Rozdział Trzydzieści: Długie Rozmowy
Trentesimo capitolo: chiacchierate notturne
𝐅𝐥𝐚𝐰𝐬𝐨𝐦𝐞
𝐢𝐧𝐠𝐥𝐞𝐬𝐞
"𝐮𝐧 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢, 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐧𝐝𝐨𝐥𝐢 𝐮𝐠𝐮𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐢."
Non riesco a dormire.
Credo di averlo pensato talmente tante volte da essermene autoconvinta completamente, arrivando al punto in cui effettivamente mi è impossibile addormentarmi.
Il corpo mi formicola e nonostante io cambi convulsamente posizione il problema non si risolve. Scalcio velocemente le coperte, accaldata e annoiata al tempo stesso mentre osservo la finestra della mia camera.
Dopo aver parlato con Orion mi sento esausta, forse persino in colpa. Questo non renderà i rapporti tra lui e Luke più facili, di ciò sono certa.
Allo stesso tempo sono però sollevata di aver rivelato tutto al piccolo gruppo.
Dovrò parlare con Lindsey, aiutare Ashton a fuggire e ritrovare mia madre.
Non posso permettermi di lasciarli indietro; un modo per risolvere tutto deve esserci.
Ma quale?
Più vado avanti e più i problemi sembrano aumentare, accatastandosi l'uno sopra l'altro. La confessione di Orion è, nonostante mi dispiaccia ammetterlo, un ulteriore problema.
Forse non c'è posto per l'amore o per le relazioni, dentro di me. Magari dovrei concentrarmi solo sulle questioni pratiche e dimenticare il resto.
Ma non voglio farlo.
Mi viene naturale chiedermi se mio padre si sentisse così, con mia madre. Dopo tutti questi anni, nonostante lei non ci sia stata, lui non ha mai cercato un'altra donna.
Perché? Se l'avesse fatto, non l'avrei biasimato. Ha dedicato quasi tutta la sua vita a me, rimanendo da solo.
La seconda domanda che mi sorge spontanea è se Luke, durante la mia assenza, sia stato male tanto quanto lo è stato mio padre.
Emelie mi aveva confermato di averlo visto distrutto, a pezzi fisicamente e mentalmente ma io- come stavo io?
Sono certa che il biondo avverta il legame con più forza, rispetto a me, per il semplice motivo che lui permette a esso di coinvolgerlo totalmente.
Non si è mai chiesto se io fossi quella giusta, se il suo affetto nei miei confronti dipendesse solo dall'esser stati accoppiati dalla Dea Luna.
Ha semplicemente creduto nel fato, nel destino, mentre io faccio tutt'ora fatica.
Mi sento troppo giovane, troppo indietro con la mia vita e troppo sommersa di pensieri per permettere all'amore di bussare alla mia porta.
Peccato che l'affetto si sia presentato ugualmente, entrando a forza. È chiaro anche a me stessa che provo qualcosa per il biondo, ciò che non so è se possa farmi bene o no.
Ho detto di volergli dare una possibilità, di volerci dare una possibilità, e lo penso davvero ma non posso permettermi di sottovalutare il resto.
Voglio risolvere tutto prima di buttarmi a capofitto sulla questione 'compagni'.
Se fossi stata un Mannaro sarebbe stato più semplice.
"Posso entrare?"
Trattengo un urlo di sorpresa mentre mormoro un vago si, dicendo a me stessa che dovrei prestare più attenzione al mondo circostante.
Nella stanza entra Emelie con un largo sorriso ad illuminarle il volto giovane. Questa donna ha centinaia di anni eppure sembra essere poco più grande di me.
Invecchierò anche io a questa velocità?
Le faccio velocemente posto sul letto, invitandola a sedersi con me. In assenza di Lindsey devo ammettere di aver legato molto con la fata, ed ora credo di considerarla un'amica.
"Volevo solo sapere come stai," la luna le illumina i capelli e parte del viso, dandole un'aria soave e bellissima.
Emelie rappresenta l'idea che tutti hanno delle fate: aggraziata, attraente e dai modi gentili.
"Sto bene, solo un po' stanca."
