Rozdział Rrzydziesty Drugi: nie jestem taki jak ty
Trentaduesimo capitolo: io non sono come te.
𝐈𝐥𝐮𝐧𝐠𝐚
𝐓𝐬𝐡𝐢𝐥𝐮𝐛𝐚
"𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐨𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐨𝐟𝐟𝐞𝐬𝐚, 𝐭𝐨𝐥𝐥𝐞𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚, 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐚 𝐬𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐭𝐞 𝐧é 𝐚 𝐬𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚."
Riesco a sentire il sangue pulsarmi nelle vene, compie il tragitto dal basso verso l'alto e viceversa, inondando il mio corpo.
Mi sembra di avvertirne il bruciore mentre mi divora, cibandosi dei miei organi e rimpiazzandoli con cellule nuove.
So che non mi sto trasformando in Mannaro perché, semplicemente, sono già una Fata e non potrei cambiare in maniera così drastica.
Cosa mi sta succedendo, quindi?
La vista è ancora funzionante ma, nonostante questo, tenere gli occhi aperti mi costa una gran fatica. Vedo Luke, seduto al mio fianco sul materasso, che mi massaggia le braccia e poi le spalle.
Mi chiede come sto ma non rispondo, non perché io non voglia ma perché mi sembra di non riuscirci. La mia lingua si è arrotolata sul retro del mio palato e ora non vuole districarsi, lasciandomi muta.
È preoccupato, eppure pensavo sapesse cosa mi sarebbe accaduto. Credevo che marchiare la propria compagna fosse un'attività normale, tra Mannari, e che il processo fosse quindi conosciuto da tutti.
Ma io non sono un Licantropo e ovviamente la cosa cambia. Le mani di Luke mi strofinano le guance e percorrono il profilo delle mie palpebre.
Sono gesti dolci ma che, in fondo in fondo, so che celano pentimento e scuse. Forse nemmeno lui si immaginava che avrei reagito così al marchio, ma ormai non si può fare nulla.
"Cosa le sta succedendo?"
"Fammi vedere."
Inizialmente non riconosco la voce e, anzi, le mie orecchie sembrano distorcerne il timbro per renderla estranea alle mie memorie.
So che è Luke a dire la prima frase perché posso vedere le sue labbra muoversi, ma la seconda non so a chi ricondurla.
Il mio corpo viene pervaso da un forte fremito quando incontro lo sguardo del biondo. I suoi occhi sembrano vetro bagnato, offuscati da chissà cosa, ma pur sempre bellissimi.
E il mio corpo trema e si contorce, quasi incapace di sostenere il suo sguardo. A livello psicologico so che non ha senso, che sono sempre riuscita a sopportare la sua presenza, eppure adesso sembro una ragazzina alle prese con la sua prima cotta.
"Il suo corpo deve abituarsi al marchio, per un paio di giorni potrebbe dover rimanere a letto."
Finalmente riesco a vedere Emelie, seduta dall'altro lato del letto, che mi scruta con aria preoccupata. Afferra la mia mano con la sua e ne accarezza il palmo, sorridendomi.
"So che puoi sentirmi e vedermi," vorrei annuire ma non riesco a muovere nemmeno un singolo muscolo, l'unica cosa che mi rimane è lo sbattere delle palpebre.
È una situazione frustrante ma non dolorosa, almeno quello posso risparmiarmelo. Mi chiedo cosa succederà quando, come dice l'altra Fata, il mio corpo si abituerà al marchio.
Luke sembra pensare lo stesso, lo capisco senza nemmeno rendermene conto. Pian piano i suoi pensieri diventano i miei e così, senza difficoltà alcuna, riesco a capire cosa lo preoccupa e cosa no.
Vedo immagini di noi saettarmi davanti agli occhi; il nostro primo incontro, i tremori delle sue mani nel vedermi, il marchio fatto da Agatha e il dolore al braccio, le visite clandestine dall'altra parte della barriera e il giorno in cui lo hanno ferito.
Ricorda ogni particolare ed emozione che ha provato ma io no. Sembra che vedermi gli provochi una miriade di sensazioni diverse mentre io ho sempre e solo provato un senso di curiosità.
Essere un Mannaro potrebbe significare un maggior coinvolgimento verso la propria compagna.
"La sua vita si allungherà di qualche anno, sarete in grado di accedere l'uno alla mente dell'altra ma, oltre a questo, non penso che il legame influenzerà altri aspetti della vostra vita."
