Drugi Rozdział: Obca
Secondo capitolo: Straniera
𝐖𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐰𝐚𝐥𝐥
𝐢𝐧𝐠𝐥𝐞𝐬𝐞
"𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐨𝐬𝐬𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐢, 𝐚 𝐜𝐮𝐢 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞."
Il braccio dell'uomo si stringe attorno alla mia vita nel tentativo di tenersi in piedi mentre io non riesco proprio a contrarre i muscoli per aiutarlo.
"Luke? Luke dove cazzo sei?!" Sento urlare io, e probabilmente anche l'uomo visto che alza con uno scatto repentino il capo, tossendo rumorosamente. Lo guardo in volto per qualche secondo, chiedendomi se sia lui questo presunto Luke.
"E' un tuo amico? Gli devo andare incontro?" Lo sommergo di domande che si accavallano l'una sull'altra e la sua espressione sembra così confusa che quasi mi suscita tenerezza. Annuisce lentamente, probabilmente capendo sole le mie prime due domande.
Così mi inginocchio, aiutandolo a sedersi di nuovo. L'uomo, che sembra chiamarsi Luke, mugola dal dolore e si stringe il braccio dolorante. "Torno subito, va bene? Andrò incontro al tuo amico e lo porterò qui. Spero che almeno lui possa aiutarci.." l'ultima frase la sussurro, passandomi una mano tra i capelli e macchiandomeli probabilmente di sangue.
Non è così che immaginavo il mio fine serata; forse sarebbe stato meglio pulire il vomito di Lindsey.
Per la prima volta lo vedo aprire gli occhi e guardarmi. Credo si stia concentrando sulla mia figura per mettermi a fuoco, e non lo biasimo.
Dopotutto non sa chi ha davanti.
Io l'ho già visto.
Il suo volto sembra così familiare eppure al contempo stesso così sconosciuto che mi confondo.
Sono certa che la sua stazza sia simile a quella di un comune Mannaro ma il suo viso, la forma dolce degli occhi e i tratti quasi fanciulleschi lo distinguono.
Luke annuisce, ancora con la mano intrecciata alla mia. Sciolgo lentamente il legame per poi alzarmi in piedi.
Mi concentro sui rumori circostanti nel tentativo di trovare l'amico di Luke, correndo successivamente in quella direzione.
Giro a sinistra e poi sempre dritta, spaventandomi sempre di più al pensiero che questa non sia la mia città e che io non dovrei proprio trovarmi qui. Gli umani non possono entrare nelle città Mannare e viceversa, eppure mi trovo qui a calpestare un terreno che non mi appartiene.
Non so se ci sia stata una falla nella barriera e lo ammetto: è l'unica spiegazione plausibile che trovo.
Tutto in me sembra captare il pericolo; l'odore intenso d'erba e di boschi che aleggia in ogni angolo, i colori cubi e i rumori soffusi.
I lampioni illuminano parzialmente la strada e quando finalmente intravedo l'uomo che tanto ho cercato sospiro, rilassando le spalle.
Quest ultimo sembra non capire il perché io gli stia correndo incontro, in effetti la sua espressione è minacciosa e la sua postura è di attacco.
Più mi avvicino e più penso che tornare indietro sarebbe un'ottima idea, se non la migliore che io abbia mai avuto.
E se mi facesse del male? Ogni umano sa che i Mannari sono creature animalesche e possibilmente violente, per questo avvicinarmi mi trasmette tale ansia.
Mi fermo davanti a lui con il respiro mozzato mentre punto il dito nella direzione in cui ho lasciato il biondo.
Lui alza un sopracciglio, schiarendosi la voce e sorpassandomi per borbottare un: "senti ragazzina, levati di mezzo. Vado davvero di corsa e.." lo afferro per il braccio non appena vedo che sta andando nella direzione sbagliata, lasciandolo sempre più sbigottito.
Inarca un sopracciglio, flette il braccio e si corruccia in un'espressione di pura confusione e fastidio.