È la verità seppur ridotta.
Non riesco a prendere sonno e il mio stomaco continua a contrarsi in maniera fastidiosa.
La donna inclina la testa di lato, osservandomi come a voler trovare qualcosa di strano. Poi sorride e, come nulla fosse, inizia a giocare con l'aria.
Non so come faccia, sono troppo inesperta per saperlo, ma manipola le molecole sparse attorno a noi fino a creare una piccola nuvola biancastra.
La tocca con un dito, spingendola poi verso di me.
"Sai cos'è?"
Scuoto la testa, osservando la nuvola ingrandirsi di poco. Alzo a mia volta una mano in aria, chiudendo gli occhi per concentrarmi sullo spazio attorno a me.
Voglio provare ad emulare ciò che ha fatto Emelie; così prendo un bel respiro, avvertendo miriadi di aghi contro il viso.
Ho creato una minuscola pallina dai colori azzurri, ma nulla di più. Sono stata veloce, certo, ma altrettanto veloce a far cadere l'incantesimo.
La pallina si dissolve in meno di dieci secondi, lasciandomi scontenta.
"Avrai modo di imparare," Emelie mi sorride divertita, indicandomi poi la sua nuvoletta, "questa viene chiamata skrzynia, vuol dire scrigno in polacco, e serve da contenitore per i brutti pensieri."
Skrzynia, non provo nemmeno a pronunciarla ad alta voce per paura di sbagliare.
Orion sarebbe in grado di dirla in modo perfetto, visto che il polacco è la sua seconda lingua.
"Emelie, mi chiedevo: perché quasi tutte le formule magiche sono in polacco? Non esistono traduzioni in altre lingue?"
Sarebbe più semplice se vi fossero, così da non dover perfezionare la pronuncia polacca. Lei scuota la mano, inarcando un sopracciglio con aria accigliata.
"Ogni cento anni le formule vengono cambiate di lingua. Un centinaio d'anni fa venivano pronunciate in francese, ora in polacco.
Sembrerà strano, ma abbiamo un buon motivo per farlo. Vedi: continuando a modificare la pronuncia e le parole non c'è il rischio che qualcuno le divulghi a persone sbagliate.
In più è una buona opportunità per imparare una lingua nuova e continuare ad esercitarsi con incantesimi vecchi."
Annuisco, concordando con lei.
Si, ha un senso nonostante mi sembri quasi esagerato.
"Quale compito ha questo Skrzynia?" Indico la nuvola che, ora, sta vorticando furiosamente attorno la mia testa.
Emelie si stende sul letto, osservando con occhi assottigliati la sua creazione mentre pensa ad una risposta da darmi.
"Lo skrzynia ha il compito di assorbire le tue preoccupazioni e i tuoi ricordi negativi; assieme ad essi attrae lo stress e la tristezza, incanalandole dentro di sé.
Uno skrzynia di queste dimensioni ha una capienza di mille ricordi; più grande la crei e più cose potrà contenere.
Basta toccarla e pensare a ciò che ci preoccupa per trasferire tutto in questa sottospecie di nuvoletta. Prova, ti sentirai meglio."
Il fatto che una cosa del genere possa esistere è sensazionale. Se tutti ne avessero una, le persone sarebbero più rilassate e tranquille.
Purtroppo suppongo sia un qualcosa riservato alle fate o, per lo meno, agli esseri sovrannaturali.
Mi fido di Emelie e così afferro lo skrzynia, sentendomi avvolgere da una sensazione di tepore.
Chiudo gli occhi, visualizzando tutto ciò che attualmente mi opprime.
Vedo la foresta dei dimenticati, la cartella di mia madre , Ashton costretto a lavorare per tenere me e Lindsey al sicuro, Luke ed io, la prigionia di Orion e la sua confessione.
Più stringo la presa e più questi problemi sembrano iniziare a farsi leggeri, a fluttuare nel mio subconscio fino a quando non riesco più a vederli.
So che ci sono, li ricordo, ma non riesco a visualizzarmi o a sentirmi abbattuta per essi.
Ha funzionato.
Apro gli occhi per la seconda volta, boccheggiando verso Emelie per la sorpresa. Fantastico, è stato fantastico.
