sarebbe  stata quella di  trovare il modo per recarmi da Rosa alle tre in punto, occorreva una scusa credibile e soprattutto occorreva che Nicola non venisse con me.

Il caso quella volta mi fu di aiuto, perchè mia zia mi  spedì proprio nella dependance chiedendomi di andare a prendere alcuni vasetti di marmellata di rose  che avrebbe voluto far assaggiare all'ora del the.

Appena varcata la soglia, la donna napoletana mi abbracciò forte: "So che ti telefonerà Salvatore,  me lo ha detto  Peppina. Io ti lascio sola ,  vado a prepararti  la marmellata che mi ha chiesto tua zia,  parla pure con comodo."

Detto questo sparì  verso il magazzino dove teneva le conserve e le varie scorte.

Mancavano cinque minuti alle tre e già mi sentivo  sulle spine, come se la telefonata  attesa fosse in  ritardo, ma all'ora convenuta il telefono cominciò a trillare e io mi sentii come sospesa  nell'aria, fluttuai verso  l'apparecchio , mi pareva di non toccare terra.

"Anna, come stai?" La sua voce era tenera e velata di malinconia.

"Io sto bene, tu?"

"Ora che ti sento  sto molto bene"".

"dove ti trovi di preciso?""

"A Lindau". Il cuore fece un balzo e sembrò fermarsi in gola. Lindau si affacciava sul lago di Costanza, nei prossimi giorni sarei stata  lì!

""E cosa mi dici di Lucia?""

"è un'amica, lavora con me, è di Napoli come avrai potuto capire, anzi, del mio stesso quartiere e ci conosciamo da quando eravamo bambini. Frequentavamo la stessa parrocchia..."

"...e avete avuto una storia insieme" .Conclusi immaginandomi quel finale.

""nn..no.Lucia  è gelosa di me,  ma non abbiamo nessun legame sentimentale. Ci vogliamo bene come fratelli..."

"Faccio finta di crederci,"dissi quasi piccata, provando un senso di possesso  che non credevo di poter provare.

""Non litighiamo, Anna.""

""Fra pochi giorni sarò sul lago di Costanza e probabilmente passeremo da Lindau".

""Tu e chi?" Chiese Salvatore sospettoso ed io in quel preciso istante  mi resi conto che  ero io in errore e non Salvatore, ero io ad avere una relazione  e me ne vergognai. Mi vergognai di  avere questa doppia vita,  una reale  e l'altra fantastica,  ero a vivere su un doppio binario, su due opiani diversi e a non riuscire a trovare  l'equilibrio.

Amavo più di me stessa Salvatore, ma  mi ero fidanzata con Nicola. C'era anche il fatto che io e Salvatore non potevamo stare insieme e non mi davo per vinta, ma non rinunciavo ad una vita "sentimentale""...in che pasticcio mi ero cacciata! Quanto sarebbe  stato meglio arrendersi al destino e  rinunciare a questo amore impossibile!

"Io e i miei".

"Si, certo, che sciocco...ascolta Anna, ti chiamerò di nuovo la sera di Pasqua, purtroppo vorrei farti gli auguri  prima, ma la mattina non posso, vorrei vederti, dimmi quando passerai da Lindau...mi basterà vederti un attimo!"

Anche io avrei voluto vederlo,  questa era la cosa che desideravo di più, ma già sapevo che sarebbe stato impossibile.

Ero prigioniera della mia famiglia ed in senso più lato ero prigioniera della società, di quella società che dettava regole assurde, calpestando i sentimenti e la dignità delle persone.

Sarei passata da Lindau, forse avrei  anche potuto vederlo, ma sicuramente non avrei potuto stare insieme a lui...













Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top