Szósty Rozdział: Czym jesteś?
Sesto capitolo: cosa sei?
𝐒𝐨𝐥𝐢𝐯𝐚𝐠𝐚𝐧𝐭
𝐥𝐚𝐭𝐢𝐧𝐨
"𝐜𝐨𝐥𝐮𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐚 𝐝𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨, 𝐮𝐧 𝐞𝐬𝐩𝐥𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨."
ASHTON
"Quando è stata l'ultima volta che avete visto la signorina Dubuà?" Ci domanda l'ufficiale, tenendo tra le mani un blocco sul quale prendere appunti. Ha lo sguardo annoiato, l'espressione indifferente e la cosa inizia ad irritarmi.
Lindsey tira su con il naso, gli occhi lucidi dal pianto causato dalla preoccupazione. "Due giorni fa, l'abbiamo riaccompagnata a casa dopo essere andati in un locale." Spiega lei, mentre io le stringo la mano, tremante. L'ufficiale annuisce, chiedendoci il nome del locale e l'ora in cui siamo arrivati a casa sua.
"Ci sono delle telecamere di sicurezza, le controlleremo per vedere se la signorina Dubuà è entrata in casa o se è magari scappata. I casi di questo genere sono molto frequenti, le ragazzine hanno un debole nel voler far preoccupare i genitori o gli amici." Ci dice lui, mentre Lindsey si morde la lingua per bloccare il fiume di parole che vorrebbe rivolgergli.
La rabbia pare voler perforare ogni cellula del mio corpo mentre lascio la stretta sulla mano di Lindsey, avanzando di un passo verso l'ufficiale. Il mio sguardo si ferma sul padre di Monike che, con le braccia conserte, respira pesantemente dal naso.
L'ufficiale guarda spaesato il padre di Monike, Fransuà, e subito dopo con timore quando la sua mano vola sul colletto della sua camicia. La sua schiena va a sbattere contro il muro mentre Lindsey lascia che dalle sue labbra esca un gridolino di sorpresa.
Fransuà è sempre stato un uomo dal temperamento calmo e ragionevole, mai avrei pensato che sarebbe arrivato ad aggredire un ufficiale.
"Fa qualcosa, cazzo!" Mi borbotta all'orecchio Lindsey, ma io non oso muovermi. La rabbia nello sguardo di Fransuà è totalmente dilaniante, paurosa.
"Sono stato ad ascoltare te e le tue pagliacciate per i passati due giorni e non ti permetto di parlare di mia figlia in quel modo." Fransuà lo spinge ancor di più al muro, l'agente boccheggia.
"Avete portato via mia moglie, non mi porterete via anche mia figlia. Trovatela!" Urla infine lui, lasciando la presa sull'uomo che, impaurito, si tiene il collo con la mano.
"Sparisci." Continua poi Fransuà, sputando ai piedi dell'uomo. Quest'ultimo non se lo fa ripetere una seconda volta, uscendo da casa con velocità incredibile.
C'è un gran silenzio, ora che Fransuà tace e l'agente se ne è andato. Ha lo sguardo perso, triste, annullato.
Monike è tutto quello che gli resta, l'ultimo ricordo dell'unione tra lui e la moglie, prima che morisse. Eppure non riesco a spiegarmi la frase di Fransuà: "me l'avete portata via."
Decidono comunque di non porgli domande mentre Ashley lo abbraccia. Le lacrime si fanno strada sul volto dell'uomo mentre cade a terra in ginocchio.
"La mia bambina..." sussurra lui, tra i singhiozzi. Sono solo due giorni, eppure a lui sembrano un'eternità.
"È l'unica cosa che mi rimane..."
**
ADRIEN
(Per chi non ha letto il primo libro: Adrien era il migliore amico di Rebecca, la madre di Orion, ed ora è a capo del Governo Umano)
"Signore?" Sento bussare alla porta, la voce che parla sembra intrisa di fretta. Borbotto un veloce "avanti", alzando lo sguardo dalle scartoffie alle quali stavo lavorando. E' un lavoro noioso, il mio, piuttosto monotono per un uomo addestrato ad uccidere.
I ricordi degli allenamenti nel Rifugio sono ancora vivi nella mia mente, ricordo ogni singolo particolare di quel mondo. Il volto di ogni singola persona è scolpito a fuoco nella mia testa, e un volto in particolare è rimasto nel mio cuore.
Mentirei se dicessi che i miei pensieri non volano mai verso il volto giovane di Rebecca, ma con gli anni i ricordi sono iniziati a scemare, così come il sentimento che provavo per lei. E' stato presente per la metà della mia vita, e poi semplicemente tutto è cambiato.
Ho incontrato Emmeline, la nascita di un nuovo amore su un terreno quasi totalmente sterile.
L'uomo che aveva bussato alla porta entra con sguardo agitato mentre tra le mani tiene una chiavetta. Inarco un sopracciglio, invitandolo a parlare.
