Cap. XXI.

- Siamo a casa Moira. -

Sono le diciotto e trenta; la ragazza, stanca, si è addormentata con la testa appoggiata al finestrino, e le mani unite sulla pancia. Gabriele le accarezza con l'indice della mano destra.
- Moira;...Svegliati, siamo a casa. -
- Che c'è?... -
- Bene, eccoti di ritorno dal dormi veglia. -
- Ah, siamo arrivati. -
- Stai bene? -
- Si, certo. Sono solo stanca. Ho bisogno di un bel bagno caldo e del mio Snippy. -
- Del tuo cosa? -
- Snippy, il mio orsacchiotto. -
- Capisco; che rimanga tra noi Moira...anch'io avevo un orsacchiotto. L'ho tenuto fino all'età di quindici anni.
- Guarda che non c'è nulla di male. Comunque, non lo avrei detto ad anima viva. -
- Hai ragione. Scusa. Allora vuoi davvero rientrare a casa? Ne sei sicura?
- Si Gabry. -
- Tornerai con Paolo? -
- Questo non lo so. Ne riparleremo più avanti, ok? -
- Si. È giusto così. Aspetta, ti faccio scendere. -

Da nobile gentil uomo le apre la portiera e tende la sua mano, in attesa che lei la afferri.
- Ti chiedo soltanto una cosa. Pensami, almeno due secondi, non di più. A domani. -
- A domani Gabriele. -

Moira posa dolcemente la sua bocca sulla guancia di lui, rimanendo per qualche secondo sospesa, a contemplare la sua pelle. Poi se ne va in silenzio verso la porta di casa. Ma lui non riesce a dire altro, perché altro ancora non c'è.
- Buona serata dolce inferno... -

È questo l'unico pensiero che riesce a sussurrare, quando lei è già al riparo, dentro casa...

- ...C'è qualcuno in casa? Paolo?? Ci sei?? -
Varcata la soglia, Moira non si aspetta di trovarlo in casa; ma vede la luce del bagno accesa e pensa subito che sia lui.
- Paolo non rispondi? -
Nessuna risposta. Dopo qualche secondo di incertezza decide che è meglio accendere la luce per illuminare il salone.
- Oh mio Dio no!! -
La stanza è sottosopra: cassetti aperti, soprammobili in frantumi, i suoi vasi a terra. Un furto, è il suo primo pensiero, mentre è ancora immobile sulla porta. Ma poi si ricorda che la serratura non è stata forzata. Non ci sono segni di scasso nemmeno sulla finestra del salone. E quella della cucina guarda sulla strada principale; quindi deduce che non sia stata aperta da nessuno.
- Che cazzo è successo qui! -

La donna percorre la stanza in modo incerto ed arriva al divano...Non sa perché esattamente; ma qualcosa le dice di guardare dietro.
- Noooo! Paolo! -
Terrore. Puro terrore. Moira si mette le mani nei capelli e scuote la testa. Lui è a terra, disteso con la faccia sul pavimento e le braccia aperte. Non si muove.
- Paolo! Svegliati ti prego! Sono qui! -
Lei lo scuote piano, per paura di fare ulteriori danni. Si accorge che respira: non è morto. Deve intervenire tempestivamente.
- Si pronto! Aiutatemi, mi serve un'ambulanza urgente! -
Dall'altro capo del telefono l'operatore del pronto soccorso cerca di tranquillizzarla. Poi chiede l'indirizzo esatto e che cosa è successo...Lei guarda di nuovo Paolo e dice:
- Aggressione. -
- Va bene Signorina, arriviamo subito. Le mando anche una pattuglia di carabinieri. -
- Grazie. -

L'interlocutore aggancia, ma Moira tiene incollato il telefono all'orecchio e nel frattempo osserva la scena. Si sporge. C'è una scheggia di legno in parte alla testa di Paolo. Sulla maglia, invece, nota una fibra di qualche tessuto...Non tocca nulla. I carabinieri faranno i rilievi. Ma vedere il suo ragazzo così, bocconi e col viso incollato al pavimento, la fa rabbrividire. Ancora non si stacca dal telefono...due secondi per pensare...
- Gabriele. -
Lo chiama. Deve venire immediatamente.
- Moira? -
- Vieni qui subito, ti prego. -
- Arrivo. Aspettami. -