Persino il sonno sembra essere tornato, ora che non ho nulla a cui pensare.
Non voglio dormire, però.
Ho intenzione di disturbare la fata accanto a me ancora per un po'.
"Grazie." Mi allungo per abbracciarla, sentendola mentre mi schiocca un bacio sulla tempia. Per qualche minuto rimaniamo così, entrambe consolate forse dalla presenza dell'altra.
È bello avere un'amica o semplicemente una confidente, qualcuno su cui fare affidamento.
Con Lindsey non ci sono drammi, nessuna costrizione o pressione.
"Avevo qualche domanda da farti, in realtà."
Lei annuisce, scostandosi di poco per guardarmi in viso. So di avere un'espressione eccitata perché, andiamo, ricevere risposte è sempre gradito.
E so che non mi mentirà o che non ometterà particolari scomodi.
"Invecchierò come te o come un'umana?"
Si preme un dito contro il mento, soppesando la mia domanda con attenzione. Mugugna qualcosa e poi torna a guardarmi con espressione seria.
"Tuo padre è umano, questo vuol dire che per metà lo sei anche te. Probabilmente smetterai di invecchiare verso i ventisei anni, rimarrai in quella forma per circa cento o centocinquanta anni per poi invecchiare e, eventualmente, morire."
Il modo in cui parla della morte è totalmente casuale, come se la cosa non la spaventasse minimamente.
"Una fata normale vive per circa duecentocinqua anni, essendo per metà umana la tua vita è dimezzata. A differenza degli altri esseri sovrannaturali, al momento della nostra morte ci uniamo con la Terra.
Intendo letteralmente: la nostra anima si scompone, andando a finire nei punti più strani. Potresti diventare parte di un ruscello così come di una montagna."
Annuisco mestamente, non troppo contrariata.
Ciò che mi spaventa è vivere per così tanto tempo, costretta a vedere le persone che amo morire.
"Quanto vivono le Streghe e i Mannari?"
Il mio pensiero è per Lindsey, Luke e Orion nonostante lui sia solo per metà un Mannaro.
L'espressione di Emelie si fa tenera, quasi come se avesse afferrato il motivo della mia domanda.
Con le dita accarezza le mie nocche, tentando di farmi rilassare.
La cosa è difficile e, nonostante io mi senta calmata dalla sua presenza, allungo quindi una mano verso la nuvoletta miracolosa.
Spero che faccia svanire anche questa di preoccupazione. Mi sembra quasi di barare, come se una parte di me pensasse sia giusto soffrire per una ragione del genere.
"Le Streghe hanno una vita più lunga rispetto alla nostra perché loro, al contrario di noi fate, non si reincarnano. Arrivano ai trecento anni, qualche volta sfiorano i trecentocinquanta.
Per i Mannari la questione è diversa. Anche loro vivono per molti anni, mantenendo delle sembianze giovanili nonostante abbiamo, ad esempio, ottant'anni.
Quando incontrano la loro compagnia o il loro compagno, l'età si accorcia o si allunga.
Mi spiego meglio: se un Mannaro ha come compagna un'umana vivrà tanto quanto lei, più o meno.
Nel tuo caso, quindi, Luke potrebbe vivere per altri duecento anni."
La questione è più complicata di quanto pensassi, detesto ammetterlo.
Ho la certezza, quindi, che Lindsey e Luke vivranno per molti anni ancora ma non ho risposte per quanto riguarda Orion.
Essendo solo per metà Mannaro, non può percepire la sua compagnia. Questo significa che è impossibile capire quanto ancora rimarrà in vita.
Scelgo di non toccare più la nuvoletta, tenendo per me almeno questa preoccupazione.
Ho così tante domande da sentirmi pizzicare la lingua, ma allo stesso tempo non voglio trattenere Emelie.
Mi chiedo se Samael la stia aspettando, se mi stia maledicendo per averlo privato della compagnia della sua nuova compagnia.
"Grazie."
Le rivolgo un debole sorriso, spostando lo sguardo verso la porta della mia stanza. Lei si alza, quasi come se avesse recepito il messaggio, rivolgendomi uno sguardo attento.
