Cap.XXX.

Il rumore dei passi, dei carelli e dei macchinari è sempre più insistente nella testa di Moira... È entrata in ospedale da cinque minuti, ma già sente un senso di nausea. Accanto a lei c'è ancora Gabriele; insieme aspettano l'arrivo del medico. Poi lui andrà via... L'ha promesso. È così che deve andare, "Almeno per ora." pensa tra se. Avrebbe solo voluto un addio un po' meno tormentoso, senza inutili discussioni. Non si aspettava un netto distacco da parte di Moira. Eppure lui la sente ancora vicina dentro al cuore. E sente, nonostante tutto, che non è finita. La lascerà andare, questo si, con la consapevolezza che gli eventi la riporteranno da lui. Perché un legame così, spirituale, non fisico, non si deteriora. L'ammirazione che provano l'uno per l'altra supera l'amore. Tutto è nato immediatamente, con grande naturalezza, già dal primo incontro. Gabriele si ricorda bene. Non c'è amore e nemmeno passione. C'è essenza e spiritualità. Due cose che nessuno saprà mai spiegare fino in fondo. L'essenza della presenza e la spiritualità dell'anima. Ecco, soltanto questo può rendere le idee più chiare. Chissà quando Moira tornerà sulla sua traiettoria. Tornerà... Si torna sempre...

Ore 14:45. Il dottore è arrivato. Con un cenno del capo indica a Moira di seguirlo nel suo studio. Gabriele invece aspetta nella stanza di Paolo, il quale è ancora addormentato. C'è una poltrona nera di fianco alla finestra. Si siede.
- Grazie Paolo, grazie sul serio, anche se non so cosa significa. -
La voce esce spontanea dal suo corpo.
- Non ti conosco se non tramite le parole di Moira... Però ti voglio bene. Te ne voglio perché hai saputo essere unico ed indispensabile per lei, per la sua anima. Hai saputo imparare anche quello che non ti piaceva, ed ora avrai di nuovo la possibilità di essere te stesso... Si, te stesso. Lei è qui, è sempre stata qui. Ricordati sempre amico, che la vostra salvezza è esserci, anche nel silenzio e nella distanza. Io purtroppo ho saputo dare solo guai, io si che sono stato distante con questo cuore. E avevi ragione tu, mi sbagliavo... Sarai sempre mio amico pur non avendoti mai conosciuto. Io ti prometto, ti porterò ovunque ci sarà qualcuno che ha bisogno di vivere. Questo è certo. -
Il suo discorso sembra una vera e propria lettera d'addio. In realtà è un promemoria. Avesse avuto un foglio, lo avrebbe scritto. Intanto non gli resta che attendere lei, ancora lì seduto sulla poltrona nera; il suo sguardo è sempre puntato fuori dalla finestra, ma la stanchezza sta accarezzando le sue palpebre.

Nell'aria c'è un profumo accattivante, quasi famigliare, un po' pesante forse in quel momento. Gabriele apre gli occhi; Moira è tornata e lui si era addormentato come un bambino. Ci vuole un po' per mettere a fuoco la sua immagine, molto di più per decifrare l'espressione del suo viso... Il quale però non sembra ne dolce ne rilassato.
- Hei Moira; cosa ti ha detto il dottore?
- Sta migliorando. Si sveglierà. -
La voce della ragazza esce dalla gola priva di colore. Qualcosa la blocca...
- Ok, ho capito. -
I due rimangono in silenzio per qualche interminabile minuto. Poi l'imbarazzo o Dio sa cosa, entra nella stanza a fare l'intruso indesiderato.
- Bene Moira... È tempo che io vada. Buona fortuna e arrivederci. -
- Aspetta... Sono in debito con te. Un grazie non basterebbe... Però... Arrivederci. -
Moira si gira verso Gabriele muovendo l'aria con i capelli. Il profumo diventa ancor più forte, e il sorriso di lei smuove le viscere dell'uomo. Sembra banale dire che un profumo diventa più intenso con uno spostamento d'aria. Ma quando ci si trova davvero in mezzo... È indescrivibile. Non è una semplice essenza che si sposta. Non è come dicono i poeti che tocchi le stelle con i cinque sensi. "Non puoi resisterle" dicono. Gabriele invece vorrebbe scappare. Perché? Altro che estasi... Quello è l'inferno.
- Ciao. - Dice, e se ne va.