Emelie sembra averci letto nel pensiero e gliene sono grata visto che, a quanto pare, non sarò in grado di parlare per qualche giorno.
Luke sorride e mi bacia la mano, confortato dalle parole dell'altra. Chissà cosa temeva, di cosa si preoccupava.
Inconsciamente vorrei allungarmi verso di lui e abbracciarlo, consolarlo e dirgli che sto piuttosto bene. Vederlo così stressato fa quasi fisicamente male e credo sia a causa del marchio.
Mi sentirò così per il resto della mia vita? E se si, mi sta bene? Ho sempre creduto che un legame del genere fosse contro natura, che dovessimo esser noi a scegliere di chi innamorarci e forse è proprio ciò che ho fatto.
Ho deciso consapevolmente di avvicinarmi a lui e di dargli un'opportunità, acconsentendo a farmi marchiare. Quindi non è stata una forzatura ma bensì una decisione.
E se un giorno dovessimo stancarci l'uno dell'altra? Forse non è nemmeno possibile una cosa del genere, ma se lo fosse?
La mia raffica di pensieri viene interrotta dal cigolio della porta e da un lungo, pesante, grugnito. Per un attimo vengo pervasa da un tremito, le mie orecchie sono pervase da un boato e la stanza si fa silenziosa.
"Che cosa le hai fatto?"
Non avrei mai immaginato che la voce di Orion potesse essere tanto profonda e rauca, rotta da un'emozione che riconosco.
Chiudo gli occhi e fingo di non vederlo perché so che la sua delusione mi travolgerebbe in pieno.
Il lato negativo di essere una fata è che percepire le emozioni altrui è facile, quasi naturale.
Nonostante io non lo veda, percepisco l'aura scura e tagliante che il suo corpo irradia.
Mi sento in colpa, certo, ma ormai il dado è tratto.
Voleva una chance e io, non so se rammaricarmene, ho deciso di non dargliela. Prolungare questa faida tra Luke e Orion sarebbe stato stupido, così come sarebbe risultato insensato non prendere una decisione.
Penso sia stato necessario scegliere e porre fine alla disputa ma ora, stesa e muta, mi chiedo se sia veramente finito tutto.
Ho fatto bene ad agire così? Credo e spero di si, ma se così non fosse non avrei nulla di cui rimproverarmi.
Orion è un uomo sveglio, forte e astuto ma non è mio. La sua anima, l'ho capito forse dalla prima volta in cui l'ho visto, non mi appartiene così come la mia non è legata a lui.
Che senso avrebbe avuto, quindi, affiancarmi a lui? Se ci fossimo incontrati al di fuori, senza ribellioni o casi sovrannaturali in giro, forse lo avrei accettato.
Se non ci fosse stato Luke, se io non avessi scoperto di mia madre e della mia natura, forse, e solo forse, avrei ceduto a lui.
Ma così non è stato e pensare e ripensare a tutti i se e i ma non ha senso, non più per lo meno.
"Ho fatto ciò che mi ha chiesto."
Il tono del biondo è quasi totalmente neutro ma l'intonazione tradisce agitazione. Sembra si stia trattenendo, ma dal fare cosa?
Non è arrabbiato, so che non lo è, ma nemmeno tranquillo. Si mette nei panni del cugino e riconosce il suo dolore, ma non lo approva.
Nella sua testa riesco a scorgere i suoi pensieri e me ne sorprendo. Biasima Orion per essersi infatuato di me perché sapeva che ho un compagno, che il marchio sarebbe stata una conseguenza quasi naturale del fatto.
Di cosa si sorprende? Pensa Luke.
Eppure io non condivido.
Il moro è solo in parte un Mannaro e pensa, quindi, anche da umano. Quest ultimi non hanno bisogno di legami per capire chi sia la propria anima gemella, loro scelgono liberamente.
Lui voleva far così e sperava che anche io, quindi, facessi lo stesso. Non capisce che l'ho fatto, che ho deliberatamente deciso di star con Luke e che non sono stata costretta o deviata dal legame che ci unisce.
Vorrei parlare ma la mia gola è sigillata, quasi come mi stessero strangolando, e non riesco ad aprire né le palpebre né le labbra. Tutto il mio corpo è intorpidito, debole, e so che l'unica cosa che posso fare è ascoltare.