Prendo quindi un bel respiro nella speranza di mettere assieme le parole giuste.
"Luke ha una ferita d'arma da fuoco e penso che la sua gamba sia rotta, ti abbiamo sentito urlare." Gli spiego velocemente io, agitando freneticamente le mani. Lui si rilassa ed io torno ad indicargli la strada giusta, ancora con il fiatone.
Senza farselo ripetere due volte scatta in avanti, correndo talmente velocemente da far paura. Gli vado dietro il più velocemente possibile, perdendo le sue tracce dopo pochi secondi. Riesco a vederlo mentre è piegato su Luke, le sue braccia che lo alzano e gli occhi di entrambi che puntano la mia figura.
Ho fatto il mio dovere, dico a me stessa, correndo nella direzione opposta, verso la barriera.
Mi rendo conto di essere arrivata ad essa quando le mie mani incontrano la superficie fredda di quest'ultima, senza però sorpassarla.
Sudo freddo mentre con le mani batto più che posso sulla barriera, spingendo il mio corpo contro di essa.
"Non puoi passare la barriera." Mi dice l'amico di Luke senza accennare a muoversi. Vorrei dirgli di portare via il biondo e di medicarlo, che io qua posso farcela da sola ma non lo faccio.
La barriera di fronte a me non crolla. Ma la mia, di barriera, si.
Le lacrime parono aver rotto gli argini ed ora eccole qui che solitarie tracciano un cammino umido sulle mie guance, cadendo dal mio mento fino ad incontrare duramente il pavimento.
Come è possibile?
"Tu non capisci, io prima ci sono passata. Devo tornare a casa, non posso stare qui. Non sono un dannato Mannaro!" Urlo io, singhiozzando, mentre le mie unghie scavano nella barriera. Ed ogni volta che mi pare di aver creato una piccola fessura essa si richiude.
Sembra quasi una presa in giro.
Li sento bisbigliare mentre i loro sguardi mi perforano la schiena. Devono fare qualcosa per aiutarmi, non possono di certo lasciarmi qui!
Se solo avessi accettato la compagnia di Ashton e Lindsey a quest'ora sarei a casa.
"Aiutami a portarlo al sicuro," mi dice l'uomo, muovendo il capo verso Luke, "e poi vedremo di aiutare te con il tuo problema."
Il suo tono si è fatto più schietto, quasi come se fosse infastidito dalla mia presenza. Sembra quasi pensare che io sia pazza o, peggio, una frignona.
Tiro su con il naso, senza ascoltarlo. "La barriera non può essere spezzata, è fatta di magia. E tu, a quanto ho capito, sei un'umana e di magia non ne possiedi nemmeno un briciolo. Non ci sono riusciti migliaia di Mannari e non ci riuscirai nemmeno tu."
Le sue parole arrivano duramente alle mie orecchie, trafiggendomi il cuore. Devo solo aspettare che si faccia mattina, Ashton passerà a prendermi davanti a casa e a quel punto mi vedrà.
Soffio aria calda sulle mie mani congelate mentre guardo con sofferenza la mia giacca ancora stretta attorno al braccio di Luke. Morirò di freddo se resto qua.
Quindi mi avvicino a loro, senza parlare, infilandomi sotto il braccio sinistro di Luke per tirarlo su assieme all'altro Mannaro.
**
Il Mannaro posa Luke su un letto sfatto, chiudendo a chiave la porta della casa in cui l'abbiamo dovuto trascinare. Poi sparisce dietro un'altra porta, lanciandomi uno sguardo d'avvertimento, come se io potessi essere una minaccia per il biondo.
Magari sa delle mie lezioni di difesa personale.
Mi do della stupida subito dopo aver formulato quel pensiero: forse sono i residui dell'alcol a parlare.
In qualsiasi caso decido di mantenermi a debita distanza dal biondo, appoggiandomi al muro per un po' di supporto.
Due minuti dopo lo vedo tornare con al seguito una donna sulla cinquantina, con i capelli di un grigio sporco a sfiorarle le spalle. La donna sobbalza nel vedere Luke, senza prestare alcuna attenzione a me.