Non servono interminabili domande. Gabriele capisce dal tono di voce che è successo qualcosa di brutto.
- Devo correre! Devo sbrigarmi! Cazzo dove ho messo le chiavi?! -

Quando Gabriele arriva si ritrova di fronte ad una scena da film poliziesco: l'ambulanza ed i carabinieri di sbieco di fronte alla casa; i curiosi che cercano di avvicinarsi e lui...che si sente più impotente che mai.
- Mi scusi posso entrare? Mi ha appena chiamato la ragazza che abita qui, Moira. -
- Mi dispiace ma i miei colleghi stanno facendo i rilievi. E l'ambulanza come vede non è ancora partita. -
- Capisco. Aspetterò. -

Dopo qualche minuto i paramedici escono con la barella; Da dietro spunta Moira con la testa bassa e le braccia molli lungo il corpo.
- Santo cielo... -
Lei alza gli occhi e lo vede. È distrutta. Fa cenno con la mano di aspettare. Lui annuisce con la testa.

- Signorina sale in ambulanza o preferisce seguirci con la sua automobile? -
- Salgo con voi. Solo un secondo... -
Moira si avvicina veloce a Gabriele.
- Ci vediamo in ospedale. -
- Vi seguo. -

Il viaggio in ambulanza è un tormento. Paolo fa dei deboli lamenti ma non apre gli occhi, e Moira non sa se può sentirla. Ma gli parla lo stesso.
- Sono qui, capito? Non fare scherzi...Resisti. -
- Signorina, vuole un tranquillante? Qualcuno verrà in ospedale a farle compagnia? -
- Ss..si. Verrà il mio capo. Grazie. -

All'ospedale i medici portano Paolo in sala operatoria. La ragazza rimane fuori in attesa che Gabriele arrivi. Continua a pensare alla scena: i carabinieri staranno analizzando la stanza per capire cosa è successo. Non è una rapina. Non manca niente in casa. Moira ha controllato. Loro però non le credono. Pensano che il ladro si sia spaventato e per questo abbia rinunciato al furto. Sciocchezze...
- Moira, sono qui. -
- Gabriele... È in sala operatoria e... -
- Vieni qui... -
La abbraccia. Lei non ha più nemmeno le lacrime o un sussulto di dolore. Moira non c'è.

- Ti devo pagare il telefono che mi hai comprato. -
- Ma che cavolo dici?? Lascia perdere il telefono...E poi te lo avevo rotto io ricordi? Non mi devi nulla. -
- Scusa. Non capisco più niente. Dimmi che non è vero... -
- Non posso. Moira coraggio, devi reagire. Fallo per lui. -
A queste parole gli occhi di Moira si illuminano di forza.

- Ti dico una cosa Gabry. Questo mondo non mi spaventa. Non ho paura del male. È il male che deve avere paura di me. -
- Credo di aver capito. Ed è così che devi essere. -
- Chiunque ha fatto questo se la vedrà con me. -
- Secondo te è un ladro? -
- I carabinieri affermano questa ipotesi. Dicono che si è spaventato perché non voleva far del male intenzionalmente. Poi è scappato senza rubare nulla. Ma non è possibile...Lo ha colpito da dietro, in testa. Perché? -
- Come lo sai? -
- C'era una scheggia di legno a fianco alla sua testa. Insomma, se si è spaventato vuol dire che erano faccia a faccia e avrebbe dovuto colpirlo davanti. Inoltre, non sarebbe caduto bocconi... -
- Cavolo. Hai ragione. Aveva un ematoma in testa? -
- Non saprei dirti. Ma credo di si. L'avrà anche battuta cadendo. -
- Scopriremo chi è quel bastardo. -

Dalla sala operatoria esce il chirurgo e si avvicina a loro con volto inespressivo.
- È lei la compagna di Decúltari Paolo?
- Si. Sono io. -
- Signorina... -
Il volto di Moira diventa duro come il marmo. E gli occhi diventato ruvidi.
- È entrato in coma. -

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