Percepisco una mano afferrare la mia e un profondo, lento, ringhio in risposta. Le dita che hanno afferrato la mie sono fredde ma morbide, prive di calli, le riconosco subito: sono quelle di Orion. Il ringhio, quindi, suppongo provenga da Luke.
"Perché?" Mormora lui, avvicinando le labbra al dorso della mia mano per lasciarvici sopra un bacio veloce. Sussurra sommessamente quella parola per altre tre volte, premendo la guancia contro il mio palmo.
Sento il petto dolermi e il cuore mi si stringe nell'assorbire la sua sofferenza. E' automatico e non riesco a impedirmi di farlo, sperando almeno di alleggerirlo un po'. Se potessi tornare indietro, sceglierei lui?
So che vorrebbe chiedermelo e sono certa di essermelo domandata a mia volta. Non penso sia genuino pensare a tutti i se e i ma, ormai sono giunta fino a qui e non rimpiango nulla di quello che ho fatto.
La mia mano si inumidisce a contatto con la sua guancia, facendo capire che, con molta probabilità, sta piangendo. Vorrei consolarlo, abbracciarlo e far tutto ciò che posso per farlo sorridere di nuovo ma non posso, il mio corpo non collabora e sono quindi immobilizzata qui.
Sento Luke trattenere un respiro, quasi come avesse capito ciò che sto pensando, mentre si sporge verso di me, dal lato opposto di Orion.
"Sai che per lei questo non cambierà nulla," il biondo parla con un percepibile blocco in gola, come se sputare fuori quelle parole gli costasse molto, mentre con il pollice mi accarezza il braccio.
Orion ringhia, probabilmente infastidito dalle parole che gli son state rivolte, per poi tornare a poggiare il viso contro la mia mano. "Questo," sbotta lui, sfiorando il marchio che ho sul collo, "questo cambia tutto. Pensi che io non conosco quelli della nostra, della tua, specie?"
Mi sembra di sentire la mia schiena inarcarsi sotto la potenza delle sue parole, intrise di rancore e sarcasmo che io, purtroppo, capisco e assorbo. Il suo veleno, seppur astratto, perfora le mie vene per farsi strada nel mio sangue, contaminandolo.
La presa di Luke si intensifica contro il mio braccio ma in modo amorevole; sembra quasi percepire il mio star male, ma non voglio che me ne privi. E' giusto che io ascolti tutto ciò che Orion ha da dire e non importa che questo sia positivo o negativo.
"La nostra specie, sei un Mannaro anche tu, devo forse ricordartelo?"
Per qualche secondo si spande un fitto silenzio, carico di accuse non pronunciate.
"Tua madre è umana, proprio come la mia, eppure io sono l'unico ad esser nato incompleto. Non sono un Mannaro così come non sono un umano, io non sono come te." Il moro abbandona la testa vicino alla mia, sul cuscino, tirando su con il naso.
Non lo considero debole per questo suo sfogo, ammiro invece la sua forza. Ha sempre avuto un'espressione gelida dalla quale non traspare mai nulla, eppure adesso si sta lasciando andare e piange, sconsolato, contro la mia spalla.
Luke si irrigidisce ma non fa nulla per scostarlo da me, permettendo sia a me che a lui di star vicini. Di questo sono grata.
La mia mente, comunque sia, vaga tra le parole di Orion. Perché il biondo è nato come ibrido, mentre l'altro ha ereditato solo il gene del padre? Avrebbe più senso se entrambi, proprio per la loro situazione simile, fossero metà umani e metà Mannari.
Riesco a capire lo sconforto del moro; credo che, in un certo senso, invidi Luke.
"Me la porterai via," le sue dita si intrecciano alle mie, stringendole alla ricerca di una mia reazione. Vorrei stringerlo anche io, fargli capire che lo sento, ma il mio corpo è interamente paralizzato.
Ti sento, vorrei urlarglielo a pieni polmoni. Non voglio che pesi di star gettando al vento le sue parole e le sue preoccupazioni. Mi chiedo per quanto ancora rimarrò bloccata.
Luke sospira, dandomi l'impressione di essere esausto.
"Non ti porterò via nessuno, Orion. Il mio rapporto con Mönike non precluderà il vostro."
