Cap.XXXX.

Sopra Colle Castiglioncello il vento si è improvvisamente fermato, ed il prato non brilla più.

Nella pancia del torrione Moira riesce a scorgere il mutamento, per niente positivo, forse. Non sa più cosa pensare, vorrebbe perdere la memoria, ci spera sul serio. Lì dentro ogni piccolo spostamento d'aria è un brutto presagio. Arriva persino a sentirsi Gesù, per il modo in cui è incatenata, ma si pente subito di aver fatto quel pensiero... Gesù è stato unico per il suo sacrificio.

Non può essere vero... No. Suo padre le ha appena confessato di avere ucciso la mamma e la nonna. Tutto quello che lei ha sempre saputo si sta rivelando un misero teatrino.
Ci sono tante domande alle quali Moira deve dare una risposta. Troppe, per la sua giovane età.

- Perché non hai ucciso anche Paolo? Visto che per te lui è solo un dettaglio!! -
- Mia cara Moira... -
Il signor Bramante, con la sigaretta tra le dita, non mostra segni di pentimento. Anzi... Sorride, camminando lungo il perimetro del torrione evitando, per giunta, lo sguardo di sua figlia.
- Moira... Moira... - Sospira. - Sarebbe stato troppo rischioso per me; il tuo caro amico Gabriele è furbo e molto intelligente... Mi avrebbe scoperto... -
- Ma certo... Stavo per dimenticarmi di quei messaggi sul suo cellulare... -
- Brava Moira. Se lui avesse svolto alla perfezione tutti i compiti, oggi non ti troveresti qui. Ti dirò di più : forse Paolo non sarebbe in ospedale, se non fosse stato così oppressivo nei tuoi confronti. Lui stava ostacolando i miei piani. -

La ragazza ascolta piangendo il delirio del padre. Che orrore.

- Avevo ingaggiato Gabriele perché volevo cambiare la tua vita. Gli ho promesso tanto denaro in cambio della tua assunzione come guida turistica, con l'incentivo fondamentale che avrebbe avuto tra le mani una vera bomba. inoltre, gli ho "chiesto" di trovare un modo per separarti da quel Paolo. Capisci? In pratica gli ho detto di conquistare il tuo cuore... Ma lui ha avuto serie difficoltà fin da subito; così ho dovuto intervenire io con la famosa lettera -
- Dannazione, padre!... Che senso ha? Non capisco. Non voglio capire! -
- Tutto gira attorno alla Regina del Silenzio. È lei che muove le mie pedine. Io ho scoperto quel quadro ventitré anni fa, e sempre io ho deciso chi lo avrebbe mostrato al mondo. Infatti, le mie pedine si sono mosse per renderti la protagonista! Non vedi dove sei arrivata figlia mia?! Tu hai fatto diventare quel quadro la luce del mondo! -
- Tu sei pazzo! Io ti faccio rinchiudere se riesco ad uscire da qui!! -

La Regina del Silenzio... Quel maledetto dipinto era nel suo destino da sempre. Ma Moira non riesce ancora a collegare tutti i tasselli, o meglio, non vuole. La verità è in lei da quando ha scoperto di essere imprigionata nella Regina stessa, vale a dire, dentro al piccolo castello rappresentato nel quadro.

- Sto capendo solo ora perché conosci questo posto... -
- Alleluja figliuola! -
- Ora mi prendi anche in giro?... E smetti di camminare su e giù! Mi fai innervosire! -
I toni si inaspriscono sempre più. Anche il Signor Bramante ora cambia atteggiamento.

- Credi davvero che io sia un malvagio?! Dopo tutto quello che ho fatto per te?! -
- Quello che hai fatto... Mi tornano in mente tanti dettagli... Avevo quasi due anni. Mi ricordo il viaggio di andata e l'albergo. E poi la nonna che mi faceva giocare dentro a quella stanzetta... E il momento di tornare a casa... La confusione, i vestiti buttati ovunque, la nonna che ti calmava... La fretta di partire! -
- Siamo venuti a Firenze perché avevo ricevuto una proposta di lavoro. -
- Quello che fai ora? -
- Esattamente... La mia società, in cui ora sono rimasto solo io. Per anni l'ho gestita da Campogalliano... Poi, come avrai ben capito, tre anni fa ho dovuto ritornare a Firenze. Stavo progettando i lavori nel cantiere dove è stato trovato il dipinto. -
- Allora è uno dei tuoi cantieri? -
- Certo. Ho seppellito lì la Regina del Silenzio, ventitré anni fa, quando ancora il cantiere non era mio. Però sapevo che lo sarebbe diventato, e sapevo anche che nessuno ci avrebbe costruito nulla. Mi sono informato bene di tutto, anche riguardo il vecchio proprietario... Vecchio nel vero senso della parola! Quando ho preso io il possesso... be, lo sai. Ho giocato le mie carte. Prima ho fatto in modo di farti tornare a Firenze, e poi ho dato inizio agli scavi per la costruzione di un centro commerciale. -
Sembra orgoglioso di tutto questo, lui, che pensa di essere il dominatore del mondo. Ora però Moira non ne può più. Vuole sapere come è morta sua madre.
- Papà. Adesso basta. Smetti di vantarti e raccontami cos'hai fatto alla mamma. -
- Ok. Senti ma... Posso sedermi vicino a te mentre parlo? -
- Come? -
- Non vuoi? -
- Fa come ti pare. -
L'uomo si siede al suo fianco, come una volta, quando le raccontava le favole.
- Allora... Ricomincio da dove mi hai interrotto. Ventitré anni fa sono venuto a Firenze con te e la mamma. Dovevo incontrare le persone che successivamente sono divenute mie soce in affari. Abbiamo alloggiato in una albergo, perché casa della nonna era piccola... Non poteva ospitarci.
Comunque, sono stati quattro giorni bellissimi. Oltre al mio incontro di lavoro, abbiamo passeggiato per Firenze. Ma non per la città... Abbiamo percorso ed accarezzato le colline intorno, con i nostri giovani piedi. E siamo arrivati in un posto di cui poche persone sapevano dell'esistenza. Indovina quale, figlia mia... -
- Non serve che io risponda. -
- Sai, io e tua madre, abbiamo fatto l'amore proprio nel punto dove ci troviamo ora. È stato indimenticabile. Ma soprattutto lo è stato quello che è successo dopo. Cioè, quando ho visto quel tombino là in centro. -
Il Signor Bramante indica il punto esatto dove si trova il tombino. Moira segue la direzione dell'indice, e vede. "Deve essere molto pesante", immagina lei. È in ferro battuto, quindi si, è pesante.