È rimasta sola la fragile Moira. O forse no. C'è Paolo con lei. Non le basta... Si guarda attorno, respira a fatica, si stringe l'addome con le braccia. Pensa a Paolo, pensa a Paolo, ripete a se stessa. Allora si calma, ma continua a sbattere lo sguardo ovunque. Vede le sue braccia, magre e deboli. Qualche mese fa non erano così... Si convince di essere diventata un mostro privo di emozioni. Dice alla sua testa che le braccia ormai non le servono più. Abbracciare? No. Lavorare? Non più. Accarezzare. Sarebbe una bugia. Paolo si risveglierà quando le mani di Moira non gli saranno più ne d'aiuto ne di conforto. Cosa ho fatto?? Imperdonabile... Sta male. Moira vuole ricominciare immediatamente da dove ha concluso con Gabriele, vuole obbligarsi a farlo, mentre il suo organismo risponde no. Decide di prendersi un po' di tempo per ritrovare l'equilibrio, e perciò deve riposare. LÌ a pochi metri c'è la poltrona nera dove si era seduto Gabriele. Si trascina. Coraggio, ho pochi passi da fare. Ora è di fronte ad essa, ma non si siede. Vede qualcosa appoggiato sul sedile in pelle. È un cellulare, quello di Gabriele. Lo ha dimenticato.
- Lo ha dimenticato o l'ha lasciato qui volontariamente?? Mannaggia a lui... Spero torni a riprenderlo. Non voglio andare a casa sua. -
Tenere quel cellulare in mano le provoca un senso di dolore allo stomaco, perché è come se lui fosse ancora presente, a tormentarla. Mentre fissa lo schermo si lascia andare sulla poltrona. Apre il menu. Guarda la gallerie delle immagini...
- Non posso farlo... Perché lo sto facendo?? -
Ma continua lo stesso a guardare ed a scorrere l'elenco delle foto. Ad un certo punto trova una foto di loro due, quando erano andati a Milano... Appoggia il telefono alle gambe lasciandosi invadere dai singhiozzi. Ma si ricorda che lì c'è Paolo. Gli chiede scusa a bassa voce, e continua a guardare; questa volta entra nella rubrica. Ormai è fuori controllo. Scorre l'elenco senza troppo interesse. Poi si ferma alla lettera I. Il primo nome che legge è questo: Il Signor Bramante.
- Cosa diavolo significa?? -
Subito apre la scheda relativa al nome. Dentro di lei spera che il numero non corrisponda a quello di suo padre... Ma rimane a bocca aperta.
- Per quale motivo Gabriele ha il numero di mio padre?? -
Moira prova a pensarci... Non trova risposta perché non è possibile che i due si conoscano. Lei non ha mai fatto ne il nome di Gabriele ne quello della sua agenzia. A suo padre aveva dato solo qualche dettaglio del lavoro che avrebbe svolto... Ma nient'altro. Lui dal canto suo non ha mai preteso di saperne di più. Tra i due ultimamente non c'è un forte rapporto. Da quando lei ha iniziato ad avere problemi con Paolo, si è isolata dal resto, inclinando anche il legame con il padre. Allora... Cosa ci fa lì quel numero?? La cosa è al quanto sospetta. Non può fingere di non aver visto, quindi entra nella cartella sms.
- Oh mio Dio... Oh mio Dio! -
C'è una lista di messaggi ricevuti ed inviati sotto il nome Signor Bramante.
- Non voglio aprirli! Non voglio sapere! -
Ma è costretta a farlo. L'istinto supera la sua volontà. Per un secondo si trova nel panico, ma un respiro profondo la riporta alla realtà: deve leggere. I suoi occhi sono fissi sullo schermo.
- Ok Paolo... È il momento della verità. E questa volta nessuno al mondo mi fermerà, te lo prometto. L'ho promesso alla nonna ed ora lo dico a te: il coraggio sarà la mia vittoria. -
Moira apre il primo sms. Legge... Tutto si congela nell'istante in cui il cellulare finisce a terra.

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