rozdział siedemnasty: chcesz zostać?


Diciassettesimo capitolo: Vuoi restare?

𝐕𝐨𝐫𝐟𝐫𝐞𝐮𝐝𝐞
𝐭𝐞𝐝𝐞𝐬𝐜𝐨
"𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐢𝐨𝐬𝐚, 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐬𝐚 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐢𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐜𝐚𝐭𝐮𝐫𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐥𝐥'𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨."

"Dove hai imparato tutti quei trucchetti?" Mi domanda Emelie, soffiando sulla sua tazza di cioccolata calda. Il camino illumina solo una piccola porzione della stanza, abbastanza per permettermi di vedere il volto di Emelie.

Attorno a lei percepisco un'energia chiara, verde.

Curiosità.

"Ho trovato dei vecchi libri di mia madre, nella soffitta. Ho pensato di approfittarne." Le spiego io, prendendo un sorso del mio caffè. Emelie arriccia il naso nella direzione del mio amatissimo caffè, disgustata dall'odore che emana.

"Sei un'autodidatta eh! Beh, non c'è da sorprendersi. Tua madre era davvero una Fata potente." Lo dice con orgoglio, come se ripensare a mia madre le procurasse gioia, fierezza.

"Tu conoscevi mia madre?" Mi sporgo verso di lei, abbandonando sul tavolino in legno la mia tazza di caffè. Emelie fa una smorfia con le labbra, annuendo.

"Eravamo amiche, da adolescenti. Ci siamo tenute in contatto fino al giorno in cui...beh, lo sai." Finisce la frase con una sorta di profondo dispiacere, la sua voce si inclina. Pare essere sull'orlo di scoppiare a piangere.

"Non capisco, sembri avere meno dei miei anni. Come hai potuto conoscere mia madre?" Aggrotto le sopracciglia, mentre lei accenna un sorrisetto.

"Oh cara, noi esseri sovrannaturali invecchiamo in modo diverso rispetto agli umani. Ho quasi cinquant'anni, io." Mi rivela, mettendosi subito dopo un dito davanti alle labbra, "ma se te lo chiedono: ne ho trenta."

M fa un occhiolino, ed io trattengo una risatina.

"Raccontami di lei." Le chiedo io, quasi supplicandola. Eppure una parte di me mi implora di ritirare la mia domanda, perchè se iniziassi a saperne di più inizierebbe a mancarmi.

Emelie si passa una mano tra i capelli, guardando la legna ardere nel camino.

"Aveva la carnagione più bella che noi Fate avessimo mai visto: era ambrata, dava una sensazione di calore. Gli occhi erano scurissimi, eppure così limpidi. Portava i capelli costantemente legati, e sorrideva sempre. Conobbe tuo padre quando aveva vent'anni, lui era nel pieno di una battuta di caccia, tua madre mi disse che fu amore a prima vista.

Era una donna gentile, combattiva. Le assomigli più di quanto tu possa pensare."

Emelie mi si avvicina, cogliendo con il dito una mia lacrima. Non mi ero accorta d'averla versata fino a quel momento. Lei mi sorride, un sorriso triste, che sembra voler comprendermi.

Tiro su con il naso, sfregandomi il viso quando sento la porta aprirsi.

Luke e Samael entrano in casa, sbattendo la porta. Ci lanciano un veloce sguardo, come se si stessero chiedendo cosa diamine stiamo facendo.

Emelie si alza dalla sua poltrona, sgranchendosi le gambe.

"Penso che andrò a dormire prima di partire per il salvataggio. Buona notte splendori!" Ci annuncia, facendoci 'ciao ciao' con la mano.

Samael alza un sopracciglio, avviandosi in cucina con l'espressione di uno che sta per divorarsi tutto il frigo.

"Tutto okay?" Mi domanda Luke sedendosi ai miei piedi. Annuisco velocemente, alzandomi a mia volta.

"Sono solamente stanca." Mi batto le mani sulle gambe, stiracchiandomi.

"Buonanotte,"gli dico, girandomi di schiena.