- Se non ci fosse stato quel tombino nella mia vita, credo che oggi sarei stato infelice. È lì sotto che ho trovato quella stupida Regina del silenzio. -
- Lì sotto? Ma non ci sono le fognature?? -
- Certamente. -
- Scusa non capisco. Dov'era il dipinto? -
- Tranquilla. Era incastonato sotto il tombino. Praticamente era la sua seconda cornice. L'autore ha avuto un'idea geniale perché in quel modo si è conservato benissimo. -
- E tu, come ti è venuta l'idea di aprirlo? -
- Non so... Sai quando lo fai senza una vera ragione? Forse ero semplicemente incuriosito, o forse annoiato. Chi può dirlo a distanza di tanti anni. L'ho aperto e basta, così, tanto per fare. Per fortuna dico io! -
- E poi, cos'è successo? - Moira deglutisce il nulla.
- Poi, qualcosa è andato storto; la situazione è precipitata. - "Nel tombino", pensa lei. - E la mamma? -
- Lei era la valanga. Io ero al settimo cielo. Fantasticavo già sul modo in cui il dipinto ti avrebbe cambiato la vita! Ho detto a tua madre che lo avremmo conservato fino a quando avresti avuto l'età giusta per il successo. Io avrei escogitato un modo per collegarti alla Regina del silenzio! Nessuno avrebbe mai scoperto le origini di quel quadro, perché io avevo già pensato a tutto! Mentre le parlavo ero un fiume in piena. Non riuscivo a fermarmi. Si, perché le idee quando scorrono, lo sai anche tu, corrono! Ma poi lei mi ha fermata. Mi ha detto: "Hei! E io chi sono per te??" Che stupida! Che egoista! Ha sempre pensato a sé stessa. Il successo lo voleva lei! Non pensava minimamente a te, ed a quello che avresti dovuto avere! "Perché non incassiamo il denaro invece che aspettare! In fondo, ci serve ora. Per il futuro di nostra figlia è ancora presto, non ti pare? Se le cose andranno come penso, il quadro ci frutterà molti soldi, così tanti da dare un fantastico futuro anche a nostra figlia!" Capito cosa pensava quella povera illusa?! -
- Maledetto! È di mia madre che stai parlando! Chi sei tu?! Perché io non ti conosco!! Maledetto ipocrita! -
- Dopo tutto quello che sai, hai il coraggio di difenderla? Era soltanto una arrivista senza cervello! Guarda dove ti ho portata io... Ho nascosto il dipinto al mondo, per mettere in luce te al mondo! -
- Sei pazzo. Solo un povero pazzo! E il quadro? Hai subito pensato di metterlo al sicuro! Della mamma non ti importava già più nulla, vero?! -
- Non correre Moira. Sto rispondendo a tutte le tue domande, con calma. Io non corro come puoi vedere. So aspettare. Tua madre invece non è stata capace. Per ciò ha pagato. -
- Ma ha pagato con la vita! -
- Comunque sia, il dipinto è fuori da quel tombino mentre tua madre invece, ci è finita dentro. -

Nel Torrione entra un'altra improvvisa folata di vento. Ma non riesce ad attutire il forte colpo delle parole appena pronunciate. Se fosse riuscito a spazzarle via, come esso fa con le foglie!

- Ero furioso. Ricordo poco, ma è stato un gesto naturale e spontaneo. L'ho colpita in testa. È caduta qui dove ci troviamo ora, ed è morta sul colpo, così come il mio peso sulla coscienza. Lei voleva solo vendere il dipinto e spassarsela con i soldi. Poi, lei di denaro non ne sapeva nulla. Non sarebbe stata in grado di gestirlo. Se io l'avessi ascoltata a quest'ora sarei un pezzente e tu una triste ragazza senza futuro. -

Ormai Moira si è arresa. Ascolta e basta. La testa ha ceduto al peso del dolore, ed anche tutti i suoi muscoli. Chiedere della nonna la farebbe stare anche peggio. Basta. La verità la sta uccidendo, lasciando al padre il privilegio di non dover ricorrere ad altre armi.
Con i suoi capelli lunghi davanti al viso, pare un fantoccio senza forma. Ma soprattutto senza più anima.

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