Dovrei davvero ringraziarli della loro considerazione nei miei confronti.
"Vieni con me, di lui si occuperà Mary." Indica con un segno della testa la donna, tenendomi la porta aperta ed esortandomi ad entrare.
Fisso per qualche secondo la porta e poi lui, chiedendomi se sia davvero una buona idea. No, certo che no.
Non conosco queste persone e, come se non bastasse, sono dei Mannari ed io una semplice umana.
Quindi no, non è una scelta ottima ma non ne ho altre.
Luke incontra il mio sguardo per qualche secondo e mentre muovo i tre passi che mi separano dalla porta sembra letteralmente terrorizzato. Non lascia andare con lo sguardo il mio corpo nemmeno per un secondo.
"No..." si agita sul lettino, ringhiando, incapace di parlare. Sobbalzo, guardando le sue zanne sfiorargli il labbro inferiore. Eppure non sta ringhiando contro di me, ma bensì contro l'uomo che ora ha una sua mano sulla mia schiena, spingendomi al di là della porta.
La spiegazione più razionale che riesco a trovare è che stia farneticando a causa della perdita di sangue.
Ciò che sento dopo è un tremendo ringhio che mi fa accapponare la pelle. Il Mannaro si affretta a chiudere la porta dietro di noi mentre un susseguirsi di ringhi animaleschi investono le mie orecchie.
Il Mannaro, che ancora non ha deciso di mettermi a conoscenza del suo nome, sposta lentamente gli occhi su di me.
Mi squadra dai piedi ai capelli un paio di volte, senza malizia ma con fredda decisione.
Mi devi delle spiegazioni, ragazzina." Il suo tono è altezzoso, distaccato e sbrigativo. Mi fa cenno di sedermi ed io, silenziosamente, lo faccio, guardando la stanza in cui ci troviamo.
E' una cucina calda, con mobili in legno e piccole finestre ovali decorate da piantine dai colori stravaganti. La sedia su cui mi siedo è dura, ma non me ne curo.
Mi massaggio le gambe per qualche secondo nel tentativo di eliminare l'intorpidimento.
Il Mannaro guarda poi i miei vestiti zuppi di sangue e con disinvoltura si sfila la felpa che indossa, passandomela.
"Togliti il vestito ed infilati questa. Più tardi farai la doccia." Mi dice lui, aspettando che io mi muova. Inarco le sopracciglia, facendo fuoriuscire una risata isterica dalle mie labbra.
Deve aver perso il senno e la ragione, perché chi mai chiederebbe ad una sconosciuta di togliersi il vestito
per indossare la felpa di qualcun altro?
Sarebbe anche una domanda quasi normale se accostata ad un altro contesto, ma non al mio.
Mi alzo in piedi e stringi tra le mani la felpa con tale forza da farmi male alle dita, ma ignoro la fastidiosa sensazione per poi passarmi una mano tra i capelli sporchi di sangue e sudore.
Del mio aspetto, in questo momento, non me ne frega nulla. So di essere pessima, con i vestiti stracciati e pieni di sangue, i capelli sudati e sporchi anch'essi. Le mie gambe tremano ed i miei occhi si sbarrano come quelli di un folle.
Credo che potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro, come è normale che sia.
"Santo cielo, non sarai serio, vero? Il tuo amico era in una pozza di sangue, dall'altra parte della fottuta barriera ed io l'ho oltrepassata! Non sono riuscita a tornare indietro e tutto ciò è contro ogni legge. E tu, brutta testa di cazzo, mi parli tranquillamente mentre di là il tuo amico soffre e si dispera, dicendomi che dopo mi farò una doccia!"
Una doccia! A me non serve una doccia, non ora per lo meno, io necessito di tornare a casa mia.
La sua felpa mi cade dalle mani, toccando il pavimento, e le mie lacrime la emulano, cadendo leggere tra le mie labbra.