Un'ondata di malinconia mi scuote il corpo, rilassandomi parzialmente e agitandomi al tempo stesso. So cosa intende il moro: i rapporti tra compagni sono quasi sempre esclusivi, possessivi e finalizzati al limitare, e talvolta isolare, il proprio partner.
È risaputo, infatti, quanto i Mannari possano essere gelosi. Non nego che Luke lo sia, ma non penso che arriverebbe mai al punto di costringermi a tagliare i ponti con Orion.
Io, poi, non lo permetterei mai.
Entrambi dovremmo esser liberi di parlare e interagire con chi vogliamo, lasciando da parte quella parte irrazionale di noi che vorrebbe proteggere l'altro da tutto e tutti.
"Io la amo," continua il biondo, accarezzandomi i capelli, "e chi ama non limita. So che ci tiene a te, che prova un sentimento forte nei tuoi confronti e se pensi che io possa riuscire a farle cambiare idea la stai sottovalutando."
La sua voce era stata dura, decisa, mentre Orion sobbalzava per la sorpresa. Se potessi parlare, non saprei cosa rispondere. Le parole del biondo sono mirate a colpire Orion, forse per farlo riprendere, e credo che abbiano raggiunto il loro scopo.
L'aura del moro si assottiglia e l'intensità del suo rancore si fa meno forte, sempre più debole. Sospetto quindi che stia pensando attentamente a ciò che gli è stato detto. Emelie interrompe il momento di silenzio, allontanando entrambi con una mera occhiataccia.
"Smettetela, riesce ancora a sentirvi e sono sicura che se potesse vi prenderebbe allegramente a calci in-" Viene interrotta da Luke il quale con uno scatto veloce le tappa le labbra, borbottando un "okay, abbiamo capito!"
Vorrei ridere e ringraziarla, ma mi limito ad ascoltare. Non che io possa fare molto altro, ovviamente. Sento il materasso piegarsi verso i miei piedi, facendomi capire che qualcuno, con molta probabilità Emelie, si è seduta lì.
Le sue dita creano piccoli movimenti circolari sulle mie caviglie, infondendomi una sensazione di calore immenso. So che non è la sua temperatura corporea a infondermi questo, bensì una piccola dose di magia.
"Cosa le stai facendo?" Capisco che è stato Orion a parlare grazie al breve tremore nella sua voce. Torna a stringermi la mano, contrastando il calore di Emelie con un brivido di freddo. La sua energia, la sua aura spaventata e confusa torna ad attaccarmi il corpo, lasciandomi senza fiato.
"Non toccarla," sussurra la fata, posizionando entrambe le mani sulle mie gambe, "il suo corpo è in una fase di semi-cambiamento, questo vuol dire che i suoi sensi sono più amplificati."
Il legame che io e Orion stiamo condividendo è talmente forte da farmi intuire, senza guardare se ascoltare, che sta aggrottando le sopracciglia in un'espressione confusa. "Cosa intendi?"
Riesco ad immaginarmela mentre rotea gli occhi, come a volergli dare dello stupido per quella domanda, mentre mi infonde un altro po' di calore.
"Intendo dire, razza di stupidi, che sente ogni singola emozione che state rilasciando. Quindi allontanatevi, per favore, prima di peggiorare la sua situazione."
Luke non si oppone e anzi mi da un piccolo bacio sulla fronte, spostandosi subito dopo. La sua presenza è ancora nella stanza, impregna i muri e la mobilia ma non mi soffoca, mi sfiora soltanto.
Orion, invece, sosta qualche altro minuto al mio fianco. Spero che non lo facciano scostare a forza. Le sue dita mi accarezzano il viso, il braccio, e poi risalgono ancora. Continua questo ciclo di carezze per altri due minuti, borbottando tra sé e sé.
"Promettimi di non lasciarmi."
Spero sappia quale sia la mia risposta nonostante io non possa parlare; una parte di me pensa che l'abbia capito visto il modo in cui la sua energia cambia, divenendo mite e quasi piacevole.
"Quando ti riprenderai," continua lui, alzandosi lentamente per distanziarsi da, "mi troverai al tuo fianco."
Se potessi aprire gli occhi, lo vedrei sorridere con le lacrime agli occhi.
Angolo Me:
Eccomi, eccomi, eccomi! Orion, il mio amorino, è stato definitivamente isolato nella friendzone. Che ne dite? Siete felici per Luke, o vorreste consolare il moro più carino del mondo?
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