"Abbiamo avuto un caso di scomparsa, pensavamo sarebbe stato facile trovarla, ma niente. Abbiamo provato a raggiungere il suo telefono, ma nulla. Non ha preso taxi ne bus, e nemmeno treni. Non è stata trovata in nessun locale, abbiamo controllato tutte le telecamere. Ma siamo riusciti a trovare qualcosa nelle telecamere davanti la casa della ragazza. Qui ci sono le registrazioni, le consiglio di dargli un'occhiata."
Lo dice tutto in un fiato mentre mi porge la chiavetta. Sono anni che non ci sono casi che vadano oltre una semplice rapina, e non mi è mai stato richiesto un intervento in prima persona. La cosa inizia ad agitarmi.
"Va bene, grazie, controllerò i filmati." L'uomo annuisce e, in silenzio, si chiude la porta alle spalle. Alzo quindi lo schermo del mio computer, specchiandomi in esso. Mi chiedo quanto io sia cambiato, in questi ultimi vent'anni.
Mi affretto ad inserire la chiavetta e ad aprire il file.
Il video parte buio, illuminato a stento da dei lampioni. Si vede la ragazza, che dai documenti sembra si chiami Monike, avvicinarsi al portone di casa sua.
Il video è senza audio, ma riesco a vederla mentre gira la testa verso la barriera. Sembra inginocchiarsi davanti ad essa, l'espressione è di panico. Blocco il video ed ingrandisco l'immagine, per poi mettere a fuoco.
Sembra ci sia un'altra persona stesa a terra, dall'altro lato della barriera, ma non riesco a captare il volto.
La registrazione si fa oscillata, riesco a vedere la barriera tremare e farsi d'un colore più scuro quando, subito dopo, Monike passa la barriera.
Rimango con le labbra aperte e gli occhi sbarrati dalla sorpresa.
Gli umani non possono passare la barriera, è impossibile. Carico di nuovo il video, concentrandomi meglio su tutti i particolari. Eppure si, è proprio così, ha passato la barriera.
Mi passo una mano sul volto, tremando quasi. "Cazzo!" Esclamo, sbattendo il pugno sulla mia scrivania. L'unica certezza è che quella ragazza non è umana.
Il video continua a scorrere davanti ai miei occhi, ed un particolare mi costringe a fermare il video. Nell'inquadratura c'è un ragazzo dai capelli scuri ed un borsone attorno le spalle, si trova nella parte opposta della barriera, in quella umana.
Punta gli occhi sulla telecamera, quasi come se sapesse che qualcuno lo stava guardando. Sorride poi, calandosi il cappuccio.
Quegli occhi.
Dello stesso verde, uguali ai suoi. Gli occhi di Rebecca, su un volto maschile.
Il figlio di Rebecca è qui.
MONIKE
Le sue labbra sono ruvide, leggermente screpolate dal freddo. Lo shock è tale da farmi tenere gli occhi sbarrati. Le mie mani volano autonomamente sulle sue spalle e, con forza che non ritenevo di possedere, lo spingo per allontanarlo da me.
Le mie labbra bruciano, così come tutto il mio corpo. Come se avessi un eccesso di energia nel corpo, un sovraccarico di adrenalina mista alla confusione del momento.
La cosa che più mi sconvolge è che, a quanto afferma lui, sono la sua compagna.
"Hai commesso un errore, non sono la tua compagna, e non hai alcun diritto di toccarmi senza il mio consenso." Le acque del lago sembrano ora agitarsi e muoversi sempre con più vigore non appena sfioro la superficie con le dita.
Luke guarda la scena, quasi stupefatto. La sua espressione si incupisce mentre fa un passo verso di me.
"Tu sei mia." Lo ringhia talmente forte da farmi accapponare la pelle mentre il suo petto vibra. Deglutisco, cercando con lo sguardo qualsiasi cosa possa farmi fa scudo.
"Non sono un oggetto, non mi possiedi e mai lo farai." Sono consapevole che sto solo aumentando la sua ira, lo capisco dal modo in cui i suoi pugni si stringono ed i suoi occhi si sbarrano.
Deglutisco, lanciando uno sguardo alle mie spalle. Ricordo la strada di ritorno, se corro potrei riuscire a seminarlo, giusto? La risposta è scontata, come la domanda.
Ho solo il tempo di sbattere le ciglia prima di trovarmelo ad un palmo da me. Riesco a captare ogni più piccolo dettaglio del suo viso, i miei occhi non riescono a non analizzarlo totalmente.
Ha un espressione quasi triste, con le sopracciglia aggrottate e le labbra pressate l'una contro l'altra. Ha una piccola cicatrice all'angolo dell'occhio destro, coperta quasi interamente da una sua ciocca bionda.
Le sue labbra tremano leggermente mentre lascia la presa sui miei polsi, abbandonando la testa contro la mia spalla. Rimango immobile, non sapendo come reagire.
"Luke, Monike?" Sento dire e, immediatamente, sfuggo dalla presa di Luke. "Ho fiutato il vostro odore. E' ora di andare dalla Strega, muovetevi," ci dice Samael, sbucando da dietro l'angolo. I suoi occhi si posano prima su Luke e poi su di me, e sul suo viso si dipinge subito un ghigno
"Andiamo a scoprire cosa sei, Monike."
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