Sono arrabbiata, furiosa perché so di esser finita da sola in tutto questo casino. Forse me ne sarei semplicemente dovuta fregare, ma come potevo? Non puoi ignorare una persona ferita eppure, mi duole ammetterlo, sarebbe stata la scelta più sicura.
L'isteria del momento mi travolge in pieno e mi ritrovo a sentirmi dannatamente arrabbiata e impotente davanti agli avvenimenti. Lui strabuzza gli occhi, facendo un passo verso di me.
Forse si sente in colpa o, più probabile, vuole solo che io mi calmi.
Un campanello d'allarme risuona nella mia testa, facendomi spostare velocemente.
"Non ti avvicinare a me, hai capito?" Allungo un braccio davanti al mio corpo, tracciando una linea di divisione tra me e lui. Dopotutto è pur sempre un Mannaro, tutto ciò da cui mi hanno sempre messa in guardia ed ora sono qui, separata dal mio mondo, per aver tentato di aiutare uno di loro.
Che stupida che sono stata a seguirli fino a qui.
Sto giocando sul loro terreno, non il mio, e batterli sembra letteralmente impossibile.
Lui alza le mani in aria, come a volermi mostrare che non mi farà nulla.
Ma come posso credergli? Magari non ha armi da usare ma sono certa che un suo singolo pugno mi manderebbe K.O.
"Puoi fidarti di me, okay? Io sono Samael e non ho intenzione di farti del male. Sai meglio di me che se avessi voluto ucciderti saresti già sepolta sotto terra. Nemmeno io sono contento di avere un'umana in casa mia, ma hai salvato Luke e siamo in debito con te. Lasciamo passare la notte e poi domani penseremo a come rimandarti a casa." Samael finisce il suo discorso con un cenno sbrigativo della testa.
Mi posa poi una mano sulla spalla ed io, di scatto, mi ritraggo velocemente.
Come può liquidare il mio problema così facilmente? Non stiamo parlando di giochi o di cavolate, il discorso è serio e io ho bisogno di una soluzione ora.
Faccio per aprire bocca quando sento il mio corpo pietrificarsi completamente sotto un tocco sconosciuto. Davanti a me vi sono ora due grandi spalle ampie e nude.
Riesco a vedere una grande cicatrice partire dalla spalla sinistra, finendo sul fianco destro della persona che mi sta davanti. Volta solamente il capo verso di me, lasciandomi qualche secondo per riconoscerlo: Luke.
Come fa ad essere già in piedi se fino a qualche minuto fa non riusciva nemmeno a parlare?
Quest ultimo è appunto in piedi dinnanzi a me, coprendo completamente il mio corpo con il suo dallo sguardo di Samael.
La ferita gli è stata fasciata alla perfezione e suppongo sia quindi opera della donna di prima.
È stata incredibilmente veloce a medicarlo e lui, invece, a riprendersi.
"Stai lontano da lei." La sua voce è profonda e roca, e pare entrarmi nel corpo e scuotermelo. Deglutisco a fatica, arretrando ancora.
Non capisco o forse non voglio capire cosa sta succedendo, ma so che non mi piace affatto.
Non riesco a vedere il volto di Samael, ma sono sicura che la sua espressione sia di puro sconcerto. Un po' come la mia, ma a differenza sua io non ho intenzione di rimanere un secondo di più in questa casa.
I miei occhi scattano sull'orologio attaccato al soffitto, il quale segna le tre e mezza. Sbianco in volto mentre con le orecchie percepisco la risposta di Samael.
"Amico, dovresti tornare a riposarti." Gli dice Samael, chiaramente preoccupato. Luke ringhia nuovamente ed io, sempre più velocemente, indietreggio verso la porta. E' quando li sento litigare che mi volto e, con uno scatto, corro verso la porta d'uscita.
15 stelline e 5 commenti per il prossimo capitolo!
Angolo Me:
Vi ringrazio tantissimo per i commenti dello scorso capitolo! Spero che la lettura vi sia piaciuta, buona giornata!
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