Il sonno inizia a farsi sentire, ma non abbastanza da costringermi a letto.
"Perché non provi a farti una tisana? Giù in cucina ho delle erbe che potrebbero aiutarti, devi solo immergerle in acqua bollente.
Ma non metterci troppo zucchero! Quello non ti aiuterebbe."
Emelie posiziona la mano sul pomello della porta, facendomi un occhiolino. Non riesco a non ridacchiare mentre annuisco, decidendo di seguire il suo suggerimento.
Usciamo insieme dalla mia stanza e mentre io scendo le scale la vedo girare a sinistra, verso la stanza in cui suppongo dorma Samael.
Mi saluta con un cenno della mano, lasciandomi sola sulla rampa. La stanza di Luke è proprio qui, a quattro passi da me, ma non riesco a bussare.
Mi chiedo se stia dormendo o se come me abbia problemi a farlo. In qualsiasi caso opto per la tisana che, di sicuro, pare essere la scelta più cauta.
Lancio un veloce sguardo verso la porta della cucina, notando le luci accese e un'ombra davanti l'uscio.
Sembra proprio che nessuno dorma, oggi, in questa casa.
Forse rimuginano sul discorso che ho fatto, su come risolvere la situazione e a come aiutarmi.
La cosa mi fa sentire in colpa, terribilmente in colpa.
Ho sempre preferito risolvere da sola i miei problemi, senza coinvolgere altra gente, ma oggi ho fatto l'esatto contrario.
So che è stata la scelta migliore visto che adesso ho a disposizione l'aiuto di altre quattro persone, ma questo non serve a tirarmi su di morale.
Sguscio dentro la cucina senza muovere troppo la porta per paura di far rumore, notando di non esser la sola lì dentro.
Evidentemente Emelie ha suggerito di bere una tisana anche a Orion visto che, seduto davanti al tavolo, ne sorseggia uno con sguardo stanco.
"Ehi," dopo la conversazione di poco fa credo di sentirmi in imbarazzo e lui, ovviamente, anche.
Non ha un'espressione offesa né arrabbiata mentre mi guarda, solo confusa e dolce.
Gli angoli delle sue labbra si curvano verso l'alto in un sorrisetto consapevole mentre mi indica le famose erbe di Emelie.
"Niente sonno di bellezza?"
"Temo che per oggi dovrò saltarlo."
Sorridiamo entrambi mentre afferro il pentolino con l'acqua bollente preparato da Orion. Verso un po' del contenuto in una tazza verde per poi appoggiarvici sopra una specie di pellicola sulla quale posizione le erbe.
Verso un'altro po' di acqua e lascio che il liquido si tinga di rosso.
"Come mai sei ancora sveglio?"
Orion sbatte le palpebre per un paio di volte prima di guardarmi, studiando una risposta da darmi.
Sembra soppesare l'idea di mentirmi, lo capisco dal modo in cui la sua aura trema.
"È una storia lunga."
"Ho tempo." Indico la tisana ancora in via di preparazione, invitandolo a continuare.
Il fatto che sia così riservato è strano e, da un certo punto di vista, quasi interessante. Vorrei sapere di più su di lui, ma forzarlo non sarebbe una scelta saggia.
Lui inclina la testa di lato, osservando attentamente la mia espressione con un sorrisetto che sa di compiacimento.
"Non credo di averti mai parlato dei miei genitori, Rebecca e Xavier. Probabilmente ne avrai sentito parlare visto che loro, assieme ad altri esseri sovrannaturali, hanno formato la prima città libera."
Sgrano gli occhi senza riuscire ad impedire alla mia bocca di formare una O di stupore.
Lui sposta lo sguardo sul pavimento, probabilmente in imbarazzo, e così mi affretto a dir qualcosa per alleggerire la tensione.
"Stai dicendo che sei una celebrità? Dovrei chiederti un autografo?" Mi colpisco il mento con un dito, esibendomi in un'espressione che lui trova buffa.
Sorride, scuote la testa, e continua il suo discorso
"Qualche tempo fa sono state organizzate delle squadre, nella mia città natale, con il compito di venire in una città umana o mannara e controllarne gli sviluppi.