Sento le sue mani avvolgermi i fianchi da dietro, mentre la sua testa sbuca da sopra la mia spalla. Posa le labbra sulla mia guancia, baciandomi proprio a qualche centimetro dal collo.

"Buonanotte."

**

La strada sotterranea che stiamo percorrendo è piuttosto larga, l'aria è pesante e riesco a vedere Samael respirare pesantemente. Nessuno di noi ha intrapreso alcun tipo di conversazione, il silenzio pare ancora più pesante dell'aria che stiamo respirando.

Luke mi lancia qualche sguardo, di tanto in tanto, come a volersi assicurare che io sia ancora li. Punto la torcia un po' più in alto, mordendomi il labbro. Ho fatto bene a ficcarmi in questa situazione?

Sarei potuta rimanere a casa, con la presenza costante dei miei due migliori amici e le affettuose premure di mio padre. Eppure ho deciso di lanciarmi in questa situazione, di aiutarli. Ma non sento il petto pesante, perchè non mi pento di ciò che sto facendo.

Orion, dopotutto, potrebbe essere ferito. Che persona orrenda sarei a non aiutarlo? E' come se dovessi ripagarlo del sostegno che mi ha dato.

"Va bene, siamo arrivati. Ricordatevi: se non ci vedete tornare, girerete i tacchi e ve ne andrete." Dice Luke con tono serio, puntando lo sguardo principalmente su Samael.

Quest'ultimo annuisce lentamente, senza mai distogliere lo sguardo dall'amico. Emelie mi rivolge un sorriso, posandomi una mano sulla spalla.

"Tornate in tempo, mh?" Mi dice, riesco a notare una punta di paura nella sua voce.

"Ci proveremo." Borbotto io, sorridendole di rimando. Luke mi fa un cenno con la testa, invitandomi ad avanzare. Saluto quindi Emelie e Samael con un cenno della mano, avviandomi con Luke al mio fianco.

I primi metri sono piuttosto silenziosi, riempiti solo dai nostri respiri.

"A cosa pensi?" Gli domando io, giocherellando con la torcia, cercando di non pensare all'oscurità dietro di me.

Luke mi lancia uno sguardo di sottecchi, stringendo la torcia nel palmo della sua mano. "Penso che forse è stato un'errore portarti qui. Potrebbe finire male, e in quel caso sarebbe tutta colpa mia." Lo dice con la voce intrisa di senso di colpa.

E' quasi dura da ascoltare, la sua frase.

"Ho deciso io di venire qui, non sono di certo stata costretta. Non hai nulla di cui rimproverarti." Gli poso una mano sul braccio, sentendolo rilassarsi sotto il mio tocco.

"Pensi che ritornerai indietro, quando tutto questo sarà finito?" Mi domanda lui, senza però guardarmi.

Grugnisco, guardando il terreno.

"Si." E' la mia unica risposta. Una parte di me mi consiglia di spiegargli che non potrei mai lasciare mio padre, che non è per lui che me ne vado, ma rimango in silenzio, trattenendo le parole nel fondo della mia gola.

Luke annuisce, con lo sguardo cupo.

"Perchè non puoi restare qui, con me? Ti proteggerei, lo so che sono stato inaffidabile, ma ti giuro che mi prenderei cura di te." La sua voce è bassa, roca, triste.

Chiudo gli occhi, zittendo quei sentimenti confusi che si ammassano nel mio petto.

Luke mi guarda, aspettando una mia risposta.

E' il tuo compagno.

Mi urla quella fastidiosa vocina nella testa.

Non puoi lasciarlo.

"Non posso Luke. Non posso semplicemente far finta che la mia vita nel mondo umano non sia mai esistita. Che ne sarebbe di mio padre, dei miei amici, del lavoro e dell'università? Che ne sarebbe di tutto ciò che ho costruito in quest'anni?"

Luke fa per rispondermi, quando improvvisamente mi spinge contro il muro, a sinistra, mettendomi una mano sulle labbra. Riesco a vedere un'ombra allungarsi da sotto una porta, così trattengo il respiro.

"Siamo arrivati."

25 stelline e 6 commenti per un prossimo capitolo

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