Cap.XXXXV

- Guidi come un neopatentato accidenti! -
- Devi sempre protestare per tutto? - Dice Gabriele mentre scende dall'auto per andare ad aprire a Moira.
- Avanti, smetti di lamentarti e va da lui. -
Lei scende in silenzio e si avvia senza salutarlo.
- Aspetta. -
Voltandosi, la ragazza fa un sussulto.
- Tira su il sorriso ragazza. - Lui con gli indici si allunga gli angoli della bocca verso l'alto, a mò di sorriso.
Moira scuote la testa e se ne va.

L'ospedale è affollato di gente oggi.
Moira cammina spedita tra i corridoi, non guarda nessuno, non saluta nessuno e sorpassa tutti quelli che le "intralciano" il passaggio.
Vuole raggiungere Paolo al più presto.
Dietro di lei ( a debita distanza ) Gabriele la segue con passo felino. Lui non se ne accorge, ma anche Davide è sceso dall'automobile per inseguire i due... ha rinchiuso Bramante ed Adamo in macchina.
"Quell'auto è una bomba! Si possono bloccare le serrature anche all'interno! Che diavolo ingegnoso la tecnologia di oggi! Quei due pensavano di poter uscire.. e invece, fregati!"
Sorride soddisfatto Davide. L'auto dell'amico è una delle prime progettate per bloccare le serrature, in modo che non si possano aprire le portiere nemmeno dall'interno. La funzione DEADLOCK o SUERBLOCCAGGIO in realtà è stata progettata per scongiurare gesti vandalici, nel caso capiti un malintenzionato che vuole rubare l'automobile. (Anche se un ladro non si fermerebbe comunque! Romperebbe il finestrino e si intrufolerebbe!) Ma questo il consacrato non lo immagina minimamente. Per lui l'automobile di Gabriele è come un supereroe.

L'ultima volta in dell'ospedale.. L'ultima volta che Moira metterà piede in quella stanza. Lei si fissa i piedi sul confine di entrata. Sarà sveglio o starà riposando? Non le resta che entrare.
- Paolo.. Oh Paolo.. -
Dorme. Lei si avvicina al letto e si siede al suo fianco. Lo accarezza dolcemente, le sue dita esili tra i suoi capelli lisci e un po' più lunghi rispetto a prima. Paolo è ancora bellissimo. Il coma non lo ha cambiato, non lo ha scalfito. Solo due leggeri segni viola sotto gli occhi sottolineano il suo stato di sofferenza.
- Lo sapevo che non mi avresti abbandonata. -
Sotto le sue dita c'è un impercettibile movimento e un breve grugnito.
- D do dove s s so sono? -
Paolo strizza forte gli occhi prima di aprirli.
La vede.
- Amore.. sei tornato.. -
- Amore. - ripete lui, ma con un tono che Moira non ha mai sentito. È come se la parola Amore da lei pronunciata si fosse materializzata e Paolo l'avesse presa in mano per analizzarla.
- Amore. - La osserva ancora, la muove tra le mani, scruta la sua forma.
- Paolo... Perché continui a ripetere amore? -
- Perché... - la sua reazione è inaspettata. Scuote forte la testa e spinge Moira giù dal letto.
- Ma che fai!? - Chiede stupita.
Il respiro è affannato, ma cerca comunque di calmarsi. Si rende conto di avere spinto la ragazza sul pavimento. L'ha spaventata di brutto. Ha gli occhi lucidi.
- Scusami Moira. -
Lei si rialza e immediatamente riprende posto vicino a lui.

- E' tutto ok. Vuoi dirmi perché hai reagito in quel modo? -

Capisce che è difficile farlo parlare dopo un lungo coma, ma è necessario riprendere in mano la vita. Moira accenna un piccolo sorriso di incoraggiamento cercando di cogliere, dall'espressione di lui qualcosa di rassicurante. Niente. Paolo è tornato alla vita con un nuovo e sconosciuto bagaglio: la paura.

- Ho fatto un sogno. -
- Hai fatto un sogno o un incubo? -
- Che differenza fa. Comunque è un immagine che non mi appartiene. -
- Paolo... Cosa intendi dire, spiegati. - Gli prende la mano chiusa a pugno e piano ammorbidisce le sue dita.

- Forza Paolo, dimmi. - Le sue dita si distendono un poco.
- Ho sognato che tu baciavi il tuo capo, appassionatamente. Lo prendevi e lo stendevi sul letto e... Lo immobilizzavi. Gli facevi di tutto. Tutto quello che co me non hai mai immaginato. Era tuo il sogno Moira, non mio. -
E così i nervi si distendono completamente dopo un suo lungo respiro. Poi volta il capo dalla parte opposta. Il cuscino disegna il suo nuovo stato d'animo.

La ragazza scuote il capo, proprio come aveva fatto Paolo pochi istanti prima. Solo che lei lo scuote in modo molto diverso; come una bambina che non sa nascondere la verità.

- Paolo che cazzo dici. -
- Dico la tua verità. Solo che questa realtà ti fa paura. -
- Io non ho paura. - Dice lei con tono alterato. - Non ho paura. - Pronuncia ancora, scattando in piedi ed allontanandosi dal letto.

- Moira, è inutile che scappi. - Di spalle e vicina alla porta della stanza, lei non risponde.

- Moira, non vorrei dirti questo. E' arrivato il momento che tu prenda una decisione e credimi... nelle condizioni in cui mi trovo preferirei rimandare ma... So che è inutile farlo. Non posso rimandare il dolore. -

Sull'eco di queste ultime parole Moira si ridesta.

- Cosa mi stai chiedendo? -
E voltandosi di nuovo dalla parte di Paolo nota che lui è molto più tranquillo di come lei si aspetta.

- Devi fare ciò che la verità ti chiede. -

Il tempo scatta l'immagine di un istante in cui nessuno dei due si sta rendendo conto delle emozioni in circolo. Più in là forse la osserveranno. Intanto l'unica persona che sa è sul confine di quella porta, ed ha sentito tutto.

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