Queste squadre sono alleate della Resistenza, il gruppo di cui fanno parte Samael, Luke ed Emelie.
Sarei dovuto rimanere soli due mesi ma ne sono passati ormai tre, quasi quattro, e sono preoccupato per i miei genitori.
Mia madre starà probabilmente dando in escandescenza."
Ridacchia come se riuscisse ad immaginarsela e così sorrido anche io, trovando la sua situazione piuttosto difficile.
So come si sente così come capisco la mancanza che prova verso i suoi genitori. Anche a me manca mio padre, le nostre serate insieme e il suo solito cruccio preoccupato.
Decido però di non fargliene parola perché questo é il suo momento di sfogarsi.
È un'altra cosa, o meglio consapevolezza, a colpirmi.
"Se tuo padre è quel Xavier, vuol dire che te e Luke siete-"
"Cugini, si."
Orion scoppia a ridere nel vedere la mia espressione sconvolta. I due non si assomigliano minimamente, né fisicamente né mentalmente.
Condividono un legame di sangue ma, nonostante questo, non si sopportano.
Piuttosto ironica come cosa.
"Non ci siamo mai visti prima di qualche mese fa. Sappiamo entrambi di esser legati ma è un mero fattore di sangue; non ne abbiamo mai parlato apertamente perché la cosa non ci interessa."
Annuisco, capendo il suo discorso.
Per più di vent'anni non hanno avuto contatti, è normali che non si considerino una famiglia.
C'è anche da considerare il fatto che il padre di Luke sia la causa della fuga di Rebecca e Xavier, almeno è questo ciò che ho imparato durante le scuole superiori.
La leggenda della creazione del Nuovo Mondo è sempre stata popolare, sfido tutti a trovare una singola persona che ne sia all'oscuro.
"Parlami dei tuoi genitori, come sono?"
Il moro sospira mentre io afferro la mia tisana, gettando via le erbe e la pellicola, per soffiarci sopra un paio di volte.
"Mia madre è strana, ecco. Ha vissuto in quelli che erano i Rifugi per poi esser letteralmente rapita da mio padre, non il più romantico degli incontri in effetti.
Sembra sia normale tra Mannari," mi lancia uno sguardo come a volermi dire che la stessa cosa vale per me e Luke.
Ne parla inoltre come se lui non appartenesse a quella categoria, considerandosi come qualcos altro.
"Come ha fatto ad innamorarsi di tuo padre?"
"Non lo so, non ne ho la minima idea. Credo che ad un certo punto sia solo accaduto, e meno male altrimenti non sarei qui a raccontartelo.
Mia madre ha studiato come medico e lo è diventato, in un modo o nell'altro, forse per questo sente il bisogno di prendersi cura di tutti.
Mio padre, invece, è tutt'altra storia. Per anni è stato l'Alpha di uno dei branchi più grandi al mondo, ora non ne esistono più visto che siamo sotto un'apparente democrazia.
È un uomo forte ma testardo; mia madre mi ha raccontato di avergli lanciato contro una lampada e del suo modo di fare burbero, alla tu sei mia che ti piaccia o meno."
Ridiamo entrambi, trovando l'atteggiamento di Xavier strano. Forse è comune tra i Mannari e conoscendo Luke sono sicura che lo sia, ma non per noi due.
Sono felice che mi stia raccontando tutto questo perché significa che si fida di me. Ho così tante domande da fargli che non so da dove iniziare.
Non faccio in tempo ad aprir bocca, però, che qualcuno mi precede.
E con 'qualcuno' intendo Luke, il quale ha appena aperto la porta con espressione disorientata.
Orion mi guarda come a volermi dire "ecco, te lo avevo detto, parli del diavolo e spuntano le corna!"
Il bionda sembra però sempre più confuso mentre fa passare lo sguardo da me al cugino, tentando di capire cosa stia succedendo.
Nessuno di noi due parla o chiarisce la situazione, così è Luke a parlare.
"Cosa ci fai ancora sveglia, con lui?"
team Orion o team Luke?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top